1. Sogni fin troppo reali
Ashlyn fissò impietrita, per una buona manciata di secondi, le cinque piccole ferite appena comparse sulla sua caviglia, incapace di muoversi o anche di proferir parola.
Sbatté le ciglia un paio di volte, quasi per assicurarsi che quei taglietti non fossero il frutto della sua immaginazione, ma i suoi occhi non la stavano ingannando: quelle minuscole abrasioni erano più che reali.
Qualcosa, o meglio, qualcuno gliele aveva appena procurate senza che lei se ne accorgesse.
Forse era stato solo un caso, o forse...
Un angolino oscuro, nella mente di Ashlyn, iniziò a formulare strane ed improbabili teorie sul come potesse essersi procurata quei tagli. Magari qualcuno era entrato in stanza per inciderglieli, o forse si erano formati da soli per qualche precisa ragione.
No. Era decisamente stato un caso che quelle ferite si trovassero sulla sua caviglia proprio in quel preciso momento. Ashlyn non voleva sentire ragioni.
Era quella la sacrosanta verità e lei si rifiutava categoricamente di credere alle assurde e improbabili menzogne fornite dalla sua mente.
"Il sogno era reale. E, in fondo, lo sai anche tu" sussurrò imperterrita una vocina nella sua mente, cercando invano di convincere la ragazza che i mostri che popolavano i suoi sogni eccome se erano reali. "Lo sai bene che, se non sono stati loro, allora sei stata tu!"
Ed effettivamente poteva essere vero. Magari tutte le paranoie che continuavano ad affliggere la ragazza non erano reali. Magari era proprio lei, senza volerlo, ad autoinfliggersi le piccole ferite che puntualmente si ritrovava sul corpo a ogni risveglio. Magari ...
"Smettila di ignorarci, noi esistiamo. Ed un giorno anche tu ci accetterai" sibilò la voce in tono mellifluo, per poi scemare improvvisamente, lasciando Ashlyn sola con se stessa.
La ragazza si mise in piedi e zoppicò verso il bagno per curarsi i tagli.
Non era la prima volta che ritrovava ferite simili sul suo corpo, e di certo non sarebbe stata l'ultima. Ormai si era abituata a questo genere di situazioni, quasi arresa al loro corso. Avrebbe coperto, come sempre, le sue ferite con un paio di cerotti, e aspettato, rassegnata, la loro guarigione.
Non poteva far niente per evitare che esse ricomparissero sul suo corpo.
Non poteva far niente per fermare loro.
《E con queste ferite siamo a trentasette》constatò la ragazza, scostando uno dei tanti poster che tappezzavano la sua camera per incidere sul muro l'ennesima linea con il pennarello nero.
Lei voleva ricordare tutto, non voleva dimenticare quelle ferite con il tempo.
Aveva in mente di ricordare ogni singolo taglio, ogni singola incisione ed ogni singola voce che le sussurrava all'orecchio parole all'apparenza prive di senso.
Forse un giorno ripensandoci ci avrebbe riso sopra, ricordando quanto fosse ingenua e stupida a diciassette anni.
Quel che però Ashlyn non sapeva, né poteva immaginare, era che quel giorno non sarebbe mai arrivato.
La ragazza entrò nel bagno, fermandosi davanti allo specchio per darsi una sistemata. Due profondissime occhiaie violacee le circondavano gli occhi, neri come la notte, rendendo il suo sguardo ancora più cupo di quanto già non fosse.
I suoi capelli arruffatissimi non ne volevano proprio sapere di stare fermi al loro posto: li portava sciolti, lunghi fino a metà schiena, di un colore a metà tra il biondo scuro ed il castano chiaro. Tentò di pettinarli con le mani, senza successo. Come risultato, li aveva annodati ancora di più. Decise di rinunciarci e aprì le ante del mobiletto davanti a lei.
Si munì di disinfettante, che usò per pulire le ferite con cura. Quindi le coprì con un paio di cerotti. Guardò soddisfatta il suo operato, e le sue labbra leggermente screpolate si incurvarono in un piccolo sorriso. Nascose il tutto sotto i larghi jeans che indossava e si fece cadere sul letto.
Non era trascorso molto tempo, quando il telefono squillò.
Ashlyn tornò in piedi, sbuffando seccata. L'ultima cosa che avrebbe voluto era alzarsi dal suo comodo letto, ma gli squilli del telefono si facevano sempre più insistenti. Non poteva ignorarli.
《Pronto? Chi è?》chiese annoiata la ragazza, sollevando la cornetta del dispositivo.
《Ashlyn...》singhiozzò una voce flebile, rotta dal pianto e dalla disperazione.
