Capitolo 13 ~ Audrey, Cecily

{Audrey}
-Che ti ha detto? -chiesi a Kendall quando riattaccò.
-Sono in macchina. Fuori da New York. -rispose lui.
Sbuffai.
-Forse non è stata una buona idea. -disse il figlio di Venere.
-Invece sì. -mi guardai attorno, poi abbassai la voce per evitare che qualcuno ci sentisse. -Dobbiamo fare in modo che si ricordino l'uno dell'altra.
-Ma Adrian ora è un dio. Zeus non lo lascerà diventare mortale di nuovo. -mi fece notare.
-Ecco perché ora saliremo fino al seicentesimo piano e convinceremo Zeus a far tornare ad Adrian la memoria. -gli presi il polso e lo condussi all'interno dell'Empire State Building.
-Audrey. Non possiamo farlo. -Kendall s'impuntò con i piedi. Mi voltai a guardarlo.
-E perché no?
-Adrian disse che la prima persona che doveva saperlo è Allison. E solo se si fosse ricordata di qualcosa. -Sussurrò. -Se il loro amore è così forte, allora si ricorderanno l'uno dell'altra. In qualche modo.
-Scusate? -ci interruppe un ragazzo dai capelli castani. -Come fate a conoscere Adrian? Siete semidei?
Guardai Kendall. Che fare?
-Forse. E tu? -rispose cautamente il mio ragazzo.
-Io sono un dio. -disse il ragazzo. -Adrian è mio cugino.
-Cugino? -chiesi io.
Lui annuì: -Mi chiamo Ocean. Figlio di Poseidone e Atena. -ci fece segno di seguirlo e ci condusse fuori dall'edificio, in un bar, dove ci sedemmo.
Dopo aver ordinato, Ocean ci chiese: -Come sapete della storia che Adrian ha tirato in ballo due anni fa? Mia madre mi disse che nessuno si sarebbe ricordato di lui.
-Se te lo diciamo... -dissi. -Devi giurare sullo Stige che non lo dirai a Zeus. Si arrabbierebbe tantissimo con Adrian e sua madre.
-Lo giuro. -acconsentì Ocean senza esitazioni.
Guardai Kendall, che mi fece segno di raccontare. Così iniziai: -Due anni fa, mentre aspettavamo le Muse al Campo Mezzosangue, Adrian ci prese in disparte. Disse di aver trovato il modo di far ricordare ad Allison di lui e viceversa.
-Ci raccontò di come sua madre gli era apparsa in sogno e gli aveva lasciato alcuni poteri da dio che possedeva prima di diventare mortale. -Continuò Kendall. -Non voleva che Zeus o le Muse facessero del male ad Allison, così lì usò su di noi, raccomandandoci di dire tutto ad Allison solo se si fosse ricordata di lui.
-Il problema è che Allison è andata sull'Olimpo qualche giorno fa. -ripresi. -E si sono incontrati.
-Adrian ha deciso di aiutarla nell'impresa che Afrodite le ha assegnato ed ora sono partiti senza dirci nulla. -terminò il figlio di Venere.
Ocean ascoltò senza interromperci fino alla fine, poi annuì: -È proprio da mio cugino. -commentò. -Ma perché voi state cercando lui e la ragazza?
-Se s'innamorassero di nuovo l'uno dell'altra, devono pur sapere che era già successo, giusto? -dissi.
-OCEAN! -esclamò una ragazza raggiungendo il nostro tavolo di corsa.
-Oh, ciao Izzy. -salutò il dio. -Ragazzi, lei è Isabelle, figlia di Ade e Ecate. Izzy, loro sono... ehm...
Ci guardò, imbarazzato. In effetti non ci eravamo neanche presentati.
-Kendall Anderson, figlio di Venere. -disse Kendall.
-Audrey Collins, figlia di Fortuna. -mi presentai.
Isabelle annuì, poi si rivolse al cugino: -Una profezia. Per l'impresa di Adrian.
-Una profezia? -esclamammo io, Kendall e Ocean in coro.
-Come sarebbe? Apollo ha detto che... -fece Ocean.
-Infatti. Ma poi Rachel Dare ha... fatto quella cosa da Oracolo. -Isabelle gesticolò in modo strano. -E ci siamo ritrovati con una profezia.
-E cosa dice? -chiese Kendall.
Isabelle ci porse un foglio, con delle parole scritte in una calligrafia molto curata:

Il dio e la semidea partiranno
e con gli amici si ritroveranno
Per amore qualcosa si perderà
ma solo la morte il segreto rivelerà
Chi le lacrime avrà versato
Dalla parte del nemico lo stesso giorno sarà passato
Un Mondo Nascosto conoscerete
E solo con il suo aiuto la pace ritroverete

