Happy Birthday
Era decisamente una giornata da onde. L'acqua era increspata persino prima di rifrangersi sul bagnasciuga e il sole era caldo ma non troppo. Perfetto per fare surf.
- Raddrizza la postura! - esclamò James, e posò le mani sui fianchi di Troy per mostrargli come. Al suo tocco, il ragazzo sussultò e tentò di mantenere la concentrazione.
Nonostante volesse a tutti i costi diventare bravo come lui, si stava rivelando più difficile del previsto.
- Non ci riesco! - ringhiò frustrato, e diede uno scrollone brusco per liberarsi della presa delicata di James. Nel farlo però perse l'equilibrio, e dietro di lui l'uomo vacillò pericolosamente.
Un attimo dopo erano entrambi in acqua, e meno male che non era molto alta, non che non sapessero nuotare, e comunque abbastanza vicino a riva.
Gli occhi dorati di James lo fulminarono con un'occhiataccia da far rabbrividire il più temibile degli squali, poi senza dire una parola agguantò la - propria - tavola da surf, la quale galleggiava poco più in là, e gli fece segno di salirci. Il ragazzo si risparmiò la fatica di protestare, restando a sua volta in silenzio.
Una volta arrivati a riva, il trentasettenne mollò bruscamente la tavola sul bagnasciuga e si diresse a grandi passi verso un angolino dove potersi asciugare. Troy lo seguì a ruota.
- Sei solo un ragazzino! Non fai altro che lagnarti alla prima difficoltà che incontri! Non ci riesco, non ci riesco! Con i 'non ci riesco!' non arriverai mai da nessuna parte, chiaro?
- Chiaro...
James era un bravo maestro, insomma, sapeva il fatto suo. Ma non riusciva affatto a relazionarsi con il proprio aspirante surfista...
- Oggi è il mio compleanno... - mormorò il ragazzo dagli occhi azzurri, a bassa voce, mesto. L'altro sgranò per una frazione di secondo gli occhi color oro fuso, poi arrossì lievemente.
- Scusa... e tanti auguri - borbottò. Si sedettero l'uno accanto all'altro su delle rocce grandi e poco appuntite. Troy abbozzò un sorriso.
- Mia madre ha detto che mi regalerà una tavola da surf se riconoscerai che ho una qualche speranza...
James non commentò, limitandosi a dargli una pacca lieve sulla coscia. Le loro gambe erano tanto vicine da sfiorarsi, ma non sufficientemente. Non quanto entrambi avrebbero voluto.
- Vedremo, ragazzino.
Il biondo s'indispettì, ma non lo mostrò, lasciandosi prendere un po' la mano dall'idea appena avuta.
- Jay invece mi ha invitato ad andare con lui tre giorni da suo nonno, che vive in Texas! Texas! America! Che figo! Papà ha già detto di sì. Saremo solo io e Jay. È davvero un mito, Jay!
E poi si zittì, perché le labbra di James si erano appena posate sulle sue con la delicatezza di una carezza del mare, e sgranò gli occhioni azzurri.
Cosa diavolo significava quel bacio? Forse allora non lo vedeva come un ragazzino? Aveva una minima chance di interessargli?
- Smettila di parlare di Jay - mormorò alla distanza di un respiro, e Troy annuì lentamente, ancora spiazzato.
Poco più in là, qualcuno sorrise malignamente e si avviò chissà dove scuotendo il capo.
Ti costerà caro avermi umiliato...
~~~
Nella notte più nera e silenziosa di sempre non si udiva alcun suono, se non quello improvviso di una chiave che girava faticosamente nella toppa. Per la prima volta dopo tanti anni aprire la porta si stava rivelando un'impresa quasi impossibile, in particolare per la difficoltà prima a trovare le chiavi e poi a scollarsi un secondo Troy di dosso.
Non appena riuscirono ad entrare James non si preoccupò nemmeno di richiudere attentamente la porta, sbattendola senza tanti riguardi dietro di sé. Il biondo lo inchiodò al muro, sovrastandolo in tutta la sua non indifferente altezza.
È cresciuto ancora...
Sentì la propria schiena sbattere contro la superficie dura, ma non se ne curò, incollando le labbra a quelle del ragazzo. Ormai aveva smesso di contare quanti baci si fossero dati, era irrilevante.
