Capitolo 5 ~ Adrian

Allison.
Era proprio lei. La ragazza della foto.
Cavolo. Era bellissima dal vivo.
Si schiarì la voce, imbarazzata, e abbassò la testa sui suoi piedi.
-Ehm, allora... che ci fai qui? -chiesi.
-Dovevo chiedere un consiglio ad Afrodite. -rispose Allison sorridendomi. -E lei mi ha affidato un'impresa come pagamento.
-Ah. -dissi. Poi feci un sorrisetto: -Sai, non penso che semidee carine come te dovrebbero andare a rischiare la pelle in un'impresa.
Lei arrossì per il complimento.
Ridacchiai e le presi una ciocca di capelli, la arrotolai sul dito e gliela sistemai dietro l'orecchio.
-Chi è il tuo genitore divino? -le domandai.
-Apollo. -rispose Allison.
-C-Cosa? -sapevo quanto Apollo potesse diventare pericoloso da arrabbiato. Sperai che non fosse geloso delle sue figlie.
U-Un attimo. Che ho detto?
Poi voce femminile esclamò: -Allison Alexandra Davis!
Ci voltammo verso la via che portava all'ascensore, dove una ragazza e un ragazzo si stavano avvicinando a passo di marcia. Cioè: il ragazzo doveva quasi correre per stare dietro alla ragazza. Intuii che fossero fidanzati.
-Non è esattamente il mio nome, Audrey. -disse Allison sbuffando.
Appena mi videro, i due ragazzi si fermarono, stupefatti. Probabilmente non si aspettavano di trovare la loro amica in compagnia.
-T-Tu... -balbettò la ragazza (che avevo capito chiamarsi Audrey) indicandomi con l'indice. -T-Tu... v-voi...
Il ragazzo mi guardò in modo strano, poi allungò il braccio per chiamare la sua ragazza...
Ed ebbi una specie di dejà-vu: lo vidi davanti a me, con il braccio proteso in avanti.
-Se... se dovessi tornare sull'Olimpo... è meglio se ti dimentichi di lei. -disse.
Scossi la testa e l'immagine scomparve. Vidi Audrey e Allison discutere animatamente, mentre il ragazzo spostava lo sguardo dalle ragazze a me, come se non credesse ai propri occhi.
-Kendall, dammi una mano! -esclamò Audrey.
Lui sospirò: -Pasticcino. Allison è in grado di badare a sé stessa. E lo sai.
Allison guardò l'amica come per sfidarla a dire il contrario. Dei, con quello sguardo mi incuteva un certo timore. Deglutii rumorosamente: decisi che, se l'avessi conosciuta meglio, di sicuro non l'avrei mai fatta arrabbiare.
-Ehm... scusate se v'interrompo. -dissi. -Ma... ci conosciamo per caso?
Kendall e Audrey spalancarono gli occhi.
-Perché ci fai questa domanda? -chiese Kendall schiarendosi la voce. -Insomma... è la prima volta che ti vediamo, vero Audrey?
-Ehm... -fece la ragazza. Lui le diede una gomitata leggera e praticamente impercettibile. Ma nulla sfugge agli occhi di questo bellissimo dio, cari mortali.
-Ad ogni modo, dobbiamo andare. -tagliò corto Audrey. -Piper ci aspetta.
-D'accordo. -disse Allison, poi mi sorrise. -Grazie ancora.
-Di niente. -risposi sorridendo a mia volta.
Li guardai allontanarsi, con Allison che li seguiva qualche passo indietro. Ero così imbambolato a fissarla, che dovetti darmi uno schiaffo per riuscire a distogliere lo sguardo.
-Adrian? -fu la voce di Calliope a riportare la mia concentrazione lì. Presi la freccia che ero andato a cercare e tornai dai miei cugini, che mi aspettavano, impazienti di battermi nel tiro con l'arco.

