Capitolo 6

Noah

Mancavano cinque minuti: erano le 6:30 di sera e dopo quei pochi minuti d'attesa avrei avuto Arya in quella dannata macchina.

«Andiamo dritti?» mi chiese Matthew al mio fianco per l'ennesima volta.

Quel ragazzo mi faceva veramente salire il sangue al cervello ogni volta che lo vedevo e meno male che era solo un'ora a settimana.

«Sì» risposi in tono acido. Per cinquanta minuti non avevo fatto altro che rimproverarlo per la sua pessima guida: sbagliava veramente tutto e pretendeva pure di avere ragione. Forse mi direte che non è il modo di trattare le persone, altrimenti a lui sarebbe passata la voglia di prendere la patente e dall'altra parte mi avrebbero licenziato, ma sfido chiunque a farsi un'ora in macchina con lui. Aveva già fatto più di venti guide con l'altro istruttore e poi con me ma i risultati proprio non si vedevano.

Matthew non si fermò neanche alla rotonda e dovetti frenare di colpo. «Ma sei scemo!?» sbraitai, diventando rosso di rabbia.

«Perché?» domandò senza aver capito nulla.

«Se arriva una macchina alla tua sinistra in rotonda e vuole andare dritta, cosa ha nelle rotonde?» cercai di farlo ragionare ma dubitai che ci potesse arrivare e fu così.

«Si deve fermare.»

Mi misi le mani nei capelli, tentando di non diventare pelato a ventotto anni e di mantenere la calma, cosa molto complicata con un soggetto del genere. «Matthew, hanno la precedenza. Sei tu che ti devi fermare e non in mezzo alla rotonda, ma dietro la linea bianca» scandii bene le parole.

«Ok» rispose senza nemmeno ascoltarmi, perché stava guardando le ragazze dentro le macchine che passavano.

Vediamo se riusciamo a fare i prossimi cento metri senza farmi risvegliare tutti i santi che ci sono in cielo.

«Ora puoi partire. La rotonda è libera e hai fatto una coda lunga mezza chilometro.» Lasciò la frizione velocemente e quasi sbattei la testa sul cruscotto della macchina, non avendo la cintura. «La frizione va lasciata piano!»

Cercò di ripartire, ma lo aiutai con i miei pedali altrimenti saremmo finiti nel vuoto, che nemmeno esisteva attorno a noi. Passò dalla prima, alla seconda e poi alla terza in un secondo e quando arrivammo davanti al cancello di entrata al piazzale di scuola guida non frenò neppure.

«Matthew,» dissi, facendo un respiro profondo, «questa cazzo di svolta si fa in prima perché è stretta e ci sono anche quelli che escono!»

Non rispose neanche e parcheggiai io, perché avremmo addirittura buttato giù l'edificio dell'autoscuola.

«Guarda che se vuoi prendere la patente, ti devi veramente impegnare perché sei messo veramente molto male.» Presi il mio quaderno dove segnavo ogni cosa delle guide e lessi ciò che stavo scrivendo. «Non si ferma alle rotonde per dare le precedenze, non si ricorda le inversioni, parcheggi a S un disastro e non riesce ad andare dritto in un rettilineo.»

Scese dalla macchina senza neanche farmi finire di dirgli tutte le cose che avevo scritto su quelle pagine del quaderno e scossi la testa per mantenere la calma.

Ho decisamente bisogno di fumare una sigaretta. Uno più arrogante di lui non mi poteva capitare?

Aprii la portiera dimenticandomi completamente che avevo la guida con Arya e presi il mio pacchetto di Winston dalla tasca dei jeans. Non feci nemmeno in tempo a girarmi che le andai addosso, facendo la figura del coglione.

Lei non si era accorta della mia presenza, perché stava guardando le macchine che passavano sulla strada, e quando notò che le ero andato addosso, mi afferrò per l'avambraccio.

Alzò il ginocchio come se volesse tirarmi un calcio in un posto in cui non era decisamente il caso e mi guardò terrorizzata per un paio di secondi.

Nei suoi occhi si vedeva il terrore puro e mi chiesi cosa avesse mosso in lei quella reazione. Sapevo che non mi conosceva, ma sicuramente non le avrei fatto del male, quindi mi sembrava una reazione eccessiva alla mia presenza.

«S-scusami» borbottò, lasciandomi andare, e iniziò a respirare affannosamente mentre si guardava intorno. «Pensavo fossi un'altra persona» si giustificò.

Chi avrei dovuto essere?

«Non ti preoccupare, vai pure in macchina a prepararti tutto. Devo andare un attimo dentro a parlare con la segretaria» dissi, sorridendole.

Annuì piano. La guardai nel riflesso del vetro dell'auto scuola e notai che era ancora scossa.

