Cameron (Fallen)
<<Sali in macchina t/c>> ti ordinarono i poliziotti aprendoti lo sportello anteriore della loro auto.
Non era la prima volta che finivi in cella per piccoli reati ma quella volta ti costò cara.
Eri in una gioielleria con il tuo ragazzo e altri vostri amici per racimolare qualche soldo volendo trasferirvi un altro stato.
Purtroppo, non vi accorgeste di una piccola telecamera nascosta nello sgabuzzino che inquadrava l'entrata appena compiuta da voi.
Essa cominciò ad emettere un suono acuto tanto da farvi cadere le cose che tenevate in mano.
<<Dai ragazzi, facciamo presto!>> urlò il tuo fidanzato mettendo in un sacco più roba possibile.
Ad un certo punto sentiste le sirene della polizia
fermarsi proprio davanti al negozio.
<<Cristo ci hanno beccati!>> urlasti in preda all'ansia cominciando a guardarti intorno per una via d'uscita.
<<C'è una finestra laggiù! Andiamo forza!>> dicesti ai tuoi amici.
Al tuo tre correste verso l'unica uscita.
Riuscisti a rompere la finestra con un candelabro trovato sul tavolo poco distante.
Cominciarono ad uscire i tuoi amici e nel frattempo due pattuglie erano entrate dalla porta principale.
Saltasti giù dalla finestra e aiutasti il tuo amico con le borse.
Iniziaste a correre ed arrivati alla strada vi inseriste in un vicolo per riprendere fiato.
<<E anche questa volta è and...>> il tuo ragazzo non finì la frase perché un proiettile le aveva colpito dritto al petto.
Lo guardasti cadere a terra mentre il poliziotto che gli aveva sparato stava chiamando i soccorsi.
Ti accasciasti a terra sul corpo del tuo amore cominciando a singhiozzare.
<<No! No! No!>> urlasti dando dei pugni al suolo.
Ti sentisti prendere per le braccia così cominciasti a dimenarti
<<Calma, calma sono io>> disse un tuo amico.
<<Dobbiamo andarcene>> continuò portandoti via.
<<No! Devo portarlo via da li>> dicesti piangendo affranta.
Sfuggisti dalla sua presa e ritornasti nel viottolo sentendo la voce del tuo amico chiamarti.
L'unica cosa che collegasti appena girato l'angolo fu un colpo di pistola e un dolore allucinante alla spalla. Ti ritrovasti a terra con sguardo rivolto verso il cielo stellato illuminato dalla grande luna piena e questo fu il tuo ultimo ricordo di quella sera prima di chiudere gli occhi.
Riuscisti a cavartela con due anni di carcere per poi esser portata in un istituto correzionale.
Guardando fuori dal finestrino notasti di star uscendo dalla città e di star entrando in un fitto bosco con tanto di nebbia.
Arrivaste davanti ad un cancello con scritto "Sword & Cross" finché i due poliziotti non spensero il motore della macchina e ti fecero scendere.
Ad aspettarvi alla porta c'era un uomo di mezza età con un blocco di fogli in mano che vi stava osservando.
<<È lei la signorina T/n T/c?>> domandò l'uomo in carne.
I due poliziotti annuirono ed iniziarono a trascinarti all'interno dell'edificio.
Attraversasti una stanza piena di studenti che uscivano ed entravano dalle diverse stanze poste in quel piano.
<<Nel mio ufficio, venite>>
Appena entraste, il preside diede l'ordine di toglierti le manette.
<<Potete uscire ora, grazie. Qui ci penso io>> disse alla polizia.
<<Va meglio?>> ti chiese vedendoti massaggiare i polsi doloranti.
<<Abitudine>> rispondesti indifferente.
<<Allora t/n, la tua camera è la 211 e questi sono gli orari delle tue lezioni>> disse porgendoti dei fogli accompagnandoti all'uscita.
<<Quand'è che potrò andarmene?>> domandasti già scocciata dal fatto che avresti dovuto seguire delle lezioni.
L'uomo, come risposta, ti chiuse la porta in faccia.
<<Che gran figlio di->> avresti tanto voluto finite la frase ma una spallata ti tolse il fiato.
