Evelyn uscì presto la mattina dopo, in cerca di informazioni e indizi, con l'obiettivo di cercare qualcuno che potesse spiegarle di più. Non aveva ancora il coraggio di affrontare suo fratello—infatti lo ignorò fino a quando non uscì di casa.
Arrivata nel centro, si diresse subito alla stazione di polizia, dove sapeva bene chi cercare. "Buongiorno," disse, non appena varcò la soglia. Si diresse verso il banco all'ingresso, dove una donna giovane e in divisa la accolse. "Salve, cerca qualcuno?", le chiese. Evelyn si guardò intorno, come se stesse effettivamente cercando qualcuno. "Signorina?", chiese ancora quella donna.
Evelyn ritornò in sé, sorridendo alla donna e mostrando il suo tesserino dell'FBI. "Cerco lo sceriffo Stilinski," disse. La donna davanti a lei annuì, alzando subito il telefono e avvisando lo sceriffo. Pochi secondi dopo un uomo sulla sessantina si presentò davanti a lei. "Agente Evelyn Dunbar, FBI," si presentò la ragazza, tendendogli la mano.
L'uomo sorrise, "immagino che qualcuno ti abbia detto di cercare me," disse e la ragazza annuì. "So che lei può darmi delle risposte, e io posso esservi di grande aiuto," continuò lei.
I due si spostarono nell'ufficio dello sceriffo, il quale subito offri una tazza di caffè alla ragazza. "Mio figlio le ha detto di cercarmi, vero?", chiese l'uomo e lei, senza pensarci, annuì. "Suo figlio sta facendo un ottimo lavoro con la missione a Parigi, e credo che lui sia uno dei migliori capi che io abbia mai avuto," sorrise lei. L'uomo annuì e poi, distrattamente, aprì il fascicolo sulla sua scrivania, allungandolo verso l'agente.
"Sei qui per questo, vero?", chiese, indicando delle foto di cadaveri con ferite profonde, taglia fatti da artigli e morsi sulla maggior parte del corpo. "É un nuovo branco, Liam mi ha detto che sono dei selvaggi, loro vivono nella foresta e sono dei lupi, veri lupi, si chiamano in un altro modo però..." iniziò a spiegare l'uomo.
Evelyn sospirò, "i sangue di lupo," mormorò, lasciando l'uomo di stucco. "Sai chi sono?", le chiese. "Io...io sono una cacciatrice e noi stavamo cercando proprio questo branco," continuò. Evelyn guardò lo sceriffo, che rimase senza parole. "Volevate ucciderli?", chiese l'uomo. "No, volevamo catturarli per effettuare delle analisi sul loro DNA. Vede, sceriffo Stilinski, loro nascono così, non sono dei lupi mannari, non si può diventare un sangue di lupo tramite un morso...", continuò lei.
"Quindi volevate farli diventare cavie da laboratorio," disse lui. "Esattamente," mormorò lei. Evelyn prese un respiro profondo, appoggiando i gomiti sul tavolo. "Io voglio solo aiutare mio fratello, questi sangue di lupo sono pericolosi, sono dei selvaggi, e io devo aiutarlo a mandarli via da qui," disse.
Lo sceriffo annuì, "avevo detto a Liam che gli serviva un aiuto più grande, ma non pensavo mi presentasse una cacciatrice, non dopo tutto quello che è successo con loro," sorrise l'uomo. Evelyn si mordicchiò l'interno guancia, poi sorrise. "Per aiutare mio fratello farei di tutto, in realtà... Non gliel'ho mai detto, ma è così," sorrise lei. Lo sceriffo ricambiò il sorriso, porgendole il fascicolo. "Se ci sono novità, vi avviserò, attueremo un piano tutti insieme se serve," lui le strinse la mano.
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Evelyn guidava dal centro di Beacon Hills verso casa—ormai anche sua—, immersa in un paesaggio che le sembrava più oscuro, come se ogni angolo della città nascondesse un segreto. Ogni volto che incrociava, ogni sguardo che passava, sembrava contenere una storia che non le era stata raccontata.
Si fermò al semaforo, osservando la gente che attraversava la strada. Niente di speciale: famiglie, studenti, lavoratori. Ma ora, Evelyn sapeva che sotto ogni sorriso o espressione comune poteva nascondersi qualcosa di diverso.
Quando arrivò finalmente alla casa di Liam, parcheggiò lì davanti. Scese dall'auto e lo trovò lì. Theo. Appoggiato alla sua auto, con le braccia incrociate, come se la stesse aspettando.
"Ciao Evelyn," disse. "Ti mancavo di già?", chiese sarcastico.
Evelyn non lo degnò di uno sguardo e gli passò accanto, senza fermarsi. Lui la seguì, imperturbato.
"Stai cercando di evitarci o stai solo cercando di capire come sopravvivere in mezzo a noi?" chiese, camminando vicino a lei.
