7 CAPITOLO.

Torno a casa e i miei genitori mi evitano come se avessi ucciso qualcuno. Mi arriva una telefonata, è Anna.. '' Pronto?'' rispondo ''Sara io domani mattina parto, vado a Roma da mio padre'' mi dice Anna con una voce malinconica ''non sei felice di andare a trovare tuo padre perché quella voce?'' rispondo '' sai non vado a trovarlo, mi trasferisco li..e non per alcuni giorni'' a quel punto mi cade il mondo addosso, mi sento persa e vuota, cado per terra e avvicino le ginocchia alla bocca, chiudendomi a piangere. Anna continua a parlare da sola al telefono ''Saraa,Saraa stai bene? Saraa rispondi maledizione!'' non avevo le forze per farlo e chiudo.

Dopo pochi minuti corro subito in camera mia e mi chiudo a chiave. Prendo la lametta che mi aveva restituito Davide e incomincio a tagliarmi, sempre in profondità e sempre più vicina alle vene.

Volevo finirla..il mio mondo non aveva più senso ormai, andava tutto male: i miei mi odiavano, Leo mi tradiva facendo lo stronzo con altre ragazze, la mia migliore amica mi abbandonava, tutto male, l'unico che si salva in tutta sta merda è Davide l'unico che sembra apprezzarmi davvero.

Il dolore delle lamette non faceva male, nemmeno sulle vene, stavo bene vedendo quel sangue scorrermi sui vestiti.

Un taglio troppo profondo mi fa svenire, li abbandonata in quella stanza, nessuno poteva soccorermi.

Era il mio momento, avevo finito.

Debolmente riesco a muovere gli occhi, sento la porta sbattere, qualcuno da fuori sta gridando 'apri, Sara ti prego apri questa dannata porta' ma io non potevo, non riuscivo.

Ormai il sangue si sparge sul pavimento uscendo anche da sotto la porta.

Vedendo il sangue i miei genitori sfondono la porta e mi vedono li distesa per terra col sangue che mi affonda.

Piangendo chiamano l'ambulanza e anche Anna.

Arrivano insieme, Anna vedendomi li piange e continua a gridare ''è tutta colpa mia, Sara resisti!'' ma non era colpa sua è solo mia, sono io il disastro, sono io quella sbagliata, sono io l'errore in questo mondo.

Mi risveglio in ospedale, i dottori pensavano che non c'è l'avrei fatta, ero troppo debole, insomma era la vena, una parte molto delicata del corpo.

Non ricordo nulla di quel giorno..

I miei genitori sono appena arrivati a trovarmi e sono sorpresi nel vedermi sveglia.

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