《Mamma?》domandò allarmata la ragazza. Aveva iniziato a sudare copiosamente. Sua madre non piangeva quasi mai. La faccenda doveva essere piuttosto grave. 《Mamma, cosa succede? Perché stai piangendo?》
《Tua Zia Bertha... è stata appena ricoverata in ospedale. Sembrava un banalissimo mal di testa, invece... ha un tumore》la voce della donna s'incrinò in maniera percepibile, lasciando posto solo a dei singhiozzi sommessi. 《Non sappiamo quanto tempo ancora le resta da vivere...》
La ragazza rimase sotto shock, realizzando con un certo ritardo quello che sua madre le aveva comunicato.
Sua zia Bertha era in ospedale.
E aveva un tumore.
Dopo alcuni istanti di silenzio, la madre di Ashlyn si fece forza e riprese a parlare.
《Se vuoi darle un saluto, sarà meglio che ti sbrighi.》
《H-ho capito, arrivo subito!》esclamò con il cuore in gola la ragazza, buttando giù la cornetta in un baleno.
Si allacciò in fretta un paio di scarpe, ormai consumate. Indossò un'altra maglietta e si precipitò fuori di casa, in sella alla sua amata bicicletta color lilla.
Pedalò più veloce che poteva, cercando di evitare il traffico.
Doveva arrivare in tempo all'ospedale.
Doveva assolutamente dare un ultimo saluto alla sua adorata zia, che chissà per quanto ancora sarebbe rimasta in questo mondo.
Forse era ancora sotto shock, o forse non si era resa ben conto della situazione, ma, quando realizzò che tutti i suoi familiari e conoscenti erano al capezzale di sua zia, un turbine di emozioni la travolse, mettendo in subbuglio il suo giovane cuore.
La cosa sicura era che non avrebbe pianto.
Ormai non piangeva più da anni. Ashlyn era cresciuta forte, in gamba ed amante del pericolo. Non aveva pianto nemmeno quando, a cinque anni, si era sbucciata le ginocchia cadendo sul cemento sbriciolato della strada.
Piangere non era nella sua natura.
Senza dubbio, la ragazza amava con tutta l'anima sua zia Bertha, ma quasi sicuramente non avrebbe versato una lacrima, se le cose fossero andate per il peggio.
A distrarla da quei suoi pensieri ci pensarono alcuni ragazzini che, senza alcun apparente motivo, iniziarono a inveirle contro e a tirarle sassi.
Erano tutti più giovani di lei, ma vestiti con abiti consumati e rattoppati, con i visi sporchi e i capelli lunghi e unti. Ragazzacci di strada, indubbiamente, che Ashlyn non aveva mai visto prima in vita sua.
Non era raro che, durante le ore calde della giornata, alcuni giovanotti particolarmente annoiati compissero atti vandalici nei confronti degli onesti abitanti del luogo.
《Hey voi, smettetela subito! Andate via, stupidi teppisti!》
Ashlyn iniziò a pedalare con più vigore, nella speranza di seminarli, ma fu tutto inutile: i ragazzini le corsero incontro, riuscendo a raggiungerla. Risero, ignorando le sue parole. Sui loro visi sporchi erano dipinti dei ghigni malevoli, mentre con sempre più forza le tiravano addosso dei sassi.
La ragazza notò che il più grande di loro, quello che doveva essere il capo, stringeva in mano una mazzetta di soldi. Li guardava con avidità, spalancando per la gioia la sua bocca parzialmente sdentata.
Dove poteva aver preso quei soldi?
Rubati? Guadagnati?
O forse qualcuno glieli aveva dati di proposito, magari per convincerlo a fare qualcosa.
Un sasso colpì con violenza il manubrio della bici della ragazza, mentre un altro si incastrò tra i raggi della ruota anteriore. Ashlyn iniziò a sbandare, prima verso destra e poi verso sinistra, mentre invano tentava di recuperare l'equilibrio.
La ragazza non si accorse dell'incrocio che aveva di fronte, né del semaforo rosso.
Non notò neanche il camion che stava arrivando a forte velocità nella sua direzione.
Solo qualche istante, e Ashlyn cadde nell'oscurità.
Angel's Corner
Grazie a tutti voi che siete arrivati a leggere fino a qui!!!
Volevo ringraziare Koira91 che è stata come la mia maestra, correggendo alcuni errori di questo capitolo ed ascoltando le mie lagne sulla storia.
Grazie per avermi ascoltato anche quando ti assillavo, e scusami se ti ho portato via del tempo prezioso :'D
Ti voglio bene!
E voglio bene anche a te, impavido lettore che sei riuscito a spingerti nel mondo di Dreamers. Orsù, l'avventura ci attende! Prepara il tuo kit di sopravvivenza e gettati a capofitto in questo magico e pericoloso mondo!
Scherzi a parte, grazie a tutti!
Ci si vede!!
(P.s. Nuovo aggiornamento circa ogni tre giorni!)
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