Evelyn si fermò sulla soglia della casa, si girò verso di lui, e con un sorriso tagliente rispose: "Sto cercando di capire come fare a non strangolarti ogni volta che apri bocca."
Theo rise, appoggiandosi allo stipite della porta. "Sai, potresti almeno provare a essere simpatica. Siamo nello stesso branco, dopotutto."
Evelyn lo fissò con uno sguardo che avrebbe potuto spezzare il ghiaccio. "Io non faccio parte di nessun branco. Sono qui per Liam, non per te."
"Peccato," rispose Theo, inclinando la testa con un sorriso che sembrava più che sarcastico. "Perché credo che tu e io potremmo fare grandi cose insieme."
Evelyn scosse la testa, "ero andata a cercare qualche indizio sulle scene dei vari crimini, sai come fanno i veri detective, se sai cosa sono," disse lei. Theo sorrise, "ho esperienza," rispose.
Mentre Evelyn entrava, ormai stanca di punzecchiarsi con il ragazzo, sentiva lo sguardo di Theo ancora su di lei, ma non si fermò. Non avrebbe mai ammesso che, in qualche modo, quella dinamica tra loro la intrigava. La ragazza chiuse la porta con un colpo secco, lasciandosi alle spalle Theo e quel suo insopportabile sorriso. All'interno, Liam la stava aspettando, seduto con un'aria visibilmente tesa. Un fascio di documenti e fotografie era sparso sul tavolo . Davanti a lui, c'erano Mason e Corey, altri due ragazzi appartenenti al branco di Liam, di cui Evelyn aveva sentito parlare la sera prima.
"Finalmente," disse Liam, alzando lo sguardo verso di lei. Evelyn si avvicinò, appoggiando il fascicolo sul tavolo e sedendosi a capo tavola. Gli altri due la guardavano con curiosità. "Sono Evelyn, comunque," sospirò lei, forzando un sorriso verso di loro. "Sappiamo chi sei, Liam ci ha anticipato tutto," rispose Mason. Evelyn annuì, aprendo poi il fascicolo e sfilando le fotografie e i documenti.
"Dobbiamo parlare, lo sceriffo Stilinski mi ha dato del materiale abbastanza inquietante," disse lei, sparpagliando le foto sul tavolo.
Lei li fissò per un lungo momento, valutando le loro espressioni. Ogni foto sembrava raccontare una storia di caos: scene di crimini violenti, impronte di artigli su pareti e pavimenti, corpi mutilati. Ma non erano queste le cose che la colpivano di più. Era l'oscurità negli occhi di Liam, la stessa oscurità che ricordava di aver visto una volta in suo padre. "É opera dei sangue di lupo?", chiese Liam, e sua sorella annuì.
"Cosa sappiamo su di loro?", chiese Mason, prendendo dei documenti. Evelyn scosse la testa, "non molto, in realtà," rispose lei. "Secondo alcuni documenti che ho consultato a Parigi, e oltre a ciò che il capo del gruppo di cacciatori di cui faccio parte ci ha detto, sono dei veri e propri selvaggi, vivono nella foresta e sono molto forti, veloci e hanno un'abilità sovrumana di guarire," spiegò la ragazza.
"Anche io, Theo e Corey...", disse Liam, ma sua sorella scosse la testa. "Loro ancora più di voi. Credetemi. Siamo riusciti a catturarne uno e abbiamo fatto dei test: il loro sangue è per il settanta per cento composto da geni animali, di lupo per l'esattezza, e la loro forma non-umana è completamente quella di un lupo, non come voi che non riuscite a trasformarvi per metà," gli rispose.
"Beh, Theo ci riesce...", mormorò Corey, ricevendo uno sguardo fulminante da Evelyn. "Ricevuto, sono più forti di noi," annuì ancora il camaleonte.
"Queste cose già le sapevamo, ti abbiamo chiamato per aiutarci," disse Liam.
"E cosa pensi che io possa fare, esattamente?" chiese alla fine, sollevando una delle foto. "Sei un lupo mannaro, no? Quindi, tecnicamente, tu dovresti essere quello capace di gestire queste cose."
"Non da solo," rispose Liam, il suo tono fermo. "Non questa volta. Questi non sono normali nemici. Non sono solo predatori. Sono qualcosa di diverso, qualcosa di più pericoloso."
Evelyn lasciò cadere il foglio sul tavolo, incrociando le braccia. "E hai deciso di coinvolgermi. Perché?"
"Perché sei la persona più intelligente e spietata che conosca," disse Liam senza esitare. "E perché sei mia sorella."
"E perchè fai parte dell'FBI," aggiunse Corey, "e sei una cacciatrice," continuò Mason.
Evelyn si irrigidì a quelle parole, soprattutto quelle pronunciate da suo fratello. Si alzò, cercando una scusa per allontanarsi da quella conversazione, ma prima che potesse farlo, Theo rientrò dalla porta sul retro con un'aria disinvolta.
"Scusate l'interruzione," disse con un sorrisetto. "Ma abbiamo un problema."
