4. Gioia
E' finalmente il sedici Dicembre e dopo la scuola andrò con la classe a festeggiare il mio compleanno. E' la prima volta che festeggio fuori...chissà come sarà?
Sono le sei del mattino e in camera arriva mia mamma.
«Buon compleanno, amore» mi dice gentilmente. Prima di darmi il solito bicchiere di caffè, però, nota che sono sudata e mi mette una mano sulla fronte per vedere se sono calda. Mi dice che va a prendere il termometro e, quando torna, mi misura la febbre.
«Hai la febbre a 39...non puoi andare a scuola così» mi dice guardandomi.
«Ma devo andare mamma! La classe ha organizzato tutto e Simone ha pure chiamato l'Old Wild West, quello dell'UCI, per prenotare i posti per oggi! Non posso mancare, capiscimi mamma! Per favore, fammi andare!» la prego. Lei mi guarda esasperata.
«Copriti bene però. Dai, vai in bagno a prepararti, piccola testarda» si arrende.
Appena arrivo in bagno, non riesco a reggermi in piedi. Se non mi reggevo al lavandino, avrei battuto una testata alla lavatrice. Devo essere forte, continuo a ripetermi. Come Honoka, la protagonista dell'anime "Love Live! School Idol Project", è riuscita a fare l'esibizione nelle mie stesse condizioni, addirittura sotto la pioggia, io posso benissimo andare a scuola, fare la verifica di Scienze e andare a festeggiare con la classe!
Dopo aver fatto quel che dovevo fare, mi vesto, saluto mamma ed esco. Cammino a malapena ma riesco ad arrivare a scuola prima del suono della campanella. Raggiunta la classe nel cortile, prima mi salutano, poi mi dicono contemporaneamente "Buon compleanno!". Alle medie non era così, non si ricordavano nemmeno quando compievo gli anni. Suona la campanella ed entro in classe. Riesco ad affrontare le prime due ore e a ricreazione Francesca mi porta davanti all'aula chiamata "Liberamente". Lì ci sono dei puff rossi, morbidi, comodi...sono forse la cosa più bella di tutta la scuola!
«Eva, allora! Oggi è il tuo compleanno e dimmi...come va con Federico?» mi chiede lei buttandosi su un puff. Faccio lo stesso.
«Non penso di piacergli...» rispondo abbassando lo sguardo.
«No, amore! Non dire così! Ma perché lo pensi?».
«Lo vedi come si comporta con la Nadia? O con l'Alice? Ma anche con la Giulia eh...».
«Ma no, tesoro! Ma io lo vedo che ti guarda durante le lezioni e poi ti ho detto anche l'ho sentito parlare di te a Gabriele...» cerca di rassicurarmi.
«Mi guarderà perché si sentirà osservato e di sicuro avrà detto a Gabri che sono una stalker!» scoppio a ridere.
«Eva, dai!!» ride anche lei. La campanella suona e torniamo in classe per il compito di Scienze. Quando finisco il compito, la prof viene da me e mi chiede se va tutto bene. Non so perché ma lei e la prof di Spagnolo mi trattano come se fossi la loro bambina. Finita l'ora, Francesca mi chiede se sto bene.
«Sì» rispondo a bassa voce. La testa mi scoppia e mi sento troppo debole. Devo resistere.
Dopo aver superato anche l'ora di Spagnolo e di Matematica, usciamo e ci dividiamo in quattro gruppi: chi non veniva, chi doveva andare allo studio assistito, chi arrivava più tardi e chi andava ora, come me. Quindi, dopo esserci messi d'accordo, io e altri dieci ci dirigiamo all'Old Wild West.
Appena fuori dal cancello, i ragazzi vanno davanti per farci strada, e neanche ci aspettano! O sono troppo veloci, o noi ragazze siamo troppo lente.
«Oddio c'è Edo!! E' lì davanti!!» sento sclerare Giorgia che si è tappata la bocca con le mani per lo stupore.
«Chi Giorgia?» le chiedo confusa.
