Capitolo 2 ~ Allison
Quando arrivai al Campo Giove, due ore dopo, avevo ancora in mente la voce che avevo sentito chiamarmi. Perché mi sembrava così familiare? E perché l'avevo sentita solo io?
Scesi dalla macchina e raggiunsi Audrey e Cecily, che mi aspettavano davanti all'entrata, dove c'erano due sentinelle, come sempre. Ci lasciarono passare e dieci minuti dopo stavamo attraversando il ponte del Piccolo Tevere.
-Ehi, ragazze! -era Kendall. Anche lui in due anni era cresciuto: era più alto di qualche centimetro e i tratti del suo viso si erano fatti più adulti.
Salutò Audrey baciandola sulle labbra.
-Come va? -mi chiese poi.
-Bene. -dissi. -Tranne per mio padre che mi stressa ventiquattr'ore su ventiquattro.
Kendall rise.
Allison.
Mi voltai, ma non c'era nessuno.
-Che succede? -chiese Cecily.
-Ancora quella voce. -dissi. -Qualcuno mi ha chiamato.
-Di nuovo? -fece Audrey. -Non è che te la sei immaginata?
-Cosa? -domandò Kendall spostando lo sguardo da me ad Audrey a Cecily.
-Allison ha detto di aver sentito una voce che la chiamava. -spiegò Cecily.
-Sarà stata una tua impressione... -disse il ragazzo.
-Ma è successo due volte! Quella voce era chiara e nitida. Era quella di un ragazzo e... -lo interruppi prima che potesse aggiungere altro.
Kendall sbiancò: -Hai detto che apparteneva ad un ragazzo? -chiese interrompendomi a sua volta.
Annuii, convinta, e il figlio di Venere guardò Audrey.
-Pasticcino, possiamo parlare? -chiese. La ragazza annuì e si allontanarono da me e Cecily.
La figlia di Atena mi guardò, preoccupata: -Sicura che vada tutto bene?
Sospirai: -Sì. Tutto bene.
Non dissi degli occhi che sognavo tutte le notti. Volevo che rimanessero una cosa privata. Non che non mi fidassi di Cecily, ovvio.
Poi guardai meglio ciò che indossava la mia amica: una felpa che sembrava molto pesante per una giornata d'estate e un paio di leggings neri.
-Ma non hai caldo? -le chiesi.
Cecily scosse la testa e sorrise: -Mi aiuteresti a cercare James?
Annuii e ci incamminammo verso gli alloggi delle Coorti, con Cecily che si guardava attorno in cerca del suo ragazzo.
James era un mio compagno di scuola e, dopo che avevamo scoperto di essere entrambi semidei, eravamo diventati molto amici. Aveva i capelli castano chiaro e gli occhi azzurri, circondati da un paio di occhiali dalla montatura blu e nera. Lui andava molto di più al Campo Giove ed era lì che aveva conosciuto Cecily, la stessa estate in cui anch'io ero stata riconosciuta.
Comunque, stavo camminando con Cecily, immersa nei miei pensieri, quando la figlia di Atena sorrise.
-Eccolo! -esclamò per poi correre verso James, che stava parlando con un ragazzo.
James vide la ragazza che correva, così salutò l'amico e le andò incontro. Cecily gli circondò il collo con le braccia e lo baciò.
Sorrisi, ma... una strana sensazione di vuoto iniziò a farsi largo nel mio petto, come se, al posto del cuore, ci fosse stato un buco. Mancava qualcosa... anzi, forse qualcuno di speciale, che era stato importante per me e che ora aveva lasciato un vuoto incolmabile.
-Allison? -James mi richiamò dai miei pensieri schioccando le dita davanti al mio naso. -Ci sei?
-Ehm... sì. Stavamo dicendo? -chiesi.
-È ora di pranzo. Andiamo! -Cecily mi prese a braccetto e ci dirigemmo verso i tavoli dove i semidei del Campo Giove mangiavano.
Audrey e Kendall erano già lì e ci avevano tenuto il posto, così ci sedemmo con loro.
Ora, essere l'unica senza un ragazzo in mezzo a due coppie di fidanzatini era l'ultima cosa che mi sarebbe piaciuta fare, ma non volevo essere asociale. Cecily e James si tenevano la mano sotto al tavolo, mentre Kendall e Audrey stavano semplicemente stretti l'uno all'altra.
-Ehi, ragazzi! -esclamò la voce di un ragazzo. Alzai gli occhi al cielo.
-Ciao Nathan. -dissi al semidio.
Nathan era figlio di Bacco e cercava di rimorchiarmi da molto tempo. Il problema: non era il mio tipo.
Il ragazzo si sedette tra me e Audrey e rubò una patatina fritta dal mio piatto.
