Capitolo 9 ~ Allison
Scesi le scale di casa, diretta in cucina dove, ne ero sicura, lui mi stava aspettando.
Entrai nella stanza sbadigliando, ma quando lo vidi sorrisi.
-Non sapevo che sapessi cucinare. -dissi.
Il ragazzo si voltò e mi sorrise. Gli occhi erano nascosti dai capelli biondi come nell'ultimo sogno che avevo fatto.
-Buongiorno anche a te! Sì, mia madre mi ha insegnato... Lei tiene molto alla colazione. Dice spesso che è il pasto più importante della giornata. Forse perché è la dea dell'alba... sai, di mattina fai colazione...
Quando aprii gli occhi vidi la rete del letto di Kayla sopra al mio.
Di nuovo quel ragazzo. Chissà perché continuava a tornare nei miei sogni...
Sospirai e mi voltai sul fianco sinistro, verso la parete dove era addossato il letto a castello di Will e Austin.
E poi lo vidi.
Il ragazzo era seduto accanto al mio letto e mi guardava, sorridendo.
-Ciao Allison. -disse Adrian.
Strillai e mi misi seduta, alzando le lenzuola come per difendermi da lui.
Ok. Era solo un sogno e quel dio non era veramente lì. Non poteva essere reale.
-Scusa, scusa! Non volevo spaventarti! -esclamò alzandosi. -È che beh... Audrey mi ha detto che ti avrei trovata qui e mi dispiaceva svegliarti... sembravi così serena nel sonno che non ho avuto il coraggio di...
Gli lanciai addosso il cuscino prima che potesse terminare la frase, beccandolo in faccia.
-Ehi! -protestò Adrian e abbassò la mia arma inventata sul momento. -Hai un lancio potente per essere una ragazza.
Fece quella che doveva essere una faccia furba, ma aveva i capelli in aria e la scena fu più comica che altro. Il problema era che indossavo solo una canottiera di cotone sopra a reggiseno e slip. Non esattamente la cosa migliore davanti ad un ragazzo adolescente (anche se lui, essendo un dio, doveva avere qualche secolo in più di me).
Adrian notò le spalline della canottiera che non avevo coperto con il lenzuolo e arrossì.
-Ehm... -deglutì imbarazzato. -Meglio se esco mentre ti... sì, insomma...
Feci un piccolo sorriso e annuii: -Grazie.
Lui sorrise, timido, poi uscì e si richiuse la porta alle spalle.
Mi alzai dal letto mentre il battito del mio cuore tornava normale e mi diedi della stupida: che bella impressione avevo dato di me. Davvero.
Aspetta. Da quando in qua mi importava della prima impressione con un ragazzo?
Comunque, presi i pantaloncini e la maglietta del Campo Mezzosangue e mi vestii. Poi misi le scarpe, mi diedi una sistemata ai capelli ed uscii dalla Casa 7.
Adrian era lì ad aspettarmi con le mani in tasca. Appena mi vide, sorrise di nuovo.
-Scusami, non volevo tirarti il cuscino in faccia. -dissi imbarazzata.
-Non è niente. -Adrian fece spallucce. -Almeno potrò aggiungere "essere colpiti in faccia da una bella ragazza con un cuscino" alla mia lista delle cose che ho provato in quattrocento anni.
Ridacchiai, imbarazzata per il complimento.
-Allora ehm... perché sei qui? -chiesi.
Lui si grattò la nuca: -Ho chiesto ad Afrodite se potevo darti una mano nell'impresa che ti ha assegnato.
-Oh. Grazie. -dissi stupita.
-Poi mio padre mi ha permesso di scendere nel mondo mortale ma solo finché non porteremo a termine l'impresa. Perciò, ti prego, tiriamola per le lunghe. Non ho voglia di ritornare sull'Olimpo così presto.
Risi: -Allora penso sia meglio dire a Chirone dell'impresa. Non ne ho ancora avuto il tempo.
Adrian annuì: -Dopo di lei, collega. -disse facendo un inchino.
Arrivammo alla Casa Grande. Chirone, nella sua sedia a rotelle, era sul portico e giocava a pinnacolo con il signor D, che, come sempre, indossava una camicia leopardata e beveva da una lattina di Diet Coke.
-Ah, Allison! -mi salutò Chirone con un sorriso. -E tu devi essere Adrian. Audrey è venuta ad avvisarci che abbiamo un ospite.
Il ragazzo accanto a me annuì.
-Figlio di Zeus ed Eos al vostro servizio. -disse tendendo la mano.
Chirone gliela strinse e ci fece segno di sederci con loro.
-Adrian, probabilmente ti ho visto quando eri piccolo... -disse il centauro con aria pensierosa.
-Ah sì? -fece Adrian imbarazzato.
-Credo di averti persino cambiato il pannolino qualche volta...
