Capitolo 38 ~ Allison

Davanti ad Adrian c'era un uomo: era alto e teneva il cappuccio nero calato sugli occhi, perciò non vidi molti particolari del suo viso.
Tolse la spada dal busto di Adrian, che si lasciò cadere sulle ginocchia, tenendo una mano sulla ferita.
-Figlia di Apollo. -disse l'uomo sogghignando. -Orfeo ti aveva avvisato: non sareste dovuti venire.
Non lo ascoltai e mi abbassai al fianco di Adrian.
-Adrian? -lo chiamai preoccupata. Lui mi guardò, dolorante. Cercò di parlare, ma riuscì solo a tossire un liquido rosso sulla mano.
-P-Perché stai... stai sanguinando? -domandai sentendo il cuore iniziare a battere forte. Non poteva essere vero. Adrian era un dio ed essendo un dio aveva icore dorato nelle vene.
-Io... -tentò di dire.
-Alzati e combatti, semidea. -disse l'uomo puntandomi la spada sporca di sangue addosso.
Gli lanciai un'occhiataccia, poi presi il mio arco e mi rialzai, parandomi davanti ad Adrian, che appoggiò la schiena alla colonna dove c'era la cintura ed espirò.
Scoccai una freccia verso l'uomo, che la evitò e rise. Allora ritentai, ma ottenni lo stesso risultato.
-Credi davvero di riuscire a sconfiggermi? -chiese il mio avversario.
Non riuscivo a concentrarmi: Adrian era stato ferito gravemente... per colpa mia. In più perdeva sangue, cosa non molto rassicurante.
-Allison... -mi chiamò Adrian. Lo guardai e lo vidi porgermi un pugnale dalla parte del manico. Capii subito cosa voleva che facessi e così mi misi l'arco sulle spalle e afferrai il pugnale. Era quello di ferro dello Stige.
Cercai di non far notare la mia mano tremante e mi voltai verso l'uomo appena in tempo per vederlo arrivarmi addosso. Mi spostai di lato, ma lui riuscì comunque a ferirmi alla guancia con il filo della lama della sua spada. Sentii subito qualcosa di caldo colare dalla ferita.
-Orfeo non vuole che riprenda la cintura, vero? -domandai. -Ma a cosa gli serve?
-Non ti riguarda, figlia di Apollo. -ribatté l'uomo lanciandosi verso di me. Questa volta mi colse alla sprovvista e mi bloccò al muro, tenendo il polso della mano con cui stringevo il pugnale.
-No! -urlò Adrian a fatica. Il mio avversario mise un braccio sulla mia gola.
-Lasciami! -ordinai, ma la mia voce risultò soffocata.
-Non farle del male! -fece Adrian e gemette di dolore. -Mi hai già ferito, perché non uccidi me?
-Non sono gli ordini del mio padrone, figlio di Zeus. -disse l'uomo senza staccare lo sguardo da me. L'aria iniziava a mancarmi e dovevo trovare un modo per liberarmi dalla presa di quel tizio.
"Ehi" disse una vocina nella mia testa (e che somigliava vagamente a quella di Will - sì, era stato lui ad allenarmi) "Hai due gambe e lui è un maschio".
Come avevo fatto ad essere così stupida?
Alzai di scatto il ginocchio e colpii l'uomo dove non batte il sole. Lui mi lasciò andare e così potei colpirlo con il pugnale. Non lo volevo uccidere, non ne sarei stata capace, così lo colpii alla spalla. Poi gli diedi un calcio, spingendolo a terra. La spada gli cadde dalla mano.
Gli puntai addosso il pugnale.
-Puoi dire al tuo padrone che io sono una che non lascia perdere così facilmente. -dissi. -Che mi mandi addosso tutti i suoi uomini. Tanto l'avrò vinta comunque.
L'uomo mi guardò. Poi guardò Adrian e sogghignò.
-Forse dovresti occuparti del figlio di Zeus. -disse indicando il ragazzo con la testa. -Se morirà, sarà solo colpa tua.
Lo fissai con rabbia, anche se aveva ragione. Ma Adrian era un dio, insomma... non poteva morire. Era praticamente impossibile.
Adrian tossì violentemente e a quel punto corsi da lui.
-Adrian... -dissi prendendogli il viso con le mani.
-Sbuffo di Nuvola... -fece lui. -Mi... dispiace tanto...
-Di cosa? Non è colpa tua. Mi stavi proteggendo!
Gli tolsi delicatamente la mano dalla ferita e dovetti reprimere un conato di vomito. Ero sempre stata sensibile alla vista del sangue.
-D'accordo, adesso... -iniziai a dire mentre strappavo un lembo della mia maglietta e mi guardavo attorno: l'uomo era sparito. -Adesso proverò a curarti, va bene?
-C-Come? È troppo tardi...
Misi la stoffa della mia maglietta sulla ferita per cercare di fermare il sangue.
-Canterò qualcosa. L-Lo sai che... -sentii la mia voce incrinarsi. No, non potevo piangere. Dovevo mostrarmi forte.
Feci sdraiare Adrian sistemandomi la sua testa in grembo e gli accarezzai i capelli, scostandoli con la mano pulita dalla fronte sudata. Gli presi la mano e feci un respiro profondo.

I don't want to know who we are without each other
It's just too hard
I don't want to leave here without you

Adrian tremava e aveva il respiro irregolare. Mi sentii gli occhi colmi di lacrime.

