Strange
Il sole era sorto come ogni giorno sul mare, dorando ogni cosa sotto cui passassero i suoi raggi, anche la stanza di James e Troy. Il giovane surfista si tirò a sedere e si stropicciò un occhio con le nocche, guardando il fidanzato che dormiva con aria rilassata di fianco a lui. Era così bello... le ciglia lunghe e scure, la bocca che sembrava fatta esclusivamente per essere baciata, i capelli color ebano sparsi sul cuscino e un braccio un tempo muscoloso ambiguamente poggiato vicino a una sua gamba.
Gli accarezzò i capelli e lo baciò sulla fronte, scostando le coperte solo per scivolare lentamente fuori dal letto, prima di ritirarle accuratamente su, coprendolo ben bene.
Raccattò i vestiti da terra e se li infilò, cercando in qualche modo di lisciarli. Posò quelli di James su una sedia. Fatto ciò, scese in cucina a preparare la colazione. Solitamente era il padrone di casa ad alzarsi per primo e farlo, ma a volte capitava lo facesse Troy, portandogliela poi anche a letto. Diamine, vedere il suo sorriso radioso di prima mattina era una cosa assuefacente.
Stava armeggiando con le tazze quando il campanello trillò in modo fastidiosamente molesto. Domandandosi chi fosse, scese ad aprire.
La porta si aprì e... SORPRESA!, davanti ai suoi occhi si mostrò uno spettacolo a dir poco bizzarro: una bella donna sui quarant'anni, minuta, dall'aria indecifrabile e seria e indulgente, con dei bei capelli castani e gli occhi quasi color ambra. Dietro di lei una ragazza dalla rara bellezza, piuttosto alta e più grande di lui e...
NON CI POSSO CREDERE.
Shane gli donò un sorrisone enorme, salutandolo con la mano. Il biondo rimase, impietrito e con la bocca aperta, a fissarli con espressione sbigottita.
- Buongiorno - disse la donna, senza alcuna sfumatura nella voce.
- P-prego, e-entrate. Vado a c-chiamare J-james - balbettò Troy, scostandosi per lasciarli entrare, e poi corse lungo le scale fino alla camera che divideva con l'ex campione.
Lui dormiva ancora, con il volto sprofondato in un mucchio di coperte. Gli si avvicinò a grandi passi, dopodiché gli accarezzò una guancia. Lui esibì un sorriso ebete.
- Troy...
- Svegliati e alzati, abbiamo ospiti - sibilò il ventunenne, tornando poi in cucina. James fissò ancora per un attimo la porta, sperando fosse uno scherzo, ma Troy non rientrò e con uno sbuffo dovette sottrarsi al morbido tepore del letto.
~~~
Sotto lo sguardo dei nuovi arrivati Troy si sentiva così a disagio che avrebbe voluto lasciarsi inghiottire da una voragine. Lo sguardo della, supponeva, madre di Shane e quello di, sua ipotesi, sorella, gli bruciavano addosso, come se lo scrutassero tanto in profondità da leggergli l'anima. Solo Shane gli sorrideva con benevolenza.
In quel momento James entrò in cucina, con i capelli scuri tutti arruffati in testa e l'aria assonnata, sbadigliando vistosamente mentre si portava una mano alla bocca.
- Troy, chi...? - fece, poi si trasformò in una statua di cera più vera del vero. - Jenna?
Lei si alzò in piedi e gli andò davanti, scrutandolo malinconicamente.
- James... - mormorò, con voce incrinata, e l'ex campione l'abbracciò forte, un abbraccio da lieto fine, l'abbraccio di chi si ritrova quando pensava non ci fosse più speranza.
Troy li fissò con intensità, mentre nel petto gli ardeva una gelosia mai provata prima, tanto che desiderò riaffermare il proprio diritto di proprietà assoluta. Strinse le labbra, ignorando lo sguardo carico di interesse e malizia di Shane.
Gli attimi seguenti trascorsero senza che volasse una mosca, ognuno concentrato su ciò che aveva nel piatto. Che strana colazione!
Il silenzio si fece pesantemente insopportabile e Jenna fissò l'ex compagno negli occhi, prima di schiarirsi la gola.
- E lui... lui è...? - chiese con una nota interrogativa, mantenendo però quel tono pacato e serio che la contraddistingueva e indicando con un cenno del capo il biondo.
Fu Shane a parlare.
- È il ragazzo di papà - disse, esibendo un'espressione candida che mai gli aveva visto, continuando poi a mangiare come se nulla fosse.
Le guance di Troy si colorarono di un acceso color melanzana e James fissò il figlio con gli occhi sbarrati.
