18. Essere Forte

Ashlyn fissava il vuoto, totalmente persa nei meandri più oscuri della sua mente. Le orribili e strazianti immagini del suo amico, riverso per terra e sporco di sangue, non ne volevano proprio sapere di andare via e continuavano a passarle davanti agli occhi, veloci come fulmini.

Gli altri erano accanto a lei, seduti di fronte ad un misero fuocherello che a malapena riusciva a scaldarli. Il mondo intorno a loro era tanto bello, così misterioso e pieno di vita, ma nessuno ci aveva fatto caso.
Erano tutti troppo chiusi nel loro dolore per poter prestare attenzione all'ambiente circostante.

Serafin, con la sua gentilezza e bontà, aveva lasciato un'impronta troppo profonda nei loro cuori. Un'impronta oramai vuota, che mai più si sarebbe riempita.

Quando si ama qualcuno, spesso lo si deve vedere andare via per sempre, ed era proprio questo che la ragazza non riusciva a fare.

"Lui l'aveva promesso." Pensò Ashlyn, stringendo i denti per la rabbia, fissando le fiamme scarlatte scoppiettare davanti i suoi occhi. "Aveva promesso che non ci avrebbe lasciato. Che sarebbe stato con me..."

La ragazza cercava disperatamente di trovare un colpevole per l'accaduto, ma infondo l'unica colpevole era solamente lei.
Lei e la sua impulsività, che l'avevano portata a compiere una pazzia del genere. Lei che non era stata abbastanza attenta da aspettarsi un attacco dall'alto da parte dei dottori.
Lei che non aveva avuto la forza di salvare anche lui.

Ashlyn era fatta così, dopotutto: tanto forte e coraggiosa, ma allo stesso tempo così fragile e così impotente davanti alle difficoltà.

"Non sono riuscita a salvarlo. Quel colpo era diretto al mio cuore, non al suo." Sussurrò nella sua mente, stringendo la sua mano destra. Ashlyn si alzò in piedi, inoltrandosi nella cupa boscaglia notturna per rimanere da sola con i suoi pensieri.

Si scoprì il collo con un gesto lento, rivelando la collanina con l'acchiappasogni che il Riflesso le aveva dato in sogno. Ormai il metallo era freddo al tatto, ma rimaneva una bruciatura rossastra sulla pelle della ragazza a ricordare ciò che era accaduto poco prima: quel ciondolo le aveva salvato la vita, creando una sottospecie di scudo impenetrabile intorno al suo corpo e salvandola da morte certa. Ed era grazie a quella catenina che Serafin ormai non c'era più.
Era tutta colpa sua.

Ashlyn, in un impeto di rabbia, cercò di strapparsi il monile dal collo per gettarlo tra i cespugli, ma qualcosa le impedì di farlo: la sua mano era come paralizzata, incapacitata a qualunque movimento. Prima che potesse riprovarci, Vanade sbucò timidamente da dietro un albero.

《Dove stai andando?》chiese il ragazzo con il volto costellato di lentiggini sulle guance e gli occhi ancora gonfi per il pianto.

《Da nessuna parte. Volevo solo stare un po' da sola...》fu la secca risposta della ragazza con gli occhi neri come il carbone. Due cerchi violacei le circondavano gli occhi, rendendola ancora più cupa e minacciosa, ma Vanade non si fece intimorire dal suo sguardo truce.

《Allora staremo da soli in due...》

《Ti credi simpatico?》ringhiò arrabbiata la ragazza, fulminandolo con un'occhiataccia nera. 《Speri di essere d'aiuto venendo qui a rompermi le scatole?》

《Woah... calma. Stavo solo cercando di farti sentire meno sola, non volevo mica infastidirti!》balbettò il ragazzo grattandosi il capo, completamente spiazzato dalla reazione della ragazza. 《Se vuoi posso anche andarmene.》

《No. Scusami, mi sono fatta prendere dalla rabbia.》sussurrò Ashlyn ricomponendosi immediatamente e, in un piccolo attimo di debolezza, abbracciò Vanade. Il corpo del ragazzo era caldo, abbastanza magro e dal torace sottile, quasi del tutto privo di muscoli. Ad Ashlyn sembrò quasi di abbracciare un bambino. 《È tutto così triste, Vanade. Perchè proprio Serafin? Lui era il più puro di tutti noi, non avrebbe mai fatto del male ad una mosca... e allora perchè? Perchè è morto? Perchè le brave persone muoiono sempre a causa di cattive persone?》

《Il mondo è fatto così, Ashlyn, ma non per questo dobbiamo mollare tutto e lasciarci trascinare dalla folla. Se tutti dicono che qualcosa è sbagliato, allora confuta il tutto e scopri con la tua testa se quella cosa è davvero sbagliata come dicono. Era un po' quello che diceva sempre Serafin: lui era buono, nonostante fosse nato in un mondo sbagliato, ma non si è mai fatto condizionare dagli altri.》sospirò rassegnato il ragazzo con le lentiggini, ricambiando immediatamente quell'abbraccio consolatorio.