-Non ho mai capito le profezie. -commentò Isabelle dopo pochi secondi di silenzio.
-Per questo la maggior parte dei semidei le odia. -dissi.
-Mi sembra il minimo! -esclamò la dea.
-Dobbiamo dirlo ad Allison e Adrian. -Kendall mi guardò.
-E come? Allison ti ha chiuso la chiamata in faccia meno di venti minuti fa. -gli feci notare.
-Adrian ha il cellulare? -chiese il figlio di Venere ai due dei.
-Se non l'ha lasciato in giro sì. -rispose Ocean. Poi prese il proprio.
-Gli dei hanno un cellulare? -domandai.
-Perché? -fece Isabelle.
-Nulla. È che mi sembra strano. Insomma... siete dei!
-Beh, ci siamo modernizzati. -Ocean cercò il numero di Adrian e mise in viva voce.
Dopo un paio di squilli il figlio di Zeus rispose: -Pronto?
-Ciao, cugino! -esclamò Ocean. -Come va?
-Oh, ciao Ocean. Tutto ok. -rispose Adrian. In sottofondo sentii la voce di Allison che chiedeva chi fosse. Adrian le rispose, poi si rivolse di nuovo al cugino: -Perché mi hai chiamato?
-Izzy ha qualcosa da dirti. -rispose Ocean.
-Ehm... è di vitale importanza? -fece Adrian.
-Beh, credo proprio di sì. -disse Isabelle.
-Di che si tratta? -il figlio di Zeus sembrava rassegnato.
-Rachel Dare, l'Oracolo del Campo Mezzosangue, ha annunciato una profezia che riguarda la tua impresa con la figlia di Apollo. -spiegò Ocean. -Lo si capisce dal primo verso.
Poi ripeté la profezia al cugino.
Adrian rimase zitto.
-D'accordo. Lo dirò anche ad Allison. Grazie per avermi avvertito. -poi spense la chiamata.
Ocean alzò gli occhi dal cellulare, basito.
-E da quando Adrian mi chiude le chiamate in faccia? -chiese. Io e Kendall facemmo spallucce.
-Secondo me è perché è con Allison. -disse Kendall.
-O forse è Allison che gli ha chiesto di spegnere perché ha capito che io e te siamo con i suoi cugini. -proposi.
-Impossibile. Non abbiamo mai conosciuto questa ragazza mortale e lei non sa neppure che faccia abbiamo. -disse Isabelle e Ocean annuì.
Rimanemmo in silenzio, cercando una spiegazione al perché Adrian avesse interrotto la linea così in fretta.
-Scusate, cari. Ho sentito che parlavate di un ragazzo di nome Adrian. -disse una vecchietta seduta al tavolo di fianco al nostro.
-Ehm... si. -disse Ocean. -Lo conosce?
-Stamattina era qui con la sua fidanzata. -rispose la signora.
Mi strozzai con quello che stavo bevendo e Kendall mi diede delle pacche sulla schiena.
-Ha detto fidanzata? -riuscii a biascicare.

{Cecily}
Erano da poco passate le undici quando io, James e i ragazzi dell'Istituto ci mettemmo in viaggio. Avevo spiegato a Chirone il motivo della mia impresa e perciò gli avevo rivelato della mia seconda identità, del Mondo Nascosto e della Guerra Oscura.
Avevo ricevuto subito il permesso di partire, a patto che trovassi il modo di dire ad Adrian e Allison, partiti proprio per recuperare la cintura di Afrodite, che anche io ero alla ricerca del loro stesso oggetto.
In macchina con me c'erano James, Clary e Jace. Su un'altra vettura, Alec, Magnus e Isabelle.
Passammo di fianco all'Empire State Building e James guardò l'imponente struttura dal finestrino.
-È stupendo. Ora capisco perché Annabeth adora l'architettura. -commentò. Poi chiese: -Ma quelli non sono Audrey e Kendall?
Mi fermai al semaforo e guardai dove indicava.
In effetti, i due semidei erano davanti all'Empire State Building e parlavano con un ragazzo dai capelli castani.
-Si, sono loro. -risposi.
-Chi? -chiese Clary, che si era cambiata d'abito: infatti indossava la sua tenuta da Shadowhunter e aveva raccolto i capelli in una coda di cavallo più ordinata dello chignon che aveva quella mattina.
-Due semidei nostri amici. -spiegò James.
Audrey e Kendall si allontanarono con il ragazzo, ma non li seguii molto con lo sguardo, perché scattò il verde e partii.
-Loro non stavano cercando gli stessi ragazzi che stiamo cercando anche noi? -chiese Jace.
-Sì. -dissi. Chirone mi aveva detto che Audrey e Kendall erano partiti per raggiungere Adrian e Allison con la macchina di Kendall.
-Allora perché non aspettiamo che si mettano in marcia e non li seguiamo? -propose il Nephilim.
-Se non ci beccheremo qualche denuncia per stalking... -commentai sarcastica.
Il ragazzo rise: -Fa parte dell'essere uno Shadowhunter.
-Cosa? Essere denunciati per stalking?
-Seguire la gente senza farsi scoprire. -rispose Jace con un tono di rimprovero nella voce.
Feci un sorrisetto innocente: -Avverti Alec. Ci fermiamo ad aspettare.

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