- Ah... - commentò solamente Jenna, riabbassando lo sguardo al piatto. Crystal continuò a tacere. Non si poteva dare a torto a nessuna delle due, insomma, sapere che...
- Troy... puoi far vedere a Shane i cavalli? Wave ne sarà felice.
Il ragazzo annuì, alzandosi, e Shane lo imitò, lanciando un'occhiata ambigua al padre, prima di seguire l'amico.
James sospirò.
- Ne è passato di tempo, eh?
Crystal arricciò le labbra.
- Ventun anni...
- Sei diventata bellissima, t-... Crystal... - mormorò l'ex surfista, sentendo di star nuotando in acque ignote e pericolose, ma ormai era in gioco e tanto valeva giocare.
Lei gli scoccò uno sguardo freddo.
- Ebbene, qual buon vento vi porta da queste parti? - domandò allora, provando ad alleggerire in qualche modo l'atmosfera gelida che pareva aleggiare sopra le loro teste.
- Andiamo a trovare lo zio Elliot, il fratello di papà... solo che Shane ha insistito a tutti i costi di fermarci qui... - rispose Crystal con voce atona, ravvivandosi appena a 'zio' e 'papà'. Ma, come constatò James, lui non aveva fratelli, dunque Elliot era fratello di Eric, il marito di Jenna, considerato da Crystal il proprio unico vero padre.
- Sapete... - iniziò James, e loro si fecero attente...
~~~
- Come va con papà, Troy? - chiese Shane, strofinando con affetto il muso di Wave, che non gli si staccava un attimo di dosso.
Troy fissò pensieroso l'anello al proprio anulare, perdendosi nei propri pensieri.
Shane seguì il suo sguardo e sgranò gli occhioni dorati. Emise un gridolino alquanto effeminato.
- Oddio Troy, ma quello è un anello!
- Ma va'? - ribatté lui, risentito, e si massaggiò la fronte. Chi glielo aveva fatto fare di alzarsi, quella mattina? Se avesse aperto James, forse le cose sarebbero andate in modo differente.
Il castano lo guardò con il capo inclinato.
- Qualcosa non va?
- No, senti, Shane, sono solo... nervoso...
Lui annuì comprensivo.
- Rientriamo?
- 'Kay...
Quando furono di nuovo dentro, li accolse un'atmosfera di rinnovato calore. Forse nulla è davvero imperdonabile.
Ben presto arrivò l'ora di pranzo.
- Se non fosse stato per Shane che ha insistito, non saremmo qua - stava dicendo Crystal, sorridendo al fratellino. Lui ricambiò il suo sorriso, imperturbabile.
- Sapevo che avreste fatto pace - asserì, e continuò a masticare con calma.
Sua madre scoppiò a ridere.
- Tu... lo sapevi?
- Sì, perché nel profondo tu e papà... vi amate ancora un po'.
Calò il silenzio, e Troy tenne lo sguardo basso per non mostrare gli occhi lucidi. Chi tace acconsente, no? Cosa stava cercando di fare, Shane? Era vero? Che senso aveva?
Per fortuna il pomeriggio giunse presto, ma nessun sollievo per il povero giovane surfista, che assistette in silenzio a discussioni nelle quali lui era escluso e fuori luogo.
Solitamente, a quell'ora, James gli dedicava sempre un po' di attenzioni, essendo troppo caldo per qualunque attività, a parte una... in quel momento era però comodamente seduto sul divano di fianco a Jenna, chiacchierando amabilmente con lei occhi negli occhi e i figli spariti chissà dove, una mano di lei poggiata sulla sua gamba e quella dell'ex surfista ad accarezzargliela delicatamente.
Sembravano così in sintonia... così affiatati... così dannatamente ben accostati, quella che tutti avrebbero definito 'una bella coppia'.
Sentì il cuore stringersi in una morsa feroce di dolore e gelosia.
Va bene, stai con la tua Jenna quanto vuoi! Non mi interessa!, pensò, furioso, e uscì.
Mentre attraversava la spiaggia a grandi passi, la sua rabbia si sgonfiò come un palloncino bucato. Quanto era infantile infuriarsi per una cosa simile? Insomma, non si vedevano da vent'anni, era normale.
Ma non riuscì a fare a meno di volerlo provocare e farlo ingelosire quanto aveva fatto con lui, e non fu affatto difficile attaccar bottone con un ragazzo carino più che disposto a provarci...
E si sarebbe anche sentito in colpa a dimostrare per l'ennesima volta che era uno sciocco ragazzino, eppure in quel momento contavano solo le labbra del ragazzo appena posatesi sulle sue.
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