9. Ormai è Passato

《Brett Rimmer è il serial killer che, dopo aver compiuto ben ventisei omicidi, è scappato in Brasile.》sussurrò Serafin con un fil di voce, abbassando la testa e rabbuiandosi in volto, rievocando con estrema fatica quei dolorosi ricordi. 《Fuggì dalla sua città a causa della polizia che ormai gli stava alle calcagna, nascondendosi nella mia favela per far calmare le acque. Era una persona estremamente instabile, ma riusciva ad ingannare tutti con la sua eloquenza, facendoci credere di essere una brava persona.》

Il ragazzo si fermò per un secondo, stringendo il pugno per scaricare la frustrazione e la tristezza. Quel mostro gli aveva portato via il suo futuro e tutto quello che possedeva. 《Mi accorsi di chi era veramente solo quando era troppo tardi. Un giorno, Brett mi chiamò nella sua baracca. Mi diceva di starsi annoiando, di cercare uno svago temporaneo. Portai con me il mio pallone di pezza, sperando di poter giocare a calcio con lui, ma non sapevo che quella sarebbe stata un'esperenza atroce. Non appena arrivai in casa sua, venni tramortito e, quando finalmente mi svegliai, ero legato ad un tavolo, con Brett che mi fissava in un angolo con i suoi occhi vuoti. "Non temere" mi disse, "L'ho fatto con tantissime persone, ti assicuro che i tuoi ultimi momenti di vita saranno spettacolari". Brett mi raccontò la sua storia, di come era fuggito dalla sua città per evitare l'arresto, di come era venuto qui per cercare nuove vittime. La favela è piena zeppa di persone che muoiono ogni giorno, nessuno si sarebbe accorto della mia improvvisa scomparsa. Brett si soffermò soprattutto nel descrivermi le torture inflitte alle sue vittime, quelle povere persone che avevano avuto la sfortuna di conoscerlo e di soccombere a causa sua. Nei suoi occhi vidi la follia: era come se tutta la cattiveria e la pazzia umana si fossero riunite dentro quel piccolo ed insignificante ragazzo.》

Il ragazzo prese un lungo respiro, cercando con tutta la buona volontà del mondo di mantenere la calma. Era la prima volta che si apriva così tanto con una sconosciuta come Ashlyn, ma qualcosa lo fece continuare. Forse, anche un ragazzo dal cuore d'oro come lui, aveva bisogno di parlare con qualcuno.

《Mi tappò la bocca con un pezzo di corda, poi iniziò la vera tortura: prese una piccola sega di metallo, iniziando ad incidere profondi solchi sulle mie gambe. "È per il tuo bene, Serafin. Non sarai mai un calciatore famoso, sei destinato solo al fallimento."
La testa iniziò a girarmi, poi chiusi gli occhi e non vidi più nulla. Probabilmente qualcuno entrò nella baracca giusto in tempo per salvarmi, altrimenti non riuscirei a spiegarmi il fatto di essere ancora vivo, ma in coma.》

《Serafin... non ho parole per descrivere l'orrore che hai dovuto provare.》lo compatì Ashlyn, guardandolo nei suoi occhi verdi come la speranza. Era inorridita al solo sentire di una storia come quella, e non poteva immaginare cosa significasse "viverla in prima persona". 《Gente come lui non merita di vivere.》

Il ragazzo sospirò, alzando le spalle.《Sì... probabilmente sì. Ma anche Brett è un essere umano come noi, non possiamo condannarlo pienamente. Avrà avuto un passato davvero triste, per arrivare a compiere atti del genere. Io voglio credere che, scavando a fondo tra l'odio e la disperazione, ci sia della bontà in ogni cuore. Nessuno è mai veramente cattivo, è la società in cui viviamo che ci porta lontani dalla retta via.》

《Era malato, Serafin. Un malato di mente!》sbottò Ashlyn, dando un calcio alla porta della sua cella. 《Come puoi difenderlo dopo tutto quello che ti ha fatto? È un mostro.》

《Sai, io non riesco a condannare mai nessuno. Per quanto ci provi, non riesco mai a portare rancore verso gli altri. Mai.》ammise il ragazzo, afferrando la mano di Ashlyn che sporgeva dalle sbarre. 《È il mio carattere, Ashlyn. Non posso cambiarlo.》

La ragazza sorrise con dolcezza, stringendo a sua volta la mano di Serafin. Nei suoi occhi c'era solo l'ammirazione che provava nei suoi confronti.《Sei una persona fantastica, lo sai? Hai il dono di poter perdonare le persone e di continuare a sorridere, nonostante tutto. Ti invidio molto, vorrei essere come te.》

《Ma tu sei forte d'animo, Ashlyn. Non ti sei piegata neanche quando Myles ti ha minacciata, e hai cercato di reagire con tutte le tue forze per non cadere a causa dei suoi colpi. Sono io che vorrei essere forte come te. Purtoppo io sono nat-》

Serafin si immobilizzò e, rizzando le orecchie, si accorse che qualcuno stava venendo esattamente nella loro direzione. 《Hai sentito, Ashlyn? Sta arrivando qualcuno!》

《Allora vai via, non restare qui!》gli ordinò la ragazza, preoccupata per la sua incolumitá.《Corri!》

《Ma non voglio lasciarti da sola...》

《Perfavore, vattene. Io starò bene, infondo questa cella non è poi così tanto male...》la ragazza si allontanò dalle sbarre, continuando a fissare l'altro. 《Però, prima che tu vada, dimmi una cosa: perchè ti sei aperto così tanto con me? Ci conosciamo da poco meno di un giorno.》

《Qualcosa mi spinge a fidarmi di te, non so cosa.》confessò timidamente, con un piccolo sorriso sul volto e le guance vagamente rosee.

