Capitolo 14 (parte due)
Noah
«Cosa siamo noi due?»
E cosa siamo io e lei? Non lo sapevo nemmeno io. Di sicuro non due banali conoscenti.
Non avrei dovuto nemmeno trovarmi in una situazione simile per le regole che mi erano imposte nel mio lavoro: nessun tipo di relazione con le persone con le quali facevo le guide.
«Amici?» provai nella speranza di non ricevere un altro pugno.
«Amici...» ripeté in un sussurro.
Arya poco dopo si addormentò sulla mia spalla senza rendersene conto. Aveva la bocca leggermente aperta e la tazza le stava per cadere per terra. La afferrai prima di fare danni e lei si mosse: mi prese la mano libera e intrecciò le sue dita alle mie in modo delicato.
Decisi di posare la mia guancia sopra la sua chioma di capelli biondo platino e chiusi gli occhi.
La pace.
Il silenzio.
Era bello stare con lei in quel modo.
Nessuna critica.
Nessuno che ci diceva che non potevamo stare insieme.
Nessuno che ci credeva pazzi.
Eravamo io e lei in balia di un cielo pieno di stelle.
E Charlie, che richiamò la mia attenzione con la zampa, rovinando quel momento che solo i poeti erano in grado di descrivere.
«Adesso andiamo dentro, lasciami stare un secondo con lei, dai» lo rimproverai.
Charlie era l'unico in grado di arrivare a rompere le scatole nei momenti meno opportuni di tutto il pianeta. E pensare che me lo sono portato io a casa quel cane!
Chiusi gli occhi un'altra volta e assaporai il profumo alla vaniglia di Arya. Charlie piagnucolò e tornò a chiamarmi con la zampa. Alzai gli occhi al cielo e mi allungai per aprirgli la porta in modo che potesse andare dentro al caldo. Lui non si mosse e nel frattempo sollevò un orecchio, inclinando leggermente il muso alla mia sinistra.
«Ho capito», sbuffai, «adesso vengo.» Lasciai le tazze sul piccolo tavolino in legno che c'era davanti a noi e mi rivolsi ad Arya. «È ora di andare a nanna, Principessa» sussurrai al suo orecchio. La presi in braccio, come avrebbe fatto un principe con la sua principessa, e la portai dentro cercando di non svegliare né lei né Agatha che stava dormendo sul mio divano.
Ma in che casino mi ero ritrovato? Anzi, che casino avevo creato con le mie stesse mani? Ripensandoci infatti era tutta farina del mio sacco: Arya era venuta a casa mia, perché non volevo che andasse per strada alla sera tardi; sua sorella dormiva sul mio divano, abbastanza scomodo, perché glielo avevo proposto io; Charlie si era affezionato a quella stupenda ragazza a causa mia e praticamente tutti quelli che non dovevano sapere nulla di questa faccenda lo avevano scoperto, perché non eravamo in grado di metterci d'accordo nella descrizione dei fatti.
La adagiai sul mio letto e le tolsi le scarpe. Le sistemai le coperte e ritornai in cucina per chiudere la porta finestra e controllare la situazione di Agatha. Le sentii la fronte ed era ancora un po' calda.
Si girò di fianco e aprì gli occhi un po' spaesata. «Dov'è Arya?» borbottò.
«Sta già dormendo, è stata una giornata stancante anche per lei. Se ti serve qualcosa, chiedi pure a me... Vado a letto fra poco.»
«Non mi serve...», sospirò, «nulla... Volevo solo chiederti una cosa.»
«Cosa?» domandai interessato alla questione.
«Ti interessa davvero mia sorella o la stai solo prendendo in giro?» domandò, chiudendo gli occhi.
«Credo che in entrambi i casi mi tireresti dietro la prima cosa che trovi» le feci notare.
«Ma preferisco sia la prima opzione, piuttosto di dover guarire Arya da un cuore spezzato per colpa tua» ribatté seria.
«Stai tranquilla, non sto giocando con i suoi sentimenti. Se dovessi fare qualcosa di male, sei autorizzata però a dirmene di tutti i colori o di rigarmi la macchina» la buttai sul ridere.
Rise in modo amaro. «Allora ti terrò d'occhio, Parker» si promise, più a se stessa che a me. «Ma stai attento anche tu: Arya non è una principessa, come la chiami tu. Dovrai lottare contro il suo istinto di difendersi dagli uomini.»
«Perché?» cercai di scoprire qualcosa in più. Avevo intuito che ad Arya fosse successo qualcosa in passato, ma non ero mai stato in grado di capire cosa fosse concretamente.
«Questo dovrai scoprirlo da solo. Quando te lo dirà non potrai più andartene, sappilo» mormorò e poi chiuse gli occhi per dormire.
