16. Fiore d'Ibisco
Serafin era un fiore.
Un fiore d'ibisco, per la precisione, dai colori sgargianti e vivaci, pieni di vita.
Un fiore dalla rara bellezza, che chiunque avrebbe voluto cogliere per portarlo al petto durante i giorni di festa.
Un fiore così profumato e meraviglioso, eppur così effimero e di breve durata.
I fiori d'ibisco sono belli da vedere e profumati come pochi, peccato appassiscano così in fretta, se recisi dalla loro pianta: la loro è una bellezza fugace, destinata a durare solo per pochissimo tempo.
È così ingiusto che qualcosa di così meraviglioso possa durare soltanto per un tempo così misero.
Ashlyn non poteva accettare il fatto di vedere svanire per sempre quel sorriso spontaneo e dolce che contraddistingueva il bel ragazzo brasiliano. Sin dal primo momento, lei si era persa in quegli occhi così verdi e così profondi, occhi dello stesso colore della speranza, che con la loro semplicità le avevano toccato il cuore sin in profondità.
Quegli stessi occhi che ora la scrutavano spenti, vitrei e privi di qualunque scintilla di vita o gioia della quale erano ricolmi fino a pochi secondi fa.
Il corpo di Serafin era prono sul prato, con i fili d'erba rossastri che s'intrecciavano intorno a lui e la parte posteriore del corpo imperlata da gocce di rugiada mattutina miste al sangue ancora fresco.
La sua mano destra tendeva in avanti, in direzione della ragazza, mentre il suo volto era rivolto verso il cielo.
Era morto con gli occhi aperti, il sorriso sulle labbra ed il cuore pieno di speranze per il futuro e sogni.
《Non lasciare che mai nessuno ti rubi la libertà.》aveva sussurrato con il suo ultimo respiro, pochi attimi prima di morire. 《Vivi anche per me.》
Ashlyn...
Poi si era accasciato a terra, con un'espressione tranquilla e serena stampata in volto. Una pozza scarlatta s'allargò sempre di più sotto il suo corpo, mentre l'odore ferroso del sangue iniziò a riempire l'aria ed inondò le narici della povera Ashlyn, la quale lanciò un'urlo di disperazione che squarciò anche l'aria. Il petto le bruciava, mentre la collana con l'acchiappasogni che stava indossando, iniziò a raffreddarsi di poco.
Non dimenticarmi, Ashlyn...
La ragazza si buttò con il cuore infranto sul corpo di Serafin, iniziando a scuoterlo e a farfugliargli parole di speranza, come se ancora non volesse accettare la sua morte. 《Tranquillo... io ti porterò via da qui! Sopravviverai... e sarai libero, come hai sempre sognato!》
Non dimenticare ciò che ero e sono stato, perchè io mi ricorderò di te.
Quando vedrai un fiore d'Ibisco, pensa a me, al mio sorriso. Adesso mi sono completamente fuso nella natura, nei fiori tanto belli quanto poco duraturi che si vedono crescere nel prato.
《Ainsworth! Corri subito nel bosco a nasconderti! Se resti allo scoperto, sei morta!》urlò disperato Kevin mentre la incitava a mettersi al riparo, con gli occhi umidi ma lo sguardo forte e deciso, che non accennava a mostrare debolezze. Quel ragazzo riusciva a mantenere la calma ed i nervi saldi anche nei momenti più critici. Notando che però la ragazza dei capelli chiari non l'aveva neanche sentito, ordinò a Vanade di andarla a recuperare.
Guarda i fiori, Ashlyn, guardali! Ricordati di me, ricorda il mio buon cuore.
《Ashlyn, non puoi più salvarlo! È morto!》gridò Vanade con le guance bagnate e gli occhi rossi, afferrandola per i fianchi e trasportandola al sicuro dentro al bosco. Ashlyn non tentò neanche di ribellarsi, distrutta com'era. Il sangue del ragazzo brasiliano le impregnava i vestiti e mani, ma lei non se ne accorse nemmeno.
Non una lacrima rigò il viso della ragazza. Non un singhiozzo fuoriuscì dalle sue labbra tremolanti.
《Non te ne andrai via, vero Serafin?》
Ashlyn era morta dentro, ma ancora non lo sapeva.
