Better Days

Il giorno dopo mi ritrovai per terra, probabilmente ero caduto sul divano ma resta il fatto che appena mi ero svegliato, la prima cosa che avevo notato era la sporcizia che dominava la casa di Corey.

Adesso mentre scrivo la situazione è del tutto diversa, mi trovo finalmente in un nuovo luogo, uno in cui mi sento me stesso. Ce ne ho messo di tempo per capire quale fosse la strada da percorrere, ma vi posso assicurare che non è stato tempo sprecato.

Assicurandomi di non inciampare su qualche bicchiere di plastica o qualche pezzo di plastica, raggiunsi il bagno. Fortunatamente quest'ultimo era più pulito, quasi come se volessero tener nascosto il fatto che erano ordinati.

Il giorno prima Corey mi aveva mostrato la sua casa, identica alla mia, se non per l'arredamento, che sinceramente faceva schifo.

Infatti, dopo aver lavato i denti andai a sedermi alla scrivania. In casa non c'era nessuno e Corey mi aveva esplicitamente detto di 'fare come se fossi a casa mia' ripetute volte.

Sulla scrivania color crema, presente nella sua gigante camera, vi era un computer moderno che avevo intenzione di utilizzare per le mie ricerche. Il mio era scarico, e non potevo aspettare.

Mentre il pc prendeva il suo tempo per accendersi, iniziai a guardarmi intorno, in questa stanza tutti i dettagli erano curati al millimetro, si poteva vedere appena entrati che questa stanza non era di Corey.

Lo vidi scritto sul pc, appartente a Michael Oswald. Probabilmente un suo conquilino.

La stanza era arredata in modo semplice, sicuramente secondo i suoi gusti, vi era un letto matrimoniale di fronte alla porta, sopra una grande vetrata, e sulla parete dove vi era la scrivania, era recata una grande mappa del mondo. Tipo quelle che si colorano.

Fortunatamente il computer non aveva una password a impedire di poterlo usare.

Cercando su amazon però non trovai nulla d'interessante, ero una persona piuttosto pignola e minimalista: mi bastava poco per vivere. Decisi di recarmi nei negozi di persona, e fortunatamente riuscì a trovare qualcosa, ma non avendo denaro, feci una semplice lista da portare a casa.

Già che c'ero, con l'aiuto di Maps sono riuscito ad arrivare al centro, molto più deserto rispetto a ciò a cui sono abituato. Riuscivo a riconoscere un sacco di turisti, lavoratori che correvano per tornare a casa e qualche studente. Mi fermai a fare qualche foto al panorama della città. Corey aveva ragione, non era niente male.

Il mio obbiettivo si era convertito in uno molto più ambizioso: trovare lavoro, ma purtroppo, anche in questo caso, la sfortuna mi stava dietro.

"Allora hai fatto un giro?"
Mi chiese Corey, una volta tornato a casa dal lavoro.

Io ero steso sulla poltrona a leggere un libro trovato per caso in casa, ce n'erano molti, questo Michael doveva essere un lettore piuttosto bravo.

"Si, la città è incantevole, davvero, ma non ho trovato ciò che m'interessava."
Riposi il libro e lo raggiunsi in cucina.

La casa era piuttosro grande per due persone, appena entrati ci si ritrovava con un grande salotto alla propria destra, dipinto di un giallo spento, che illuminato dalla luce del sole sapeva essere un colore davvero particolare. Alla sinistra invece ci stava una cucina completa di sala da pranzo.

Ancora mi chiedevo io cosa ne avrei fatto di una casa così grande.

"Cioè?"
Mi chiese Corey, posando la spesa nei rispettivi posti.

"Un lavoro."

"Oh beh, qui non è così difficile. Ti porterò io a fare un giretto."
Si propose.

Si vedeva che era stanco, aveva il fiato corto ed era molto sudato.

"Se vuoi faccio io, tu vai a farti una doccia"
Presi i sacchi dal tavolo e li avvicinai a me, facendogli cenno di allontanarsi dalla cucina.

Ancora non avevo capito che lavoro svolgeva, ma doveva essere davvero difficile e il minimo che potevo fare per lui, dopo che si era offerto di aiutarmi in tutto e per tutto, era sistemare la spesa.

