Emilien

Il mare cantava con la sua consueta malinconia, accarezzato dai raggi dorati del mattino. La brezza era gentile e di tanto in tanto qualche gabbiano lanciava grida rauche.

James osservò le onde rifrangersi dolcemente, wosh-wosh, e s'abbassò sui talloni, lasciando che la spuma lambisse la sua mano.

Non era una gran giornata. Forse nel tardo mattino si sarebbe potuta trovare qualche onda degna d'essere osservata e cavalcata, ma in quel momento poteva solo restare a guardare.

All'improvviso giunse al suo orecchio attento un vociare fastidioso e si ritrasse di scatto. Chiunque fosse, non doveva vederlo così.

E restò sorpreso, perché un giovane uomo sui ventisette anni veniva verso di lui con al seguito un vero e proprio harem, un mucchio di ragazze molto frivole e un tantino idiote. Più si avvicinava, più anch'egli non gli sembrava una cima. Era alto (be', rispetto a lui chiunque lo era), dal fisico pompato, una massa selvaggia di riccioli castani e gli occhi verdi, brillanti. Sembrava tanto quel cantante di quella boy-band di cui non ricordava il nome. Solo che il cantante era un tipo carino e appariva anche simpatico, mentre c'era qualcosa in quell'uomo che gli faceva sprizzare antipatia da tutti i pori.

- Bonjour, mon ami! - esclamò. Le oche al suo seguito risero e sospirarono.

- Ciao...

Per un attimo, sperò che non capisse una sola parola d'inglese, così da fingere di non sapere affatto il francese.

- Je m'appelle... voglio dire, il mio nome è Emilien. Il miglior surfista di sempre!

Gli allungò la mano e lui alzò gli occhi dorati al cielo, in maniera teatrale.

Il miglior surfista di sempre? Ma non farmi ridere!

- James - disse, stringendogli frettolosamente la mano. Quella del francese era sudaticcia e appiccicosa, contro la sua fredda e forte.

Poi girò sui tacchi e mollò lì quello snob e compagnia bella. Ci mancava solo quel borioso e pompato surfista dall'accento inascoltabile.

~~~

La riva non gli era mai sembrata un luogo sicuro come quel giorno. Ancora una volta lo squalo aveva mostrato i denti, e con essi l'immenso orgoglio dell'ennesima vittoria conseguita. Le onde erano state selvagge e imprevedibili più del solito, ma nulla che non si potesse domare. Nulla che lui non potesse domare.

Recentemente il livello agonistico si era alzato non poco, eppure non temeva la sfida. Non quella con e contro il suo amato mare.

Si scostò il ciuffo bagnato dalla fronte e sospirò quando sentì sotto i piedi scalzi la sabbia fredda e bagnata. All'altoparlante annunciarono il suo massimo punteggio e vittoria assoluta. Le persone applaudirono. Un certo ragazzino biondo continuò ad applaudire fragorosamente anche dopo che gli altri ebbero concluso, sorridendogli in quel modo così speciale che gli faceva perdere la testa. Distolse lo sguardo dai suoi occhi troppo azzurri.

- Oh, ma allora tu sei 'lo squalo'! - fece una voce irritante e dal tono esageratamente squillante.

- Sì, Emilien.

- Avresti potuto dirmelo subito, così avrei saputo con chi avevo a che fare! Sei davvero una forza!

James alzò gli occhi al cielo.

- Il mio soprannome è irrilevante...

- Mais non! Ti si addice!

Il trentaseienne gli lanciò un'occhiata di traverso e iniziò a dirigersi a grandi passi verso il tavolo di premiazione, trascinandosi dietro l'inseparabile tavola da surf rosso fiammante. Troy lo seguì a breve distanza, sgomitando per passare attraverso la folla che gremiva la spiaggia.

Non sembrava volersi arrendere, quel ragazzino allegro, ingenuo e carico di passione. Il suo sguardo color cielo pareva accendersi di calde sfumature quando parlava di qualcosa che gli piaceva o con lui o con il suo amico Jay. Il quale molto probabilmente non era così semplicemente 'amico'.

Ti piace torturarti con questi pensieri, eh?

- James. Congratulazioni! - ansimò Troy, raggiungendolo. Il surfista lo guardò quasi sofferente, accingendosi a prendere il proprio premio - una grossa coppa d'oro - dal tavolo dove stava la giuria. Ma non fece in tempo a tendere un solo muscolo, perché il ragazzino gli saltò al collo, stritolandolo in un abbraccio soffocante.

Non provare ad abbracciarlo a tua volta...

Una volta ignorati i propri ordini del subconscio, stringere le braccia dietro la sua schiena gli sembrò la cosa più giusta. Aveva da non molto compiuto diciassette anni, eppure il proprio volto affondava a malapena nell'incavo tra spalla e collo: profumava, paradossalmente, di dolce e salmastro, un biscotto natalizio fuso con la brezza marina.

Il suo petto muscoloso era caldo come la sua schiena, e le sue braccia erano forti, rassicuranti. Se Troy era il sole, tanto luminoso quanto presente, lui cos'era?

- Oh, cos'abbiamo qui? Ton petit ami?

Ed ecco come interrompere quel contatto così dolce e bramato, agognato come un alcolizzato implora un altro bicchiere.

- No, Emilien.

James si scostò dal ragazzo e guardò il francese con un'espressione a dir poco furiosa. Troy non disse nulla e lentamente sparì tra la folla. Diamine, adesso James si sarebbe arrabbiato tantissimo con lui, per averlo abbracciato in pubblico.

Quanto sei stupido, Troy?, si chiese, prendendosi il capo fra le mani e stropicciando i capelli biondi.

Ancora un anno, si ripeté. Ancora un anno, e poi non ci sarebbe stato alcun problema. Avrebbe avuto, in senso più o meno metaforico, le spalle abbastanza larghe da proteggere James da qualunque cosa avesse potuto ferirlo. Essere alla sua altezza. Se solo non avesse continuato a vederlo come un ragazzino...

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