•42•
DIANA'S POV
Ed eccomi qua, davanti ai cancelli dell'università di Cambridge.
Il cielo sembra più grigio e nuvoloso di quello che avevo lasciato una settimana prima.
Non importa, io adoro questo cielo, rispecchia il mio umore. Ma non oggi, che sorrido persino alle matricole ancora spaesate e adoranti.
Mi dirigo nella mia stanza privata e mi butto sul letto senza neanche togliere le scarpe.
Afferro il cellulare e mando un messaggio a Theo per incontrarci la sera stessa e, subito dopo, chiamo una vecchia conoscenza.
"Pronto?" risponde una voce squillante dall'altra parte del telefono.
"Hey Jaclyn, come va? Ti andrebbe di venire da me?" chiedo senza preamboli.
Conosco Jaclyn da quasi sette anni. Frequentavamo alcuni corsi insieme alla Cambridge High School e, all'inizio, non mi era molto simpatica.
Continuava a seguirmi e a flirtare con me, pur sapendo della mia relazione con Thomas, un amico comune.
Ma è solo grazie a lei che ho capito chi sono e che cosa voglio nella vita. La mia vita.
"Mmh...ci devo pensare"
"A cosa devi pensare? Di solito corri subito da me" dico, mentre mi esce una risata gutturale.
"Non mi cerchi da circa un mese Diana" risponde piccata.
Sbuffo:"Hai ragione, scusa. Diciamo che ho sperimentato l'altra sesso..."
Sento un silenzio imbarazzato dal capo opposto, poi alla fine sento che Jaclyn scoppia a ridere: "Mi stai prendendo in giro? Era dai tempi di Thomas che non usi preservativi."
Mi faccio contagiare dalla sua risata: "Allora, vieni o no?"
"Verrò se risponderai alla mia domanda: come mai questo cambiamento repentino?"
Sento che trattiene il fiato, curiosa com'è. Ma decido di lasciarla crogiolare nel dubbio.
"Lo sai che ti devi meritare una mia risposta Jaclyn..." rispondo sogghignando e pronunciando il suo nome in modo lascivo.
Ottengo l'effetto desiderato, tanto che sento in sottofondo i suoi movimenti per prepararsi e raggiungermi.
"O-ok, arrivo subito!"
Chiudo la chiamata e mi sento sul letto con le braccia dietro la testa per pensare.
Stasera sarà difficile rivedere Matteo, soprattutto perché dovrò farlo soffrire.
Lo ammetto, non mi sono comportata per niente bene. Anzi, da schifo.
Cercherò un modo per farlo soffrire di meno.
Il campanello suona e mi distoglie dai miei pensieri.
Su di giri vado ad aprire la porta senza neanche chiedere chi sia.
So per certo che sia Jaclyn, dato che nessuno sa del mio ritorno all'università.
Appena spalanco, trovo una splendida ragazza che mi fissa con i suoi occhioni azzurri.
Indossa l'uniforme della scuola e i suoi capelli lunghi e rossi le ricadono dietro la schiena.
"La mia inglesina preferita" dico dandole un veloce bacio a stampo.
Sbatte le palpebre e in un attimo me la ritrovo addosso, con le braccia che mi circondano il collo e le labbra che ricercano le mie come un mare in tempesta: cullandomi, ma anche scaraventandomi da una parte all'altra.
"Hey, ti sono mancata vedo" mi stacco un po' e affermo maliziosamente.
"Sì, abbastanza."
Abbassa gli occhi sul pavimento e capisco che non me la racconta giusta.
Le alzo il mento con le dita della mia mano e le vedo gli occhi lucidi.
"Che ti prende? Lo sai che a me puoi dirlo."
"Sono distrutta. Per la prima volta ho aperto il mio cuore e me lo hanno schiacciato senza riguardo, senza tenere conto dei miei sentimenti."
La guardo confusa, non capendo nulla. Lei sbuffa, irritata, ma sa bene che se non si sfoga con me, scoppierà in una scenata isterica. Meglio evitare, conoscendola.
"Hai presente la ragazza bionda che lavora ogni weekend al "Fig Tree Pub?" annuisco, lasciandola continuare.
"Abbiamo iniziato a frequentarci da neanche un mese, ma ne sono stata subito colpita, come un fulmine a ciel sereno. Stava andando tutto bene, ogni giorno che passava scoprivo un suo lato che adoravo immediatamente. Poi due giorni fa mi ha scaricata con una scusa banale e...e..."
Si trattiene dal piangere, ma le esce un singhiozzo strozzato. La abbraccio e la faccio calmare, massaggiandole la schiena.