Evelyn si girò verso di lui, il suo sguardo già carico di fastidio. "Naturalmente, tu sei un problema ambulante."
Theo ignorò la frecciatina, camminando fino al tavolo e lanciando una fotografia davanti a loro. L'immagine mostrava un corpo ritrovato nel bosco, o meglio ciò che ne rimaneva. Il torace era squarciato, e il volto era quasi irriconoscibile.
"Un'altra vittima, l'hanno ritrovata poco fa" disse Theo, indicando la foto. "Stessa firma."
"Che intendi per 'firma'?" chiese Evelyn, raccogliendo la fotografia e osservandola attentamente. Theo indicò una luna stilizzata incisa sul braccio destro—o ciò che ne rimaneva—della vittima. "Un branco. Non il nostro e decisamente non amichevole." rispose Theo.
"Questo lo sapevamo già," sbottò Evelyn, allontanandosi con i documenti e le fotografie in mano.
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La notte calava velocemente su Beacon Hills ed Evelyn si ritrovò nella sua stanza a studiare ogni dettaglio di quei fascicoli. Era concentrata, il viso contratto in un'espressione determinata, quando sentì di nuovo quella presenza familiare.
"Devi smetterla di apparire dal nulla," disse senza alzare lo sguardo.
Theo, appoggiato alla cornice della porta, le rivolse un sorriso soddisfatto. "Non riesci a smettere di pensarci, vero?"
Evelyn sbuffò, rimettendo giù uno dei file, girandosi verso di lui. "Sei qui per aiutare o solo per disturbarmi?"
"Un po' di entrambi, credo," rispose Theo, entrando nella stanza e fermandosi accanto a lei. "Sai, dovresti davvero imparare a rilassarti. Questo costante atteggiamento di controllo non ti porterà molto lontano."
"Ti sembro una che si rilassa facilmente?" ribatté Evelyn, alzando un sopracciglio.
Theo si chinò, appoggiando entrambe le mani sul tavolo, così vicino a lei che Evelyn sentì il suo profumo. "No," mormorò. "Ed è proprio questo che trovo interessante."
Evelyn si girò verso di lui, i loro volti separati solo da pochi centimetri. "Sai qual è il tuo problema?" chiese, mantenendo la sua voce calma.
Theo sorrise, incuriosito. "Illuminami."
"Pensi di essere irresistibile," disse Evelyn, il tono tagliente come una lama.
Theo si avvicinò ancora di più, il suo sorriso che si allargava. "E non lo sono?"
Evelyn trattenne il respiro, ma non si tirò indietro. Invece, si sporse leggermente verso di lui, abbastanza vicina da farlo irrigidire. "Non giochiamo, Raeken," mormorò. "Perché io non perdo mai."
Theo la fissò, un lampo di qualcosa, desiderio o sfida, nei suoi occhi. Poi, come se nulla fosse, si raddrizzò.
Theo non si mosse dal suo posto accanto al tavolo, il sorriso svanito ma gli occhi fissi su Evelyn, come se cercasse di decifrare ogni minimo dettaglio del suo comportamento. Evelyn ricambiava lo sguardo, gelida e immobile, proprio come un cacciatore che aspetta il momento giusto per colpire.
"Sei testarda," disse infine Theo, il tono basso ma provocatorio. "E questa è una qualità. O una condanna."
"Dipende dalla prospettiva," replicò Evelyn, sollevando di nuovo uno dei fascicoli. "Ma finora mi ha tenuta in vita."
"Fino a quando?" ribatté lui, inclinando appena la testa, il suo sorriso che minacciava di tornare. "Perché, credimi, qui non è questione di sopravvivenza. È questione di fidarsi delle persone giuste."
Evelyn rise piano, senza gioia. "E tu pensi di essere una di quelle?"
Prima che Theo potesse rispondere, un colpo discreto alla porta attirò la loro attenzione. Evelyn si voltò, aggrottando la fronte. Theo, invece, sbuffò visibilmente, riconoscendo l'odore della persona in questione.
"Perfetto," mormorò con sarcasmo. "Il nostro boy scout preferito."
La porta si aprì leggermente, e Nolan si affacciò nella stanza, gli occhi chiari che si muovevano tra Evelyn e Theo con una certa cautela. "Spero di non interrompere," disse, anche se il tono tradiva che sapeva perfettamente di averlo fatto.
Theo si tirò indietro dal tavolo e incrociò le braccia, fissandolo con espressione neutra ma chiaramente poco amichevole. "Certo che lo fai. Ma a quanto pare sei bravo solo in questo."
Nolan ignorò il commento, abituato ai modi di Theo. Si rivolse invece a Evelyn, facendole un piccolo cenno con la testa. "Tu devi essere Evelyn. È un piacere conoscerti."
Evelyn alzò un sopracciglio, valutando per un momento il ragazzo. La sua postura era rilassata, ma c'era una tensione sottile nei suoi occhi, come se non fosse del tutto a suo agio. Gli tese una mano, professionale. "E tu sei...?"