Lui ci mise poco meno di dieci minuti per tornare giù a torso nudo ancora bagnato.

"Cosa stai facendo?"
Mi chiese, vedendomi armeggiare con qualche pentola.

"Cucino?!"
Dissi ovvio, tra qualche risata.

"Oh nono"
Mi tolse le padelle dalle mani e le ripose dentro la dispensa.

"Ma p-"
Provai a dire contrariato.

"Mangiamo fuori e poi andiamo al pub."
Affermò facendomi cenno con il dito di andarmi a cambiare.

Io scossi la testa. Ritirai tutto ciò che avevo detto prima, non era affatto stanco.

"Oh si invece e non dirmi di no!"

"Corey non ho una lira."
Incalzai, ancora più deciso a non muovermi da quella casa.

Lui mi guardò e scosse la testa divertito: "Smettila di fare l'idiota, Mike è già là che ci aspetta, vedi di muoverti."

Detto ciò sparì.

Io sbuffai, ma non avevo molta scelta, perciò mi cambiai come meglio potevo.

Mike doveva essere il suo conquilino, e volevo fargli una buona impressione, in fondo gli stavo scroccando un posto dove vivere.

Alla fine la mattina dopo mi ero svegliato per terra, accanto al divano. La testa pulsava forte in entrambi i lati delle tempie, e non potevo far altro che chiedermi cosa stesse succedendo, ma soprattutto cosa avessi fatto la sera prima.

Corey era riuscito a convincermi senza alcuno sforzo e alla fine ci siamo ritrovati in un bar in centro città chiamato "The temple bar", ancora ricordo il nome.

Il fatto è che mi ricordo di esserci arrivato e aver bevuto un paio di drink mentre facevo conoscenza con Mike, il coinquilino di Corey. Mentre raggiungevamo il posto notavo Corey approcciarsi a chiunque, anche solo per salutarli, ers a Dublino da pochi mesi e si era già fatto molti amici. A me non sembrava di star seguendo le sue orme. Dicono che se segui le orme di qualcun altro neppure cerchi, perché chiunque tu stia seguendo ha già scoperto tutto ciò che c'era da scoprire in quel percorso prima di te. Ma in questo caso, anche solo solo avere la sua fortuna mi andrebbe bene. Non è invidiare, bensì desiderare.

Tastai il divano con una mano, e facendo uno sforzo riuscì a tornare su di esso. Ero completamente senza energie, e il poco sonno che avevo recuperato non era abbastanza per affrontare la giornata.

"Post sbornia eh?"
La sua voce veniva percepita dalle mie orecchie come se avesse un megafono in mano, forte e decisa.

"Mhhh" Mormorai tappando con le dita le orecchie. "Lasciami stare."

Lui rise e lo sentii poggiare qualcosa sul tavolino al mio fianco.

"Alzati Dunbar, è ora di smaltire l'alcool."
Afferma.

"Non si vuole alzare?"
Riconosco la voce dolce e melodica di Mike. Non l'ho ancora visto, ma immagino abbia appena sceso le scale spettinato e senza maglietta. Per quanto non fosse il mio tipo era comunque dannatamente sexy.

Mi sforzai di alzare la testa solo per poterlo osservare, ma subito dopo rivolsi lo sguardo verso il tavolino. Sopra vi era un bicchiere di una strana miscela.

"Io non la bevo quella roba."

Corey rise. Quella risata che faceva quando si voleva burlare, fastidiosa e odiosa.

Prese il bicchiere e lo avvicinò a me, e poi con il tono più autoritario che potesse avere, mi disse di berlo tutto.

Fui quasi spaventato dalla sua performance, e decisi di mandar giù ogni goccia di qualunque cosa fosse.

"Buono?" Chiese Mike, sedendosi nella poltrona davanti a me.

Io scossi la testa: "per niente."

Feci una smorfia di disgusto, quasi pronto a vomitare, ma ormai era finito tutto nel mio stomaco.

"Vedrai che fra poco starai meglio"
Mi sorrise e prese il bicchiere vuoto dalle mie mani, incamminandosi verso la cucina.

"Andiamo ad allenarci?"
Mi chiese Corey, ancora seduto sul pavimento davanti a me.