《No. Non me ne andrò mai più.》
***
In giornate calde e tranquille come quella, la piccola Ashlyn amava sedersi in giardino ed ascoltare il canto mattutino degli uccelli.
Talvolta portava con sé i suoi amati pastelli colorati e qualche foglio di carta, iniziando a disegnare ciò che più le aggradava. Il suo soggetto preferito erano gli animali, ma non disdegnava certo un bel paesaggio naturale.
Quel giorno, però, Ashlyn non aveva tanta voglia di disegnare. Era piuttosto giù di morale a causa della morte improvvisa del suo gattino Briciola, e non c'era cosa più triste al mondo per lei, che perdere un amico.
Aveva preso la pala in metallo dei suoi genitori dal magazzino degli attrezzi ed aveva cercato di scavare una piccola buca in giardino, ma l'oggetto era troppo pesante una bambina mingherlina come lei e quindi si era rassegnata ad usare le mani.
Aveva scavato e scavato, finendo per ritrovarsi le unghie completamente sporche di terra e le dita doloranti, per poi gettare il suo amato Briciola nella fossa. Poi lo aveva ricoperto con la terra e aveva raccolto per lui alcuni fiorellini gialli che crescevano sul marciapiede di fronte casa.
Era stata una decina buona di minuti a fissare il cumulo di terra sporgente, con la testa china verso il basso ed i capelli davanti il volto, incapace di muovere un solo muscolo.
《Tu eri mio amico, Briciola, ma qualcuno di veramente cattivo ti ha fatto del male. Non preoccuparti, è tutto okay...》sussurrò poi a fior di labbra la bambina, con un tono incredibilmente serio. 《Ti vendicherò.》
Ashlyn girò i tacchi e si incamminò verso il marciapiede, con uno sguardo folle nei suoi piccoli occhi innocenti. Phil, l'orribile gatto grigio dei vicini, stava spaparanzato al sole, godendosi la tranquillità di quella giornata. Il suo pelo era grigio chiaro, ma ciuffi di peluria marrone gli ricoprivano la zona intorno al muso.
"Quei peli sono di Briciola!" Pensò la bambina, avvicinandosi sempre di più all'animale. "Lo sapevo che eri stato tu, Phil."
《Ciao, gattino.》disse Ashlyn allungando una mano verso di lui. Il suo corpo era costellato di ferite, graffi e morsi, segni evidenti della colluttazione avuta prima con Briciola. 《Hai fatto una cosa brutta, lo sai?》
Phil rispose con un lieve miagolio, restando con gli occhi chiusi a godersi i raggi del sole che gli accarezzavano il corpo. La bambina lo accarezzò con affetto, senza temere una reazione negativa da parte sua. Non aveva paura dei graffi e dei morsi, era certa che Phil non l'avrebbe neanche sfiorata. Ed infatti fu quello che accadde, ma non perchè il gatto non volesse: era semplicemente troppo pigro per alzare le sue zampe, e poi non vedeva certo Ashlyn come una minaccia dalla quale difendersi.
《Sei stato davvero tanto cattivo, ma non è colpa tua. Voi animali siete buoni dentro, non potreste mai far del male a qualcuno...》sussurrò la bambina, continuando ad accarezzare il gattino. Era così magro che gli si potevano contare le costole.《Scommetto che non volevi farlo veramente, tu non hai un cuore cattivo.》
Il gatto iniziò a fare le fusa, noncurante delle parole della ragazza. In fondo non poteva capirla pienamente o seguire il filo del discorso: lui era solo un gatto, e gli importava solamente di essere riscaldato da quei tiepidi raggi solari.
《Bravo gattino.》ridacchiò Ashlyn, alzandosi in piedi. 《Anche se sei stato tu ad uccidere Briciola, io ti perdono. Non ti do la colpa di ciò che sei...》
Phil aprì gli occhi pigramente, guardando la bambina con la testa inclinata. Si limitò a sbadigliare, mentre la vedeva allontanarsi sempre di più.
《La colpa non è tua... la colpa è del tuo padrone.》
Angel's corner
Sì. Lo so.
Molti di voi stavano già iniziando ad adorare la coppia "Serafin x Ashlyn", ma io sono bastarda e quindi...
Ciao.
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