"Nolan, ex cacciatore," rispose lui, stringendole la mano con fermezza. "Ora faccio parte del branco. Più o meno." Si girò verso Theo, lanciandogli un'occhiata che sembrava sfidarlo a contraddirlo. "Anche se qualcuno qui non è d'accordo."
Theo sorrise sarcastico. "Oh, non sono io il problema. Sono sicuro che Evelyn apprezzerà sapere che ha un altro cacciatore in squadra. Sai, visto quanto le piacciono i mostri."
Evelyn ignorò l'osservazione pungente e si concentrò su Nolan. "Ex cacciatore, eh? E perché hai cambiato idea?"
Nolan sembrò esitare per un attimo, poi si fece più serio. "Perché ho capito che non tutto è bianco o nero. Che il confine tra mostri e persone non è così netto come ci insegnano. Ho conosciuto persone che mi hanno fatto capire che non si può giudicare qualcuno solo per quello che è."
Theo alzò gli occhi al cielo. "Che discorso toccante," mormorò. "Forse dovresti scriverci un libro."
Evelyn lo fulminò con lo sguardo. "Theo, se non hai niente di utile da dire, forse dovresti andartene."
Theo alzò le mani in segno di resa, ma il sorriso non svanì del tutto. "Va bene, agente Dunbar. Ti lascio con il tuo nuovo assistente." Si girò verso la porta, ma si fermò un attimo, lanciando un'occhiata a Nolan. "Cerca di non fare troppi danni."
Nolan lo seguì con lo sguardo mentre usciva, poi si voltò di nuovo verso Evelyn, lasciando andare un piccolo sospiro. "Non è sempre così irritante. A volte è peggio."
Evelyn sorrise appena, un sorriso più stanco che divertito. "Bene, almeno non sarà una collaborazione noiosa." Si sedette, indicando la sedia accanto a sé. "Vieni, Nolan. Voglio sapere tutto quello che sai su quello che sta succedendo qui."
Nolan annuì e si sedette, la tensione che sembrava allentarsi leggermente.
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Theo uscì dalla stanza di Evelyn, il suo passo calmo ma la mascella serrata, mentre continuava ad ascoltare la conversazione che quei due stavano avendo nella stanza. Le parole di Nolan gli ronzavano ancora nella testa, ma non erano nulla in confronto alla sensazione fastidiosa che Evelyn gli provocava. Non che Theo volesse davvero tenerla sotto controllo, ma c'era qualcosa in lei che lo stuzzicava, e questo lo irritava più di quanto fosse disposto ad ammettere.
Scese in cucina e si trovò faccia a faccia con Liam. Il beta lo fissò per un attimo, squadrandolo come se cercasse di capire cosa lo stesse tormentando. Poi incrociò le braccia e inclinò leggermente la testa. "Che c'è, Theo? Qualcuno ti ha finalmente messo al tuo posto?" chiese, con un sorrisetto.
Theo sbuffò, tentando di nascondere l'irritazione. Si sedette sulla su una delle sedie, ignorando completamente la sua domanda.
"Hai per caso avuto un'altra conversazione interessante con Eve?", chiese ancora.
Theo si irrigidì, ma si limitò a rispondere con un'espressione indifferente. "Forse. Non è affar tuo, comunque."
"Oh, ma lo è," ribatté Liam, avvicinandosi di un passo. "Lei è mia sorella. Ed è una delle poche persone che sembra riuscire a gestirti." Si fermò, alzando un sopracciglio. "Cosa che, a quanto pare, nessuno di noi è mai riuscito a fare."
Theo lo guardò per un lungo istante, valutando le sue opzioni. Sapeva che Liam non avrebbe mai perso l'occasione di punzecchiarlo, ma lasciargliela vinta non era nel suo stile. "Gestirmi?" rispose con un sorrisetto sarcastico. "Non credo proprio. Evelyn è intrigante ed interessante, lo ammetto. Ma non confondere un semplice interesse con qualcosa di più."
Liam rise, una risata bassa e divertita. "Certamente, perché tu, Theo Raeken, non saresti mai seriamente interessato a qualcuno, giusto? Troppo impegnato a essere il solito manipolatore egocentrico."
"Esatto," replicò Theo, tagliente. "A differenza tua, non lascio che i sentimenti mi intralcino."
Liam non si lasciò impressionare. "Questo è sicuro. Eppure, mi sembra che stia succedendo qualcosa. Evelyn non è come le altre, vero? Lei non ti segue ciecamente, non ti teme, e sicuramente non si lascia affascinare da quel tuo sorriso o qualche battuta ammiccante." Fece una pausa, scrutandolo con uno sguardo penetrante. "Forse hai finalmente trovato qualcuno che potrebbe essere una sfida, e magari la perderai, finalmente."
