5. Delusioni
«Buone feste!». «Buon Natale a tutti!».
La campanella è finalmente suonata. La fatidica campanella delle undici del 23 Dicembre. Quel suono indica l'inizio delle vacanze natalizie, di un periodo di gioia per tutti.
«Allora, Eva. Vieni anche tu in centro?» mi chiede Silvia una volta fuori da quell'edificio malefico inventato dal diavolo, chiamato comunemente "scuola".
«I miei hanno detto di sì prima, basta che torno per le quattro» rispondo. E' la prima volta che vado in centro per un uscita fra amici. Sono un po' ansiosa ma anche contenta. Raggiunte le altre, ci dirigiamo verso la fermata dell'autobus. Dopo un po' di attesa, lo prendiamo e ci dirigiamo a Federiga per prendere la tramvia. Scrivo a Federico di guardare la foto che ho pubblicato su Instagram perché mi vergognavo a dirglielo di persona.
«Qualche brava persona mi può dare il telefono per la cosa dell'email di classe?» chiede Simone esasperato dopo aver provato con il telefono di Francesca, senza successo ovviamente. Dato che Fede non mi rispondeva, gli ho dato il mio.
«Ecco! Eva è una brava persona! Voi altre no!» esclama prendendo il telefono. Inizia ad aggeggiarlo, ad andare su Google Drive, a mettere l'email della classe...non ci capivo niente. E all'improvviso eccolo. Nel momento più inopportuno eccolo.
«C'è il Martinelli che ti ha scritto "Ok"» mi informa Simone levando il messaggio. Tutte ad un tratto di guardano ed io, rossa come un peperone, abbasso la testa.
Arriva la tramvia e saliamo. Dato che non ci sono posti stiamo in piedi.
«Ce l'ho fatta!!» esclama Simone ad un tratto. Ci spiega poi come fare per aggiungere l'email della classe e, nel frattempo, arriviamo alla prossima fermata dove ci sediamo nei posti vuoti. Arriviamo a Porta al Prato e la tramvia si ferma.
«C'è stato un incidente a Scandicci. Ci scusiamo per il disagio...ripartiremo quando ci daranno l'okay» ci informa un uomo, forse il controllore.
«Che si fa? Si scende e andiamo a piedi? Tanto è qui vicino il centro, no?» propone Caterina. Ci alziamo tutti e ci dirigiamo in centro a piedi. Andiamo prima a mangiare al McDonald, dove ci stiamo per una mezz'oretta circa, poi giriamo per i negozi, non comprando nulla. Passiamo poi davanti a una signora con un coniglio in una scatola e un foglietto davanti con scritto "Abbiamo fame". Guardo quanti soldi ho ne portafoglio: una banconota da 10€ e cinquanta centesimi. Quei dieci euro me li voglio tenere se magari compro qualcosa. Prendo quindi gli spiccioli e glieli metto in una vaschetta che aveva davanti. Appena vede il mio gesto mi ringrazia.
«Buon Natale!» le dico sorridendole. Mi ringrazia ancora e ricambia l'augurio. Ritorno dalle altre e trovo Francesca telefonare a sua madre con il telefono di Silvia.
«Ragazzi...devo andare via fra un'oretta circa» ci avverte. Io e Silvia decidiamo di stare con lei per quell'asse di tempo mentre le altre, insieme al povero Simone, fanno le sceme.
Ci dirigiamo in un negozio d'abbigliamento. Le strade sono molto affollate quindi prendo sottobraccio Francesca.
«Eva, i ragazzi in classe dicono che hai un bel fisico» se ne esce all'improvviso Silvia.
«No aspetta cosa?! Devono mettersi gli occhiali...» rispondo.
«Dicono anche che hai un bel sedere» continua. «Hai anche dei bellissimi occhi!» esclama guardandomeli.
«Forse gli occhi sono belli...ma il resto...ma dai su! La pancetta ce l'ho e anche i brufoletti, anche se pochi...e poi perché diamine devono guardarmi il sedere?!».
«Tesoro, ti sottovaluti troppo» afferma Francesca.
«Ma non è colpa mia se sono brutta...» continuo abbassando lo sguardo.
«Eva, sei bellissima! Ma che dici?!» dice Silvia. Sarà, però ho un po' di pancetta, dei brufoletti che appaiono e scompaiono sul viso a forza di mangiare cioccolata, le cosce un po' cicciottelle, sono bassa, porto gli occhiali...perchè tutti continuano a dirmi che sono bellissima?
Arriviamo al negozio, entriamo e ci mettiamo a guardare i vestiti che ci sono. Io mi soffermo sui completi: ce n'è uno elegante, con una giacca e un pantalone. Un altro è un vestito nero con le spalle scoperte. L'altro è rosso, senza maniche e lungo fino alle ginocchia. Ci sono anche molte maglie femminili carine...scendiamo poi al piano di sotto dove ci sono vestiti, vestiti e vestiti! Quelli che ti arrivano alle ginocchia o sopra, sapete? Ho sempre voluto indossarne uno...nonostante mi comporti da maschiaccio, anch'io ho la mia parte femminile.
«Sapete che faremo il ballo di fine anno?» chiede ad un tratto Francesca.
«Io no...» rispondo.
«Comprati un vestito e sii sicura di te! Sono sicura che così facendo, Federico cadrà ai tuoi piedi!» se ne esce Silvia.
«A proposito, come va con lui?» mi chiede Francesca.
«Ah, giusto...mi aveva mandato un messaggio prima...» ricordo prendendo il telefono. Loro due si avvicinano per leggere che mi aveva scritto. Il messaggio inizia con un "Non penso che sono quello giusto". Poi continua dicendo che ha lasciato per un po' il suo essere otaku e che se non fa figuracce non è contento mentre io sono tutto il contrario. Ma non è questo il punto...io con lui pensavo di aprirmi, da uscire dalla timidezza...dato che abbiamo le stesse passioni, forse mi sarei sbloccata stando con lui. Quindi quella volta al cinema, non voleva dirmi che gli piacevo ma un'altra cosa. Però era arrossito...sono così confusa. Gli piaccio? Non gli piaccio? Non ho capito che vuole dirmi. Sarò troppo stupida per capire, lo sono sempre stata, ma proprio non riesco a capire.
«Mi dispiace...» mi dicono le altre due. Io però non perdo le speranze. Sono sicura che in qualche modo gli piaccio. Non è un caso che ci siamo ritrovati nella stessa classe.
Dopo che Francesca e Silvia hanno provato dei vestiti e dei trucchi, senza comprare niente, accompagnamo la prima alla stazione per poi tornare dalle altre. Restiamo per un'altra oretta e poi torniamo a casa. Simone sembrava completamente assente, non chiacchierava come suo solito. Se ne stava nel suo, ad aggeggiare il telefono, in disparte. Mi ricorda tanto me. Da quando è andata via Francesca non ho più parlato. Riesco a parlare solo con lei, nessun altro. Non so perché. Devo sbloccarmi.
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