Capitolo 1

Scese dalla macchina ed inspirò l'aria mattutina davanti alla Boston High School. Vi erano già molti alunni che attendevano il suono della campanella per entrare nella struttura.

«Christopher, io vado! Comportati bene!» lo salutò premurosa, Melanie, senza scendere dal veicolo.

«Si, tranquilla» rispose annoiato e, senza voltarsi, s’incamminò verso l'edificio. Chris era uno dei ragazzi più popolari, perciò, era scontato che quasi tutti gli studenti, al suo passaggio, si voltassero. Individuò il proprio gruppo di amici e si diresse verso loro. Joshua era già lì che ci provava spudoratamente con Wendy il cagnolino di Virginia. Il riccio lo notò quasi subito ed alzò il braccio a modi saluto sfoderando uno sei suoi migliori sorrisi.

«Hey Chris!» esclamò avvicinandosi.

«Hey Josh!», ricambiò e per educazione saluto anche la castana: «Buon giorno, Wendy». Ella rispose con un semplice cenno con il capo, tornando a fare la gatta morta con il suo amico. «Dean?», chiese poi guardandosi intorno.

«Dovrebbe arrivare a momenti con Virginia.» dichiarò il castano riccioluto.

«Suppongo venga in moto» provò ad indovinare Christopher, alzando gli occhi al cielo. Infatti, Dean Mcdaniel, il suo miglior amico d’infazia, non perdeva occasione per pavoneggiarsi della sua nuova moto. Si voltò verso il cancello e, «Parli del diavolo…». Il moro stava parcheggiando la sua bellissima Aprilia RS 125 rossa con Virginia Perez avvinghiata alla sua schiena come una cozza sullo scoglio.

«Sembrano la coppia perfetta» constatò a bassa voce, la mora, tra sé e sé, ma che fu udibile ai presenti. Sembrava stranamente invidiosa di ciò. Che gli piacesse Dean?

«Chris! Josh!» li salutò, dopo aver parcheggiato accuratamente il suo veicolo ed essersi avvicinato.

«Le hai dato il bacetto?» chiese sarcastico White.

«A chi ti riferisci? A Virginia o alla Moto?» lo assecondò il castano, ridendo sotto i baffi.

«La moto, ovvio», entrambi scoppiarono a ridere mentre, Dean cercava di rimanere serio.

«Siete sempre i soliti…» sbuffò, «È ovvio che le ho dato il bacio» aggiunse, unendosi alle loro risate.

«Chi hai baciato?» s’intromise Virginia, la solita pettegola. Alle sue orecchie arrivavano ogni tipo di pettegolezzo, era a conoscenza di ogni fatto personale di ogni studente. Tranne uno: Victor Price. Di lui si conoscevano solo voci di corridoio, nulla di certo.

«Nessuno, Virginia. Non ho baciato nessuno» si giustificò, seccato.

§

Quando la campanella suonò, gli studenti si riversarono all’interno della struttura come una mandria di pecore stanche ed assonnate. I tre ragazzi si seprarono dalle ragazze per dirigersi ai propri armadietti, fortunatamente, vicini. E lì , lo vide, il ragazzo che non aveva abbandonato i suoi pensieri da quando lo aveva visto piangere in ospedale. Era raro che Victor si presentasse a scuola ma, quelle poche volte, era sempre solo. Le ragazze gli sbavavano dietro mentre i ragazzi ne avevano timore, nessuno osava avvicinarsi a lui.

«Chris, cosa stai guardando?» lo destò dai suoi pensieri, il moro. Nello stesso momento, la campanella suonò.

«Ci vediamo in aula.» e senza guardarlo si precipitò a seguire il teppista.

Ormai erano tutti entrati nelle classi e lui, si ritrovava davanti alla porta dei bagni maschili. Dentro vi avrebbe trovato Price ma, cosa avrebbe dovuto dirgli? O meglio, come poteva iniziare una conversazione con lui? Avrebbe fatto la fine di quei bulli? Lo avrebbe pestato? Prese un grosso respiro, si fece coraggio ed entrò.

«Hey là, Signor Stalker! », sussultò al sentire la voce alle proprie spalle. Si voltò, era appoggiato con la schiena al muro e fumava una sigaretta. Incrociò le sue iridi azzurre come l'oceano con i propri color miele.

«Non sono uno Stalker.» ribadì, infastidito. Adesso lo avrebbe picchiato?

Il filtro della sigaretta sfiorò quelle labbra sottili mentre le sue profonde pupille non facevano altro che scontrarsi con le proprie. «Mi hai visto, vero? Pensavo avresti fatto girare voce. Ti ringrazio». Buttò il mozzicone e si diresse verso porta «Ci vediamo». Non poteva lasciarlo andare via così, doveva inventarsi qualcosa e alla svelta! Doveva pensare un modo per farlo rimanere.

«Mi chiamo Christopher White!» affermò di getto, facendolo fermare sulla soglia. Non gli era venuta altra idea in mente, se non urlare il proprio nome. Si diede mentalmente dell’idiota per aver pensato a qualcosa di così stupido.