Theo lo fissò, il sorriso che si congelava per un attimo sul suo volto. Sapeva che Liam stava cercando di provocarlo, ma c'era una verità scomoda in quelle parole che non riusciva a ignorare. "Sai una cosa, Liam?" disse infine, il suo tono basso e tagliente. "Dovresti concentrarti più sul tuo ruolo di beta-capo branco, e meno su chiunque altro. Perché, fidati, non sei nemmeno lontanamente qualificato per darmi lezioni di questo genere," si alzò di scatto.
"Non sto cercando di darti lezioni," rispose Liam con un'alzata di spalle. "Sto solo dicendo che, per una volta, potresti provare a non rovinare tutto. Sai, come fai di solito."
Theo rimase fermo davanti a lui, un sorriso velenoso che si allargava sul suo volto. "Non preoccuparti per Evelyn," disse, il tono basso. "Non ho intenzione di rovinarla, a meno che non sia lei a fare il primo passo," sorrise. Liam strinse la mascella, chiaramente infastidito dalla provocazione. "Solo una cosa, Theo," disse mentre l'altro si voltava per andarsene verso la porta. "Se le fai del male, non sarà solo il branco a venirti contro. Sarò specialmente io a prenderti a calci e farti rimpiangere di essere tornato dall'inferno."
Theo si fermò per un istante, poi si girò leggermente, uno scintillio di sfida nei suoi occhi. "E chi ti dice che sarà lei quella che si farà male?" si allontanò, lasciando Liam a fissare la sua schiena, combattuto tra il desiderio di inseguirlo e la consapevolezza che, alla fine, Evelyn sarebbe stata più che capace di gestire Theo e non cadere ai suoi piedi.
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Nolan se ne andò tardi quella sera, dopo che i due avevano cercato di trovare il piano perfetto per incontrare il branco, incastrarli e sconfiggerli. Nonostante la stanchezza, si era decisa per scendere al piano terra, per cucinarsi qualcosa. Stava sistemando la cucina, cercando di tenersi occupata, quando sentì un rumore di passi dietro di lei.
Liam era lì, appoggiato allo stipite della porta. Non aveva detto nulla da quando Evelyn era tornata in città. Si era tenuto a distanza, quasi come se la sua sola presenza potesse scatenare qualcosa. Ora, però, non c'era più modo di evitarlo.
Evelyn lo fissò per un lungo momento, il viso impassibile, ma i suoi occhi tradivano una tempesta di emozioni. Alla fine, ruppe il silenzio.
"Allora," iniziò, la voce tagliente, "dopo cinque anni hai finalmente deciso di farti sentire."
Liam si spostò nervosamente, le mani infilate nelle tasche. "Non volevo disturbarti," disse, il tono colpevole.
"Disturbarmi?" Evelyn rise amaramente, scuotendo la testa. "Ci sono voluti cinque anni, Liam. Cinque anni, e tutto quello che hai da dire è che non volevi disturbarmi?"
Liam abbassò lo sguardo, incapace di sostenere il peso della sua rabbia. "Non è stato facile neanche per me, Evelyn, sono cambiate molte cose," mormorò.
Quelle parole furono la scintilla che fece esplodere il fuoco. Evelyn si avvicinò a grandi passi, puntandogli un dito contro il petto.
"Non facile per te?" urlò. "Tu sei scappato! Sei andato via con la mamma e mi hai lasciata lì! Da sola con lui!"
Liam si irrigidì, ma non disse nulla. Evelyn continuò, il suo corpo tremava per la rabbia.
"Sai cosa ho dovuto passare? Sai cosa mi ha fatto?" La sua voce si spezzò, e per un attimo sembrò che stesse per crollare, ma si ricompose rapidamente. "No, certo che non lo sai. Perché te ne sei andato."
"Non potevo fare niente!" esplose finalmente Liam, alzando la voce per la prima volta. "Avevo tredici anni, Evelyn! Non ero forte abbastanza per fermarlo! E la mamma voleva proteggermi!"
"Proteggerti?" Evelyn rise di nuovo, una risata vuota e carica di dolore. "E io, Liam? Chi avrebbe dovuto proteggere me?"
Liam cercò di avvicinarsi, ma Evelyn lo spinse indietro con forza. "Non toccarmi!" gridò, le lacrime brillanti negli occhi.
"Evelyn, per favore," disse lui, la voce spezzata. "Non volevo lasciarti. Non volevo—"
"Ma l'hai fatto," lo interruppe lei, spingendolo di nuovo. "Mi hai lasciata."
Liam si bloccò, il petto che si alzava e si abbassava rapidamente. Evelyn notò un cambiamento nei suoi occhi, qualcosa di animalesco che cominciava a emergere. Fece un passo indietro, non avendo mai visto suo fratello nella sua nuova natura.
"Non sai cosa ho passato in questi anni," disse lui, il tono più basso, quasi gutturale. "Da quando sono stato morso, non sono più lo stesso," continuò, i suoi occhi brillavano di un giallo innaturale.
Evelyn trattenne il respiro quando vide i suoi canini allungarsi e le unghie trasformarsi in artigli. Liam si piegò leggermente in avanti, il volto distorto da una rabbia che non sembrava del tutto umana.