*
Ero nella parte opposta del mio letto e al mio fianco c'era Arya che dormiva come un agnellino. Arrivò anche Charlie che, come solito, si accovacciò ai miei piedi per dormirmi accanto. Arya gli aveva rubato il posto quindi, giustamente, doveva venire dalla mia parte a darmi fastidio, quando avrebbe benissimo potuto dormire nella sua cuccia per una notte.
Mi girai su un fianco per osservarla meglio. Le sistemai dietro l'orecchio una ciocca di capelli che le ricadeva sopra il naso e le labbra carnose e le sfiorai il lobo.
La temperatura sotto le coperte si alzò vorticosamente e lei si mosse. Mi cinse il busto e si avvicinò a me. Le accarezzai la guancia e lei unì il suo viso al mio. Il suo respiro caldo mi lambì il naso e chiusi gli occhi, mordendomi il labbro inferiore.
«Noah» disse, svegliandosi. «Mi fai paura...» ammise poco dopo.
«Perché?» chiesi in un sussurro.
«Nessuno si è mai avvicinato a me con tale facilità» mormorò. «Solo tu ne sei capace... Io non ho mai provato queste cose strane...»
«E cosa senti?»
«Quando ci sei tu...», prese fiato, «il mondo si ferma... Mi parte la tachicardia e... sento come delle bollicine nello stomaco...»
Si chiama amore piccola Principessa, avrei voluto dirle, ma non lo feci.
«Posso chiederti una cosa?» Annuì, incrociando il mio naso con il suo attraverso quel gesto. «Se io ti baciassi in questo momento, tu cosa faresti? Mi tireresti un pugno e scapperesti con tua sorella via di qua?»
«P-provaci e lo scoprirai» affermò, con voce tremante.
Azzerai quasi del tutto la distanza che divideva le nostre labbra e lasciai ad Arya un paio di secondi, nel caso in cui avesse voluto cambiare idea. La vista si annebbiò completamente, nonostante avessimo entrambi gli occhi chiusi. L'unico profumo che c'era in quel letto, sotto quelle lenzuola, era l'odore di vaniglia che proveniva dai suoi capelli biondo platino.
Il cuore iniziò a battere all'impazzata e non riuscii a contenerlo. Mi sembrava di star perdendo conoscenza, ma quella sensazione era spettacolare al fianco di Arya.
Le nostre bocche si cercarono. Si incollarono come se fosse l'unica cosa rimasta al mondo.
Eravamo dentro un vortice infinito di emozioni. Palpitazioni. Batticuore. Leggerezza. Pensieri vorticanti.
La attirai a me per i fianchi e sentii il suo respiro diventare più pesante. Le nostre lingue si intrecciarono come le ciocche di una treccia. Alzò il braccio e mi accarezzò i capelli scompigliati. Rovesciai la situazione e mi spostai sopra di lei, fra le sue gambe. Arya spinse le coperte in fondo al letto, sicuramente andando a coprire Charlie, e mi attirò a sé.
Si staccò leggermente dalle mie labbra turgide, giusto il minimo necessario per farsi udire. «Non ti ho fatto male» ammise.
«No, hai fatto solo bene qui dentro» dissi, indicando il mio cuore con la mano libera. Appoggiai la fronte sul suo volto e rimasi lì, fermo immobile, a calmare i battiti.
«Non ho mai fatto avvicinare nessuno fisicamente a me.»
«Vorrà dire che sono speciale.» Risi a quella consapevolezza. «Però se un giorno vorrai dirmi cosa ti tormenta tanto, io sarò pronto ad ascoltarti.»
«Ho tempi d'attesa molto lunghi, non so se ti va di aspettare» cercò già di convincermi del contrario.
«Ho aspettato una vita per incontrarti: giorni, mesi o un paio d'anni non saranno nulla in confronto con i miei ventotto anni» conclusi.
«Quando ho la prossima guida?» chiese, cambiando discorso.
«Martedì, cioè dopodomani» le riferii. Ormai l'unico orario che so a memoria è il suo. Sorrisi.
«Perché sorridi?» indagò.
«Come fai a sapere che sto sorridendo?» In quella stanza c'era buio pesto, era impossibile vedere qualcosa.
«Io vedo qualsiasi dettaglio prima ancora che le persone se ne accorgano» dichiarò. «Come ci... ci dobbiamo comportare dopo quello che è successo?»
«In macchina sono il tuo istruttore e...» Feci una breve pausa. «E fuori quello che vuoi» mi convinsi.
«Cioè... amici?»
«Amici a cui piace fare questo?» chiesi, dandole un altro bacio, casto.
Attorno a noi esplosero una serie di fuochi d'artificio. Il mondo aveva iniziato a girare, senza tenere conto della nostra presenza.
«E sarò la tua principessa.»
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