Capitolo 6
Will's pov
Una leggera luce che proviene dalla finestra accanto al mio letto mi sveglia.
Apro gli occhi e mi metto seduto, per poi guardarmi attorno. La stanza è stranamente vuota. Nessuno, tra i miei fratelli e le mie sorelle, si trova qui. È completamente deserta.
Mi alzo e mi dirigo verso il bagno, controllando attentamente in ogni letto, alla ricerca di una testa che spunta da una coperta o di un qualunque indizio che possa significare la presenza di qualcuno a parte me nella stanza.
Niente. Sono davvero solo.
La situazione mi è nuova, la mattina sono sempre il primo a svegliarmi e la cabina è sempre piena di semidei che dormono profondamente.
Un terribile dubbio si fa largo tra i miei pensieri e corro a controllare l'orario.
L'orologio a forma di sole appeso al muro segna le 11:00.
LE 11:00?!?! Sono in ritardassimo!
Questa mattina dovevo andare in infermeria con Kayla e Austin per controllare i semidei romani feriti che dovevano partire per accertarmi che fossero nelle condizioni di riuscire a sopportare il viaggio.
Corro in bagno e faccio una doccia veloce, per poi infilarmi un paio di pantaloncini e una maglietta del campo. Indosso un paio di infradito e mi precipito in infermeria.
Quando arrivo ho il fiatone e devo appoggiarmi alla porta dell'edificio per riprendere fiato. Dopo pochi secondi oltrepasso l'entrata e mi ritrovo all'interno dell'infermeria.
Mi guardo attorno: i letti dei semidei romani sono vuoti e nessuno dei loro oggetti si trova nei paraggi. Devono essere già partiti.
Vado nella stanza del personale, dove vedo Kayla e Austin seduti a chiacchierare.
Quando entro entrambi si girano verso di me. Il ragazzo prende la parola per primo:
-Alla buon ora! Buongiorno Will, dormito bene?
-Sì, certo, ma perché non mi avete svegliato? Dovevo aiutarvi, era anche compito mio!
Rispondo lievemente scocciato.
-Negli ultimi giorni hai lavorato molto qui, quando ti abbiamo visto dormire così profondamente abbiamo pensato che ti meritassi un po' di riposo.
Kayla mi sorride rassicurante, ma io non mi sento affatto rassicurato. Non mi piace che gli altri debbano fare ciò che è compito mio, anche se in effetti avevo bisogno di quelle ore di sonno.
-Grazie, ma non lo trovo giusto. Era anche compito mio, non dovevate fare tutto voi.
-Okay, allora cosa ne pensi di portare te il pranzo ai pazienti mentre noi usciamo? Così ti puoi sdebitare. C'è lo siamo meritati dopo tutto.
Normalmente non lascerei che se ne andassero prima della fine del loro turno, ma l'infermeria è quasi vuota e stamattina hanno lavorato più di quanto avrebbero dovuto, perciò decido di ascoltare Austin.
-Okay, potete andare, ma fate in modo di tornare presto.
Non ho neanche il tempo di finire la frase che sono già usciti correndo dalla porta.
Ridacchio tra me e me per il loro scatto improvviso mentre vado a prendere il cibo per i pazienti dal tavolo dove viene
portato ogni mattina.
Prendo il vassoio e lo apro. Al suo interno ci sono dei tranci di pizza margherita.
Sì, lo so che come infermeria dovremmo avere cibi leggeri, ma non posso pretendere che i ragazzi che hanno da poco salvato il mondo mangino del semplice riso in bianco. Anche se in infermeria hanno diritto a festeggiare la vittoria e io non intendo impedirglielo.
Inizio a girare tra i letti distribuendo la pizza tra pazienti, che la accettano sorridendo. Per ultimo mi dirigo verso il letto di Nico, intento a leggere un libro.
Mentre mi avvicino lo osservo attentamente. I suoi occhi color pece scorrono sulle pagine del libro, immersi in una danza tutta loro. Quando gira una pagina fa un piccolo movimento con la testa che fa ondeggiare i suoi capelli corvini.
Mi sento attrarre da lui come da una calamita, è bellissimo, magico.
Smetto di fissarlo e mi affianco al suo letto. Lui non mi guarda e continua a leggere, così gli tolgo il libro dalle mani e lo chiudo.
-Come. Hai. Osato?
Il suo sguardo si è posato su di me non sembra per niente amichevole, ma non intendo lasciarmi spaventare da lui.
-Sta tranquillo, ti ho solo preso un libro.
-Tu non mi hai preso un libro, tu hai preso il libro che stavo leggendo, e per di più l'hai anche chiuso, così non ho più il segno. Ti rendi conto?
-Sì, mi rendo conto che ti stai innervosendo per uno stupido libro, quando dovresti essere qui per calmarti.
-Ok, uno nessun libro è stupido, due ora tu mi ridai il mio, tre cosa hai in quel vassoio?
Sbuffo. È incredibile come quel ragazzo possa cambiare discorso velocemente.
Gli porgo il libro prima che mi salti addosso per riprenderselo, per poi rispondere alla sua domanda.
-Ti ho portato il pranzo! Oggi pizza!
Il suo sguardo si illumina all'ultima parola e, dopo avermi osservato come in cerca di un imbroglio, sembra convincersi e allunga la mano per prendere un trancio.
Mi siedo sul suo letto e aspetto che finisca di mangiare, deciso ad avviare una conversazione con il ragazzo dai capelli corvini.
IL MIO ANGOLO
Sì, lo so è orrendo, ma prometto che i prossimi saranno migliori (almeno spero).
So anche che l'immagine non c'entra niente, ma mi piaceva.
Come tutte le altre, però io sono così: trovo un'immagine, decido che è bella, la pubblico con il capitolo.
Che attenta selezione che faccio, vero?
Comunque...
Ho deciso che aggiornerò il martedì e il sabato, salvo imprevisti.
Se vi piace la storia, cliccate sulla stellina, please. ⭐️
Ciao ciao
*saluta con la manina e se ne va saltellando stile Heidi*
Giorgia
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