Capitolo 28 ~ Allison
-Adrian... questo... questo è tuo padre? -domandai guardando il ragazzo. Adrian strinse un pochino la presa sulla mia mano.
-Sì. -disse fissando Zeus con rabbia.
Audrey, Kendall, James e Cecily si affettarono ad inchinarsi, ma io non riuscivo a muovermi. Era come se Adrian, tenendomi per mano, avesse avuto il comando sul mio corpo.
-Adrian. Non ti avevo esplicitamente detto di rimanere sull'Olimpo? -chiese Zeus facendo segno ai nostri amici di rialzarsi. -Non ti ho mai dato il permesso di scendere ad aiutare questa semidea.
Mi sentii arrossire.
-Ed io l'ho fatto lo stesso, padre. -ribatté Adrian. -Ho quattrocento anni, non quaranta. So come funziona il mondo. E poi non ti ho chiesto il permesso, ti ho solo detto che sarei sceso dall'Olimpo. E tu mi hai messo in punizione. Come un bambino.
-Adrian... -mormorai facendo un passo avanti per essere al fianco del ragazzo. Lui mi guardò e mi fece segno di non dire niente. Annuii e Adrian mi sorrise, poi si rivolse di nuovo a Zeus: -Vuoi riportarmi sull'Olimpo? D'accordo. Ma devi portare anche Allison. Non me ne vado senza di lei. -disse.
Zeus guardò Adrian con l'aria di uno che vuole commettere un figlicidio, ma quando parlò il suo tono era calmo: -Figliolo, cerca di essere ragionevole...
-No, padre. -lo interruppe Adrian. -Sono in grado di prendere le mie decisioni da solo. E questa...
Il dio mi avvicinò a sé, prendendomi in vita con un braccio. Sentii le mie guance raggiungere almeno una sessantina di gradi sopra lo zero. Solo una volta avevo sentito una sensazione del genere... con Leo, durante la mia prima impresa. Ma lui non mi aveva fatto capire di essere speciale come Adrian.
-È la decisione più bella della mia vita immortale. -disse il dio guardandomi in viso. Poi, rivolto a suo padre, aggiunse: -Ho già rinunciato a lei una volta. Non lo farò una seconda.
Il cuore iniziò a battermi forte. Chissà se anche due anni prima Adrian aveva il potere di farmi sentire come in quel momento...
Zeus ebbe un attimo di esitazione, probabilmente chiedendosi come mai Adrian sapesse di ciò che era successo quando in realtà non doveva averne ricordi, poi si ricompose e disse: -Io ho cercato di non farti rischiare, Adrian. -guardò il commesso, che dormiva ancora dietro al giornale aperto. -Direi che Ipno ha fatto il suo dovere.
Il dio del cielo schioccò le dita e scomparve. Il tizio dietro al bancone saltò in aria, come se si fosse preso uno spavento.
James chiese della macchina e, mentre l'uomo andava in un'altra stanza a cercare le chiavi, ci mettemmo a confabulare.
-Adrian, cosa intendeva Zeus con quella frase? -chiese Cecily.
-È un classico. I genitori sono sempre così. -fece Adrian sbuffando.
-Sicuro? Sembrava molto... -ma non riuscii a sentire tutta la frase di Kendall. Era come se fossi finita sott'acqua, dove i suoni sono attutiti. Mi sentii mancare e cercai di fare un passo verso il bancone, per cercare un appoggio. Riuscii nell'impresa, ma le gambe cedettero.
-Allison! -esclamò una voce. Non capii chi mi si avvicinò, perché avevo la vista appannata, ma mi lasciai andare nelle sue braccia.
Quella persona mi stese a terra, da cui riuscii a vedere delle sagome (i miei amici, credo) muoversi e raggrupparsi attorno a me.
Poi chiusi gli occhi e persi i sensi.
Quando riaprii gli occhi vidi un grande giardino interrotto solo da un boschetto poco lontano. Io ero su un terrazzo con un bicchiere di champagne in mano (alquanto strano, perché io non bevo mai bevande come quella).
-Ehi, ecco mia moglie! -esclamò una voce maschile dietro di me. Mi voltai e vidi Adrian: indossava uno smoking nero con un fiore rosso all'occhiello, i capelli erano stranamente pettinati (o almeno, qualcuno doveva aver cercato di pettinarli) e anche lui teneva in mano un bicchiere di champagne.
-Sei davvero bellissima, lo sai? -mi chiese affiancandomi. Mi guardai e realizzai di stare indossando un abito bianco semplice e con gonna larga. Era stupendo.
-Grazie. -dissi ad Adrian, che sorrise e mi baciò.
-Tra poco c'è la torta. Sono venuto a cercarti per dirtelo. -m'informò. Poi, sussurrando, aggiunse: -Anche se vorrei stare da solo con te.
Arrossii un pochino: -No, Adrian. Dovrai aspettare. -dissi ridendo al broncio che mise il figlio di Zeus.
-Eccovi! -esclamò Jason spuntando dalla finestra. -Stanno aspettando voi per il taglio della torta. Vi consiglio di venire.
-Arriviamo. -disse Adrian. Aspettò che Jason rientrasse e si rivolse a me: -Stanotte?