-Perché sei venuto a rompere stavolta? -chiese Audrey, spazientita.
-Perché? Non posso stare con la mia adorata Allison e i suoi amici? -fece Nathan spostandosi il ciuffo di capelli castani che aveva sulla fronte.
-No. -rispose Audrey. Lui la ignorò e si rivolse a me: -Siamo rimasti in due, cara Allison. -mi fece l'occhiolino, poi mi circondò la vita con il braccio e mi avvicinò a sé. -Ti va di fare una passeggiata?
-Ehm... -feci io.
-No che non le va. -sbottarono Audrey e Kendall insieme, ritrovandosi quattro paia di occhi che li osservavano, interrogativi.
-Cioè... ehm... -balbettò Kendall. -Volevo dire che Allison deve... prepararsi per il viaggio di domani. Visto che andremo al Campo Mezzosangue e ehm... sarà un viaggio molto lungo.
Guardai i miei amici. Era vero che saremmo partiti il giorno dopo per il Campo, ma non avevo bisogno di riposarmi tutto il giorno, anche se non volevo stare con Nathan quel pomeriggio, ma loro non potevano saperlo.
-Grazie della proposta, Nathan, ma no, non posso. -dissi togliendo la sua mano dal mio fianco. -Magari un'altra volta.
Il ragazzo sbuffò: -E va bene. -disse, poi prese un'altra patatina fritta dal mio piatto.
Quel pomeriggio andai alle terme. Per fortuna non c'era quasi nessuno, così avrei avuto la possibilità di starmene da sola a pensare.
Come sempre.
Non che fossi sempre isolata dal mondo, ci mancherebbe... ma delle volte preferivo starmene per conto mio, senza nessuno tra i piedi.
Tolsi accappatoio e ciabatte, che lasciai sul bordo della vasca, e rimasi in costume. Poi entrai in acqua. Era tiepida. Perfetta.
Mi immersi fino alle spalle e mi appoggiai al bordo con la schiena. Sospirai e chiusi gli occhi, nel silenzio interrotto solo dal rumore dell'acqua che scorreva da una piccola cascata che confluiva nella vasca dov'ero io.
Allison.
Riaprii gli occhi di scatto, con il cuore che batteva all'impazzata.
Era successo di nuovo.
Ora, le spiegazioni erano due: ero impazzita per lo stress causato dall'essere una semidea oppure i miei amici mi avevano presa in giro e avevano solo fatto finta di non sentire la voce.
-Non sei impazzita. -disse la voce di una donna. Mi guardai attorno, in cerca di colei che aveva parlato.
E la vidi.
Era seduta sul bordo opposto della vasca, con i piedi immersi nell'acqua. Indossava una veste color rosa pastello, aveva i capelli castano chiaro e gli occhi blu intenso. Al collo aveva una collana con dei ciondoli a forma di sole e luna, mentre le braccia erano decorate con dei ghirigori oro. Sulla schiena aveva delle bellissime ali bianche simili a quelle degli angeli.
-Chi è lei? -chiesi sospettosa.
-Eos. La dea dell'alba. -si presentò la donna. -Ma i romani mi conoscono come Aurora.
Abbassai la testa a mo' di inchino e mi avvicinai alla dea.
-Perché è qui? -domandai.
-Per darti un aiuto. -mi rispose Eos. -So che ultimamente provi una sensazione di vuoto. Afrodite lo ha notato.
Arrossii. Era un po' imbarazzante sapere che Afrodite aveva sentito i miei pensieri.
-Non ne posso più di sentirla parlare di te. Per questo sono qui a dirti di chiedere aiuto a lei. È disposta ad aiutarti. -continuò Eos. -Pensaci e vieni sull'Olimpo.
-Ehm... ci penserò. Grazie. -dissi.
Eos mi guardò, sorridendo dolce, provocandomi un certo disagio.
-Che cosa succede? -domandai.
-Niente. Ero solo sopra pensiero. Buona fortuna, semidea. -rispose la dea per poi scomparire.
Seduto accanto a me c'era un ragazzo biondo. Il ciuffo che aveva sulla fronte nascondeva i suoi occhi, mentre era intento a suonare la chitarra.
Quando finì la canzone, si voltò verso di me e sorrise. Disse solo una cosa, e quella cosa era il mio nome: -Allison.
Aprii gli occhi di scatto e mi misi a sedere. Il cuore batteva forte, così respirai profondamente per riuscire a calmarmi.
Ero nel dormitorio della Quinta Coorte e fuori si iniziavano a vedere dei semidei svegli che giravano per il Campo Giove.
Presi i miei vestiti e andai in bagno a cambiarmi.
Dovevo andare sull'Olimpo. Subito.
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