Jenna

Driiiiin! Driiiin! Driiiiin!

Si chiuse accuratamente la porta alle spalle e rispose giusto un attimo prima che la persona dall'altra parte attaccasse.

- Pronto? - sussurrò con voce tremante. Perfino la mano ancora poggiata sulla maniglia sembrava in preda alle convulsioni.

- Ciao... James.

Udì chiaramente chi c'era all'altro capo del telefono deglutire sonoramente.

- Ciao, Jenna. È da un po' che non ci si sente... - iniziò, incerto.

Un po'? Quasi vent'anni, razza di babbeo.

- Già... volevo solo farti le congratulazioni per la tua vittoria e complimenti per il titolo raggiunto. Passa una buona giornata.

Fece per attaccare e non doveva, non poteva andare così.

- Aspetta, Jenna!

- Cosa... cosa c'è?

- Io... come stai?

Dall'altra parte del globo una lunga pausa di silenzio, tanto che James pensò che avesse attaccato. La sentì tirare un respiro tremulo.

- T... tutto bene.

Immaginò il suo sorriso malinconico, quello stesso sorriso che gli era stato tanto familiare, e sentì una fitta al cuore. Per un attimo aveva sperato che gli dicesse di tornare a casa, che era insopportabile la vita senza di lui, e che... che...

- E i ragazzi? - chiese in un soffio. Lui DOVEVA sapere, o sarebbe di nuovo sprofondato nel dolore sordo che non gli permetteva di dormire.

- Ciao, James.

- Aspetta, Jenna! Ti prego, aspetta! Ti prego! Come stanno i ragazzi? - la supplicò, quasi gridando, ma lei non l'ascoltò.

Tuuuuu-tuuuu-tuuuu.

Aveva attaccato.

Sentì una lacrima rigargli il viso e l'asciugò, tirando su col naso. Quanto era stato stupido? Quanto aveva perso? Ormai non poteva più tornare indietro. Si accasciò contro la porta, e in quel momento Troy bussò delicatamente.

- James? Tutto bene?

- Sì - sospirò, e si alzò, aprendo la porta. Il ragazzo lo fissò indecifrabilmente per un attimo, poi allungò appena un braccio e gli stropicciò i capelli scuri, dopodiché gli poggiò la mano sul collo e lo baciò con dolcezza.

Era un ragazzino, ma lo faceva sentire al sicuro.

- Ragazzino... davvero ti piace questo vecchio?

Troy lo guardò perplesso.

- Vecchio? Caro il mio squalo, potrai definirti vecchio quando avrai settant'anni, non ora. E sorridi un po', che sei bellissimo!

Suo malgrado, James arrossì lievemente e si dipinse in viso un timido sorriso. Lo abbracciò, inspirando il suo profumo così buono.

Ora hai Troy. Devi essere forte, almeno per lui. Ciò che non hai, non è indispensabile.

Si strinsero ulteriormente l'uno all'altro. Sì, ora aveva Troy, ma il dispiacere causatogli dalla conversazione con Jenna restava. Dopo tutto il tempo in cui erano stati assieme... dopo l'amore che s'erano donati... però... avanti, cosa si aspettava? Che dopo quasi vent'anni passati senza mai trovare il coraggio di farsi vivo lei lo trattasse come se nulla fosse? Si era senz'altro rifatta una vita senza di lui e l'aveva lasciato indietro. Nel passato.

- Troy... - mormorò, sentendo la tristezza e il rammarico farsi strada nel proprio cuore. Lui gli alzò il mento con l'indice e lo baciò ancora.

- Sono qui.

Per una volta si stava dimostrando adulto. Aveva intuito il suo dispiacere, anche se non ne comprendeva il motivo, e non gli aveva chiesto nulla, nemmeno chi fosse e se ne volesse parlare.

Fra le lacrime - che stava cercando a tutti i costi di trattenere - il trentasettenne ridacchiò.

- Lo vedo...

Troy gli accarezzò il viso.

- Che ne dici di trasformare queste lacrime in lacrime che valga la pena di piangere? - domandò malizioso, poi lo afferrò per un polso e lo trascinò in camera, sbattendolo come pesasse nulla sul letto e arrampicandovisi sopra anche lui, prima di leccarsi le labbra.

- No Troy ti prego domani non riuscirò a camminare se lo facciamo ancora ti prego Troyyyyyy! - lo implorò a mezza voce. Ma lui non l'ascoltò. - WAAAAAH!

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