10. Prigionieri
《Bene, Ashlyn, queste sono le nostre regole.》disse la dottoressa Westergren, porgendo alla ragazza un paio di fogli di carta sui quali erano scritte tutte le regole del White Feather Centre. La ragazza li afferrò con un sospiro, iniziando a rigirarseli tra le mani, annoiata. Essere etichettata come una ribelle sprezzante delle regole non era proprio in cima alle sue priorità.
《Potrai leggerle in seguito, adesso dovresti andare a fare lezione con tutti i tuoi coetanei.》consigliò la donna, spingendo Ashlyn verso un corridoio laterale che conduceva ad una piccola porta grigia.
《Lezione? In che senso?》chiese la ragazza, confusa, guardando la donna con un sopracciglio alzato.
《La mattina, tutti gli adolescenti del centro, sono obbligati a fare circa cinque ore di attività, che comprendono lezioni scolastiche, artistiche, musicali...》spiegò la dottoressa, stringendo con forza le spalle della ragazza e spingendola a destinazione.
《E per quale motivo?》
《È bene tenere la mente occupata, Ashlyn.》rispose leggermente stizzita la dottoressa, stanca di sentire domande da quella fastidiosa ragazzina. 《E poi, la cultura è molto importante, dovresti saperlo. C'è gente come Meryl, credo tu l'abbia già conosciuta, che non ha mai potuto vivere una vita normale. È nata in coma e, senza queste nostre piccole lezioni, non saprebbe nè leggere nè scrivere. Ashlyn, il nostro compito è anche istruirvi, in modo che, una volta risvegliati, le vostre attività cerebrali rimangano quasi del tutto invariate. Certo, se qualcuno è in coma dalla nascita, al risveglio non ricorderà quasi nulla, ma comunque queste nostre lezioni aiutano parecchio.》
《Mh... okay.》rispose la ragazza, aprendo la porta grigia davanti a lei ed entrandovi velocemente. La dottoressa Westergren non la seguì, rimase a fissarla con il suo unico occhio, accertandosi che non combinasse niente di male. Quando poi vide che Ashlyn non aveva intenzioni negative, chiuse la porta e si incamminò verso luoghi ignoti dell'ospedale.
Ashlyn entrò timidamente nella stanza, allestita a mo' di aula scolastica, con banchi, cartelloni colorati che tappezzavano le pareti, ed una piccola lavagna attaccata al muro. La cattedra era totalmente vuota, probabilmente l'insegnante non era ancora arrivata. "Tanto meglio." Pensò Ashlyn, iniziando a scrutare i banchi per cercare un posto libero.
La ragazza intravide, in fondo all'aula, il viso familiare dei ragazzi che aveva incontrato il giorno prima e si diresse verso di loro con un piccolo sorriso sul volto.《Hey, ragazzi! Ciao!》
《Ashlyn!》esclamarono in coro Serafin e Vanade, stupiti dal suo improvviso arrivo. Kevin, invece, si tenne un po' in disparte a causa dei sensi di colpa che voleva nascondere. Quella ragazza si era presa la punizione al posto suo, non sapeva cosa dirle ed in che modo ringraziarla. E poi, non era nella sua natura ringraziare qualcuno. Kevin era fatto così: un ragazzo geniale, ma freddo e distaccato, che raramente ammetteva i suoi sentimenti.
《Ma... il dottor Myles ti aveva portato con sè!》disse sorpresa Meryl, non riuscendo a capacitarsi del fatto che la ragazza fosse stata liberata così in fretta. 《Sono così felice che tu stia bene! Serafin ci ha raccontato di averti vista in cella d'isolamento, completamente da sola.》
Ashlyn si accomodò in un banco poco distante e raccontò ai quattro della nottata passata da sola, a riflettere in una piccola cella buia e spoglia.
I ragazzi la ascoltarono senza batter ciglio, dispiaciuti per la disavventura che era stata costretta a vivere, e compatendola. Anche loro, almeno una volta, avevano passato la notte da soli, in una di quelle fredde e buie celle per "scontare" una piccola pena.