Si voltò verso il biondo con un leggero ghigno. «Victor Price» rispose semplicemente per poi uscire. Non era riuscito a chiedergli il motivo per cui stava piangendo ma era riuscito a parlargli, anche se per poco. Ma quella domanda, quel dubbio, persisteva nel suo cervello. Quella conversazione gli lasciò l'amaro in bocca.

§

Si ritrovava a punzecchiare il cibo precotto della mensa nel solito tavolino. Non aveva fatto altro che ripensare a quella conversazione avuta nei bagni. Solitamente non rimuginava mai sulle cose, non così tanto. Eppure, adesso si ritrovava a pensare ad un pretesto per poterlo rivedere.

«Chris, tu ci vai?», scoppiò la bolla, il castano.

«Dove?»

«Che hai? Sei tra le nuvole oggi.» domandò preoccupato, Dean. «Stai pensando ad una ragazza?»

«Tu e Virginia non me la raccontate giusta.» sviò il discorso, Chris.

«Ragazzi, concentratevi!» li richiamò Josh. «Ci vieni alla festa di domani sera a casa di Nick?»

«Certo che ci sono!»

«Suppongo dovremmo aiutarti a conquistare la bella Wendy Jones» lo stuzzicò come al solito.

«Si, sbarazzati di Virginia»

«Io porto la pala?» chiese White sarcasticamente.

«Si, io il sacco» lo assecondò Mcdaniel, come suo solito.

«Siete i soliti», sospirò, «Intendevo di tenerla occupata»

«Non mi dire» alzò gli occhi al cielo, il biondo.

«Chris, se non ti porterai qualcuno reggerai le candele». Ed eccola che si presentava l’occasione. Poteva invitarlo alla festa ed avrebbe potuto parlarci ancora.

Sgranò gli occhi, «Ragazzi, devo scappare». Asserì mentre si alzava velocemente da quella sedia scomoda in plastica.

«Dove vai?» chiese il moro aggrottando la fronte.

«Vi spiego dopo» e senza attendere risposta, si precipitò fuori dalla mensa. Corse lungo i corridoi, cercando di scorgerlo. Svoltò l’angolo e lo vide, mentre usciva dalla presidenza?!

«Vick! », lo chiamò dirigendosi verso di lui.

Passò le proprie dita slanciata tra i ciuffi blu mentre guardava Christopher confuso. «”Vick”?»

«È un diminutivo, un soprannome», si giustificò impacciato. «Tu puoi chiamarmi Chris come i miei amici».

«No, preferisco chiamarti Signor Stalker » lo canzonò incamminadosi verso l'uscita, inaspettatamente seguito dall’altro.

«Non sono uno Stalker! Comunque, ti cercavo.», Price gli si fermò davanti.

«Allora vedi che sei uno Stalker?» un ghigno solcò quel pallido viso ma, si spense immediatamente. «Cosa vuoi?»

«Nick fa una festa a cas-»

«Chi sarebbe questo Nick?» lo interruppe.

«Un mio compagno di classe» rispose repentinamente, «Stavo dicendo, Nick fa una festa a casa sua e mi chiedevo se potevi venire con me.»

«Perché?»

«Cosa?»

«Perché me lo stai chiedendo? Perché proprio me? Non prendere la scusa di non conoscere altre persone, so che posizione hai nella “scala sociale della scuola”». White boccheggiò per qualche secondo. Non poteva di certo dirgli che lo incuriosiva e che non faceva altro che pensare a lui.

«Se ti dicessi-», lo bloccò prima che potesse sviare il discorso.

«Vuoi sapere cos'è successo in ospedale, giusto?», centrato in pieno. «In tutti questi anni mi hai evitato come tutti qui a scuola ed adesso, di punto in bianco, mi inviti come se fossimo amici da una vita? Sei invadente.» detto questo fece per andarsene ma il biondo lo bloccò per un braccio.

«Se ti prometto che non ti farò domande, verrai?» perché glielo stava chiedendo comunque? Dopo quelle parole taglienti che gli aveva detto, se fosse stato in sé, lo avrebbe mandato a quel paese e se ne sarebbe andato. Voleva conoscerlo.

«È uno scherzo?»

«Cazzo no!» alzò la voce, stufo. «Voglio solo invitarti ad una festa!» si spazientì.

«Perché? Anzi, lasciamo perdere. Se vengo mi lascerai in pace?»

«Mi stai dando un ultimatum?»

«Non ti facevo così arguto», ghignò divertito.

«Non ti facevo così “prima donna”.»

«Touchè», finì. «Adesso, mi lasci il braccio o devo aiutarti ad attraversare il corridoio sottobraccio come le vecchiette?»

Chris sembrò solo in quel momento accorgersi della presa sul braccio dell’azzurrino. Tolse la mano repentinamente, come se si fosse scottato, «Em…». Si strofinò la nuca, «La festa è questa sera e… »

«Dammi il tuo indirizzo, vengo a prenderti con l’auto» concluse.

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