Capitolo 38
Arya
Era arrivato finalmente il fatidico giorno dell'esame e la tensione era alle stelle sia dentro sia fuori di me. Percepivo l'ansia crescermi nella pancia e nel frattempo le mie mani avevano cominciato a tremare tantissimo.
Io e mia madre arrivammo anche in anticipo, o meglio, in orario, ma l'esaminatore era un po' lento con le pratiche, quindi dovemmo aspettare circa un quarto d'ora.
Scesi comunque dalla macchina e iniziai ad andare avanti e indietro sul piccolo marciapiede che c'era in quella piazzetta, dalla quale sarebbe iniziato l'esame.
Sapevo di essere pronta, perché avevo ripassato tutti gli argomenti di teoria che avrebbero potuto chiedermi insieme ad Agatha la sera prima, e poi pensavo di essere anche abbastanza brava a guidare. Noah me l'aveva sempre detto, ma non valeva tanto il suo giudizio perché in fondo era di parte.
All'ultima guida prima dell'esame Noah mi aveva rassicurata tantissimo, ma non l'avevo più né visto né sentito dopo la mia lettera che gli avevo lasciato in cucina.
Mi distruggeva il pensiero di averlo fatto scappare, ma era la cosa giusta da fare. Io non potevo dargli la felicità che cercava tanto, non potevo essere il motivo per cui si migliorava la sua giornata.
Prima che accadesse tutto ciò, mi aveva detto che sarebbe passato quel giorno nei dintorni, ma nel profondo del mio cuore sapevo benissimo che l'aveva detto solo per farmi affrontare in tranquillità quel maledetto esame. Non credeva nemmeno lui che sarebbe potuto venire, anche perché stava lavorando.
«Arya, stai mettendo ansia pure a me» disse mia madre, avvicinandosi alla mia figura che continuava a solcare l'asfalto. «Vuoi che ti tenga la mano?»
«Sì, per favore.»
La prese fra le sue e me la accarezzò. «Stai tranquilla, sai guidare meglio di tuo padre» mi rassicurò. Risi tra me. «Vedi, lo sai anche tu!» esclamò, scoppiando a ridere.
Nel frattempo venne verso di me l'istruttore con cui avrei dovuto fare l'esame. Era un uomo altissimo rispetto a me e mi sembrava di star osservando un grattacielo infinito. «Tu sei Arya, giusto?» Annuii. «Io sono Logan. Adesso inizieremo con fare delle semplici manovre, quindi un'inversione, ma come vedi c'è molto spazio perciò non dovrebbe essere molto difficile. Poi passeremo a un parcheggio: questo esaminatore solitamente li fa fare a L andando fino in fondo alla piazzetta, ma non sale sulla macchina in questo caso, quindi ti darò una mano io.» Continuai ad annuire. «Andrai per prima perché Noah mi ha chiesto questo favore.»
«C-cosa?» uscì dalla mia bocca senza rendermene conto.
«Mi ha detto che hai molta ansia, quindi se vai per prima te la togli subito» mi spiegò, toccandomi la spalla per rassicurarmi.
«Oh» fu l'unica cosa che riuscii a dire.
Noah ha davvero fatto tutto questo per me? Io pensavo non volesse più nemmeno sentire il mio nome...
«Possiamo cominciare» proruppe l'esaminatore. «La prima dell'elenco è Arya Wilson.»
Feci un respiro profondo e mi avvicinai alla macchina dell'autoscuola. L'esaminatore mi prese il foglio rosa e controllò che i dati corrispondessero alla realtà. «Molto bene. Sali pure in macchina e sistemati.»
Feci un altro respiro per non andare in apnea e mi sedetti sul sedile del guidatore. Sistemai il sedile, il poggiatesta e lo specchietto centrale, allacciai la cintura come mi aveva insegnato Noah. Tirai giù il finestrino, perché me lo aveva detto Logan nel frattempo, ma anche perché altrimenti sarei morta per mancanza di ossigeno.
L'esaminatore appoggiò i gomiti sulla portiera e mi indicò lo specchietto centrale. «In cosa consiste la modalità anti-abbagliamento?»