«Edoardo! Quello della 5°D! Oddio quant'è figo! E' impossibile che non ti piaccia!».
«Sì, è carino...ma ho già qualcuno che mi piace...» rispondo abbassando la testa.
«E' il Lombardi?» chiede un Mattia selvatico sbucato dal nulla.
«Ma che stai a di'?! Per l'amor del cielo!» esclamo ridendo. Alessio Lombardi non è né bello né brutto, ha solo qualche pelo di troppo e dice un po' troppe parolacce e, come il suo amichetto, una bestemmia al giorno la dice.
«Ma infatti, Mattia! Ma che ti sei fumato stamani?!» continua Giorgia ridendo più forte di me.
«E allora...Angelo! Dai, più cristiano di così!» cerca di indovinare ancora lui. Angelo Maria diciamo che...a ogni frase dev'esserci sempre una bestemmia di mezzo. Prende sempre brutti voti a scuola, non studia quasi mai...ma ha anche dei difetti!
«Stai scherzando, spero?».
«Angelo cristiano?! Sì, certo, come no!!» Giorgia sta ridendo ancora più forte di prima, tanto da tenersi la pancia e avere le lacrime agli occhi.
Dopo un po' di camminata, circa cinque minuti, arriviamo e prendiamo posto. Poco dopo arrivano anche Caterina, Licia e Silvia che si mettono nei posti accanto ai miei.
Mi piace l'atmosfera che c'è: sono tutti così felici. Si vede che siamo fuori da scuola. Tralasciando Francesca e Mattia che si stanno sbaciucchiando e la Laura che, piccina, è accanto a loro a sopportarli mentre mangia le sue amate noccioline, c'è Silvia che fa le foto di nascosto, Caterina che forse stalkera qualcuno da quant'è impegnata, Licia che aggiorna la sua storia di Instagram per fare un dispetto a Simone, Giorgia che mi fa guardare dei video dove distruggono dei trucchi, Ilenia si fa i selfie e Giulia stalkera qualcuno e qualche volta parla con i ragazzi che stanno guardando video. Insomma, una bella atmosfera, no? Peccato per quelli che non sono venuti, la Nadia, Marina, Marta...se c'era tutta la classe era meglio. Però sono sicura che ci sono qui, non col corpo ma col cuore.
Ordiniamo e, dopo circa dieci minuti, arriva tutto. Io ho ordinato l'hamburger più normale che c'era e una Coca-Cola media. Tutti abbiamo preso la Coca-Cola, chi media e chi piccola. Il mio bicchiere era alto e un po' largo. Il panino è bello e pieno e le patatine fritte deliziose!!
Appena finito di mangiare, le ragazze hanno iniziato a mettere la musica, ballavano, facevano la dab...le vedevano tutte. Davanti a loro c'è la vetrata mentre dietro la parete di legno. Io non smettevo di ridere, come i ragazzi d'altronde.
«Dai, dai! Ora basta! Passiamo a cose più serie!» se ne esce all'improvviso Federico.
«Giusto raga! Francesca registra tutto, mi raccomando!» continua Ilenia. Che cos'hanno in mente? Ad un tratto iniziano a cantarmi "Tanti auguri a te" e Federico mi porta un regalo mentre Ilenia ne mette un altro sul tavolo davanti a me. Apro il primo: mi emoziono tantissimo quando vedo l'action figure di Rufy con i vestiti del Film Gold.
«Ora l'Eva ci sviene!» esclama Mattia ridendo.
«Manca poco, Mattia, manca poco!!» rispondo io che tra poco urlo dall'emozione aprendo l'altro regalo: due action figure di Nami e Chopper, due personaggi di One Piece, anche loro con i vestiti del Film Gold. Guardo la marca: sono della Bandai. Quanto cavolo saranno costati?!
«No ma davvero...chi devo ringraziare?» domando ridendo sembrando una psicopatica. Tutti sanno però che sono solo troppo emozionata, fin troppo emozionata.
