1. Vita libertas est.
Alesia 52 a.c.
Faceva freddo, troppo freddo.
La pioggia cadeva in modo incessante da giorni, ormai, ed il terreno si era trasformato in un vero e proprio acquitrino.
Harry era stanco, affamato ed indolenzito dalle lunghe ore di veglia e di appostamento presso una delle porte della città.
Aveva solo sedici anni, ma era considerato un uomo dalla sua tribù e, come tale, doveva contribuire alla difesa della città contro i Romani.
Vercingetorige, il loro capo, era convinto di poterli sconfiggere, facendo rimanere asserragliata la maggior parte delle truppe nella città fortificata e lasciando alla cavalleria il compito di impensierire il nemico con scontri fortuiti.
I giorni passavano, però, i viveri scarseggiavano e non si vedevano nemmeno i soccorsi che sarebbero dovuti arrivare.
Alla fine, il consiglio di guerra decise di attaccare e tutti gli uomini, di ogni età, furono gettati nella mischia.
I Galli si lanciarono fuori dalle fortificazioni contro i Romani ed Harry si trovò circondato da spade che cozzavano insieme, cadaveri ed urla disumane.
Si difese con coraggio e riuscì , perfino, a colpire diversi nemici, ma questi ultimi erano più forti e organizzati molto meglio.
Il loro generale, Cesare, sembrava una divinità scesa sulla terra ....pareva infatti volare sugli avversari trasportato dal suo mantello, rosso come il sangue.
A mezzanotte la situazione era disperata per i Galli: le truppe erano decimate e moltissimi erano i feriti, anche gravi.
I pochi, che ancora riuscivano a stare in piedi, combattevano con la forza della disperazione.
Harry aveva la vista annebbiata dalla stanchezza e dal sudore che gli colava sulla fronte, un rivolo di sangue gli scendeva da un taglio sopra l'occhio sinistro,ma nulla sembrava importargli , se non la consapevolezza di essere ormai vicini alla sconfitta.
Il suono del corno, che indicava la ritirata, lo distolse dai suoi pensieri e, insieme ai suoi compagni, si precipitò all' interno di Alesia.
A fatica raggiunse la capanna dove abitava , non riuscì nemmeno a varcarne la soglia che venne abbracciato dalla madre e dalla sorella minore.
" Non piangere, mamma! Sto bene! Ho combattuto valorosamente, come un vero uomo!"sussurrò Harry.
" Tuo padre sarebbe fiero di te se fosse ancora vivo!" gli disse la donna, stampandogli un bacio sulla fronte.
Non riuscì a riposarsi se non poche ore, finché non fu svegliato da alcuni compagni che gli dissero che un'assemblea era stata convocata nella piazza di Alesia.
" Abbiamo combattuto con valore ed onore, ma non è bastato! Non posso e non voglio, come vostro capo e comandante, condannare tutti voi ad una morte terribile e crudele.
So che, se cederemo adesso, inevitabilmente andremo incontro alla schiavitù, cosa che, per molti guerrieri, é peggiore perfino dell'essere uccisi, ma ,se non lo faccio ,non ci sarà alcuna speranza nemmeno per le donne ed i bambini.
Mi consegnerò a Cesare e spero che venga mostrata clemenza nei vostri confronti.
Che gli dei vi proteggano e abbiano cura di voi!".
Pronunciate queste parole, Vercingetorige uscì dalla piazza, fra due ali di folla; Harry strinse a sé la madre e la sorella e si rese conto che, da quel momento, la sua vita sarebbe cambiata .
Non sarebbe stato più libero e, forse, non sarebbe stato neppure più un " uomo".
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