Leaving My Love Behind
Scossi la testa, cercando di tornare nel mondo reale.
"Te ne parlerò dopo" Dissi a Mason spingendolo delicatamente a rientrare in casa.
Probabilmente sarà stato confuso, ma sapeva che in ogni caso gli avrei detto tutto.
Una volta che Mason fu dentro casa, mi chiusi la porta alle spalle per poi riportare lo sguardo sul volto di Neil. Mi guardava con la testa china, gli occhi dolci, le braccia dietro la schiena: sembrava proprio un cane bastonato. Se aveva intenzione di indurmi pietà, ci stava riuscendo, purtroppo però non sarebbe stata la pietà a farmi cambiare idea.
"Neil..." Iniziai, con un mezzo sorriso sul viso. Non sapevo come dirglielo e non volevo metterci troppo tempo, quindi tanto valeva essere il più diretto possibile.
"Capisco che tu sia innamorato di me ma... I nostri sentimenti non coincidono. Non possiamo stare insieme Neil."
Vidi nei suoi occhi lo sgomento che arrivava a sostituirsi velocemente alla speranza mentre i suoi occhi si spalancarono leggermente, come se avesse capito ciò che avevo detto in ritardo.
Lui annuì. "Dovevo perlomeno tentare.." Disse giustificandosi. Gli occhi iniziavano a ricoprirsi di un velo di lacrime. Lui abbassò la testa, cercando di non farsi vedere e uscì dal mio giardino. Chissà perché non vogliamo mai mostrare la sofferenza agli altri, e quando la stiamo partendo vogliamo soltanto stare soli, desiderando però che qualcuno venga a chiederci come stiamo.
Io sospiri e rientra in casa. L'ansia era svanita finalmente. Potevo tornare a respirare.
Mi accorsi che la mia condizione era simile a quella del protagonista del libro che mi aveva dato Neil: lui con la sua follia cercava di evadere dalla realtà, io avevo tentato di farlo non attraverso la follia, ma scappando da essa. La realtà però sembrava raggiungermi anche lì, e capì solo allora, che non c'era modo di liberarmene. Sarebbe sempre stata lì accanto a me ad aspettare che io uscissi dal mondo dei sogni.
Mason mi rivolse uno sguardo, chiedendomi cosa fosse successo. Io gli feci un cenno che indicava che glielo avrei detto dopo.
Salì le scale e mi lasciai cadere sul letto. Poco dopo sentì che la pizza era arrivata, ma non mi alzai. Rimasi lì fino al giorno successivo. La notte mentre pensavo avevo deciso che mi sarei lasciato alle spalle tutta questa storia e mi sarei scusato con Corey. L'unica cosa su cui non avevo meditato abbastanza era su come risolvere il malinteso con Mike. Il giorno prima se n'era andato demoralizzato, senza più dire una parola.
Iniziai a prepararmi per andare a lavoro, era uno dei pochi giorno che non ero in ritardo. Ormai vestito e pettinato, andai a cercare sul pc i documenti che il capo mi aveva mandato, ma invece di trovare quelli mi soffermati su un altro documento di cui non mi ero accorto prima. Aprendolo, persi un battito. Era l'iscrizione alla Columbia di Theo. Non ci pensai e la stampai d'immediato. Mentre stringevo quel foglio in mano così concentrato a leggerlo, mi accorsi per la seconda volta che il trasferimento stesse funzionando: nonostante ancora mi tenevo stretto al dolore, riuscivo a dimenticarlo alcune volte.
Avere quei fogli per le mani però, mi ricordava i momenti più felici del nostro rapporto. Non avevamo deciso niente su cosa avremmo fatto quando lui sarebbe andato all'università. Perché pensarci significava considerare anche l'idea di separarci, e nessuno dei due considerava quest'ultima una possibilità. Ricordo anche che inizialmente non me lo aveva detto. Ricordo che ci lavorava con Lydia come un matto. E con questi ricordi, torna il rammarico, torna il ricordo sbiadito di lui. C'era una cosa che odiavo dei ricordi, cioè che nonostante tentassimo di concentrarsi, quell'immagine che abbiamo nella nostra testa non sarebbe mai nitida. Sarebbe vaga come i suoi movimenti, la sua voce. Sarebbe come avere una parola sulla punta della lingua senza però riuscire a dirla. I ricordi sono esattamente così, ed è il motivo per cui non sono mai abbastanza.
A svegliarmi dal mio stato fu Mason, che mi urlò perché ero ancora a casa.
Io sussultai, insultandolo, e poi guardai l'orologio. Aveva ragione, avevo passato troppo tempo a fissare quel foglio e ora ero in ritardo. Iniziai a correre, dando una spallata per sbaglio al mio migliore amico.