«Tutti!» esclama Ilenia che mi abbraccia da dietro insieme a Giorgia. Poi, dato che ormai tutto era fatto, le ragazze avevano preso lo zaino e il giubbotto ed erano andate in bagno. Io cercavo di mettere i regali nello zaino.
«Non entrano...cavolo...» dico.
«Se le riporterà il Martinelli a casa!» esclama Mattia caricandosi lo zaino sulle spalle.
«Federico?» chiedo confusa.
«Te l'ha scelto lui il regalo e noi gli abbiamo dato i soldi» mi spiega Francesca. Rimango senza parole per un attimo. Poi vedo Federico e lo abbraccio forte. Lui ricambia.
«Grazie dei regali, grazie, grazie...» gli dico quasi piangendo. Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me. Raccogliere soldi per prendermi un regalo? Quando mai una classe ha fatto questo per me? Mia mamma l'aveva detto che alle superiori avrei trovato dei compagni stupendi. Aveva ragione. Ha sempre ragione. Aveva ragione sul fatto che alle superiori avrei trovato degli amici, che mi sarebbero accadute cose belle con la classe e addirittura che mi sarei innamorata. Sì, esatto. Adesso l'ho finalmente capito: sono innamorata di Federico. Forse perché è un otaku come me, ha i miei stessi gusti, è un ragazzo...non lo so. Le uniche cose sicure sono però che mi piace e che ho trovato una classe straordinaria, una seconda famiglia.
«Il conto è di €135,35» ci dice la cameriera. Eravamo tutti sorpresi. Per fortuna che avevamo i soldi. Abbiamo dato dieci euro, o qualcosa di più, ciascuno e abbiamo pagato. Federico, Gabriele, Ilenia e Giorgia vanno via mentre gli altri si dirigono alla sala giochi. Io esco e chiamo mia mamma per farmi venire a prendere.
«Papà sta arrivando, aspettalo fuori» mi dice per telefono.
«Dov'è papà? Non lo vedo».
«Ti ho detto che sta arrivando».
«Forse lo vedo...no, non è lui».
«Ma ci sei o ci fai amore? E' appena partito!» esclama lei.
«Ma non lo vedo...» insisto.
«Tesoro ma cosa c'era in quella Coca-Cola?» mi chiede.
«Uno spicchio di limone...perchè?».
«Sei sicura? Non era vino? No perché pari ubriaca».
Dopo un po' eccolo che arriva con la sua macchina nera.
«Non riattaccare» mi ordina la mamma. Blocco lo schermo del telefono senza chiudere a chiamata.
«Forza, sali! Muoviti! E veloce con questo ombrello cavolo!» mi urla lui mentre entro in macchina. Mi fa paura.
«Riattacca e chiudi lo sportello, veloce!» mi urla ancora. Saluto mamma e, quando chiudo la chiamata, la macchina si sta già muovendo. Manco il tempo di mettere il telefono apposto, oh! Afferro la maniglia dello sportello e lo chiudo velocemente, rischiando anche di cadere. Quello è scemo. Torniamo a casa e lui porta fuori il cane. Mia mamma mi dice che non mi ha fatto riattaccare perché sapeva che mio padre era incavolato perché doveva svegliarsi e voleva vedere come mi trattava.
La cosa brutta? Ho avuto la febbre a quaranta per tre giorni e fino a giovedì non vado a scuola. Sono voluta andare, no? Allora ne pago le conseguenze. Comunque sia, tra pochi giorni è Natale e non voglio che questa felicità appena donata e questa stupenda settimana di attesa vengano distrutte da quell'uomo. Non voglio che mi rovini la vita, la mia vita. Non voglio vivere sottoponendomi alle sue regole, io ho le mie e rispetto quelle. Vivo come voglio e col cavolo che quello si intromette nella mia vita. Anche se sono troppo debole per ribellarmi, per scappare da lui, per portare via la mamma, per fare tutto. Spero che un giorno riesca a diventare forte. Devo diventarlo per sopravvivere a questa cosa.
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