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La Barbie si siede al tavolo con noi e avvicina la sua sedia ad Alex.

Inizia a strusciarsi su di lui e nel mio petto si scatena una tempesta.

I conati di vomito aumentano a mano a mano che i secondi passano.

Vorrei fare una scenata, ma, non so il perché, mi alzo di scatto dal tavolo e informo con voce fredda e metallica che devo andare in bagno.

La plasticona mi guarda infastidita perché le ho interrotto lo strusciamento, mentre Alex mi guarda con gli occhi da cane bastonato.

Ciò mi fa ancora più arrabbiare: è stato lui a farla sedere con noi, poteva benissimo dirle di no, dato che era la nostra serata.

E adesso fa anche la vittima? Quando è troppo, è troppo.

Mi dirigo ai servizi, prima che la mia ira esca grazie alla mia linguaccia, e mi chiudo in uno dei bagnetti.

Appoggio la fronte contro la porta e cerco di respirare con calma, anche se un singhiozzo mi esce prepotente dalla bocca.

Come ha potuto farmi questo? Da lui non me lo sarei aspettato, così gentile e dolce...

Senza neanche pensarci afferro la borsa e la apro con foga, quasi da spaccare la cerniera, ed estraggo il mio cellulare.

Cerco in rubrica il suo numero, ma non lo trovo: in effetti non gliel'ho mai chiesto. Non pensavo me ne sarei mai servita...

Allora entro su Facebook con una lucidità che terrorizza pure me stessa e guardo nel suo profilo.

Copio ed incollo il suo numero di telefono e ringrazio mentalmente Mark Zuckerberg per aver creato questo magnifico sociale network.

Tuuc-tuc-tuc

Tuuc-tuc-tuc

Il cellulare squilla ed inizio a perdere le speranze, quando una voce, risponde:"Pronto?"

Al suo suono, che è ricoperto da musica assordante, scoppio in lacrime e i miei singhiozzi rimbombano fra le pareti spoglie del bagno.

"Giuly?!" la sua voce strozzata mi giunge all'orecchio.

Come ha fatto a sapere che sono io?

"S-sì. D-daniel, ho bisogno di aiuto" rispondo io, pensando che non avrei dovuto chiamarlo e disturbarlo.

"Che succede? Dove sei? Ti hanno fatto del male?!" adesso urla e sento che la musica è sparita.

"V-vieni a prendermi. Per favore."

"Sono già in macchina. Dove ti trovi?" la sua voce è piena di preoccupazione.

"Al 'Queen's'."

"Arrivo subito."

Chiude la chiamata ed io esco, dirigendomi verso l'uscita. Faccio in modo che Alex non mi veda, perché non voglio che mi segua.

I camerieri all'entrata mi aprono la porta e mi augurano una buona serata.

Io cerco di ricambiare il sorriso, ma l'unica cosa che mi esce è una smorfia, che lascia interdetti i due uomini.

Questa serata poteva andare peggio di così?

Appena termino questo pensiero inizia a piovigginare, poi la pioggia aumenta, fino a quando mi ritrovo zuppa fino al midollo, infreddolita e tremante, tanto da dover abbracciarmi per riscaldare il mio corpo.

Inizio a fare avanti ed indietro poco distante dal ristorante, affranta, fino a che non vedo arrivare una macchina che mi acceca con i fanali.

Inchioda davanti a me e subito, dalla parte del guidatore, scende un ragazzo con camicia bianca sbottonata, pantaloni di jeans e scarpe da tennis.

I capelli neri gli ricadono sul viso e, mentre corre verso di me, la sua camicia diventa via via più trasparente ed aderente.

Il ragazzo mi abbraccia e mi stringe a sè, dandomi un bacio sulla testa.

"Giuly, come stai? Mi hai fatto stare così in pensiero" dice accarezzandomi la schiena.

Sento che la sua voce si incrina e gli sento un singhiozzo, che lui cerca di coprire con un altro bacio, questa volta sulla fronte.

Io alzo il viso verso di lui ed i suoi occhi mi scrutano dentro, per capire ciò che è successo e non è stato detto.