«Questo specchietto si può abbassare quando i fari dei veicoli che sono dietro di noi ci abbagliano. Bisogna premere qui», indicai la linguetta nera.
«Molto bene» disse, appuntando qualcosa sopra un foglio. «Ultima domanda: perché prima bisogna sistemare il sedile e poi gli specchietti?»
«Perché se avessi sistemato prima gli specchietti vedrei solo la fiancata della macchina, ma devo vedere anche una parte della strada.»
«Perfetto. Ora sali in macchina, facciamo un'inversione e poi ti dò le indicazioni per le strade che percorreremo.» Annuii cortese. Si sedette sui sedili posteriori e feci l'inversione dopo aver controllato che si fosse messo la cintura di sicurezza.
Seguii le sue istruzioni e imboccammo la superstrada, che sapevo fare molto bene, visto che l'avevo percorsa molte volte insieme a Noah.
«Entra in questo distributore e poi ritorna in superstrada» disse l'esaminatore alle mie spalle mentre chiacchierava con Logan.
Feci ciò che mi aveva detto, mettendo la freccia a destra e guardando lo specchietto. Proseguii sempre dritta fino ad arrivare a un sottopasso.
Vidi una macchina bianca avvicinarsi e mi agitai tantissimo nel momento in cui vidi scuola guida scritto sul cofano. Man mano che la macchina si avvicinava, capii che al suo interno ci fosse Noah.
Lui è venuto davvero.
Non mi ha detto una bugia.
Lui è qui.
È qui per me.
Non è rimasto terrorizzato dai miei racconti, forse.
Ebbi un secondo di mancamento.
Mi spuntò un sorriso sulle labbra, ma cercai di togliermelo subito per non farlo notare alle due persone che avevo in macchina.
Io e Noah ci lanciammo un'occhiata che faceva ben intendere i nostri pensieri senza doverli necessariamente esprimere.
Il suo sguardo era poesia.
Quando mi guardava in quel modo tremava la terra.
Si allineavano i pianeti.
Si scontravano i titani.
Erano l'esplosione più bella del pianeta.
Tutto merito dell'universo.
Nel frattempo sentii l'istruttore parlare con l'esaminatore, forse per distrarmi. Pensai che Noah lo avesse istruito veramente bene, ma volevo sapere cosa gli avesse detto di me. Sbaglio o nessuno doveva sapere niente attorno a noi?
Alla rotonda tornai indietro e nel momento in cui dovetti entrare nel parcheggio notai che Noah stava passando ancora una volta per la strada. Mi fermai e lo lasciai passare per evitare che l'esaminatore non mi desse la patente per una mancata precedenza.
Lo guardai, letteralmente imbambolata, e lui fece lo stesso. Mi fece l'occhiolino che sicuramente nessuno aveva notato e, non avrei voluto avere le allucinazioni in quell'istante, ma mi sembrò che mi avesse anche mandato un bacio soffiato.
Il mio cuore iniziò a tremare insieme alle gambe e a tutto il corpo.
Il tempo si era fermato per una frazione di un secondo, giusto l'attimo per farlo passare e andarsene.
Mi serviva proprio la consapevolezza che lui fosse lì con me per far bene l'esame.
Lo ringraziai in silenzio e poi girai per entrare nel parcheggio.
«Hai guidato molto bene» disse l'esaminatore, rivolgendosi a me.
«Grazie» risposi, emozionata.
Scendemmo tutti quanti e mi diressi verso mia madre, che era rimasta lì per assicurarsi che non morissi d'ansia.
«Arya» mi chiamò Logan, «la patente la lasci qui?» In che senso? «Hai preso la patente» annunciò, vedendo la mia faccia confusa.
Ma davvero sono così stupida da non aver capito di aver preso la patente? Non è uno scherzo del destino, vero?
Corsi verso di loro, saltando dalla gioia e l'esaminatore me la consegnò. «Mi serve anche una firma, qui» affermò, indicandomi dove dovessi firmare.
«Ho preso la patente! Mannaggia!» esclamai, correndo ad abbracciare mia madre che forse era più contenta di me.
«Sono davvero molto fiera di te, Arya» sussurrò al mio orecchio, mentre le scendeva una lacrima per l'emozione e non solo a lei.
E Noah lo è?
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