"Liam..." mormorò Evelyn, la sua mano scivolò istintivamente verso la fondina della pistola.
"Non sono tuo nemico," disse lui, ma la sua voce era più un ringhio ora. "Non voglio farti del male."
"Fermati!" gridò Evelyn, tirando fuori la pistola e puntandogliela contro. "Liam, fermati subito!"
Liam si immobilizzò, i suoi occhi gialli fissi sulla pistola, la cui canna era a pochi centimetri sal suo naso. Evelyn tremava visibilmente, il dito che sfiorava il grilletto.
"Evelyn, sono io," disse lui, lentamente tornando alla sua forma umana. "Sono tuo fratello."
"No, non lo sei più," sussurrò lei, le lacrime che le rigavano il viso.
La pistola le tremava tra le mani, ma non riuscì a sparare. Quando Liam fece un passo indietro, lei lasciò cadere l'arma a terra e si coprì il viso con le mani. Liam la guardò, il cuore spezzato dalla vista di sua sorella così distrutta. Fece un passo in avanti, ma quando Evelyn scosse la testa disperatamente, capì che non c'era niente che potesse dire per rimediare.
"Mi dispiace," mormorò, la voce spezzata, prima di uscire di corsa dalla stanza.
Non appena Liam se ne andò, Evelyn crollò a terra, le mani ancora premute sul viso. Le lacrime le scorrevano incontrollate, portando via tutta la rabbia e il dolore repressi in quegli anni.
Era come se un peso schiacciante, che aveva portato per troppo tempo, stesse finalmente esplodendo. La casa era silenziosa, rotto solo dai suoi singhiozzi soffocati.
Si rannicchiò su se stessa, stringendosi le braccia intorno al corpo come per cercare un conforto che nessuno le aveva mai dato. E mentre piangeva, Evelyn si rese conto che, nonostante tutto, una parte di lei voleva disperatamente perdonare suo fratello.
Ma non poteva. Non ancora. Non quando la ferita era ancora così fresca.
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La mattina seguente, Evelyn si svegliò con gli occhi gonfi e un nodo in gola che sembrava non volersi sciogliere. Aveva dormito a malapena, tormentata dai ricordi della notte precedente e dalle parole di Liam. Si vestì rapidamente, cercando di non pensare a nulla, e si diresse loft, dove sapeva potesse trovare Theo. Non sapeva esattamente perché stesse andando da lui, ma forse l'avrebbe aiutata più di quanto volesse ammettere.
Theo era lì, intento ad allenarsi. Il suo volto era concentrato, la mascella serrata. Evelyn si fermò sulla soglia per un momento, osservandolo. Sembrava sempre così calmo, così in controllo. Ma lei sapeva che sotto quella calma apparente c'era un lato più oscuro, qualcosa che Theo si sforzava di tenere nascosto. Ma che Evelyn avrebbe scoperto, prima o poi.
"Non credevo di vederti così presto," disse lui, senza voltarsi.
Evelyn incrociò le braccia al petto, avanzando lentamente. "Non credevo di venire a chiedere aiuto proprio a te."
Theo si alzò dalla panca e si voltò verso di lei. I suoi occhi la scrutavano con attenzione, come se cercassero di leggere ciò che lei stava cercando di nascondere.
"Cosa succede?" chiese, con il tono di chi già conosceva la risposta ma voleva sentirla da lei.
Evelyn fece un respiro profondo. "Ho parlato con Liam ieri sera."
Theo non reagì subito, ma qualcosa nel suo sguardo cambiò. Era preoccupato. Si passò una mano sulla nuca, come se stesse cercando le parole giuste da dire.
"E com'è andata?" chiese infine, anche se il tono tradiva che probabilmente conosceva già la risposta.
"Male, ovviamente," rispose Evelyn, incrociando le braccia. "Ha cercato di giustificarsi, di spiegare perché se n'è andato. Ma niente di quello che ha detto cambia il fatto che mi abbia lasciata sola." Theo annuì lentamente. "Non puoi davvero aspettarti che ti dia una risposta che ti soddisfi. Non c'è modo di giustificare ciò che ha fatto. Ma si è scusato, e ti ha chiamata. Non è abbastanza?" chiese Theo.
"Abbastanza?" Evelyn fece un passo avanti. "No, Theo, non è abbastanza. Non basta presentarsi cinque anni dopo e dire 'mi dispiace'. Non basta fingere che quei cinque anni non siano mai esistiti."
"Non è questo che sta cercando di fare," disse Theo, mantenendo la calma, anche se il suo tono si fece più serio. "Sta cercando di riparare le cose. Sai quanto è difficile per lui? E sai quanto sarà difficile per te, se continui a tenere tutto questo rancore dentro?"
Evelyn sentì la rabbia salire, ma qualcosa nella voce di Theo la fermò. Era come se sapesse esattamente cosa dire per farla riflettere, per spingerla a guardare oltre la sua rabbia e il suo dolore.