Le regole del White Feather erano rigidissime, e chi le infrangeva veniva punito severamente.
《Non posso credere che siate costretti a sopportare tutto questo!》sbottò la ragazza, cercando di mantenere un profilo basso per non attirare troppo l'attenzione.《È come se foste schiavi di una dittatura!》
《Dittatura? Cos'è una dittatura?》domandò ingenuamente Meryl, che non aveva mai sentito una parola del genere in vita sua.
《Ah, già... dimenticavo. Tu hai passato la tua vita qui, non puoi sapere certe cose.》fece imbarazzata Ashlyn, grattandosi la nuca. 《Una dittatura è quando una sola persona, o una cerchia ristretta di gente, ha il potere di decidere su tutto. Un po' come in questo centro: siamo schiavi di questi fantomatici dottori, che decidono per noi e ci puniscono se non seguiamo alla lettera le loro regole.》
《A proposito di regole...》si intromise Vanade, indicando i fogli che la ragazza reggeva in mano.《Le hai già lette? Ti serve aiuto per qualcosa?》
《Ancora no, ma lo farò dopo.》la ragazza piegò i fogli, infilandoseli in tasca velocemente. 《Comunque, ritornando al discorso di prima: è il primo giorno che sono qui, e tecnicamente dovrei essere l'ultima a dirlo, ma... non voglio stare in un posto del genere. Se è vero quello che mi avete detto, che le persone spariscono nel nulla e non fanno più ritorno, allora non voglio rischiare di essere una di loro.》
《Ashlyn...》sospirò il ragazzo brasiliano, passandosi una mano tra i capelli.《Lo so che questo posto può sembrare orribile come una prigione, ma almeno qui siamo al sicuro. Ci danno da mangiare, ci istruiscono... a me hanno persino costruito queste due protesi di metallo affinchè camminassi come tutti gli altri!》
《Serafin, ma non capisci che siamo prigionieri?》Ashlyn era delusa dalle parole del ragazzo, non si sarebbe mai aspettata una risposta del genere da lui. 《Preferisco vivere povera ma in libertà, che prigioniera di qualcosa.*》
Serafin si ammutolì, dandole mentalmente ragione. La libertà era una cosa troppo preziosa, non era giusto che qualcuno la togliesse a tutti loro con la scusa di "tenerli al sicuro".
Dopotutto, era questo che i dottori del White Feather facevano: tenevano prigioniero ogni singolo paziente, mascherando il tutto con cibo, vestiti, istruzione...
Si sforzavano così tanto per far apparire quel posto come una bellissima gabbia dorata, fallendo però miseramente. Tutti, al White Feather, forzavano i sorrisi e le risate, nessuno si sentiva veramente al sicuro. I pazienti erano consapevoli del fatto che la gente spariva nel nulla, e quindi credevano ingenuamente che, comportandosi sempre bene con i dottori, nessuno li avrebbe mai toccati.
Nessuno voleva essere il prossimo a sparire nel nulla.
Nessuno voleva mettere in pericolo la propria vita.
Kevin, dopo un paio di secondi, si fece coraggio e le rivolse la parola.《Quindi che si fa?》domandò, curioso di sapere cosa aveva in mente la strana ragazza appena arrivata.
Ashlyn sorrise, abbassando ulteriormente il tono di voce. 《Potremmo sempre provare a scappare, che ne dite?》
Angel's Corner
*Hola Democrito. Scusa se ti ho citato a modo mio, ma la frase ci stava troppo bene. Mi perdoni, vero?
Ovvio che lo farai, tanto sei morto c:
Bene, ora ci occorre un bel piano di fuga!!
Sto già piangendo perchè ho pensato praticamente a TUTTO in questa storia...
Tranne al piano di fuga :'D
Lol, uccidetemi.
Vado ad inventarmene uno buono (ancora non ho idea di come farò, ma... ripongo una grande fiducia nella mia mente strana e contorta. In qualche modo ce la farò.)
Bye~
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