Il tram nel centro commerciale

Io e il gruppo usciamo lasciandoci il centro commerciale alle spalle.

Sembrava tutto così strano, le persone continuavano a fissarci con ammirazione e confabulavano fra di loro qualcosa che mai sapremo.

Saliamo su un tram, poco distante da lì che, però, ha molto le sembianze delle futuristiche carrozze metalliche della metropolitana di New York.

A bordo sembriamo gli unici occidentali e numerosi asiatici continuano il loro viaggio a testa china.

Effettivamente, il clima è uggioso e il panorama non è il massimo.

Io tento di parlare con Manuel ma, al mio primo sussurro, tutte le teste degli occhi a mandorla ruotano verso di me, come a dirmi "ma che stai facendo, sei impazzito?".

Il tram prosegue nella sua corsa sui binari facendo il giro dell'isolato ma, proprio mentre sta per uscire dal circolo per andare altrove, aumenta di velocità a dismisura.

Gli asiatici iniziano a fissarsi confusi, così come mi fissa stralunata Miryea.

Guardo fuori dal finestrino e vedo che il tram è fuori controllo e che il conducente si sta gettando fuori dalla porta d'ingresso mentre il mezzo è ancora in corsa.

D'improvviso il mezzo deraglia e nell'aria, al precedente ronzio dei motori, si sostituisce lo stridore delle ruote metalliche sull'asfalto.

Mentre alcune donne gridano nel panico, altri sospirano in stato di shock.

L'impatto è forte ma il mezzo sembra non fermarsi.

Prosegue imperterrito nella sua corsa, quasi dovesse gareggiare.

Mi aggrappo al palo dipinto di rosso nel mezzo del corridoio mentre vedo la faccia di Stephanie disperata.

Il tram, dalla strada, ora sta entrando alla massima velocità all'interno del centro commerciale.

Il rumore è a dir poco assordante e le persone all'interno riescono a evitare un impatto che potrebbe essersi rivelato fatale.

Come se nulla fosse, il tram si imbatte nelle scale mobili e, fuori da ogni legge fisica, si impenna e inizia a scorrere alla massima velocità su questo piano inclinato.

In questa situazione riusciamo a malapena a tenerci ancorati al pavimento mentre veniamo sbalzati di qua e di là all'interno di questa macchina mortale di metallo che risuona a ogni minimo impatto.

Il tram prosegue nuovamente la propria corsa al primo piano del centro commerciale.

«E adesso, che cazzo facciamo?!» mi domanda Stephanie con gli occhi pallati.

«Non possiamo fare nulla, speriamo che Dio ce la mandi buona» rispondo alla bionda con un istinto coraggioso che non so da dove sia partito in una situazione così catastrofica.

Mi volto verso destra e vedo che nei sedili, oltre a me, c'è un altro uomo che non sembra per nulla nel panico all'interno di questa situazione.

È asiatico, anzi, sembra proprio coreano, e indossa uno smoking nero.

La velocità del tram sta calando ma, proprio mentre sembra vicino all'arrestarsi, noto che ci stiamo dirigendo verso una enorme vetrata di un atrio.

Paradossalmente, nonostante la prima carrozza del tram abbia già infranto la vetrata, non si è udito alcun rumore di cocci e nell'aria non si vedono cristalli fluttuanti.

Poco dopo, veniamo tutti sbalzati in avanti e ora la nostra carrozza pende nel vuoto su un semplice prato colorato inondato dalla forte pioggia che ora bagna il mondo circostante.

Alle nostre spalle un grigio centro commerciale con una vetrata forata, sotto di noi il vuoto.

Sono circondato da persone in completo stato di shock, alcune di esse sanguinano dalle ferite dovute all'impatto.

Sarà mio compito salvarle.

«STOP!» grida una voce tramite un megafono.

«Bravi tutti, è venuta perfetta questa» prosegue il regista.

La carrozza viene rimessa in posizione orizzontale tramite un carrello meccanico e tutti noi scendiamo in estrema tranquillità.

Anche gli asiatici terrorizzati ora sorridono, anzi scherzano fra di loro come se fossero appena scesi da un'attrazione di un parco di divertimenti.

«Aspetta, facciamone una così che mi sono appena inventato con le stesse battute di quella dopo» mi dice il regista strattonandomi la spalla non appena ai piedi della scaletta.

Nel frattempo blatera qualcosa a Stephanie e la posiziona poco distante da me.

Tutti gli altri attori vengono posti a distanza anche perché sarà un campo stretto su noi due.

«Silenzio per cortesia!» nell'aria tuona la voce dell'aiuto regia.

Nel prato allagato, piazzano Stephanie di fronte a me.

Ora trema, ha gli occhi lucidi.

Apre la mano verso la carrozza che, fino a poco tempo fa, era fluttuante.

«C'è ancora gente a bordo, forse morta, che cazzo dobbiamo fare?»

«Non lo so e non mi importa. Faremo quello che è giusto per tutti noi» dico con una fierezza nella voce che penso di non avere mai avuto prima in corpo.

«Ed è stop!» grida nuovamente il regista.

La redazione ci indica uno spiazzo libero in cui andarci a riposare al termine di questo primo ciclo di riprese.

Claudia ci consegna delle bottigliette d'acqua, raccomandandoci di fare attenzione al trucco, e delle coperte nere che... sono di latex?

Mi volto di scatto verso Flavia: «Eh, quelle c'avevo tresor, meglio di niente».

Ci sediamo nell'erba, umida per via della giornata e iniziamo a parlare con noi.

«Ma quindi c'è questo tipo coreano che vuole uccidere te in ogni modo e diventa pazzo e ti vuole uccidere anche se moriamo anche noi che non c'entriamo niente?» mi domanda Miryea con un forte accento bresciano.

«Il regista non sono io...» smorzo la conversazione sorridendo.

Nel frattempo vedo che sulla spalla di Stephanie è comparso il suo Chimchar che si sta arrampicando fra i suoi capelli dorati mentre, per via del freddo, starnutisce scintille infuocate.

Mentre lei lo prende in braccio, vedo il mio piccolo Tepig avvicinarsi ai miei piedi.

Lui è un maialino comune perché io nella vita non ho avuto la fortuna di poter avere un Pokémon nella vita reale, anche se ne ho posseduti a bizzeffe virtualmente su vari videogiochi.

Ho tentato di fargli una tinta rossa al pelo per farlo assomigliare all'originale ma è venuto questo dolcissimo color pesca che lo rende del tutto unico.

Tepig grugnisce, io lo accarezzo e mi chino per prenderlo in braccio.

-.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top