Io spalancai gli occhi: "Allenarci?! Ma che problemi hai? NO!"
Dissi più deciso che mai.

Lui alzò gli occhi al cielo. "Andiamo Dunbar, non fare il duro, al massimo vomiti."

Con quest'ultima affermazione, riuscì a guadagnarsi un occhiataccia.

"Io odio vomitare."

"Se vi allenate vengo anch'io"
Disse Mike, entusiasta.

Io osservaii suoi capelli biondi, e il modo con cui ci passava le mani con cura.

"Perfetto allora. Andate voi, io ho altro da fare."

La nausea e il mal di testa, per quanto quel frullato avesse fatto effetto, non mi avrebbero comunque permesso di allenarmi. Mi alzai dal divano, perfino io potevi rendermi conto di quantl fossi ridicolo nel camminare. Quasi cadevo per terra, ma in questo modo raggiunsi comunque la cameretta di Mike. Non avevo un lavoro, e se un buon allenamento poteva aiutare il mio corpo, una ricerca su internet poteva sollevare la mia vita del tutto.

Al tempo non pensavo fosse così complicato trovare lavoro, mi ero completamente affidato alle recensioni di Corey sulla città, perciò mi ero informato pochissimo su ciò che era in realtà.

Dopo ore davanti al computer e aver navigato su centinaia di siti internet, non avevo trovato nulla che fosse alla mia altezza. All'altezza di un diciasettenne non diplomato. Forse anche io pretendevo troppo.

Sbuffai e spensi il computer, forse avrei dovuto dedicarmi a qualcosa di più concreto.

Qualcuno bussò alla porta, e senza aspettare un permesso di entrata, si fece spazio nella stanza.

Corey doveva aver visto la delusione nei miei occhi, perché si avvicinò e mi poggiò una mano sulla spalla, e, mentre mi consolava osservava il computer.

"Dai lascia stare, parlerò con il mio capo e ti troverò un posto, vedrai."
Potevo sentire la pietà scorrere nella sua voce, sicuramente seguita da altruismo, ma la pietà era quella più riconoscibile.

Odiavo essere guardato in quel modo, tutt'ora odio quando mi guardano così.

Con le mani fra la testa annuì e mi alzai. Non sapevo quanto tempo avrei dovuto aspettare, ma sicuramente avrei dovuto trovare una soluzione più rapida.

Mi alzai dalla sedia e uscì dalla stanza, sarebbe stata un ottima occasione per fare del brainstorming, e trovare finalmente una soluzione decente al mio problema.

Aprire un business online? Abbandonarmi all'idea di fare il muratore?

Nessuna di quest'estate faceva per me.

Una settimana dopo, davanti al The spire, mi venne una idea. Ero uscito per fare una camminata e far sì che la mia mente si rilassasse. Mi venne in mente che la casa era piuttosro grande, e così come aveva fatto Corey, potevo farei anche io: affittare una camera. Gli affitti non erano molto costosi in confronto a quelli degli Stati Uniti, ma in ogni caso qualsiasi supporto avrebbe aiutato.

Sorrisi e ringraziai il The spire per l'ispirazione, presi il primo bus diretto verso casa, e raccontai la mia idea a Corey entusiasta.

"Allora? Che ne pensi?"
Dissi frenetico.

Non mi ero neanche seduto.

"Si può fare no?"
Disse, cercando la conferma del conquilino.

Quest'ultimo sorrise soddisfatto: "Non ero di certo solo io a cercare un alloggio."

Questa sua affermazione mi dava conforto, significava che c'era speranza anche per me.

Alzai gli occhi verso il tetto, e mi diressi correndo verso la stanza di Mike, sotto i loro occhi curiosi e divertiti.

Con quel poco che sapevo della grafica, ho fatto dei volantini e ho postato online la mia proposta. Per il resto del pomeriggio non feci altro che correre nella città e consegnare volantini.

Ed ero così felice, anche solo per un momento, che dimenticai dell'esistenza delle allucinazioni, momentaneamente mi dimenticai per sino di lui. Forse non proprio dimenticato, ma non aveva sfiorato la mia mente.

Avevo paura che la mia felicità fosse quella: dimenticarmi di lui.

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