<<Ehi, vedi di guardare avanti quando cammini>> ti girasti dicendogliene quattro all'individuo che ti ha colpito.
La persona in questione era un ragazzo con capelli lunghi mori racchiusi in una piccola coda a cavallo che ti osservava con i suoi occhi marroni tenendo un chupa-chups fra le labbra.
Ti riservò uno sguardo che non riuscisti a decifrare fin quando lui e i due poliziotti che lo accompagnavano non si chiusero nell'ufficio del preside.
Ti risvegliasti da quella trance e salisti le lunghe scale fino ad arrivare al primo piano dove si trovava la tua camera.
Non era niente di che, un piccolo letto singolo, un armadio e una scrivania con sopra una finestra che dava sull'inquietante bosco pieno di nebbia.
Girando la testa, notasti anche una piccola chiesa con davanti un piccolo giardino.
Prendesti una semplice felpa ad una spallina dalla tua valigia e scendesti andando su una panchina nel piccolo parchetto dove iniziasti a camminare per toglierti dalla testa i tanti pensieri che ti frullavano in quel momento.
Ti soffermasti ad osservare l'inquietante bosco appoggiandoti alla ringhiera.
<<Non puoi scavalcarlo>> ti avvisò una voce maschile dietro di te.
Sobbalzasti all'improvvisa frase di quel ragazzo.
<<Non cercavo di scappare>> gli rispondesti cercando di ricordarti quel volto già visto.
<<Dicono tutti così>> disse ridendo amaramente per poi prendere un chupa-chups.
<<Sei tu, tu sei il ragazzo di prima>> dicesti puntandogli un dito contro avvicinandoti <<Non ti hanno insegnato a guardare la strada?>> chiedesti poi.
Alzò lo sguardo riservandoti un'occhiata divertita <<No>> rispose prendendoti in giro.
<<Non voglio perdere tempo con delle persone come te>> dicesti andando via.
<<Aspetta>> disse fermandoti per una spalla toccando la cicatrice del proiettile facendoti fare una smorfia di dolore.
<<Cosa vuoi?>> gli dicesti indispettita coprendoti il taglio prima che lo vedesse.
<<Cosa ti è successo?>> ti chiese indicandotelo assottigliando lo sguardo.
<<Niente che ti riguardi>> dicesti scontrosa con le lacrime agli occhi girandoti per andare via.
Ti faceva ancora male pensare al tuo fidanzato, anche a distanza di tempo.
<<Cameron>> disse porgendoti la mano arrivando al tuo fianco.
Lo guardasti allibita per poi scuotere la testa e porgergli la mano <<T/n>>
<<Da quel che ho capito sei nuova, quindi... Cos'hai combinato?>> ti chiese guardandoti.
Restasti un attimo imbambolata per la sua schiettezza ma ti riprendersi subito dopo per non fare la figura della stupida <<Rapina ad una gioielleria>> dicesti tutta d'un fiato.
<<Abbiamo una ribelle qui, mi piace>> disse ridendo.
<<E tu?>> chiedesti guardandolo nel suo dark outfit.
<<Non mi crederai>> disse con uno strano tono.
<<Mettimi alla prova, non mi stupisco più di tanto>>.
<<Va bene, allora da dove cominciamo... Sono un angelo immortale e la mia "missione" è farti innamorare di me come in tutte le vite passate>> disse sedendosi sulle scalinate dell'istituto osservando con un sorrisetto la tua espressione.
Lo guardasti preoccupata per poi scoppiare a ridere <<Tu sei matto>> dicesti con le lacrime agli occhi <<Q-quindi io sarei il tuo trofeo?>> gli chiedesti smettendo di ridere.
<<Beh, se la mettiamo così>> disse passandosi una mano fra i capelli ribelli sfuggiti alla coda.
<<Lo sai che non mi innamorerò mai di te?>> gli dicesti avvicinandoti.
<<Scommettiamo?>> ti chiese reggendo il gioco e avvicinandosi anche lui.
<<Ci sto>> dicesti sorridendo facendo finta di volergli dare un bacio per poi alzarti ed andartene ridendo.
<<Questa me la paghi>> disse malizioso guardandoti con desiderio.
<<Certo certo>> lo prendesti in giro per poi entrare nell'edificio con un sorriso da ebete in faccia.
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