~25

Corro a prendere del disinfettante e del cotone, dopo un po'finisco di curargli le ferite e a lui è tornato il 2% di sobrietà, lui è seduto sul tavolo con i gomiti sul tavolo e le mani fra i capelli, io sono appoggiata al bancone della cucina che lo guardo, la musica che viene riprodotta dal suo telefono è quasi piacevole
"Vuoi dell'acqua?"
Annuisce, prendo un bicchiere e gli verso dentro l'acqua presa dal frigo, gliela porgo e in due sorsi ha già bevuto tutto, si alza per riempirsi ancora il bicchiere ma barcolla, vado verso di lui e cerco di fermarlo, lui so risiede e io riempio ancora il bicchiere
"Si può sapere perché hai tirato pugni al muro?"
"Forse non lo capisci, ma sono pazzo di te, e quello la mi ha fatto incazzare, io ti amo."
"Rodrigo è l'alcol che parla al posto tuo."
Lui sospira
"No, sono consapevole di quello che dico, io ti amo."
"Devi riposare, vieni andiamo di sopra"
Vado verso di lui e mi accerto che stia in piedi, saliamo le scale ed entriamo in camera, lui si mette sul letto e io lo seguo, la luce è spenta e la luce gialla di un lampione entra dalla finestra
"Maria"
"Si?"
"Puoi chiudere la tapparella?"
Io mi alzo e vado verso la finestra, chiudo la taoparella e torno nel letto
"Va bene?"
"Si"
Siamo entrambe seduti e ci stiamo guardando nella penombra della camera, lui mi mette una mano sul mento, si avvicina e mi bacia, il mio corpo è percorso da un brivido, ci stendiamo e io sono sopra di lui, il bacio si fa sempre più intenso, lui inizia a giocare con il Ferretti del mio reggiseno e si avventa sul mio collo, mi fa passare sotto di lui e ora io sono sotto, si ferma
"Cazzo" si passa una mano fra i capelli
"Che c'è?"
"Non possiamo, te l'ho detto ieri, devi essere sicura"
Si toglie da sopra di me
"Okay" dico
Non lo sopporto, so che ha ragione ma io sono sicura.
Apro un occhio, è mattina, sono le 11 e Rodrigo non è nel letto, scendo e vado in cucina, lo trovo li, intento a scaldare il latte.
"Giorno"dice
"Giorno"
"Tua mamma continua a chiamare?"
"Si"rispondo
"Almeno una volta hai risposto?"
"No"
Fa un respiro profondo e dice
"Vai a prendere il telefono, la prossima volta che chiama rispondi
Torno di sopra e prendo il telefono, scendo e metto la suonerua, lo appoggio sul tavolo
"Cosa le dico?"
"Che fino a quanto non ti lasciano fare ciò che vuoi non torni a casa"
Dopo un po' arriva la chiamata, Rodrigo abbassa il volume della tele, respiro profondamente e rispondo, metto il vivavoce
"Maria" una voce dall'altra parte dello schermo, una voce irriconoscibile
"Alessandra."
Rodrigo mi guarda con aria interrogativa, metto una mano sul microfono e gli dico
"Mia mamma si chiama Alessandra."
Tolgo la mano dal microfono
"Dimmi immediatamente dove sei"
"Perché dovrei?"
"Perché sono tua madre e dobbiamo parlare"
"No, finché non mi lasciate fare quello che voglio non torno da voi."
"Maria tu mi devi la vita, sono io che decido per te."
"Ti devo la vita per cosa scusa? Per avermi messa al mondo? Allora potevi anche risparmiarti."
"Non sono stata io a farti nascere"
Cosa? Prende un respiro profondo
"Un giorno io e tuo padre usciamo di casa e quando tornammo trovammo te in una culla davanti alla nostra porta."
"Quindi non siete voi i miei genitori?"
"Esattamente."
Sento come un vuoto
"E COSA CAZZO ASPETTAVATE A DIRMELO? I 50 ANNI, MA CHE CAZZO AVETE PER IL CERVELLO? TU NON SEI MIA MADRE, QUINDI NON PUOI DARMI NESSUN'ORDINE, VAFFANCULO."
Grido e le lacrime scendono dai miei occhi, il silenzio, quella donna che fino a poco fa credevo fosse mia madre non sa cosa rispondere.
"Comunque io e tuo padre ci trasferiamo, andiamo a boston, e tu verrai con noi."
"NO CAZZO, STA GRAN MINCHIA CHE VENGO CON VOI, IO RESTO QUI."
"Ho detto che tu vieni con noi"
"Mai." E le chiudo in faccia.
Guardo Rodrigo che ha sentito tutto, viene verso di me e mi abbraccia.
Ora questa stretta è l'unica cosa che mi sa di familiare.

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