"Non si tratta solo di lui," disse lei, più a se stessa che a lui. "Tutti nella mia vita mi hanno sempre abbandonata. Prima mio padre, poi mia madre, e infine lui. Ogni volta che ho creduto di potermi fidare di qualcuno, sono rimasta da sola."
"Non sei sola adesso," disse Theo, con un'intensità che la fece vacillare. "Ci sono io. C'è Nolan, nonostante l'odio profondo che provo per lui... E c'è anche Liam, anche se non lo vuoi ammettere. Lui è qui per te, Evelyn. Devi solo dargli una possibilità."
Evelyn lo fissò, il cuore che batteva forte nel petto. "E tu? Perché stai facendo tutto questo? Perché ti importa così tanto di me?" Theo esitò, guardandola come se stesse decidendo se dirle o meno la verità. Alla fine, fece un passo avanti, accorciando la distanza tra di loro.
"Perché sei diversa," disse, la voce bassa ma carica di emozione. "Sei forte, Evelyn. Anche quando credi di essere a pezzi, c'è qualcosa in te che non si arrende mai. E non voglio che tu perda quella forza per colpa del passato."
Evelyn sentì un groppo in gola, ma non rispose. Si limitò ad annuire leggermente, voltandosi e uscendo dalla stanza. Non sapeva se credergli, non sapeva se fidarsi di nessuno. Ma le sue parole la seguivano come un'ombra, facendola sentire più vulnerabile di quanto avrebbe voluto.
༘˚⋆𐙚。⋆𖦹.✧˚
Più tardi quella sera, Evelyn si trovava nella piccola mansarda della casa, era il suo rifugio quando il caos dentro di lei diventava troppo da sopportare. Era una notte limpida, e le stelle brillavano come minuscoli frammenti di vetro nel cielo scuro, come poteva vedere dalla piccola finestra presente sopra di lei.
Sentì dei passi dietro di lei e non ebbe bisogno di voltarsi per sapere chi fosse. "Sei sempre stato bravo a trovarmi, Liam," sorrise.
"Sapevo fossi qui," rispose lui, avvicinandosi lentamente e sedendosi accanto a lei.
Evelyn rimase in silenzio, continuando a prendere cose dallo scatolone, non curandosi della presenza del fratello. Sentiva la sua presenza come un peso, ma non era sicura se fosse un peso negativo o qualcosa di più confortante. Scavò a fondo e trovò un suo vecchio diario, "pensavo mamma l'avesse buttato," mormorò, aprendolo. Liam sorrise e scosse la testa. "Lei tiene sempre tutto, lo sai," rispose. Evelyn aprì il diario e sorrise immediatamente, indicando una foto dei due all'ottavo compleanno di lei. "Ero il più piccolo lì in mezzo," rise Liam, "non ti sei mai lamentato di dover conoscere le mie amiche più grandi di te," rise anche lei.
Ci fu un secondo di silenzio tra i due, come se stessero pensando a quei momenti passati.
"Volevo chiederti scusa," disse infine Liam, la sua voce piena di rimorso. "Per tutto. Per averti lasciata, per non essere stato il fratello che meritavi."
Evelyn chiuse gli occhi, lasciando che le sue parole affondassero. "Non puoi cambiare il passato, Liam."
"No, ma posso fare meglio ora," rispose lui.
Si girò verso di lui, i suoi occhi che brillavano. Liam continuò. "Non ti sto chiedendo di perdonarmi subito. Solo lasciami dimostrare che posso essere migliore di ciò che sono stato", disse.
Evelyn lo fissò a lungo, cercando di capire se poteva fidarsi di lui. Alla fine annuì leggermente. "Non posso continuare a odiare tutti," disse infine, la sua voce appena un sussurro. "Non voglio più vivere così."
Liam si avvicinò a lei, mantenendo però una distanza rispettosa. "Non ti sto chiedendo di dimenticare," disse dolcemente. "Solo di permettermi di ritornare a far parte della tua vita."
Evelyn lo guardò, e per la prima volta da anni, vide non solo il fratello a cui aveva voluto bene, ma anche un uomo che aveva sofferto tanto quanto lei. Senza pensarci, si sporse verso di lui, appoggiando la testa sulla sua spalla. Liam rimase immobile per un momento, sorpreso, ma poi le mise un braccio intorno, stringendola con delicatezza.
Rimasero così a lungo, il silenzio rotto solo dal ritmo regolare dei loro respiri. Evelyn chiuse gli occhi, sentendo un calore familiare che non provava da troppo tempo. Forse non riusciva ancora perdonare del tutto Liam, ma quella sera, per la prima volta, non si sentiva sola.
"Adesso l'unica preoccupazione che dobbiamo avere è mettere in salvo tutti voi," disse lei, alzando lo sguardo verso il fratello. "Domani ideeremo un piano, tutti insieme," rispose lui. Evelyn annuì.