-Una mortale, eh, cuginetto? -chiese Ocean con un sorrisetto furbo. Avevo appena finito di raccontare cos'era successo e di come avessi sentito una strana sensazione quando Allison mi aveva sorriso.
-Non fare quella faccia, Gufo di Mare. -ribattei tendendo l'arco.
Ora, meglio che vi spieghi: Ocean era mio cugino da parte di padre, figlio di Poseidone e Atena. Già, avete capito bene e prima che spacchiate tutto per la rabbia, è bene che sappiate che quando Ocean aveva iniziato ad esistere, Eros aveva combinato un disastro con le sue frecce e aveva colpito Atena e Poseidone, che erano stati insieme per tutto il giorno.
Quella stessa notte anche mio padre e mia madre avevano... ehm... diciamo che anche per loro era stato così, ecco. Non erano stati gli unici, dato che praticamente tutto l'Olimpo era andato nel caos in poco più di dieci minuti.
Ocean aveva i capelli castani e gli occhi grigi che mutavano al verde quando usava i poteri ereditati da zio Poseidone, ossia quando controllava l'acqua e cambiava aspetto in quello di un animale. Da sua madre aveva ereditato, oltre agli occhi, la sua intelligenza. Era bravissimo a risolvere i problemi di matematica che ci divertivamo a trovare in giro per il mondo mortale (anch'io sono bravo in matematica comunque).
Mio cugino era nato dalla testa di Atena, come tutti i figli della dea. Anche se suo padre era Poseidone, Atena era molto affezionata a lui.
-Però ha ragione. -disse Isabelle, che se ne stava sdraiata a giocare con i suoi poteri da figlia di Ecate. Anche lei era nata da una "relazione clandestina" fra zio Ade ed Ecate ed era venuta al mondo nello stesso giorno mio e di Ocean. Aveva i capelli nerissimi come la pece e occhioni color cioccolato. Adorava usare i poteri ereditati da sua madre per infastidire me e Ocean. Il più delle volte la aiutavo a fare scherzi a nostro cugino, che era il classico bravo ragazzo. Il problema di Isabelle era che spesso non controllava le sue abilità da figlia di Ade e c'era il rischio che qualche scheletro risorgesse o che la ritrovassimo in Giappone per colpa dei viaggi ombra.
-Sei tu quello che si è incantato a guardarla. -continuò Izzy.
A quelle parole arrossii, poi scoccai la freccia, ma non feci centro.
-Questo è un colpo basso! -esclamai. -Lo avete fatto apposta!
Isabelle e Ocean risero.
-Se ti piace così tanto perché non provi a conoscerla meglio? -propose Ocean.
-Apollo potrebbe ammazzarmi. È sua figlia. -risposi mentre gli passavo l'arco.
-Afrodite potrebbe farlo ragionare. -fece mio cugino. -Sai com'è fatta.
-E poi il vostro sarebbe un "amore impossibile". Un dio e una mortale che non possono stare insieme! -esclamò Isabelle imitando Afrodite piuttosto bene e facendoci ridere.

Poco dopo, ero solo, seduto sulla ringhiera del balcone della mia stanza. Guardavo nel mondo mortale, il mio passatempo preferito.
Il mio sguardo si posò sul Campo Mezzosangue, dove vidi i semidei seduti attorno al falò come ogni sera. Allison non era lì, così la cercai per il resto del Campo.
La vidi sulla riva del laghetto delle canoe, da sola. Sfiorava la superficie dell'acqua con le dita e mormorava qualcosa che con il rumore provocato dai semidei non riuscivo a sentire. Schioccai le dita e mi ritrovai nel mondo mortale, nascosto poco lontano da Allison. Da quella distanza riuscivo a capire cosa stesse dicendo: stava cantando in greco.
Mi avvicinai un pochino per distinguere meglio le parole. Il testo riguardava Apollo e i suoi più grandi amori, Dafne e Giacinto, di come il dio si fosse innamorato e di come il suo amore era diventato disperazione quando Dafne era stata trasformata in albero e Giacinto gli era morto fra le braccia.
Allison aveva una voce splendida e non so quanto rimasi ad ascoltarla, ma quando la vidi alzarsi e avviarsi verso la Casa numero 7, di Apollo, capii che era tardi e tornai sull'Olimpo.

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