Capitolo 7
Era passata una settimana e di Malfoy mi rimaneva solo il ricordo. Non si era più fatto vedere né tanto meno sentire.
Io avevo ripreso piano piano la mia quotidianità, ovvero casa lavoro, lavoro casa. Ron ed Hermione si erano accorti che qualcosa non andava, ma nessuno di loro due mi chiese spiegazioni.
Avevo un vago sospetto che la mia amica immaginasse che la mia aurea triste fosse dovuta alla fuga del Serpeverde, ma comprendevo il perché non ne volesse parlare.
Doveva farle strano quella situazione che si era venuta a creare fra me e Draco, non avrebbe nemmeno dovuto importarmi, eppure non era così.
Ero tornato a sentirmi solo.
Su una cosa però Hermione mi aiutò: andò a parlare col Ministro della magia in persona, e mi diedero il via per riprendere il mio lavoro da auror.
Questo mi distrasse parecchio, ripresi a fare orari inconcepibili per l'umanità, notti passate in strada, giorni interi senza dormire. E se di solito mi lamentavo di tutto questo, questa volta ne fui grato. Più impegni avevo più in fretta dimenticavo.
Un venerdì pomeriggio mi trovavo con Ron a Diagon Alley, il negozio della signora Perkins era stato saccheggiato. Era un piccolo locale situato vicino ai Tre Manici di Scopa, e vendeva spezie ed erbe di ogni tipo.
La situazione all'interno era disperata, bidoni di semi erano rovesciati per terra, fiaschette contenenti oli essenziali erano stati rubati, e la vetrina del negozio era stata frantumata.
"Vandali! Ecco cosa sono! Meritano di marcire tutti ad Azkaban!"
La signora Perkins era disperata, l'età avanzava, non aveva ancora trovato nessuno a cui cedere l'attività, e lei non voleva lasciare il negozio senza sapere che qualcuno avrebbe portato avanti il suo lavoro.
Gli promisi che l'avrei aiutata. Ron piazzo' delle micro spie negli angoli, cedute gentilmente dai tiri vispi Weasley, prelevò un po' di materiale per le impronte e fece qualche domanda di routine alla vecchia signora.
Sbrigammo il tutto nel giro di un paio d'ore, poi, quando ci congedammo dal negozio, decidemmo per una burrobirra al volo.
I tre manici di scopa era affollato come al solito, feci fatica a raggiungere il bancone perché ogni mago che mi notava si sentiva costretto a scambiare due chiacchiere con me. Per fortuna il proprietario era sempre magnanimo, e quando mi vide ci spinse ad un tavolo appartato.
Una volta al tavolo, e ricevute le bibite, notai che Ron sembrava agitato. Si comportava sempre così quando voleva dirmi qualcosa ma non ne aveva il coraggio.
"Avanti, cosa c'è?" lo esortai.
"Niente" borbottò "Solo che ti vedo giù di morale e non capisco perché, non capisco come aiutarti."
"Non c'è niente che non va, puoi stare tranquillo. È solo un momento, passerà."
"Ok ma ti prego, dobbiamo fare qualcosa. Usciamo domani sera, solo noi uomini, ci sarà anche Charlie, ci svaghiamo un po'"
E no, non avevo assolutamente voglia di fare quell'uscita, ma non vedevo Charlie da un po', e Ron sembrava seriamente preoccupato per me, per cui mi vidi costretto ad accettare.
•••
Vista la mia riluttanza ad uscire, avevo dettato io le condizioni per la serata, ovvero non sarei entrato in nessun locale magico. Non ero in vena di stare in mezzo alla gente che mi riconosceva e soprattutto fra maghi ubriachi fradici dopo un bicchiere di whisky incendiario.
Charlie aveva proposto un locale aperto da poco a Trafalgar Square, il Thai Square Club. Era un classico night club per gente comune, e quello che mi serviva era proprio di mischiarmi in mezzo a babbani che non sapevano chi fossi.
Non ero solito frequentare posti del genere, odiavo la bolgia, la puzza di sudore acre mischiata all'alcol, la musica assordante, ma per quella serata me lo facevo andare bene. Infondo Ron non aveva tutti i torti, avevo bisogno di svagarmi un po'.
Prendemmo posto su dei divanetti di pelle nera con un tavolo riservato, come al solito Charlie aveva fatto le cose alla grande. Era meraviglioso quella sera: un bun gli raccoglieva i folti capelli rossi, degli orecchini a cerchio pendevano dall'orecchio destro, una camicia nera aperta sul davanti mostrava il suo petto scolpito, e dei semplici jeans fasciavano le sue gambe alle perfezione.
Avevo avuto una cotta per lui nel periodo scolastico, e lui ricambiava alla grande. Quando passavo l'estate alla Tana, era capitato che ci baciassimo di nascosto nel giardino, ma non eravamo mai andati oltre. Ora è un uomo sposato, ed è sempre il fratello del mio migliore amico, per cui off limits.
Una cameriera mi distolse dai miei pensieri portando da bere cocktail colorati e pieni di cannucce e ombrellini. Non era mia intenzione ubriacarmi, ma nemmeno rimanere sobrio.
"Allora Harry, ho sentito che hai ripreso il tuo lavoro, mi fa piacere sai?" esordì Charlie lasciandomi poi una pacca sulla spalla.