《Io... volevo salvarlo, Vanade. Volevo salvare tutti voi, e so di essere terribilmente egoista mentre lo dico, ma volevo semplicemente aiutarvi. Sin da quando sono qui sono sempre stata in prima fila, cercando con tutte le mie forze di contrastare quegli orribili mostri dal camice bianco, ma ho fallito. Cerco sempre di fare tutto, ma alla fine non concludo mai niente.》singhiozzò la ragazza, con la voce incrinata ed un nodo in gola che difficilmente si sarebbe sciolto. Avrebbe anche voluto piangere tante lacrime, così tante che gli occhi le si sarebbero prosciugati, ma doveva cercare di restare forte. 《Sono proprio patetica, vero? Alla fine é come se fossi stata io ad uccidere Serafin, nonostante lo volessi salvare con tutte le mie forze.》

《No, non sei patetica, sei solo umana.》Vanade sospirò, posando una mano sulla guancia destra della ragazza. Sforzò un debole sorriso e la guardò dritta negli occhi, con uno sguardo dolce e comprensivo.《E, come tutti gli umani, è normale che tu abbia dei sentimenti. Non sei debole e neanche patetica, sei la persona più forte e coraggiosa di questo gruppo. Certo, a volte sei davvero inquietante e insopportabile, ma sei stata tu a darci la forza di fuggire da quel luogo, e questo Serafin lo sapeva.》

《E allora perchè proprio lui? Quel colpo era diretto a me, non a Serafin! La dottoressa aveva mirato al mio di cuore, non al suo.》

《Questo non lo so.》ammise con tono serissimo Vanade che, al contrario della ragazza, aveva ancora gli occhi umidi. 《Però sono consapevole di una cosa: Serafin è morto affinchè noi potessimo essere liberi e non ho certo intenzione di sprecare il suo ultimo dono. Il mondo qui fuori è ancora inesplorato, non sappiamo cosa ci aspetti al di là del bosco. Quindi, se vuoi, possiamo viaggiare ed esplorare ogni singolo centimetro di questo posto.》

Ashlyn riacquistò un po' di buonumore, scoppiando in una piccola risata allegra. Il tono di Vanade era così serio ma, allo stesso tempo, così innaturale e strano, quasi come se il ragazzo si sforzasse di nascondere la sua indole paurosa.

《Cioè... non intendevo solo noi due!》si affrettò a precisare imbarazzato, con le guance dello stesso color del sangue.《Anche Kevin e Meryl ci accompagneranno... insomma, sono parte del gruppo.》

《Sì, va bene.》accettò Ashlyn con un'inaspettata allegria nella voce, guardando negli occhi nocciola. 《Ma non parlare più con quel tono o non riuscirò mai a prenderti sul serio.》

《Come vuoi. Adesso però dovremmo tornare dagli altri, li abbiamo lasciati soli in un bosco. Di notte. Non credo che Meryl stia apprezzando tanto la cosa, non è esattamente nata con un cuore da leone...》

《Senti chi parla! Il Signor Ho-paura-persino-della-mia-ombra.》lo prese in giro Ashlyn con una vena di sarcasmo fin troppo marcata nella sua voce.

Il ragazzo arrossì imbarazzato, cercando inutilmente di negare la cosa e, dopo essersi fatti una bella risata, i due si diressero verso i loro amici, che li aspettavano davanti al fuoco.

Vanade, dopo quella conversazione, non riuscì a staccare gli occhi dalla ragazza nemmeno per un secondo.
Aveva visto Ashlyn, sin dal primo momento, come una ragazza forte e determinata, capace di compiere anche pazzie per il bene altrui. Ma in quel momento, era totalmente un'altra persona: sembrava così fragile, così indifesa...
Così diversa da come l'aveva sempre vista.

E allora capì che Ashlyn era come una rosa: bellissima, misteriosa ma anche tanto pericolosa, in grado di ferire con le sue spine chiunque si avvicini  troppo a lei. Ma, una volta tolte le sue spine, cosa ne sarebbe rimasto di lei?
"Solamente un fiore." pensò lui, con un sorriso malinconico. "Un fiore fragile e delicato, che senza le sue spine può solo appassire in silenzio."

E allora Vanade decise una cosa. Decise che, d'ora in poi, avrebbe protetto quel fiore da tutto e tutti, avendone cura e facendolo crescere più sano e forte di prima.

"Come si fa a proteggere qualcosa se si è più deboli della cosa stessa?" Si chiese poi, essendo consapevole del fatto che non sarebbe mai potuto diventare più forte di Ashlyn, sia fisicamente che psicologicamente.
Il suo corpo gracilino e la sua indole paurosa erano tutto l'opposto del corpo ben allenato e della mente forte e coraggiosa della ragazza.
Uno come lui non sarebbe riuscito neanche a proteggere sè stesso dagli altri...

"Non m'importa di essere debole. Per proteggerla, sono disposto anche a diventare una persona forte." Pensò in seguito, con il sorriso sulle labbra. "Per te, Ashlyn. Per te, Serafin. Per voi tutti. Dopotutto è quello che gli amici fanno... si proteggono a vicenda."

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