Notte del 15 Febbraio
Percorriamo uno dei soliti corridoi bianchi che mi danno un senso di immensità che mi piace molto.
Arriviamo a una porta che ricordo: quella della palestra di allenamento
-Finalmente- penso.
Albert sta ormai saltellando dalla voglia che ha di scoprire le mie capacità e devo ammettere che anche io ho le mie scosse di adrenalina, che mi rendono euforico e cancellano qualunque segno del dolore lasciato dall'operazione che ho appena subito.
Mi dirigo al centro dell'enorme stanza; c'è un fantoccio troppo simile a un umano, non so se avrò il coraggio di farlo a pezzi con le mie unghie, ma certo non vedo l'ora.
-Allora- Albert mi guarda impaziente:
-Sbizzarisciti; mostrami quello che sai fare semplicemente con degli artigli.
Per farli uscire premi con il medio nel centro della tua mano oppure chiudila direttamente a pugno, le prime volte che farai questa operazione ti farà, ovviamente, un bel male, visto che la pelle si lacererà attorno all'uscita delle unghie, ma dopo 2/3 volte che lo farai non lo sentirai piu.
Quindi ora fai un po una prova nel tirare dentro e fuori gli artigli in modo che la sensibilità sparisca in quei punti delle mani.
Titubante, ma allo stesso tempo incredibilmente curioso stringo i pugni e istantaneamente sento un dolore lancinante alle nocche delle mani, me le guardo, mantenendo i pugni serrate e...ci sono davvero, cacchio, SONO WOLVERINE!
Dopo qualche istante di estasi mi rendo conto di quanto faccia male l'uscita delle unghie, ma seguendo il consiglio del mio istruttore lentamente apro le mani, soffrendo un dolore ancora piu forte le unghie si ritraggono e vengono inglobate nel braccio.
Svolgo questa operazione di entrata e uscita un'altra volta e già il dolore diminuisce, la terza volta ormai sono abituato, ma sento ancora qualche scossa, la quarta ormai il mio corpo ha capito come deve reagire a questo nuovo impianto: non si deve remarginare la pelle in quei punti tra le nocche.
Ringrazio la tecnologia della DNI che ha reso le mie cellule più sveglie e totipotenti.
Mi avvicino al fantoccio e comincio ad attaccarlo frontalmente, affondando gli artigli all'interno di quel corpo semiumano; vedo del sangue che comincia a fuoriuscire dai buchi causati dai miei attacchi e penso che sia un'imitazione per rendere più realistica la cosa...
Poi provo dei veri e propri graffi: partendo dalle spalle scendo fino alla vita del fantoccio tenendo gli artigli infilati 2 centimetri all'interno del corpo per fare più danni possibili.
Vedo il fantoccio che comincia a cedere fino ad accasciarsi a terra e io mi allontano, con delle perle di sudore che scendono dalla fronte.
-È stancante fare a pezzi le persone- penso.
Mi guardo le mani lorde di sangue e mi sento un po' una brutta persona, ma...wow che esperienza.
Mi giro a guardare quel matto di Albert che mi osserva con gli occhi lucidi; sembro avegli dato la più grande soddisfazione della vita.
Incrocia il mio sguardo, fa un mezzo sorriso paterno e poi scoppia a piangere.
Sta cominciando a piacermi, davvero.
Mi avvicino al genio e, con la mia solita insensibilità gli dico:
-Che è successo? Mica ti ho ucciso il gatto...!
Mi guarda storto e abbozza un sorriso poi dice:
-Non sono triste, sono incredibilmente felice; tu non sai da quanto sto lavorando a questo progetto, non vedo la mia famiglia da mesi perché passo 300 giorni all'anno in questa maledetta stazione spaziale e oggi...beh tutto è diventato realtà: il mio sogno e tutto quello per cui ho lavorato durante la mia vita adesso si è compiuto...non ci credo.
Lo guardo negli occhi e gli rivolgo un sorriso di comprensione, cercando di fare il possibile per aiutarlo e consolarlo.
Mi fa cenno che non serve consolarlo e che gli passerà e mi dice anzi di prendere un altro fantoccio per continuare il mio addestramento.
Faccio come mi dice e faccio a brandelli un altro paio di ometti poi Albert mi ferma e mi dice che per i fantocci può bastare.
Ci spostiamo in un altro punto della palestra in cui sono appese tutte le armi a lunga gittata: fucile da cecchino, armi automatiche a cadenza elevata, ma anche coltelli da lancio, archi di precisione e lance.
Do un'occhiata a questa piccola armeria, lo vedo e me ne innamoro.
Un arco completamente nero laccato probabilmente di CA come i miei artigli.
Ha una faretra strana al suo fianco: è piena di frecce dalle code differenti: a destra rosse, a sinistra gialle e al centro nere, tutte con un aspetto minaccioso che, credo, se ti arrivassero in fronte non ne saresti felice.
Stringo la mano attorno all'arco e avverto un pizzicorio strano.
Sento lo sguardo di Albert pesarmi addosso e mi giro a guardarlo, sembra voglia dirmi qualcosa, ma si sta trattenendo.
Lo guardo con sguardo interrogativo e vedo che alza il braccio, tira su la manica, mi guarda fisso e mi dice:
-Jace...è ora. Svegliati.
Spalanco gli occhi. Buio. Sono in camera mia.
Cavolo volevo non finisse più, ma anche oggi la sveglia è suonata, ma per fortuna ne avevo impostate 4 per essere sicuro di non svegliarmi troppo tardi e vedo che il mio tentativo è riuscito alla grande.
Mi alzo con una certa euforia, non riesco a stare fermo...
-Cel'ho fatta...sono tornato da Albert.
Già proprio così.
Il bello è che adesso so anche come tornare da lui in qualsiasi momento.
Vado in cucina praticamente senza accorgermene, ma mi accorgo purtroppo del maledetto spigolo che si scontra con il mio mignolo destro.
-Porco cavolo è vero che in questa vita non sono un mutante indistruttibile...
Faccio colazione con la mia famiglia, cosa che ieri non ero riuscito a fare; ma mio padre si accorge della mia strana euforia, che non ho mai avuto in 18 anni che facciamo colazione insieme e mi chiede:
-Jace? Che hai oggi? Hai finalmente trovato una ragazza?
Simpatico il papi.
-No, ho fatto un bel sogno, tutto qui.
Finisco i miei cereali in silenzio e mi alzo da tavola.
Metto tutto in lavastoviglie e mi lancio in camera e lo sguardo mi cade su un taccuino; un blocchetto di fogli che usavo qualche anno fa per prendere appunti.
Strappo le pagine imbrattate di stupide scritte di latino e me lo infilo nello zaino...il mio subconscio mi dice che oggi dovrò stare attento a scuola.
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