20 Novembre parte II
Scrivere è come una droga, quando inizio non riesco più a smettere.
Ho paura di continuare a scrivere il mio “libro”, la storia di Nora e Byron, perchè ho paura di innamorarmi di quell'amore impossibile, o meglio, improbabile che li avvolge. So che è utopia pura pensare di avere un amore così, e anzi dovrei essere contenta di avere il mio, che è già grasso che cola, oltre le aspettative, però purtroppo mi conosco, bene, e a me non basta mai.
Mi succede sempre, in ogni cosa, non riesco a fermarmi ad apprezzare quello che ho, ne voglio ancora, pur sapendo che “chi troppo vuole nulla stringe”.
Quando sto con un ragazzo, desidero che lui mi pensi e palesi il suo amore per me ogni ora del giorno, che non riesca a vivere lontano da me e che mi metta al primo posto in tutto, che esaudisca ogni mio desiderio e che abbia sempre Si tra le risposte nel cassetto.
Tutto questo è malsano. E devo smetterla.
Tutto questo è sempre colpa dell'insicurezza che vive dentro di me. Nonostante io cerchi in ogni modo e in ogni momento della mia fottutissima vita, di scacciarla, lei è radicata lì e non si smuove.
L'anno scorso passavo il mio tempo a lottare contro tutto e tutti per restare a galla, mi ripetevo giornalmente “domani è un altro giorno, vedrai che passerà”. Ho imparato a conoscermi, a guardare dentro di me, a lasciare spazio alle mie emozioni, ai miei pensieri, ai ragionamenti, al mio modo di organizzarmi da sola, riuscire a non dipendere da nessuno se non da me stessa, a far valere le mie idee, a prendere consapevolezza di quanto valgo, di chi sono.
Oggi io so chi sono, so cosa mi piace e cosa non mi piace, conosco i miei sogni, le mie ambizioni, capisco chi sono le persone che mi fanno stare bene e quelle che mi fanno stare meno bene ma, nonostante tutto, piango.
Chiaramente, anche in questo caso, l'omino a destra, non tarda ad arrivare, entra nell'orecchio e mi urla forte: “Seriamente stai piangendo? E perchè lo stai facendo? Hai superato roba molto peggio di questa, sei irrispettosa nei confronti di te stessa”.
Ecco cosa dice lui.
E probabilmente da una parte ha anche ragione, ma io piango lo stesso perchè mi sento impotente. Ho capito come sono fatta, e come devo reagire di fronte alle persone che mi fanno male, ma non ci riesco.
Quando le persone mi feriscono, e spesso lo fanno volendo, io soffro. Invece, la logica e l'amor proprio mi dicono a gran voce (anche un po' scurrile), “SBATTITENE IL CAZZO DEGLI ALTRI E DI QUELLO CHE VOGLIONO DA TE”.
Credo che non ci siano parole più adatte e più sagge di queste. È la pura verità , l'importante è come stiamo noi per colpa loro, l'importante è cosa vogliamo noi, non loro.
Quindi se ci fanno le cattiverie e poi pretendono anche di aver ragione e si incazzano, si arrangeranno.. prima o poi saranno costretti a scendere dal cazzo e andare a piedi.
Devo, e anche voi, se siete come me, fregarvene di quello che vi fanno perchè non tutti ci capiscono, non tutti hanno quel minimo di tatto per evitare di fare male. Certe persone le cose le sanno affrontare solo in un modo, ma non bisogna fargliene una colpa, probabilmente sanno fare così e basta. Ma soprattutto non bisogna farcene un cruccio perchè, come dice sempre la dottoressa M, non potremo mai cambiare gli altri, dobbiamo cambiare noi nei confronti degli altri, quindi nonostante sia difficile, prometto che ogni giorno alzerò la testa di un centimetro in più.
Le mie ragioni, le mie teorie, le mie idee valgono tanto quanto le loro, e come tali devono essere ascoltate e rispettate.
Buonanotte Viaggiatori di Sogni,
la vostra Galletta (di riso),
M
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