Il sogno
Il problema era che lo facevo spesso, anche quando stavo con altre persone che ritenevo noiose. Ormai ero abituato alle miei stranezze, che non erano molte, forse solo cinque o sei, ma nessuna era peggiore rispetto alla mia doppia personalità. Questa l'avevo creata dopo la morte di Meddy, perché mi aiutava a continuare a vivere la mia vita. Diventai stronzo, schietto, chiuso in me stesso, irritante e piena di borio, ma il vero problema era che non me ne fregava un cazzo di niente, soprattutto se usavo le maniere forti per uscire dalle situazioni che mi davano sui nervi. Si era totalmente l'opposto di come ero io, dato che io non avrei mai fatto male a nessuno neanche se fosse stata una zanzara che succhiava il mio sangue, anzi la lasciavo fare. Io normalmente ero una persona dolce, simpatica e sensibile, forse pure troppo, che si riteneva un essere inutile e dannoso per le persone che mi stavano intorno. Non avevo vita sociale, soprattutto dopo la morte di Meddy, non che ne abbia mai avuta una. Fin da piccolo ero sempre l'ultimo ad essere avvertito su uscite o compleanni, sopratutto perché per un caso del destino potevo, ed anche adesso, entrare nei sogni altrui, scoprendo ogni volta le paure e le fobie di ogni persona. Mi ricordavo un episodio in particolare, vi era ancora Meddy e io stavo a dormire da lei, con lei, nuda fra le mie braccia e entrambi stavamo dormendo profondamente. Sentii un rumore e mi alzai lasciando Meddy riposare lì, siccome lei aveva il sonno molto pesante che neanche le cannonate o attacchi aerei potevano svegliare. Mi avviai verso il tintinnio che piano piano aumentava di forza. Arrivai in cucina e vidì Meddy che stava parlando con sua madre bevendo un tè, quando entrò di botto il padre dalla porta e si diresse verso di loro con aria furibonda e una faccia che non poteva indicare altro che aveva bevuto fino ad allora. Infatti i suoi zigomi erano rossissimi, mentre la faccia in totale era pallida come il latte, lo sguardo era vuoto quasi quanto quello delle persone che si drogano. La camminata, se pur svelta, mostrava squilibri dato che più che un essere umano mi sembrava una scimmia ammaestrata che doveva richiedere elemosine alle varie persone che passavano per di li, facendole impietosire per la sua condizione di animale sfruttato. La madre di Meddy disse alla ragazza di andarsene di là, poiché sapeva cosa sarebbe successo da li a poco, indicando la scala che l'avrebbe riportata in camera sua, ma lei cadde sulle sue ginocchia iniziando a piangere e a disperarsi. Decisi quindi di prenderla e portarla via con me, infatti allungai la mano destra cercando di raggiungerla, ma essa trapassò le sue esili braccia bianche. Oltre a rimanere sorpreso, siccome era troppo reale per essere un mio sogno, rimasi dubbioso, dato che non riuscivo a collegare il perché stavo facendo questo incubo e perché c'erano sia Meddy che i suoi genitori. " Meddy fuggi..." Dissi ad alta voce guardando il padre avvicinarsi alla tavola, che era imbandita e quindi piena di utensili per il tè, prendere un coltello e dirigersi verso la moglie. Non ebbi il tempo di chiudere i miei occhi che vidi Albert, così si chiamava il padre di Maddy, portare la mano dove teneva il coltello sul volto di Nora e con una forza e precisione le tagliò un pezzo di guancia, che cadde a pochi passi da me e da Meddy. Abbassai gli occhi per andar a vedere quel pezzo di carne che era ancora tremolante e pieno di sangue che continuava a colare piano piano, dolcemente sul terreno creando un piccolo ruscello che passò fra le mie gambe, per poi sparire dietro di me. Alzai di nuovo lo sguardo portandolo verso Nora, che stava urlando dolorante e tentava con la mano destra, che non era per nulla ferma, di bloccare l'uscita del sangue che scorreva su tutta la sua figura, fino a cader a terra. Qui però non vi erano tracce, come se toccando quelle mattonelle di color blu fosse risucchiato da queste. Perdeva molto sangue, infatti il suo colorito che di solito era bello rosso e paonazzo, stava piano piano diventando bianco e i suoi movimenti diventavano sempre più lenti. Mi portai verso Meddy che era ancora a terra con la faccia rivolta al muro, non stava guardando per sua fortuna, perché mentre feci l'ultimo passo e mi posizionai davanti alla mia ex ragazza, come un scudo. Il padre attaccò di nuovo rabbiosamente, puntando questa volta la gola di Nora, che come un panetto di burro venne penetrata da quel coltello. Gli occhi di Nora da celesti divennero piano piano bianchi, senza vita. Il suo corpo cadde a terra, come un piccolo frutto maturo cade dall'albero, le sue mani andarono a cingerle il busto, mentre le gambe lentamente scivolarono in avanti. Albert tirò fuori il coltello dalla gola della moglie e con sorriso sadico si avventò su Meddy, mentre dal corpo di Nora, più precisamente dal buco creato dal coltello per la carne, uscì sangue che mi attraversò colpendo il muro bianco della cucina. Mentre ero incantato dalla scena, che mi fece raggelare il mio sangue, non mi accorsi che Albert aveva già preso Meddy per un braccio e tirata su e passava il coltello, pieno di sangue, sulla sua innocente faccia. Non feci in tempo neanche a chiudere un occhio o a deglutire, che mi ritrovai di nuovo in camera, con il fiatone e lacrime sugli occhi e dei conati di vomito mi stavano risalendo. Infatti corsi in bagno a vomitare tutto quello che avevo mangiato il giorno prima, mentre la mia dolce ex metà stava ancora dormendo beata sul letto e anche con tutto il casino che feci non si alzò per niente. Scesi le scale, non prima di aver preso il mio telefono e aver digitato il numero di mia mamma, che mi rispose celermente. Era la prima volta che chiamavo di prima mattina, infatti la sua voce quando rispose era preoccupata e mi chiese subito come stessi, se era successo qualcosa o se la cena mi avesse provocato acidità di stomaco, la mia quarta stranezza. " No mamma, no tranquilla è solo che.." Mi fermai subito, non volevo che lei si preoccupasse inutilmente per un incubo, stranamente vivo e grottesco. Scaccia per un attimo quell'idea e risi andandole a dire " Con te non posso mentire. Mi è tornata l'acidità " Infondo non era una bugia, dato che comunque avevo appena vomitato tutta la cena che mi aveva "preparato" Maddy, un bel cibo precotto che doveva solo riscaldare dentro il microonde. Dopo le solite raccomandazioni, ovvero prendi un succo di mirtilli che è basico così da contrastare l'acidità, mia madre riattacco ed io aspettai Meddy che si svegliasse, ma non chiesi nulla, solo che la vidi più stanca del solito anche se aveva dormito per 11 ore di fila. Mi resi conto che stavo ancora davanti alla porta a ragionare, era di nuovo entrato in quella mia particolare forma: la modalità detective e avevo perso molto tempo, infatti da che erano le 11, le lancette segnavano le 13 e 30 e io sarei dovuto essere in mensa per la presentazione. Iniziai quindi a correre e scesi le scale di fretta e furia, raggiungendo in pieno orario la mensa.
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