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22 Dicembre

Era una fredda giornata invernale a Seoul. Come al solito il cielo era uggioso e nemmeno un raggio di sole riusciva a sfuggire alla morsa di quella spessa coltre di nubi. Qualche fiocco di neve danzava ancora lentamente nell’aria, cadendo poi a terra silenzioso. A quell’ora le strade non erano affollate come al solito, perciò l’atmosfera irradiava un’ insolita tranquillità.

A interrompere la calma del momento c’era solamente un ragazzo che camminava svelto per le strade ghiacciate, con le cuffie calate sulle orecchie e l’ansia alle stelle. Jimin si stava dirigendo verso la scuola ben due ore prima del saggio nel tentativo di calmarsi; nel mentre ascoltava a ripetizione la sua playlist preferita, senza però ottenere risultati, e ciò lo fece innervosire ancora di più.

Trovò un attimo di pace solo quando si fermò davanti alla porta vetrata della scuola. Osservò per un attimo il suo riflesso.

Indossava una semplice tuta da ginnastica coperta interamente dal lungo cappotto che si era ricordato di prendere solo cinque secondi prima di aprire la porta di casa. In mano teneva il suo borsone con il cambio e tutto il necessario per l’esibizione; le sue scarpe erano competamente zuppe a causa dei rimasugli di neve in cui era incappato sul marciapiede, ma era troppo in ansia per badare a quella fastidiosa sensazione di bagnato. I capelli arancioni, che aveva ritinto il giorno precedente, erano tirati indietro dalle sue grandi cuffie bianche; aveva le guance e la punta del naso leggermente arrossati a causa del freddo e ad ogni suo respiro andava a formarsi una nuvoletta di vapore, come a sottolineare quanto quell’anno le temperature fossero basse.

Allungò una mano tremante verso la maniglia. Indugiò per qualche sencondo, la mente persa in quei pensieri angosciosi che lo opprimevano fin dalla sera precedente. Decise però di farsi coraggio e, dopo un paio di respiri profondi, afferrò saldamente la maniglia ed entrò. Fortunatamente non c’era ancora nessuno, così si sarebbe potuto preparare in tranquillità prima del saggio.

Si diresse verso lo spogliatoio per posare la sua roba per poi dirigersi verso il teatro scolastico. Accese l’impianto di riscaldamento e, una volta posato il telecomando, due mani si posarono sui suoi occhi.

“Indovina un po’ chi è venuto a offrire sostegno morale al suo pulcino preferito?”

L’arancione si girò e abbracciò di slancio Hoseok, stringendolo forte e inspirando il suo profumo.

Gli era mancato poter trascorrere del tempo da solo con il suo hyung. Si conoscevano da anni ormai e la loro amicizia aveva radici profonde nell’animo del minore, che considerava Hoseok quasi come un fratello. Ovviamente provava lo stesso nei confronti di Taehyung, ma con Hoseok trascorreva decisamente meno tempo insieme, perciò gli dimostrava più spesso il suo affetto.

“Hey, cos’è tutta questa dolcezza?”

Chiese il maggiore stringendo a sua volta Jimin e accarezzandogli leggermente la schiena.

“Grazie per essere venuto, ne avevo bisogno.”

Sussurrò il più piccolo sciogliendo l’abbraccio e sorridendo ad Hoseok. Il maggiore fece altrettanto, e il suo sorriso a cuore rallegrò un poco Jimin.

“Ti vedo abbastanza teso, c’è qualcosa di cui devi parlarmi?”

Jimin si chiedeva come cavolo facesse con un solo sguardo a capire sempre tutto.

“Non preoccuparti, sono solo in ansia per il saggio-”

“Non me la bevo Jiminie. Avanti, racconta tutto ad Hobi, ci penserà lui a risolvere i tuoi problemi.”

“Lo sai che sei inquietante quando parli in terza persona?”

“Eddai, lo sai che puoi dirmi tutto.”

Il minore esitò per qualche secondo, ma poi decise di raccontargli tutto.

“Ecco, ho paura per l’esibizione. Sul palco sarò da solo e sinceramente mi spaventa il fatto che potrei sbagliare, potrei deludere la mia insegnante e potrei rendermi ridicolo davanti a tutta la scuola.”

Si interruppe poiché il maggiore era scoppiato in una fragorosa risata, che lo infastidì non poco.

“Guarda che non c’è nulla da ridere eh.”

Disse offeso il minore, incrociando le braccia e voltando le spalle ad Hoseok, che nel frattempo aveva smesso di ridere, mantenendo però un sorriso divertito sulle labbra.

“Scusa, è che mi ricordi di me al mio primo saggio di danza. E’ normale essere in ansia per questo, ma non farne un dramma, sei uno tra i più bravi della tua classe, perciò sono sicuro che non deluderai le tue aspettative, in più non potresti mai sembrare ridicolo se sbagli, tutti commettono degli errori e di certo non possono incolparti per questo. In più puoi giocarti anche la carta del fascino per attirare nuovamente l’attenzione del pubblico se sbagli, dato che sei un bellissimo ragazzo.”

Il minore arrossì a quel complimento inaspettato e ringraziò il maggiore, che era riuscito a tranquillizzarlo un poco con le sue parole.

“C’è qualcos’altro che devi dirmi?”

Jimin esitò nuovamente, doveva parlargli di Yoongi? Sì, si disse, sarebbe stato la scelta più giusta farlo.

“Ehm, conosci Min Yoongi?”

“Certo, è uno dei migliori amici-”

Ah, perfetto, adesso sarebbe stato ancora più imbarazzante parlarne.

“Perchè non me lo hai mai detto?!?!”

“Non ce n’è mai stata occasione. Comunque, Taehyung mi ha detto che l’altro giorno stavate parlando, siete amici?”

“Non saprei, è una situazione strana...”

Gli raccontò cosa era successo in quei giorni, interrompendosi quando vide chiaramente Hoseok preoccuparsi per il suo amico.

“Cavoli, non sapevo stesse male, in effetti non ci parliamo da un po’. Credo proprio che in questi giorni dovrò parlargli, a costo di svegliarlo nel bel mezzo della notte.”

Disse pensieroso. Seguirono alcuni attimi di silenzio, ma poi Jimin si decise a continuare il suo discorso.

“Hyung, ecco, io l’ho invitato al saggio e lui non mi ha ancora fatto sapere nulla. Non so il perché ma sono triste anche per questo; speravo venisse a vedermi...”

Sussurrò arrossendo il minore, coprendosi il viso con le mani. Lo sguardo di Hoseok si illuminò.

“Apetta, i sorrisi, le guance rosse, l’imbarazzo… Non è che ti piace Yoongi? E poi sono sicuro che anche a lui piaci, non è il tipo che arrossisce facilmente o che sorride apertamente a una persona.”

A quelle parole Jimin era ormai sommerso dall’imbarazzo.

“Sinceramente non ci sto capendo nulla, non ci conosciamo nemmeno e io mi preoccupo per lui, non so cosa pensare.”

“Sappi che ci sono sempre se ti va di parlare dei tuoi piccoli problemi di cuore, okay?”

“Grazie Hoseokie. Per favore, non raccontare a nessuno quello che ci siamo detti, va bene?”

“Certo, se è quello che vuoi manterrò il segreto. Credo che ora tu ce la faccia a rimanere da solo per un’ora, no? Io devo andare a prendere Tae e Jungkook.”

“Certo, grazie per avermi ascoltato hyungie.”

Si abbracciarono, per poi separarsi, Hoseok diretto verso l’uscita e Jimin verso il palcoscenico.

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