"Benvenuta nel club. Anche io sto soffrendo. Ma ti racconto dopo, ora dobbiamo consolarci..."
Il suo viso si illumina e le sue efelidi, su guance e naso, brillano per la scia lasciata da qualche lacrima solitaria.
Iniziamo a baciarci lentamente, ingurgitando il dolore che ognuna di noi sta provando per amore, fino a quando il ritmo aumenta e cadiamo sul letto con il fiatone.
Le tolgo l'uniforme, ormai spiegazzata, e la butto per terra, mentre lei mi aiuta a togliere i jeans stretti e la maglietta che indosso.
Passiamo due ore a confortarci, con baci, carezze e abbracci e qualche parola.
Alla fine ci stendiamo sul letto. Io guardo il soffitto, pronta all'interrogatorio, mentre Jaclyn si accende una sigaretta e si gira verso di me, nuda come la Maja Desnuda, a guardarmi.
Tipico di lei.
"Allora donna tenebrosa? Mi dici cosa hai fatto in questo tempo?"
Le rubo la sigaretta e aspiro dal filtro una lunga boccata. Chiudo gli occhi e poi butto fuori lentamente, facendo sì che si formi una fitta nebbia intorno a me.
"Mi sono innamorata Jac" dico velocemente.
"TU CHE TI INNAMORI? Dimmi chi è, voglio complimentarmi con lei" ride, battendo le mani.
"Penso di sì. Quando la vedo vado in brodo di giuggiole, non riesco a ragionare...Peccato sia etero e che mio fratello stia perdendo la testa per lei. In più, per starle vicino, mi sono messa a frequentare suo fratello, che si è preso una bella cotta per me. Ma non sa che io in realtà sono lesbica. Ma glielo dirò stasera."
Jaclyn mi guarda incredula. Sta per dire qualche cosa, ma la blocco subito.
"Per favore, non dire niente. Già mi sento un pomodoro schiacciato sull'asfalto."
Appena termino la frase, sento bussare alla porta.
Ci guardiamo entrambe sorprese, poi mi alzo e, mettendo solo mutande e maglietta, vado ad aprire.
Rimango paralizzata. Davanti a me si erge Matteo, con un sorriso allegro stampato sul suo viso ed un mazzo di fiori in mano.
"Diana, quanto mi sei mancata!" urla stringendomi in un forte abbraccio.
"Ma dove sei stata? Ero in pensiero per te. Non farmi più una cosa simile."
Io sono come un ghiacciolo. Non ho la forza di parlare e neanche di ricambiare i suoi gesti affettuosi.
"C-ciao, ma come mai sei qua? Ti avevo detto alle 20.00 sotto al tuo dormitorio."
"Che bella accoglienza! Vedo che anche tu sei felice di vedermi...Comunque appena ho letto il tuo messaggio ho voluto raggiungerti. Mi sei mancata tanto."
Mi sorride e allunga il mazzo di fiori: "Questi sono per te"
"Grazie, non dovevi..." li prendo e faccio per girarmi, quando mi ricordo di un piccolo particolare...
"Posso entrare?" chiede lui, venendo verso l'interno della camera.
"NO!" urlo con un po' troppa foga.
"Che c'è? Mi stai nascondendo qualcosa?" chiede sospettoso.
Dato che non riesco a formulare una frase di senso compiuto, lui mi sposta ed entra in camera.
Appena vede Jaclyn gli cade la mascella, ma poi si riprende.
Si gira verso di me, pallido e con gli occhi sofferenti.
"Non penso che tu stessi organizzando una cosa a tre per festeggiare insieme il tuo ritorno."
Si dirige fuori dalla stanza e, senza neanche guardarmi in faccia, mi dice con tono gelido: "Aspetto una tua spiegazione."
Scompare, così, dalla mia vista, mentre scende le scale tremante.
~Angolo Autrice~
Ciao a tutti!
Scusatemi davvero molto per la luuuunga attesa.
Spero almeno che vi sia piaciuto questo capitolo :)
Avevate già dei sospetti circa i sentimenti di Diana?
Per questo mese mi potrò dedicare poco alla stesura della storia, quindi, per favore, pazientate :(
Poi, però, vi sommergerò di capitoli!!
P.S.
Ho avuto un'idea che sottolinea la mia pazzia:
ho iniziato a scrivere una nuova storia che si intitola "Il mio peggior incubo - The Office-".
Lo so che già aggiorno ogni morte di papa...ma sono stata minacciata dalla storia stessa a pubblicarla D:
Mi farebbe molto piacere avere opinioni a riguardo♡
Baci e a presto :3
Lisbeth♡
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