I don't want to lose part of me
Will I recover?
That broken piece, let it go and unleash all the feelings
Did we ever see it coming?
Will we ever let it go?

Il sangue continuava ad uscire dalla ferita come un fiume in piena esce dagli argini.
Sentii il mondo crollarmi addosso.
Non poteva andare a finire così. Non quando ci eravamo appena ritrovati.
Perché il mondo era così crudele?

We are buried in broken dreams
We are knee-deep without a plea
I don't want to know what it's like to live without you
Don't want to know the other side of a world without you

-Non... non riesco a... -balbettai.
Adrian aprì gli occhi e respirò profondamente: -Ti amo.
-Adrian, ti prego...
-No, ascoltami. -m'interruppe. -Toccati la guancia.
Mi toccai la ferita che avevo sul viso con dita tremanti e poi le ritrassi per guardarle, aspettandomi di vederle sporche di sangue.
E invece no. Sulle mie dita c'era un liquido dorato che copriva il rosso del sangue di Adrian.
-Icore? -domandai stupita.
Adrian annuì: -Sei immortale, Allison. -disse. -È la mia immortalità.
-M-Ma... come?
-La collana. -trasalì per una fitta di dolore. -Nel ciondolo... Tuo padre mi ha tolto l'immortalità, ma non i poteri. In questo modo non avresti sospettato nulla...
Strinsi il ciondolo e capii tutto: -È per questo che mi hai fatto giurare di non toglierla?
-Sì. -Tossì di nuovo, facendomi rabbrividire.
-Serve l'ambrosia... ti curerà quel poco che basta... -dissi.
-No. -m'interruppe Adrian. -È troppo tardi, Sbuffo di Nuvola.
Singhiozzai: -Non lasciarmi, ti prego. Non voglio perderti ancora.
Il figlio di Zeus allungò il braccio e mi asciugò una lacrima dalla guancia: -Ho vissuto quattrocento anni pensando alla morte come a qualcosa di lontano. Non credevo che mi sarebbe successo... -disse a fatica. -Ma ne è valsa la pena. Morirò per una nobile causa tra le braccia della persona che amo.
-No, non puoi morire. Ti porterò al Campo e Will... Will mi aiuterà a curarti. Lui sa sempre cosa fare. -poi tolsi la collana e la misi sul suo petto, ma non avrebbe comunque funzionato: l'immortalità non serviva più a nulla.
Lui mi sorrise: -Non hai giurato sullo Stige. -disse.
Scossi la testa e feci un piccolo sorriso, poi morsi il labbro inferiore per non scoppiare a piangere.
Gli diedi un bacio sulla fronte e feci un sospiro tremante.
-Sei il dio dei nobili sacrifici. -dissi. Lui mi guardò, interrogativo, poi rise: -Hai sentito quello che stavamo dicendo in treno, vero? Riesci sempre a sorprendermi. Ecco perché ti amo.
-Ti amo anch'io, eroe.
Lui mi attirò a sé e mi diede un bacio sulle labbra, un bacio che sapeva di sangue.
-Non volevo morire senza prima averlo fatto... -disse. -...Un'ultima volta.
E chiuse gli occhi.
La mano sporca di sangue che teneva sullo stomaco scivolò sul pavimento. Il suo petto smise di muoversi.
-No... -singhiozzai iniziando a piangere. -Ti prego, no...
Mi chinai e strinsi il corpo inerme di Adrian a me, mentre le lacrime scendevano silenziose sulle mie guance.
Era solo un incubo. Sarebbe finito tutto non appena avessi aperto gli occhi: Adrian mi avrebbe sorriso e dato il buongiorno, ci saremmo baciati e...
Ma no. Quello non era un brutto sogno. Adrian non si sarebbe più svegliato, non mi avrebbe più chiamato "Sbuffo di Nuvola" ed io non avrei più sentito il suo profumo di pioggia.
Maledissi gli dei. Maledissi l'impresa. Tutto.
Ad un tratto sentii dei passi. Alzai la testa e vidi un ragazzo dai capelli neri e gli occhi nocciola con indosso un chitone greco rosso sangue, un mantello scuro e dei sandali.
-C-Chi sei? -riuscii a chiedere.
-Io sono Orfeo, figlia di Apollo. -rispose lui.
Strinsi il corpo di Adrian come per proteggerlo: -Cosa vuoi da me? Adrian è già morto. Bel coraggio a mostrarti proprio ora.
-Ti propongo un patto. -disse Orfeo. -Unisciti a me contro gli dei e riporterò indietro dagli Inferi il tuo figlio di Zeus.
Guardai il viso di Adrian, pallido, ma comunque bellissimo.
-Potrai riabbracciarlo, baciarlo e amarlo come se niente fosse successo. -continuò Orfeo, la cui voce era diventata suadente e ammaliante. -Unisciti a me e sarai felice, figlia di Apollo.
Alzai lo sguardo e lui mi tese la mano.
Guardai Adrian e poi di nuovo la mano di Orfeo.
Sarebbe stato da pazzi accettare la sua offerta e in più dovevo tenere a mente le parole di Chirone: "Orfeo ha il tuo stesso potere, Allison. Sa essere convincente con la sua voce, esattamente come te".
Sospirai, mandando al Tartaro tutto, dei compresi.
Allungai il braccio e presi la mano di Orfeo.

Fine

*angolo meh*
Uccidetemi pure se volete, ma ho scritto Dreaming of your Eyes dopo aver pensato a questo finale. Non lamentatevi.

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