Entrai e Gwenda capì subito dalla mia espressione, particolarmente irritata, che avevo finito la guida con Matteo. «Sei ancora vivo» mi fece notare, cercando di trovare qualcosa di positivo in quell'ora.

«Eh, per poco però» ammisi.

«Cosa ha combinato questa volta?»

«Stavo per rimanerci secco: c'era un camion che stava uscendo in retro da un'azienda e lui cosa fa? Accelera, al posto di rallentare e fermarsi. Il camion ci ha visto per miracolo, ma io me lo sono trovato a dieci centimetri dallo specchietto.»

«Hai visto la morte in faccia praticamente.»

«Io che pensavo di vederla solo in ambulanza. No, con lui mi tocca pure al lavoro, mamma mia» imprecai mettendomi le mani nei capelli e inizia ad andare avanti e indietro per la stanza.

«Almeno ora hai Arya» cambiò argomento, ma sbiancai peggio di prima. Mi fermai all'improvviso e la guardai con la bocca spalancata. «Insomma, mi hai detto che è molto brava, quindi non avrai problemi con lei.»

Ah, ecco cosa intende. Pensavo avesse capito che mi interessa e questo sarebbe stato un guaio molto serio.

«D'accordo, augurami buona fortuna e speriamo che quel coglione non ci provi con lei.» Mi girai per vedere se Arya fosse pronta e lo vidi già in macchina con lei.

«Penso lo stia già facendo e, vedendo la faccia di quella povera ragazza, non credo che le stia facendo molto piacere.»

Arya era letteralmente terrorizzata e quando incrociai il suo sguardo, capii che stava cercando il mio aiuto o quello di chiunque altro. «Vado a salvarla» dissi, salutando Gwenda.

«Ti avevo detto di non salire in macchina finché non fossi arrivato io» affermai rivolgendomi a Matthew con un tono di voce parecchio incazzato. Sbuffò e alzò gli occhi al cielo. «Senti caro, sei tu che hai deciso di venire in questa scuola guida. Ce ne saranno almeno una cinquantina in tutta la città e potevi benissimo sceglierne un'altra.»

«Ma deve venire anche lui con noi ora?» mi interruppe Arya.

«Dobbiamo portarlo a casa» le riferii, abbozzando un sorriso sul viso per farle capire che non ce l'avevo assolutamente con lei.

Il signorino qui presente ha anche le pretese, cosa credi?

Arya si girò e guardò avanti, stringendo le mani al volante, nonostante dovessimo ancora partire.

«Per colpa tua non ho neanche fumato» rimproverai Matthew un'altra volta.

«Dove dobbiamo portarlo?» chiese Arya dopo che fui salito.

Notai la sua mano che cercava di nascondere nell'altra, ma feci finta di nulla vista la reazione che aveva avuto poco prima quando le ero andato addosso.

Matthew rispose al posto mio attaccando bottone e dopo aver sbuffato risposi masticando le parole tra i denti. «Perfetto, pure vicino a casa tua abita questo.»

Ad Arya andò di traverso la saliva, supposi, e cominciò a tossire rumorosamente.

«Dove?» chiese Matthew alle mie spalle e dovetti avere un autocontrollo incredibile in quel momento.

Guardai Arya, che ancora tossiva, e dopo essermi accertato che non soffocasse risposi io per lei. «Possiamo benissimo partire» dissi in modo che Matthew non venisse a sapere dove abitasse quella povera ragazza e anche perché forse ero un po' geloso. Ma d'altronde non sapevo nemmeno se fosse fidanzata, quindi era meglio che mi mettessi via quella gelosia ingiustificata.

«Fai delle guide con tuo padre per favore» dissi a Matthew prima che scendesse dalla macchina.

«Ok» rispose e poi si rivolse ad Arya. «Magari ci vediamo qualche giorno.»

«Matthew, vattene per favore prima che mi partano ancora i cinque minuti» intervenni, vedendo Arya a disagio.

«Ma stai tranquillo» trovò il coraggio di ribattere, sbuffando.

«Scendi da questa cazzo di macchina altrimenti ti prendo a sberle e fidati che non ti conviene» lo minacciai, incenerendolo con lo sguardo.

Scese dalla macchina, sbattendo la portiera, e chiusi gli occhi perché altrimenti sarei sceso con lui e lo avrei messo al suo posto.

«Tutto bene?» chiese Arya con voce roca, dopo aver assistito a quella scena pietosa. «Sembra che non lo sopporti minimamente.»

«È così infatti» affermai sistemandomi il sedile in avanti e girai lo sguardo verso di lei. «È un coglione di prima categoria.»

«Cosa ha fatto?»