"E Theo?", chiese Liam, ridendo. "Cosa?", chiese a sua volta la sorella. "Avanti Eve, mi sembra di essere tornati bambini quando in prima superiore c'era quel ragazzino che aveva una cotta per te," rise lui.
"Theo si preoccupa per me, semplicemente," mormorò lei. "Si, ma Theo non si preoccupa di nessuno se non di sé stesso," sottolineò Liam. Evelyn si staccò dalla spalla di suo fratello e assottigliò le labbra. "Beh, evidentemente ha cambiato idea," disse lei, mordendosi l'interno guancia. Liam alzò le sopracciglia, incredulo. "Per me Theo è perso di te," disse lui, mentre lei si mise a ridere e scosse la testa. "Vedrai," rise lui., "è proprio così," continuò.
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Pochi giorni dopo, il branco dei cuccioli si ritrovò nel loft di Derek—ormai casa di Theo—per cercare disperatamente di creare un piano efficace per cacciare il branco nemico dal bosco. Una piantina della riserva di Beacon Hills era stesa sul tavolo, i membri erano posti a cerchio attorno ad essa. Evelyn si era messa gli occhiali e con una matita tracciava le varie entrate di quel luogo enorme, le strade che potevano essere utilizzate come vie di fuga e addirittura una scorciatoia per arrivare al centro città in meno tempo.
"Nolan e Mason ci aspetteranno qui con l'auto di Theo, nel caso in cui dovessimo scappare," Liam indicò un punto sulla piantina e la chimera affianco a lui alzò gli occhi al cielo. "Vi presterò l'auto solo e solo se sarà Mason a guidarla," sbottò, incrociando le braccia al petto. "Ma Mason rispetta troppo il codice stradale e se dovessimo scappare, quei sangue di lupo ci prenderebbero immediatamente," disse Corey, beccandosi un'occhiataccia da parte del suo fidanzato.
"Infatti guiderà Nolan, mettendo caso dovessimo fuggire," intervenne Mason, facendo spallucce. Theo sbuffò rumorosamente, mettendo poi le mani sul tavolo. "FBI, tu cosa farai?", chiese, guardando Evelyn. Lei si tolse gli occhiali e appoggiò la matita, "verrò con voi, so usare un'arma e ci vuole qualcuno che affianchi Corey," rispose lei.
"Evelyn potrebbe mimetizzarsi con lui e riuscire a sparare all'alfa," disse Liam, ma Theo non sembrava esattamente d'accordo. "Ti sei dimenticato che lei non guarisce come noi?", le chiese la chimera. "Sono addestrata per questo, non è la prima volta che mi trovo in una situazione del genere e soprattutto sono più grande di tutti voi e con più esperienza in campo," rispose e Theo sorrise.
"Se solo sapessi le esperienze che abbiamo noi," ribatté lui. Evelyn lo guardò, uno sguardo di sfida sul volto. "Certamente, combattere creature sovrannaturali utilizzando i propri poteri sovrannaturali deve essere alquanto difficile," disse lei, annuendo. Alzò le sopracciglia e prese un respiro profondo.
"Comunque," continuò Evelyn, ignorando lo sguardo di Theo puntato su di lei, "come stavamo dicendo, io e Corey possiamo mimetizzarci e avvicinarci all'alfa del branco. Abbiamo bisogno di eliminarlo, perché senza di lui il resto crollerà in fretta. Ho visto come funzionano i sangue di lupo, i loro branchi; sono organizzati, ma solo finché c'è qualcuno a dettare ordini." spiegò lei.
"Non è una cattiva idea," disse Corey, accennando un sorriso. "Io posso rendere invisibile sia me che Evelyn per un tempo sufficiente a raggiungerlo." La ragazza annuì, scambiandosi un sorriso con il camaleonte.
Theo indicò un punto sulla mappa, "io e Liam entreremo dall'altra parte, meglio essere tutti separati per non dare nell'occhio. Il punto di ritrovo è questo," disse, spostando il dito leggermente verso destra. "Il ruscello, che divide la parte est da quella ovest del bosco. Il ponte non c'è più. É stato demolito e questo ci permetterà di disperderli nel caso in cui dovessero inseguirci," continuò lui, un'espressione seria sul volto.
Liam gli lanciò uno sguardo, mentre la chimera teneva loro sguardo basso, attendendo che qualcun altro parlasse. "Sicuro che quel luogo vada bene?", chiese Mason. Evelyn non capiva. Secondo lei era un buon piano, ma in realtà non sapeva del perchè l'aria si fosse fatta così pesante.
Theo annuì, alzando lo sguardo verso Nolan, la mano tesa con le chiavi del pick-up strette tra le dita. "Dovrai essere veloce, dovrai farti trovare nella parte est non appena sentirai il mio ruggito, intesi?", chiese, cambiando discorso. Il ragazzo annuì, per poi tendere la mano verso di lui, per poi prendersi le chiavi. "Andrà tutto bene," disse Liam, "abbiamo un ottimo piano, per una volta."
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