-Ma che marito pervertito che mi sono trovata! -esclamai ridendo.
-Non sai che è un'antica tradizione romana? Passare la prima notte di nozze in quel modo?
-Come siamo sapientoni oggi.
Adrian mi fece una linguaccia, poi mi baciò.
-Andiamo? -gli chiesi. -Ci staranno aspettando tutti.
-Sì. -mi prese per mano e mi guidò attraverso una serie di sale gigantesche, degne di un re.
Arrivammo in un salone colmo di gente. Erano tutte persone che conoscevo: la mia famiglia, i semidei del Campo Mezzosangue e del Campo Giove, gli dei.
-Ecco gli sposi! -esclamò Will. Tutti i presenti applaudirono, lasciando passare me e Adrian, che mi teneva ancora per mano.
Sul tavolo al centro della sala c'era una torta bianca a sei piani con in cima una coppia di sposini di sapone: lo sposo era biondo e abbracciava la sposa dai capelli castani che teneva un libro tra le mani.
Lasciai il bicchiere di champagne sul tavolo accanto, poi affiancai Adrian. Un cameriere ci porse il coltello.
Adrian mise la mano sulla mia e tagliammo una fetta di torta, per poi metterla sul piattino. Prendemmo le forchette e ne assaggiammo un pezzetto.
-Mmh... è tiramisù. -commentò Adrian, poi mi prese in vita con il braccio libero. -Come piace a mia moglie.
Era strano (e allo stesso tempo bellissimo) sentirsi chiamare così. Mi alzai sulle punte e lo baciai, mentre gli invitati applaudivano.
Mentre i camerieri portavano la torta in cucina per tagliarla, Apollo mi si avvicinò.
-Allison, posso parlarti un attimo? -mi chiese.
-Sì. -lo seguii sul terrazzo della sala.
-Mi dispiace aver interrotto il tuo bel sogno, Ally. -disse mio padre.
Stavo davvero sognando? Diamine, sembrava così reale...
Poi arrossii: se mio padre sapeva che stavo sognando, allora aveva visto tutto ciò che avevo visto io?
-Ricordi la profezia? -domandò Apollo appoggiandosi alla ringhiera del terrazzo.
-Quella che Ocean ha detto ad Adrian per telefono?
-Esatto. Sono qui per parlarti di quella. -disse mio padre. -Devi fare attenzione a pochi versi: "Per amore qualcosa si perderà / ma solo la morte il segreto rivelerà. / Chi le lacrime avrà versato /dalla parte del nemico lo stesso giorno sarà passato".
Annuii: -Mi riguardano, vero? -chiesi preoccupata.
-Sì. -rispose Apollo a malincuore.
-Tu sai a cosa si riferiscono?
Il dio si tormentò le mani: -Lo so, ma non posso dirtelo. L'unica cosa che mi è concesso rivelarti è che, oltre a te, c'è un'altra persona coinvolta. E questa persona è Adrian.
Un po' me l'aspettavo. Quando mai due che si amano vivono la loro vita senza intoppi?
Poi il pavimento tremò.
-Ti stai svegliando. -disse Apollo. -Ricordati ciò che ti ho detto.
Feci sì con la testa e poi chiusi gli occhi, mentre intorno a me tutto crollava.
Aprii gli occhi e vidi il soffitto di una stanza. Sentivo il materasso e il cuscino morbido di un letto sotto di me e delle voci. Dovevano essere i miei amici.
Spostai lo sguardo alla mia destra: Adrian era lì e mi sorrideva.
-Buongiorno. Anzi, buon pomeriggio. -disse. -Come ti senti?
-Bene, credo. -risposi.
Adrian mi prese la mano.
-Per quanto tempo sono...?
-Qualche ora. Ti sei persa il pranzo.
E poi mi ritrovai nell'infermeria del Campo Mezzosangue. Adrian era con me e le sue guance stavano raggiungendo un colore simile ai capelli di Rachel Dare.
-Allison... se... se tra due giorni non sarai più in infermeria... Ti... ti andrebbe di andare a vedere i fuochi d'artificio insieme? -domandò.
Adrian tolse la mano dalla mia e si tirò indietro. Io mi misi seduta sul materasso, cercando di tornare a un battito cardiaco normale.
-Hai... hai visto? -chiesi. Adrian era pallido come un lenzuolo e respirava a fatica.
-Io... s-sì. -balbettò. -Ed ora ho un gran mal di testa.
Il dio si appoggiò di peso alla cassettiera, facendo cadere ciò che era stato appoggiato lì sopra.
Dalla stanza accanto arrivò James, che corse a sostenere Adrian.
-Ehi! Tutto bene? -esclamò. -Cos'è successo?
-Ehm... -dissi, ma Adrian mi lanciò un'occhiata che mi diceva di stare zitta.
Arrivarono anche Audrey, Cecily e Kendall che rimasero fermi sulla porta.
-Ho solo avuto un capogiro. Niente di grave. -disse Adrian guardandomi fisso negli occhi.
*angolo meh*
Ehhh quanto mi è piaciuto scrivere del matrimonio... i miei piccoli stanno crescendo così in fretta... *asciuga la lacrimuccia*
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