Riuscì ad arrivare con una decina di minuti di ritardo. Fortunatamente oggi non c'era Corey, il suo turno l'avrebbe fatto la sera. Mi sentìi sollevato quando non lo vidi. Non avevo ancora pensato a cosa dirgli, ma decisi che per una volta avrei semplicemente lasciato che fossero le parole ad uscire dalla mia bocca da sole, perché io pensavo troppo e pensare a volte non era una cosa positiva.
Quando torno a casa, mi accorgo che non c'è nessuno. Improvvisamente mi ricordo che Molly doveva lavorare e Mason invece poteva andare dove voleva, non era di certo un carcerato.
Sbuffai e decisi di andare a fare una doccia per rilassarmi. Una volta pronto, mi chiusi la porta di casa alle spalle ed iniziai a fissare quella che mi trovavo di fronte. C'era qualche metro tra me e la porta, eppure mi sentivo come se fossi già dentro quella casa. Presi coraggio e utilizzati tutta la forza che avevo per catapultarmi al citofono.
Quando mi aprirono la porta però, notai che Mason era lì seduto, e mi guardava con un sorriso soddisfatto. Anche Corey sembrava abbastanza contento, tanto che mi sorrideva con gli occhi.
Dopo averli guardati per qualche secondo capìi, e mimai un grazie a Mason.
"Te lo ha raccontato vero? Beh fa niente. Io non sono venuto qui invano. Sokno venuto per scusarmi. Tu devi scusarmi, ma non posso controllare i suoi sentimenti, insomma, non gli ho mica detto io di innamorarsi di me, anche perché se mai avessi avuto questo potere gli avrei detto di innamorarsi di te. Devi capire che Neil non m'interessa, per niente. Anzi, vorrei che mi aiutassi con Mike... Sai, dopo ieri... E p-"
"Liam devi stare zitto. Sei già scusato, e per quanto riguarda Neil beh, se un giorno gli passa la cotta per te saprà dove trovarmi." Disse semplicemente alzando le spalle.
"Non è di certo la prima volta che mi rifiutano." Sottolineò.
Io mi sedetti accanto a lui e lo abbracciai, poi feci la faccia da cucciolo per incitarlo ad aiutarmi, sapevo che non avrebbe resistito.
"Eh invece per quanto riguarda Mike?"
Lui mi guardò e sorrise: "Per quanto riguarda Mike, non ti preoccupare, ci penso io."
"Ah, e oggi è il suo compleanno!" Disse poi mentre si dirigeva verso la cucina.
"Cazzo."
"Tranquillo, non gli piace ricevere regali. Preferisce festeggiare con gli amici, motivo per cui sta sera andiamo al bar!" Disse entusiasta.
Effettivamente la sera andammo veramente al bar, e Mike sembrava essermi più vicino del solito. Come se il giorno prima non fosse successo niente. Imamginai che Corey gli avesse parlato, e di conseguenza decisi di adattarmi alla situazione, cioè di non menzionare la serata precedente.
"Buon compleanno" Gli dissi quando lo vidi.
Lui sembrò arrossire leggermente, ma poi si riprese. "Grazie." Sussurrò.
Ormai la festa era praticamente finita, e dopo aver passato l'intera serata a lanciarci sguardi, lui era uscito dal bar a prendere una boccata d'aria, ed io l'avevo raggiunto poco dopo.
"È vero?"
"Cosa?"
"Quello che dice Corey." Si girò verso il bar e lo guardò. "Che sei interessato a me..."
Io deglutì. "È stato così diretto eh?"
Lui annuì sorridendo.
Quella sera c'era la luna piena, decorava il cielo insieme alle stelle in maniera armoniosa. Non mi ero mai fissato a guardare il cielo, a notare i colori che si accompagnavano l'un l'altro, ma mi sembrava di esser stato cieco per tutta la vita, e di aver iniziato a vederlo soltanto in quel momento.
"È possibile che abbia ragione." Sussurrai, senza spostare gli occhi dalla luna.
Riuscivo a sentire l'eccitazione e la felicità di Mike influenzarmi, sembrava star saltellando. Mi girai verso di lui e lo guardai per qualche secondo. Lui si riprese quando si accorse che lo stavo guardando.
"Posso abbracciarti?" Gli chiesi, come se fossimo due bambini alle prime armi.
Lui aprì le braccia, e io lo abbracciai immediatamente. Quella notte però, le cose andarono oltre, perché io alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi ed apprezzare le loro mille sfumature verdi, e lui si avvicinò, facendo scontrare i nostri nasi, per poi far combaciare le nostre labbra.
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