Red like love, like heart...
La casa di Troy era di non gran dimensioni, insomma, una normalissima villetta a due piani delle più comuni. Anche l'arredamento era piuttosto banale, be', che si aspettava? Non tutti avevano tanti soldi quanti ne possedeva lui.
- Allora? Ti piace? - chiese il ragazzo, entusiasta come un bambino la mattina di Natale, e James annuì distrattamente. Era una casa stranamente silenziosa.
- Non hai un cane? O un gatto?
Troy gli sorrise in modo furbo, afferrandogli una mano e trascinandolo per casa come un bambolotto di pezza, poi si fermò sulla soglia della cucina e il surfista per poco non gli andò a sbattere contro.
- Guarda - disse il diciottenne, e indicò qualcosa di cui copriva la visuale col suo stesso corpo. Si scostò per permettergli di vedere, e in quel momento uno schiamazzo penetrante perforò loro i timpani, mentre James si vedeva qualcosa di rosso e piumato arrivargli in faccia e graffiarlo con un oggetto affilato all'altezza del petto. Rimase sbigottito.
- Oh, è solo Red...
Solo... Red?
L'ara tornò a posarsi su ciò che ora riusciva a vedere, cioè la schiena di un grosso cane dal pelo color sabbia, il quale dormiva placidamente.
Inarcò un sopracciglio.
- Aspetta, ma... Red... è l'ara che abbiamo visto sulla ringhiera del mio balcone?
- Già. Continua a vagabondare anche per settimane e torna con le piume tutte arruffate, ma s'è affezionata a Ghost e quindi non se ne va mai davvero.
- È un bel cane, Ghost, devo dire.
- Oh, ma non è un cane - ribatté Troy, e scoppiò a ridere alla sua espressione perplessa.
- Ah no?
- Dove vivevo prima c'erano molti dingo e mia madre ha sempre avuto la fissa di questi animali. Così... un giorno ha trovato questo piccolino orfano... e siamo praticamente cresciuti insieme - spiegò, sorridendo con gran affetto all'animale addormentato.
Il trentasettenne lo fissò per un attimo, poi lentamente piegò a sua volta gli angoli delle labbra in un sorriso.
- Bene, io adesso an-... - iniziò a dire, subito zittito dalle labbra di Troy che si posarono sulle sue. Un piacevole brivido di paura mista ad eccitazione corse lungo la sua schiena.
- Non pensare neanche di sfuggirmi proprio ora!
~~~
Arrivarono al letto praticamente abbracciati, cadendovici sopra con un tonfo attutito. Il ragazzo gli si mise a cavalcioni, disegnando arabeschi sul suo petto con i polpastrelli, tanto lievemente da sentire i brividi a fior di pelle.
- James...
Lui lo guardò per un infinito attimo con gli occhioni dorati colmi di aspettativa e passione, poi s'accigliò.
- Non voglio dividerti mai più con nessuno, okay?
Il diciottenne scosse piano il capo.
- Non mi ha fatto nulla, davvero.
James sembrò indispettirsi, assumendo un'espressione quasi offesa.
- Ti ha baciato.
Troy rise e gli passò una mano fra i capelli scuri, inclinando il capo di lato in quel modo illegalmente stupendo che lo contraddistingueva.
- James, che tu mi creda o no, sei l'unica persona a cui voglio dare tutto me stesso, e per tutto intendo anche il mio corpo. Non è... per farmi perdonare, pensala più come delle scuse.
Espirò profondamente, e il suo respiro tremulo e caldo gli solleticò il labbro inferiore, portandolo a sforzarsi di non baciarlo fino a consumargli le labbra.
- Troy... non devi farlo, se non vuoi. Va bene anche così.
- Ma io voglio farlo...
E detto ciò invertì le loro posizioni, ritrovandosi ad osservare dal basso quel bellissimo uomo che era finalmente suo, esclusivamente suo. Il trentasettenne si chinò su di lui e gli lasciò un bacio di fuoco, mordicchiandogli poi il labbro.
- Sei bollente - osservò, mentre il biondo gli sorrideva con le guance lievemente imporporate e si sfilava la t-shirt. Fece altrettanto, dopodiché gli baciò il collo.
- E guarda che fortuna che hai, da adesso potrai farmi tutti i succhiotti che vuoi...
Troy ridacchiò piano e affondò le mani nei suoi capelli, mentre James gli accarezzava il petto senza fretta e lo faceva rabbrividire di piacere.
Diamine se è bravo!!!
Si sfilò gli abiti restanti e il ragazzo lo pregò implicitamente con lo sguardo di fare lo stesso a lui, ma non venne accontentato, ricevendo in replica un sorrisino sghembo. Sentì le labbra del fidanzato posarsi prima su una gamba e poi sull'altra.
- Hmmmm...
Allora il moro smise di giocare con lui e lo spogliò completamente con lentezza estenuante, prima di lasciargli una leccatina lasciva proprio in un certo punto, non andando però oltre. Troy ansimò indispettito, e in quel momento una falange penetrò a tradimento nella sua vergine apertura. E poi se ne aggiunse un'altra, e alla seconda ne seguì una terza.
Sentire le dita di James muoversi dentro di sé era una cosa sublime e altrettanto strana.
Cercò i suoi occhi dorati, i quali immediatamente si incatenarono ai suoi. Erano così belli, sembravano oro fuso, e appartenevano a lui e lui solo. Una scintilla di compiacimento misto ad orgoglio lo solleticò, subito repressa da qualcosa di ben più rilevante. E grande. E tanti altri aggettivi inutili da riferire.
- Stai bene? - si preoccupò il surfista, ma quando Troy provò a rispondergli gli uscì solo un patetico verso strozzato.
- Non... lo... so... ah! È... s-strano...
Diamine, che figura stava facendo? Aveva più che ragione, James, a chiamarlo ragazzino.
Il trentasettenne accennò una spinta leggera.
Così caldo... e stretto...
- Ah... no... f-fa male - balbettò, stritolandogli un avambraccio e strizzando gli occhi, cercando di disperdere il dolore scuotendo il capo da una parte all'altra. Lui lo baciò con dolcezza e appoggiò la fronte alla sua, solleticandogliela con i capelli scuri.
- Ti amo tantissimo, Troy.
Le loro labbra si sfiorarono ancora e le loro mani s'intrecciarono e il ragazzo abbassò gli occhi, in un abbozzo d'assenso. James spinse nuovamente con tutta la delicatezza possibile, emettendo un sonoro gemito.
E il ritmo si fece incalzante, e la brama di piacere sfiorò il limite della follia, ed era sorprendente anche solo pensare quanto fosse intenso il momento che stavano vivendo. Soprattutto avrebbero tanto voluto che non finisse mai, o comunque non così presto, ma si sa, le cose belle durano troppo poco.
Il surfista si accasciò sul proprio ragazzo, cercando di regolarizzare il respiro. Lui gli accarezzò i capelli.
- James...
- Shhhh...
- Resti... resti qui? - chiese Troy, schiarendosi poi la gola. Aveva cercato di far sembrare come se non gli importasse poi così tanto, ma si vedeva lontano un miglio che agognava la sua compagnia.
- Uhm...
Il diciottenne lo fissò implorante, e diamine, era bello e grande e muscoloso e nonostante ciò sembrava un cucciolo.
- Okay...
E il ragazzo lo baciò, stringendoselo in qualche modo al petto manco fosse un animale di pezza, e James pensò che era e sempre sarebbe stato un ragazzino.
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