I want you

- Grazie di tutto, Shirley - disse James, sull'uscio dell'appartamento, voltandosi appena verso di lei. Gli occhi verdi della giovane donna scintillarono colmi d'affetto.

- È a questo che servono gli amici!

L'ex surfista le sorrise e fece un cenno con la mano, prima di chiudersi la porta alle spalle. Zaf abbaiò, quasi volesse salutarlo anche lui.

Una volta fuori perse ogni traccia d'allegria e il suo volto si trasformò in una maschera a metà tra lo sfinimento e la depressione. No, ovvio che non l'avrebbe mai ammesso, ma Troy gli era mancato da morire in quei tre, ormai quattro giorni.

È ora di tornare a casa...

Stargli lontano non gli era certo servito, se non a sbollire la rabbia. Per il resto aveva acuito il senso di colpa e il sentirsi stupido e infantile. Cioè, lo era, stupido e infantile. Diamine, aveva quasi quarantun anni! E a gran ragione Troy avrebbe potuto dirgli di comportarsi come un uomo adulto...

Scosse il capo e solo in quel momento s'accorse d'essere già arrivato a casa. Sospirò. Tanto valeva entrare, no?

La porta si aprì con uno scricchiolio e poi, silenzio.

- Troy?

Nessuna risposta. Doveva essere uscito, meglio così.

- GWAH! - schiamazzò all'improvviso Red, piombandogli in faccia. Sentì le sue piume finirgli in bocca e tossì e sputacchiò. Il pappagallo gli tirò i capelli.

- Fa piacere anche a me rivederti, vecchio uccellaccio - borbottò sarcastico, e lui continuò a svolazzare in giro per la stanza con grida entusiaste.

Mentre saliva udì un flebile guaito. Due occhi fluorescenti lo fissarono dal fondo del salotto, poi Choco uscì dall'ombra e gli venne incontro trepidante. Aveva ogni muscolo del corpo teso eppure tremava, fremeva e la coda, color grano con la punta bianca, oscillava come un bizzarro pendolo.

Lo accarezzò sul testone, biondo come quello del suo altro padrone.

- Ciao, bello. Ti sono mancato? Eh?

Il dingo gli mordicchiò la mano come era suo solito fare e tornò soddisfatto a sonnecchiare, accompagnato dall'inseparabile ara.

Andò nell'ampio prato dietro casa, dove i cavalli formavano un'ambigua muraglia fatta di code, criniere, zampe e musi. Non si capiva dove finisse uno e iniziasse l'altro. Sembravano irrequieti e sulla difensiva, come se qualcosa li minacciasse.

Quando si accorsero di lui cominciarono a scalpitare, scuotendo le belle teste e sbuffando. Diede un po' di mela a tutti e tre, mentre Wave gli snasava i capelli e Blue tentava di leccargli il volto. Lucky, piuttosto cresciutello, gli pestò un piede, sfregandogli poi il muso sullo stomaco con la delicatezza di una mucca.

Non ridacchiò perché era doloroso per i propri muscoli, appena stati colpiti da un piccolo demonietto sotto le spoglie di puledro, ma l'accarezzò fra le orecchie rossicce.

Sapeva tutto così tanto di casa! Eppure... senza Troy... non era davvero casa.

Rientrò. E poi, che illuminazione: magari stava dormendo! Salì in fretta lungo le scale, per poi rallentare e sbirciare con circospezione nella loro camera. Deserta. Sbuffò di delusione e andò a sedersi sul letto, proprio al centro. Sapeva di Troy e di cane, e anche un pochettino di sé.

Aspetta, cane?!

Quel ragazzino...

Qualcosa sul tappeto luccicò. Lo raccolse. Diamine, era l'anello d'oro che aveva portato anni addietro Red! Doveva essere caduto fuori da qualche parte, nonostante l'avesse lasciato in un cassetto. Lo ficcò in tasca, al sicuro. Forse a Shirley sarebbe piaciuto.

Non sembra tanto una cosa da innamorati?

No! No, no e no! Era solo una cosa puramente amichevole! Shirley lo conosceva, e diavolo, sapeva che non provava per lei alcun interesse romantico!

Sbuffò e spense la parte paranoica di se stesso, decidendo di andare a fare due passi in spiaggia, per riordinare i pensieri. Il tramonto già indorava l'orizzonte, accarezzando il mare stranamente calmo. Non molto distante da lui, sul bagnasciuga, stava seduta una figura con lo sguardo vacuo, perso in lontananza, e le ginocchia strette al petto. Era Troy, e anche in quel frangente era di una bellezza unica. Gli si sedette accanto.

- Bella vista, vero?

Troy si voltò verso di lui, poi distolse lo sguardo.

- Già...

Non aveva mica capito che il fidanzato si riferiva a lui e non al mare.

Sprofondarono in un silenzio carico di disagio, pesante, opprimente. Il ragazzo si schiarì la gola.

- Sei un testone, sai? È per questo che io... io...

- Lo so. Per questo mi rifiuto di lasciarti andare, ragazzino, anche se non vorrai. Se non posso averti io, allora non può averti nessuno - disse l'ex surfista, ed esibì un sorriso inquietante. Lui lo guardò preoccupato, certo che avrebbe estratto da un momento all'altro un coltello e glielo avrebbe conficcato in qualche punto vitale, ed egli scoppiò a ridere quasi intenerito, accarezzandogli una guancia.

- Sto scherzando, ragazzino.

Le loro labbra si sfiorarono con timida incertezza, poi Troy portò la mano sopra la sua e lo attirò a sé con quella libera, prima di approfondire il bacio, accarezzandogli il labbro inferiore con la lingua.

Si staccarono lentamente, gli occhi fissi gli uni negli altri. James gli afferrò la mano, portandosela con eleganza alle labbra, senza mai distogliere lo sguardo dal suo. Gli baciò le nocche. D'improvviso il ventenne deglutì sonoramente, mentre l'ex surfista frugava in tasca.

Sentì il cuore balzargli in gola, saltare, correre, fare le capriole, ballare il tip-tap, e il respiro sparire nei meandri più oscuri del suo stesso corpo. E si definiva più o meno un ragazzo per bene ma... ma... certe volte, quando ci voleva, ci voleva proprio.

OH. CAZZO.

Qualcosa di freddo gli accarezzò l'anulare.

- Ma... ma... ma... quello è... - boccheggiò, e James abbozzò un sorriso compiaciuto.

- Forse... forse non è ciò che desideri ma... io... io...

E il sorriso svanì dal suo volto e dai suoi occhi, guardandolo quasi implorante. Troy sembrò essersi ripreso un poco e aprì la bocca, facendo per parlare, quando... swooooosh!, un'onda li prese in pieno, bagnandoli da capo a piedi.

Il ragazzo gli afferrò le mani, respirando rumorosamente dal naso, mentre il ciuffo gli penzolava, gocciolando, davanti agli occhi.

- Oh James, io vorrò sempre tutto ciò che vorrai anche tu! E... mi dispiace...

Lui sorrise e lo strinse a sé, tanto erano già fradici fino al midollo.

- Sai? Io voglio te - mormorò, strofinandogli il naso gelido nell'incavo del collo. Troy lo scostò per baciarlo.

- Anch'io.

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