Capitolo 30 ~ Adrian

-Adrian? -mi chiamò una voce.
-Eh? -feci sbadigliando.
-Stavi dormendo? -chiese Kendall, alla guida.
-No, ma c'ero quasi. -mi misi diritto e Allison si accoccolò di più a me, senza svegliarsi.
-Tra poco arriveremo in una zona di sosta. -m'informò il figlio di Venere. -Dovremmo svegliarli?
Guardai dietro di me, dove Cecily stava dormendo con la testa sulla spalla di James, poi spostai lo sguardo su Allison e poi su Audrey, seduta accanto a Kendall sul sedile del passeggero.
-Credo di sì. -risposi. -James non ti deve dare il cambio? Che ore sono?
-Le due. -Kendall sospirò.
Allison si mosse e le lasciai un bacio sulla testa. Sembrò avere un effetto su di lei, perché poi si sistemò meglio sul sedile e si fece piccola piccola, così che la potessi abbracciare.
-Adrian, cosa farai alla fine dell'impresa? -domandò Kendall. -Tornerai sull'Olimpo?
-Non lo so. Ma non voglio lasciare Allison. -risposi stringendo la ragazza a me. Era vero: non avevo la minima idea di cosa fare.  Solo di una cosa ero sicuro e cioè che non avrei lasciato Allison. Niente discussioni.
Avevo due scelte: tornare sull'Olimpo o diventare mortale.
Nella prima avevo intenzione di portare Allison con me e renderla immortale, ma non potevo farlo contro la sua volontà.
Nella seconda dovevo trovare un modo per convincere mio padre a farmi diventare mortale per stare con Allison.
-Qualunque cosa deciderai, so che sarà la cosa giusta. -disse Kendall guardandomi dallo specchietto retrovisore.
Gli sorrisi come ringraziamento.
Cinque minuti dopo, Kendall parcheggiò nella zona di sosta e svegliò Audrey.
-Sbuffo di Nuvola? -chiamai Allison scrollandola leggermente. Lei si mosse, ma non aprì gli occhi.
-Allison? -ritentai. -Siamo fermi.
La figlia di Apollo aprì gli occhi e mi guardò, assonnata.
-Ben svegliata. -le dissi dolcemente per poi baciarla sulla guancia.
-Dove siamo? -chiese lei stropicciandosi un occhio.
-In una zona di sosta. -risposi.
Mentre Allison rimetteva le scarpe che aveva tolto per rannicchiarsi mentre dormiva, mi misi in ginocchio sul sedile e mi allungai per svegliare James.
-Ehi, amico. Siamo arrivati. -dissi; poi aggiunsi: -Guarda che a te il bacio non lo do. Hai Cecily.
Per fortuna, James aveva il sonno leggero, perché si svegliò subito e si mise a chiamare Cecily.
Scendemmo dal furgoncino e Allison mi abbracciò, seppellendo il viso nella mia felpa.
-Ho sonno. -brontolò con la voce soffocata dalla stoffa.
-Anche io. -le dissi ridendo. -Poi ti lascerò dormire.
La mia ragazza sbadigliò e annuì.
Entrammo nel bar e ne approfittai per una sosta in bagno.
Mentre mi lavavo le mani mi guardai allo specchio: avevo i capelli in aria e gli occhi visibilmente stanchi. Per i capelli non c'era niente da fare, ma decisi che, appena fossi risalito sul furgoncino, mi sarei fatto una bella dormita.
Quando tornai al bar, trovai i miei amici seduti ad un tavolo con delle tazze fumanti davanti.
Allison tormentava la bottiglietta d'acqua che aveva preso, sbadigliando. Mi sedetti accanto a lei.
-Siamo quasi a Lethbridge. -ci informò Kendall. -Una volta arrivati lì, saremo metà strada verso Vancouver.
La reazione generale fu il silenzio (tranne che per Audrey, lei sbadigliò).
Ci eravamo dati i turni per guidare: per prima Audrey, per secondo Kendall, per terzo James e poi me. Cecily avrebbe preso il mio posto prima di arrivare a Vancouver.
Allison sbadigliò. Lei non avrebbe guidato per volere mio. Non volevo che si stancasse troppo. La figlia di Apollo aveva protestato, ma dopo averla vista rimanere priva di sensi per molto tempo, non volevo che rischiasse.