«Sarà vent'anni che cerca di prendere la patente, ma se fossi al posto suo abbandonerei definitivamente la barca» decisi di dire per non traumatizzarla del tutto. «Ci ha provato con te?»

«Sì, ma penso abbia capito di non avere molte chance con me.»

«Per lui è difficile capire, fidati. Penso che anche il tuo ragazzo non farebbe a meno di strozzare uno così» sparai, sperando che mi parlasse del fatto che fosse fidanzata o meno. Nel frattempo tornò in strada e la osservai di sottecchi.

«Avercelo!» esclamò, scoppiando a ridere. «Ma credo che i miei amici lo farebbero a pezzi in qualunque caso.»

Si!

Almeno ho una possibilità e non posso sprecarla.

«Vuol dire che ti sei scelta dei buoni amici.»

«Sì, be'... pochi, ma buoni.»

«Sono contento per te.» Sorrisi e mi girai a guardare la strada mentre mi abbassavo gli occhiali da sole.

*

«Oggi dobbiamo fare le svolte a sinistra.»

«Sono difficili?» domandò un po' preoccupata.

«Per te credo proprio siano una passeggiata. Ecco, giriamo pure lì...» dissi facendole vedere la strada che doveva prendere.

«Allora, innanzitutto bisogna iniziare a frenare perché le svolte si fanno in seconda oppure ci si ferma se arrivano delle macchine dal lato opposto della strada, come questa» affermai, indicando la macchina che stava passando.

«Mi sembra ovvia la cosa» disse inarcando un sopracciglio e mi guardò per un secondo, sorridendo.

«Per quel coglione non lo era quindi lo specifico sempre da allora. Comunque, dicevo... Ci si sposta sul lato sinistro della corsia e la curva si prende ovviamente larga, altrimenti facciamo un frontale con le macchine che si fermano allo stop.»

«Dovrei aver capito, vado?» chiese, perché c'eravamo fermati al centro della carreggiata per poterle spiegare i vari passaggi.

«Certo. Prima però guarda se arriva qualcuno anche dallo stop, perché spesso neanche si fermano in questo punto.»

Partì senza fare come Matthew, che non sapeva ancora partire correttamente dopo tutte le guide che aveva fatto ma soprattutto dopo tutti i soldi che aveva sprecato.

Mi vennero in mente le parole di Mason della sera precedente e cercai di scoprire informazioni che la riguardassero, senza però risultare troppo invadente. «Studi ancora o lavori?»

«Entrambe in realtà» rispose, senza distogliere lo sguardo dalla strada.

«Davvero?» fu la mia risposta. Questa ragazza mi sorprende ogni secondo di più.

«Nei weekend faccio la barista in un bar vicino a casa mia e vado ancora a scuola, però spero finisca presto.»

«Cosa ti piacerebbe studiare?»

«Lettere.»

«Wow! Scelta molto impegnativa. Come mai? Vuoi diventare insegnante?» indagai, parecchio curioso di capire la ragazza misteriosa che mi trovavo davanti.

«No, io... non so se voglio parlarne... Non lo sa praticamente nessuno...» si giustificò.

«Le cose che vengono dette in questa macchina, sono sempre rimaste qui dentro» la rassicurai per saperne di più.

«Magari un giorno ti dirò il motivo» mi lasciò con il dubbio ma la sua risposta mi dava ancora della speranza.

«D'accordo» acconsentii, capendo che non era da tutti aprirsi con uno sconosciuto dopo neanche due ore. «Oggi mi sembri un po' arrabbiata, sbaglio?» continuai, cambiando argomento.

«Come hai fatto a capirlo?»

«Non è molto complicato... Basta guardare la tua faccia.»

«Oh» sospirò delusa.

«Non c'è nulla di male se il tuo viso è un libro aperto» la confortai.

Arya

Si allungò per spostare leggermente il volante a sinistra e ritrassi di scatto la mano nel momento in cui Noah appoggiò la sua sulla mia.

Una scossa elettrica potentissima mi vibrò fino nelle arterie e fece muovere dentro il mio stomaco una sensazione che non ero capace di riconoscere.

Cosa sta succedendo? Tutto sta precipitando.

Senza rendermene conto il mondo iniziò a girare ma forse era solo una mia sensazione. Il tremore alla mano cominciò incessantemente. Noah, abile osservatore, però se ne accorse e cercai di nasconderlo sotto l'altra mano, riuscendoci discretamente. «Tutto a posto?» domandò in un sussurro, senza allontanarsi.

Annuii, senza distogliere lo sguardo dalla strada, mentre percepivo sempre più caldo in quella macchina nonostante fosse pieno inverno.

«Non stare sul bordo della strada altrimentiandiamo nel fiume.»

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