18. Ego te adiuvabo

Harry si accoccolò ancora di più sul petto di Louis e ,sospirando ,disse:

" Sai di cosa ho paura, padrone?"

Il nobile fece segno di no con la testa.

" ....è che ho paura anche a dirlo..."

" Parla, Harry, dillo...non ti farò niente..."

" Ho paura che domani tutto sarà diverso, che mi tratterai come prima, che non mi racconterai più le storie e non mi abbraccerai come stai facendo ora" sussurrò il ragazzo.

" Harry, io vorrei davvero essere diverso, ma non posso...sono un cittadino romano e tu sei uno schiavo...non sei una persona per la città di Roma..."rispose Louis.

" E cosa sono allora, padrone?"

" Un oggetto...secondo le nostre leggi... gli schiavi sono oggetti"

" Ma io non sono un tavolo o una sedia"protestò il Gallo.

Il nobile, suo malgrado, rise e disse:

" No, non sei una sedia."

Harry riprese:

" Magari per gli altri romani sono una cosa senza importanza, ma anche per te lo sono?"

" No, ed è questo il problema ,perché non riesco a considerarti un oggetto, anche se dovrei farlo"rispose Louis.

" Se vuoi può essere il nostro segreto e io li so mantenere i segreti.
Una volta il mio amico Ortix mi ha confidato di avere spiato una delle ragazze della mia tribù in Gallia, mentre si lavava al fiume...ma io non ho mai detto niente"rivelò il ragazzo ,dandosi molta importanza.

Il nobile scoppiò a ridere e anche Harry ,poco dopo ,lo fece.

" E tu le guardavi le ragazze?"gli chiese il nobile.

Il giovane arrossì e scosse la testa vigorosamente.

" Ma saprai distinguere se qualcuno è bello oppure brutto!"esclamò Louis.

Harry alzò lo sguardo e lo fissò:

" Flip è bello e...e...anche tu, padrone....i tuoi occhi sono così blu..."

Poi, pensando di aver detto troppo, ebbe paura e cercò di divincolarsi dalla stretta del Romano ,per alzarsi.

"Io...è meglio che torni nella mia stanza...non posso abituarmi a stare qui e poi magari tu ...domani mi..."balbettò ,tremando.

" Ci proverò, d'accordo?"disse allora Louis" cercherò di migliorare il mio carattere".

Detto questo, abbracciò dolcemente Harry e ,cullandolo, lo fece addormentare ...lui lo seguì subito dopo.

La mattina seguente tutto tornò come prima, il ragazzo ricominciò a vivere nei quartieri degli schiavi e il nobile ,per un po' ,non lo cercò.

Un giorno ,però, mentre era in giardino, Pomponio venne a chiamarlo e gli disse che il padrone aveva bisogno di lui.

Harry percorse i corridoi che lo separavano dallo studio dell'uomo con il cuore in gola perché non sapeva che atteggiamento aspettarsi  da parte di Louis.

Giunto a destinazione, bussò e, quando ricevette il permesso, entrò.

Harry fece un sorriso al nobile che, però, morì subito sulle sue labbra quando sentì pronunciare dall' uomo la frase che credeva non avrebbe più udito:

" Togliti la tunica e vieni qui."

Allora due lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi.

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Non uccidetemi ...

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