Ridacchiai alla faccia di Adrian.
-Ad ogni modo, qual buon vento vi porta qui? -chiese Chirone.
-Un'impresa. -dissi. -Afrodite mi ha assegnato un'impresa per ritrovare la sua cintura. Mi ha detto che l'ha presa Orfeo, che è a Vancouver.
-Non ti ha detto altro? -domandò lui mentre aspettava la mossa del signor D, che sembrava stranamente di buonumore.
-Ha detto che Orfeo sa essere molto persuasivo, ma non so perché. -risposi.
Chirone annuì, mentre giocava il suo turno: -Sai chi è Orfeo? -chiese dopo un po'.
-Non è quello che non doveva guardare la moglie fino a quando non fosse uscito dagli Inferi? -domandai guardando Adrian per avere una conferma.
Lui annuì: -Il mito narra di come Orfeo, innamorato di Euridice, scese negli Inferi per chiedere ad Ade e Persefone di riportare in vita sua moglie. -iniziò a spiegare. -Riuscì a convincere gli dei intonando canzoni con la sua lira, ma questi gli dissero di non voltarsi a guardare Euridice finché non fossero usciti alla luce del sole. Lui riuscì a resistere e si voltò solo quando uscì dal mondo dei morti, ma Euridice scomparve perché lei, a differenza di Orfeo, non era ancora uscita. Perciò Orfeo rimase solo, disperato e senza mangiare né bere, finché non giunse la fine dei suoi giorni.
-Eh questi giovani! Sempre così pieni d'amore! -commentò il signor D, che fino a quel momento era rimasto zitto. -Vero, Andy?
Adrian strinse i denti: -Adrian.
-È uguale. -fece il dio del vino muovendo la mano con noncuranza.
-Che storia triste... -commentai. Non sono mai stata una sentimentale, ma almeno una storia a lieto fine...
-Già, beh, ricorda che non è solo un mito, Adrian. -disse Chirone. Adrian annuì: -Il problema è che non l'ho visto compiersi davanti ai miei occhi, avendo solo quattro secoli...
-Solo? -esclamai. Il dio arrossì.
-Comunque. Afrodite deve averti detto di fare attenzione proprio perché Orfeo ha il tuo stesso potere, Allison. -disse Chirone. -Sa essere convincente con la sua voce, esattamente come te.
Annuii.
-Quando avete intenzione di partire? -chiese poi.
Guardai Adrian, che fece spallucce: -Scegli tu.
-Domani mattina può andare? -proposi. Il centauro fece sì con la testa.
-Kennard e Audie vi accompagneranno, Maddison? -domandò il signor D stappando un'altra lattina di Diet Coke. Ma quando aveva finito la prima?
-Allison. -lo corressi.
-È uguale!
-Chi sarebbero Kennard e Audie? -fece Adrian.
-Intende Kendall e Audrey. -spiegai. -Comunque, non lo so. Dovremmo chiedere.
Chirone ci sorrise: -Buona fortuna allora. E fate attenzione.
Lo ringraziammo, poi andammo verso il laghetto delle canoe.
-Ma come abbiamo intenzione di andare dall'altra parte del continente? -mi chiese Adrian.
-Tu non puoi usare i tuoi poteri da dio per portarci là?
Lui scosse la testa: -Quel simpaticone di mio padre mi ha tolto un pochino di poteri da dio.
-Ah... -poi mi venne in mente una cosa. -Riusciresti portare qui la mia macchina? L'ho lasciata al Campo Giove e...
Adrian schioccò le dita e la mia auto comparve poco lontano da me.
-Come facevi a sapere che era proprio questa? -chiesi, stupefatta.
Lui fece spallucce: -Segreto professionale.
Poi vidi Cecily camminare con fare sospetto, come se non avesse voluto farsi vedere da nessuno.
-Ehi, Cecily! -esclamai avvicinandomi alla mia amica. -Che stai facendo?
Lei saltò in aria: -Oh, ciao Ally. Niente, stavo solo passeggiando e...
-L'ultima che camminava nel tuo stesso modo e che ha detto così, è stata mia cugina Isabelle quando cercava di rubare i miei biscotti alla vaniglia. -fece Adrian.
-Isabelle? Isabelle Lightwood? -esclamò Cecily. -È tua cugina?
-Chi? -chiese lui confuso.
-Ehm... nieeeente. -liquidò la figlia di Atena. Poi vide la mia macchina: -Ally, perché la tua macchina è esattamente al centro del Campo?
-La stavo giusto per portare via. -la interruppi lanciando un'occhiataccia ad Adrian, che gemette, spaventato.
Aw, che carino! Sembrava un cucciolo di koala abbandonato!
Aspetta, CHE?
Comunque, Cecily ci salutò e corse via, verso la Casa di Atena.
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