Capitolo 32
Arya
«Perché mi state fissando tutti?» domandai, sentendomi particolarmente in imbarazzo con tutti gli occhi dei miei famigliari, compreso Noah, puntati addosso senza una giustificazione valida.
«Noah deve dirti una cosa» mi informò mia sorella, vedendo che nessuno mi rispondeva e stavo cominciando a innervosirmi.
Questi nascondono qualcosa, dissi tra me e me.
Mi girai verso Noah in cerca di una risposta. Mi squadrò dalla testa ai piedi, mordendosi un labbro e poi incrociò il mio sguardo. Mi ero dimenticata quanto fossero belli i suoi occhi cerulei e mi presi qualche secondo per perdermici dentro. Vidi Noah schiudere leggermente la bocca e poi parlare. «Andiamo al mare per tre giorni» disse tutto d'un fiato.
Cosa? Io e lui da soli dall'altra parte del mondo? Non se ne parlava proprio. Se mi avessero rapita? Cosa avremmo fatto? Mi avrebbe lasciata lì? Se mi fossi persa? Sarebbe venuto a cercarmi? Mannaggia a lui!
«Col cavolo!» esclamai, aumentando la distanza che c'era tra noi. «Io con te non vado proprio da nessuna parte» continuai.
Stare da sola con lui per tre giorni interi rappresentava tutto ciò che mi ero sempre vietata. Un conto era rimanere a dormire a casa per una notte, perché ero arrabbiata con i miei genitori o perché c'era mia sorella che stava male, e un altro conto era andare in vacanza con lui e dover passare oltre settantadue ore insieme a lui.
Solo io e lui, sottolineiamo.
Sarei potuta morire, anzi, a momenti mi prendeva un colpo lì, nel salotto di casa mia.
«Perché?» chiese, non mostrando alcun tipo di stupore dalla mia risposta.
«Perché!? Mi domandi perché!? Sei completamente fuori di testa» urlai.
«Io non vedo quale sia il problema» intervenne Agatha. «Ti fai una vacanza...»
E a spese di chi? Non abbiamo soldi da buttare via.
«Abbiamo discusso una settimana fa e poi non ci siamo più nemmeno visti e ora ti presenti qui, a casa mia, dicendomi che andremo in vacanza insieme! Ti sembra una cosa normale?» diedi sfogo a ciò che sentivo dentro.
«Non abbiamo litigato quando hai fatto l'ultima guida, sei tu che vuoi credere che sia così» ribatté Noah, facendo un passo avanti senza considerare che ci fossero i miei genitori in ascolto, soprattutto mia madre. «Vuoi autoconvincerti che le cose vanno male quando non sono così per paura di soffrire in futuro. Abbandoni la barca ancora prima che arrivi la tempesta», agitò le mani in aria, arrabbiandosi, «per una volta non puoi rischiare?»
«E cosa ci guadagnerei?» chiesi, avendo capito che lui era arrivato già al fulcro del discorso.
«Cosa ci guadagneresti? Una persona che ti rispetta e che ti accetta per quello che sei. Una persona che tiene a te, nonostante il tuo odioso spazio vitale» disse, scandendo per bene le parole odioso spazio vitale.
Noah
E forse anche una persona che ti possa amare, pensai, ma non ebbi il coraggio di dirlo davanti a quel vasto pubblico.
«Arya, ascoltami,» intervenne la madre, avvicinandosi a lei, «questa sicuramente sarà un'esperienza di vita nel bene o nel male.»
«Non voglio vivere nessun tipo di esperienza, mamma. Non voglio vivere altre esperienze nel male» ammise in un sussurro, mentre le scese una lacrima sul viso.
Feci di tutto pur di non avvicinarmi per asciugargliela. Mi resi conto che la situazione era davvero complicata. Era molto forte la vocina nella mia testa che mi diceva di proteggerla dai mali del mondo. C'erano troppe cose che l'avevano ferita e io non volevo rientrare in quella categoria.
«Lo so, Arya, lo so meglio di te. E so anche che vuoi smettere di soffrire e di pensare a lui ogni secondo, ma lo sai anche tu che sarà un segno che rimarrà per sempre impresso sulla tua pelle, sulla nostra pelle.» Arya annuì. «Quindi questo viaggio lo prendi come un'occasione per metterti in gioco e io sono d'accordo, altrimenti non l'avrei aiutato a organizzare questa sorpresa... God...»
«Scusa? Tu l'hai aiutato a organizzare questo teatrino?» la interruppe.
«Sì, l'ho aiutato, perché credo che sia una brava persona» ribatté sua madre, tentando di convincere Arya che stessi facendo tutto per il suo bene e non con cattive intenzioni. «Goditi questa vacanza, senza pensieri, senza regole. Sarete distanti da casa, questo è vero, ma siamo nel ventunesimo secolo e basta una telefonata per sentirci.»
Arya era veramente tanto attaccata alla sua famiglia e forse solo in quell'istante ne compresi il vero significato. Tutti loro le erano stati vicino in un momento davvero difficile della sua vita che io ancora non conoscevo e forse erano stati anche i pochi che erano rimasti.
«Sei sicura che andrà tutto bene?» domandò Arya per conferma.
«C'è Noah con te, cosa vuoi che vada storto?» disse Agatha, facendomi l'occhiolino. «E poi devi tornare per forza viva e vegeta, altrimenti non ti presenterò Blake sabato prossimo.»
«E questo chi sarebbe?» irruppe loro padre, sgranando gli occhi e appoggiandosi al primo appiglio disponibile.
Sobbalzai quando la voce di suo padre, Benjamin, risuonò nella stanza. Non mi aspettavo che parlasse quel giorno, anzi, in quel momento preciso. Era rimasto tutto il tempo immobile come una statua, vicino al nonno di Arya, e non aveva nemmeno sbattuto le ciglia.
«Nessuno di importante» Arya difese sua sorella. «Che giorno partiamo?» chiese poi rivolgendosi proprio a me.
«Se riesci a essere pronta in un baleno anche fra mezz'ora» la informai.
«Mi stai prendendo in giro... spero»
«Niente affatto. Mai stato più serio di così» la rassicurai.
«E come faccio a farmi la valigia in mezz'ora? Non so nemmeno se c'è caldo o se c'è freddo... Non so la destinazione... Non so la...»
«Ho già fatto tutto io» disse Agatha, tirando fuori la valigia di sua sorella da dietro le scale per salire al piano superiore. «Ho il numero di Noah» ammise e io mi guardai attorno a disagio, facendo finta di non sapere nulla fino a quel momento.
Avere il numero di Agatha era stato veramente una svolta, perché tramite sua sorella potevo sapere quando Arya lavorava al bar oppure dove fosse. Tutto quello non per seguire ogni suo spostamento, che sia chiaro. Però se avessi voluto semplicemente incontrarla, non avrei dovuto cercarla per mezzo paese. E poi non potendo avere il suo numero prima dell'esame, era l'unico modo per rimanere in contatto con lei.
Lo so che mi starete giudicando in malo modo per quel gesto, ma se ci fossero stati dei controlli e avessero trovato delle chat con Arya ci sarebbe andata di mezzo pure l'autoscuola, quindi era meglio prevenire che curare.
«Pronta, Principessa?»
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