Quando uscimmo nel parcheggio, per poco Allison non mi saltò in braccio.
-Ehi, che succede? -le chiesi ridacchiando mentre lei seppelliva il viso nel mio petto. Non mi rispose, così le alzai il mento: -Allison. Tutto bene?
-C-C'è... -balbettò con voce tremante. -Adrian, mandalo via!
Guardai i miei amici, che non capivano cosa stesse succedendo.
-Che cosa, Allison? Cosa c'è? -domandai mentre Allison iniziava a tremare. Poi sentimmo abbaiare e la figlia di Apollo emise uno strillo soffocato.
Alzai lo sguardo e vidi un cane randagio poco lontano da noi. E capii.
-Hai paura dei cani? -chiesi rivolto alla mia ragazza. Lei annuì: -Mandalo via! -supplicò con voce rotta dal pianto.
Audrey mi picchiettò il dito sulla spalla: -Ci penso io. -disse usando il labiale. Annuii e la figlia di Fortuna si avvicinò al cane.
-Chi è questo bel cucciolotto? Eh? Chi è? -fece con un tono che non le avevo mai sentito mentre accarezzava l'animale dietro le orecchie.
Guardai Kendall, che si avvicinò ad Audrey, evidentemente geloso.
-Adrian. -mi chiamò Cecily mettendomi una mano sulla spalla.
La guardai e lei indicò Allison con la testa: -Prendile qualcosa per tranquillizzarla. -sussurrò.
-Hai ragione. -le risposi con il labiale. Poi mi rivolsi ad Allison e le alzai il mento: -Sbuffo di Nuvola, ti va una camomilla? -le chiesi.
Allison annuì, tremando da capo a piedi.
La condussi nel bar e poco dopo stava bevendo la sua camomilla, seduta di fronte a me.
-Meglio? -le chiesi quando rimise la tazza sul piattino.
-Sì. -disse lei. -Grazie.
-Di niente. -le sorrisi, ma lei abbassò lo sguardo sulla bustina di zucchero vuota e si mise a giocarci.
-È stato più forte di me. -disse. -Di solito mi trattengo ma...
-Ehi. -le presi le mani e lei alzò gli occhi su di me. -Va tutto bene, Allison. Tutti abbiamo paura di qualcosa. Non te ne devi vergognare.
Allison annuì.
-Perché non me l'hai detto subito, piuttosto? Quando abbiamo incontrato Echidna e la Chimera, a New York. Ho notato come tremavi.
-Non era l'occasione giusta... insomma... dirti di questa mia paura infantile quando stiamo affrontando un'impresa più pericolosa... -la figlia di Apollo sospirò. -Non mi sembrava il caso. Ho pensato che avresti riso di me.
Strinsi la presa sulle sue mani: -Non potrei mai.
Finalmente Allison sorrise. Un piccolo sorriso, niente di che... ma fu bellissimo vederla ridere. Capii quello che intendeva Harvey. Era stupendo riuscire a far ridere la persona a cui tieni di più.

Erano le cinque quando James mi svegliò perché gli dessi il cambio. Allison si sedette davanti con me, dato che mi aveva sentito mentre mi muovevo e si era svegliata a sua volta.
-Allison, posso dirti una cosa? -chiesi dopo un po'. I nostri amici dormivano e perciò non ci avrebbero sentito parlare.
-Sì. -rispose Allison mettendosi comoda sul sedile.
-La notte scorsa... -iniziai, poi però mi bloccai: non potevo dirle tutto. Allison non voleva che la trattassi come una che non riesce a difendersi. E io avevo giurato di difenderla senza dirle nulla.
-La notte scorsa? -chiese la figlia di Apollo vedendo che non andavo avanti con il discorso.
-Ehm... no, nulla. -dissi scrollando le spalle. -Non ha importanza.
Allison mi mise la mano sulla gamba: -Anche io devo dirti una cosa. -ammise. -Mentre ero svenuta, Apollo mi ha parlato, in sogno. Ha detto che alcuni versi della profezia si riferiscono a noi.
-Beh, l'impresa era tua... io mi sono offerto di aiutarti... penso che un po' sia ovvio.
Allison rise contagiando anche me.
Poi presi la sua mano e ne baciai il dorso.
-Andrà tutto bene. -le dissi. -Troveremo la cintura.
Lei sorrise.
-Poi cosa farai? -domandò. -Tornerai sull'Olimpo?
-Non senza di te. Non voglio. -sospirai, poi le feci la fatidica domanda: -Ti piacerebbe diventare immortale?
-Diventare immortale?
-Sì. Potremmo stare insieme, sull'Olimpo. Saresti una dea.
Allison rimase zitta, pensando alla mia offerta.
-Io non posso accettare. -disse infine. -Non posso lasciare mia madre e mia sorella da sole. E poi la mia vita è questa. Non so se riuscirei a vivere senza il Campo Mezzosangue, senza i miei fratelli della Casa 7, senza i miei amici... mi capisci, vero?
Strinsi la sua mano: -Sì. E non voglio forzarti a fare una cosa che non vuoi.
Afrodite me l'aveva insegnato: "se ami una persona, devi rispettarla. Qualunque cosa succeda e qualunque cosa scelga di fare".
Pochi minuti dopo, Allison si era addormentata.
E io cercavo di non urlare contro la gente che aveva deciso di partire per le vacanze (credo), formando un traffico tremendo.

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