- James... - mormorò Troy, e lo fissò con quei suoi grandissimi occhi color del cielo quand'è terso. L'uomo fremette e gli strinse ulteriormente le braccia dietro il collo.
Si baciarono ancora, giocando con le lingue, cercandosi, trovandosi, rincorrendosi. Il ragazzo gli morse il labbro inferiore.
- Auh...
Il surfista lo condusse di sopra, facendolo incespicare lungo le scale che lui invece conosceva a menadito, come ogni angolino di quella casa.
Si stese sul letto, e Troy a cavalcioni sul suo bacino. Il trentasettenne si puntellò poi sui gomiti e lo guardò intensamente.
- Oggi è il tuo compleanno. Stanotte ti darò tutto me stesso - mormorò, e si sporse in avanti per sfiorare le sue labbra con le proprie. Troy rispose al bacio, dopodiché si sfilò la t-shirt. Era così nervoso!
James fece lo stesso e gli accarezzò il petto ampio e muscoloso.
- Sei bellissimo - disse. Lui avvampò.
L'ennesimo bacio risuonò insieme ai loro ansiti, poi il ragazzo scese a baciargli il collo, lasciando che le mani perennemente fredde del surfista affondassero nei suoi capelli biondi.
- Non mordere.
Troy gli lanciò un'occhiata risentita.
Niente succhiotti?
Gli lasciò un'umida scia di baci fino all'altezza dell'ombelico dove, per ripicca, gli fece un non poco evidente segno rossastro.
- R... Troy...
Lo baciò per zittirlo e liberò entrambi dei pantaloni. Ora sì che era nervoso! Non sapendo che fare e avendo paura che James lo reputasse eccessivamente inesperto, decise di seguire l'istinto. Quindi si abbassò e poggiò le labbra... ah, quanto l'imbarazzava anche solo pensarlo!, poggiò le labbra proprio lì, prima di liberare 'la bestia' e prenderlo tutto in bocca. Il surfista fremette di piacere.
- Sei... ngh... bravo - mormorò, con le mani affondate nei suoi morbidissimi capelli biondi, prima di contorcersi in uno spasmo improvviso.
- Troy... è meglio se non...
Ma il ragazzo non l'ascoltò, deciso a fare ogni cosa bene e... fino in fondo. Concluso il proprio 'lavoretto', si leccò l'angolo della bocca come un felino soddisfatto e sbatté le palpebre un paio di volte.
Non male per un principiante...
La timidezza e la goffaggine erano nettamente scemate, e in quel momento, mentre s'insalivava tre dita, gli parvero ben chiari il ruolo suo e quello di James.
Una prima falange penetrò nell'apertura del surfista, il quale si costrinse a restare tranquillo e rilassato. Poi una seconda. E un'altra. Chiuse le mani a pugno, facendo sbiancare le nocche.
E poi Troy entrò in lui e dovette stringere i denti per il dolore, sforzandosi di non lasciar sfuggire neanche una lacrima. Era o non era soprannominato 'lo squalo'?
- Ti fa male? - si preoccupò il quasi diciottenne, ma lui scosse il capo, mordendosi il labbro a sangue.
- Sto bene. Va' avanti.
Troy annuì, poco convinto, e accennò qualche spinta lieve e incerta.
- Cazzo! - si lasciò scappare James, tappandosi poi la bocca con entrambe le mani. L'aspirante surfista si fermò e si chinò su di lui, baciandolo dolcemente.
Che stupido... non c'è alcun bisogno di fare il duro.
Gli baciò il collo, lasciandosi solleticare il naso dai suoi capelli scuri e, non resistendo alla tentazione, lo segnò con un altro succhiotto.
- Troy... ho detto no.
Una spinta. Il trentasettenne fremette e si contorse sotto di lui, artigliandogli un avambraccio.
- Troy... ah!
In breve la stanza si riempì dei loro gemiti e dei nomi chiamati fra un respiro e l'altro. La luna brillava alta nel cielo, e le stelle le facevano compagnia.
Quasi contemporaneamente raggiunsero l'apice del piacere, mentre Troy soffocava gli ultimi, rochi ansiti nella sua spalla e lo mordeva con infinita soddisfazione.
Tre a zero per me!
Poi crollò esausto al suo fianco, tirandoselo goffamente sul petto e accarezzandogli i capelli scuri. Sbadigliò, e James con lui.
- Buon compleanno, ragazzino.
- Buonanotte, squalo.
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