Serafin si allontanò dalla ragazza con un po' di rimpianto e, una volta salutata con un cenno della mano, scomparì per i bui corridoi del White Feather, silenzioso come un'ombra.
Poco dopo, infatti, un dottore con una torcia in mano perlustrò meticolosamente i corridoi della sezione, assicurandosi che ogni paziente fosse al suo posto.

Ashlyn, quando l'uomo passò a dare una controllatina anche dalle sue parti, si rannicchiò nel suo letto e finse di dormire, giusto per non attirare troppo l'attenzione.

Restò immobile per minuti interi, finchè il sonno non arrivò realmente.
Poi chiuse gli occhi e, cullata dolcemente dal buio e dall'oscurità, si addormentò tranquilla, abbandonando ogni pensiero negativo.

***

《Ashlyn Ainsworth.》esordì la voce severa della dottoressa Westergren, mentre qualcuno aprì di scatto la porta della sua cella.

La ragazza si svegliò all'improvviso, balzando fuori dal letto come se la sua vita fosse in pericolo. Le ci vollero un paio di secondi per mettere a fuoco l'immagine delle due persone di fronte a lei, la dottoressa Westergren accompagnata da Myles, ma quando riuscì a capire chi erano, desiderò di morire all'istante.

《Ashlyn, Ashlyn, Ashlyn...》iniziò in tono perentorio la dottoressa, avvicinandosi di poco alla ragazza e parlandole come se fosse una bambina. 《Cosa mi combini? È il tuo primo giorno e già ci dai da fare... cosa dobbiamo fare con te?》

《Non ero a conoscenza delle regole di questo posto. Non è colpa mia se nessuno me le ha mai spiegate.》si giustificò la ragazza, cercando di non far trapelare alcun fastidio nella sua voce.

《Ma te le avremmo spiegate stamane! Davvero non sei riuscita a stare buona per una sola sera?》la dottoressa Westergren si sforzò parecchio per continuare a mantenere il suo tono di voce neutro e calmo, ma quella ragazzina irritante le stava facendo perdere le staffe. Stavolta non le diede tempo per ribattere. 《Facciamo così: dato che ancora eri all'oscuro di tutto, per stavolta sei perdonata.》

《Non potete perdonarla, ha causato il caos in una sola sera!》esclamò indignato Myles, che però venne zittito poco dopo da un'occhiataccia fulminante della donna.

《Ma...》continuò la Westergren, poco dopo. 《Se in seguito si ripeteranno situazioni incresciose come questa, mi occuperò io stessa della tua punizione. E ti assicuro che Myles è un angelo, se paragonato a me.》

Ashlyn deglutì leggermente preoccupata, affrettandosi ad annuire, mentre l'odio dentro di lei cresceva sempre di più. 《Sì, signora.》

《Perfetto, allora seguimi! Abbiamo tante cose da mostrarti e tante cose di cui parlare.》

《Cose del tipo...?》

《Quel rametto di biancospino che hai introdotto nel nostro ospedale. Dove l'hai preso?》chiese con falsa gentilezza la dottoressa, sforzando un sorriso.

《L'ho trovato sotto un tavolo, probabilmente doveva essere lì da tanti giorni.》mentì la ragazza, alzando le spalle.

《Sai che se vengo a scoprire che mi hai detto una bugia passerai molti guai?》la minacciò severa, incurvando le sopracciglia verso il basso. 《Ma ora, non roviniamoci la giornata. Seguimi.》

La ragazza obbedì a malavoglia, sfregandosi gli occhi per darsi una svegliata e andò dietro alle due figure, che chissà dove l'avrebbero portata.
Non era passato neanche un giorno e già odiava quell'orribile posto.
Non riusciva a capacitarsi di come Serafin, Vanade, Meryl, Kevin e tutti gli altri potessero sopportare questa situazione senza andare di matto.

Tuttavia, quello che ancora Ashlyn non sapeva, era che il White Feather Ospital era come un iceberg.
E lei, fino ad ora, ne aveva visitato solo la punta.

"Questi dottori... sono dei mostri." Pensò arrabbiata la ragazza, stringendo i pugni. "Non soccomberò mai alle loro stupide regole, piuttosto preferisco morire."

Ma Ashlyn, dentro di sè, sapeva che oltre alla morte c'era un'altra opzione.
La fuga.

Angel's Corner

PERDONATEMI. LE COSE STANNO ANDANDO UN PO' AL RILENTO, LO SO.

Vi prometto che prestissimo vi darò quello per cui siete venuti: un magico mondo incantato dei sogni (e soprattutto degli incubi).

Al prossimo capitolo!

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