Il mio cuore si calma a sentire i suoi battiti, ma inconsciamente, delle calde lacrime danzano e si mescolano con la pioggia.

"Tranquilla Giuly, ora sei con me. Vieni, torniamo a casa, sei tutta bagnata ed infreddolita. Non voglio tu stia male."

Mi prende dalla vita e mi porta in macchina, dove un gradito tepore mi accarezza i vestiti fradici.

"Non vorrei bagnarti la macchina. Sono dispiaciuta, scusa." dico, abbassando gli occhi.

Daniel si gira e mi guarda con gli occhi sgranati:"Veramente ti stai preoccupando della mia macchina? Non me ne importa niente della macchina se tu stai male! Ora rilassati e cerca di scaldarti un po'..."

Il viaggio dura poco e sono costretta a ritornare sotto la pioggia.

Daniel mi afferra la mano ed entra in un portone a me famigliare.

Alla fine mi trovo davanti alla stanza 356.

Mi ricordo quando ci sono entrata la prima volta: ero caduta fra le braccia di Daniel, lui aveva risposto al mio cellulare scatenando la mia parte irosa e poi, prima di urlare in faccia a mio fratello, gli avevo tirato uno schiaffo.

Ciò mi fa sorridere e stringo, inconsapevolmente, la mano a Daniel.

Lui apre la porta e mi fa accomodare in questa grande stanza da principe.

Sembra imbarazzato, tanto che diventa rosso e si gratta la testa guardando dappertutto, fuorché me.

"Se vuoi puoi andarti a lavare e ad asciugare in bagno. Ti passerò dei miei vestiti, così potrai toglierti i tuoi."

Io annuisco solamente, poi mi dirigo in bagno e inizio a spogliarmi velocemente per fare la doccia.

L'acqua calda mi scorre addosso, spazzando via il gelo nelle ossa, e il bagnoschiuma alle mandorle di Daniel mi accarezza la pelle, rendendola vellutata.

Appena esco dalla doccia vado in panico: non ho pensato con che cosa potrei asciugarmi!

Cerco di pensare dove possa aver messo gli asciugamani e, dopo poco, ne trovo alcuni in un armadietto.

Di fianco trovo anche il phon, che uso a tutta potenza per asciugare, in parte, i capelli.

DANIEL'S POV

Giulia si sta lavando nel mio bagno! Incredibile, non lo avrei mai giurato.

Mai dire mai...

Scuoto la testa per i pensieri poco casti che mi passano davanti agli occhi e mi metto a riflettere sui fatti della serata.

Ero ad una festa di alcuni miei amici, che ne organizzano una ogni settimana.

Era appena iniziata, ma loro non si facevano scrupoli ad ubriacarsi già il lunedì sera e a fumare le canne. Questo tipo di serata era la più noiosa ed io la odiavo.

Poi un numero sconosciuto mi ha chiamato ed io ho risposto: strano, di solito non rispondo mai ai numeri che non ho salvato.

Ma quel numero, sebbene sconosciuto, era della persona che più desideravo e la sua voce era per le mie orecchie una melodia inconfondibile. L'avrei riconosciuta anche fra mille.

Chissà cosa le è capitato. Sono tentato di chiedere spiegazioni, ma non mi sento di forzarla. Quando si sentirà pronta io sarò là ad ascoltarla.

Esce dal bagno con un asciugamano legato sul corpo ed io indugio sulle sue gambe lunghe.

Mi alzo dal letto e mi tolgo la camicia ed i jeans, notando con soddisfazione che un velo di rossore le è apparso sulle guance. Si gira dall'altra parte imbarazzatissima e vado a lavarmi in bagno, lanciandole un ultimo sguardo.

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Rientro in camera e non trovo Giulia.

Il mio cuore accelera e sto per urlare il suo nome, quando vedo le coperte muoversi.

Mi avvicino al letto e la vedo accoccolata sotto il piumone, le mani sotto il mento, come se volesse proteggersi, ed il viso stanco ma rilassato.

La guardo un'ultima volta e le do un piccolo e leggero bacio sulla bocca.

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