"Sì anche se al momento non abbiamo molto fra le mani, stiamo indagando sul saccheggiamento del negozio della signora Perkins" risposi sconsolato.
"La vecchia che vende cianfrusaglie appassite dici?" chiese sempre il rosso non trattenendo una risata.
"Hey, quella vecchia, come la chiami tu, vende erbe curative e materiali per pozioni, non sono cianfrusaglie!" si sentì in dovere di precisare Ron.
"Bhe sì, me li immagino i cattivoni che sono entrati a rubare!"
"È comunque gente che ha infranto la legge, ed è nostro dovere acciuffarla!"
"Calmati fratellino, o ti esplode una giugulare."
Eravamo alle solite, quasi mi ero dimenticato che quando decidevo di uscire con quei due, alla fine mi trovavo sempre in mezzo alle loro inutili discussioni.
Quella sera ne ebbi abbastanza, ingurgitai quello che rimaneva della mia bevanda, e con la scusa di cercare altro da bere mi allontanai.
Il locale era stracolmo, raggirai la pista da ballo e passai in mezzo a due cubiste che stavano dando il meglio di se strusciando il loro fondoschiena sul palo. Una calca di uomini che sembravano non avessero mai visto un culo in vita loro erano appostati al di sotto a sbavare senza ritegno.
A me quella scena non faceva né caldo né freddo. Arrivai finalmente al bancone dove tre baristi si stavano dando da fare a soddisfare le innumerevoli richieste dei clienti.
In realtà non mi andava di bere ancora, per cui decisi di sedermi su di uno sgabello e guardarmi un po' intorno.
Per ovvietà delle cose, ho sempre creduto nel fato e nel destino, ma fui lo stesso sorpreso quando i miei occhi si posarono su una figura che avrei riconosciuto fra milioni di persone.
Era dall'altra parte della sala, un bicchiere di quello che avrei scommesso fosse champagne in mano. Indossava un abito sartoriale scuro ma dai riflessi verde bottiglia, di Paul Smith sicuramente, perché lui non era l'unico ad intendersi di moda.
Stava conversando con un altro uomo, decisamente molto più vecchio di lui visti i capelli brizzolati. Tutto di quello sconosciuto urlava ricchezza e potere, anche il modo in cui teneva stretto a se Malfoy, pavoneggiandosi con le persone che gli stavano circondando, come se fosse il suo trofeo da esibire.
Strinsi una mano in un pugno perché solo quella visione mi faceva rabbia. Era sparito, lasciandomi un misero biglietto sul tavolo della cucina, ed ora era lì, perfettamente a suo agio, mentre sorrideva a tutti e si faceva maneggiare come un burattino.
Mi alzai di scatto dallo sgabello, volevo parlargli, volevo sapere se quello che c'era stato fra di noi significasse qualcosa per lui oppure era solo frutto della mia immaginazione.
Ma quando raggiunsi il punto dove lo avevo visto trattenersi, era scomparso. Mi guardai intorno cercandolo tra la gente, ma non lo vidi da nessuna parte.
Rassegnato raggiunsi il bagno, avevo bisogno di sciacquarmi il viso con acqua fredda, ma quando aprii la porta lui era lì, davanti un lavandino con specchio che si stava lavando le mani.
Quando i suoi occhi incrociano i miei, restammo in silenzio. I suoi occhi brillavano, forse perché era felice di vedermi. Aveva un'espressione sul viso che non riuscivo a interpretare, ma li, di fronte a me, io vedevo finalmente il ragazzo che avevo imparato a conoscere nel mio appartamento.
Feci per parlare ma venni interrotto bruscamente da una voce che non conoscevo.
"Tutto bene Draco? Conosci questa persona? Ti sta dando fastidio?" disse l'uomo posando una mano sulla sua spalla.
Gli occhi di Draco non si schiodavano dai miei, rimanevano fissi a guardarmi, ed io cercai in tutti i modi di implorarlo con lo sguardo, di dire qualsiasi cosa che mi mettesse pace, e invece, quando aprì bocca, il mondo mi crollò addosso.
"No, non so chi sia, meglio se ce ne andiamo."
Rimasi da solo nel bagno, con la porta che sbatteva dietro di me mentre i due uscivano.
In un impeto di rabbia iniziai a prendere a calci qualsiasi cosa mi trovassi davanti, poi, quando riuscii a controllarmi, scrissi un messaggio a Ron, dicendogli che ero stanco e che me ne sarei andato a casa.
Presi al volo un taxi, ed in meno di venti minuti ero nel mio letto, più sfatto che mai. Non sapevo nemmeno io se per la delusione o per essere stato così stupido.
Sentii poco dopo il cellulare vibrare, e conscio che fosse Ron che mi chiedesse come stavo mi apprestai a leggere.
Capii subito che quel messaggio non appartenesse al mio amico.
Mi dispiace.
Decisi di non rispondere.
•••
Il giorno dopo mi svegliai con un cerchio alla testa che limitò ulteriormente la mia voglia di alzarmi dal letto.
Furono Ron ed Hermione a convincermi, ed un sacchetto di carta unto contenente cinnamon rolls fumanti.
La consueta colazione del sabato si svolse in uno strano silenzio, tanto che non rimasi stupito del fatto che i miei amici si dileguarono in fretta senza costringermi ad uscire con loro.
Feci un bagno caldo rilassante, poi poltrii un po' sul divano ed infine mi addormentai di nuovo.
Mi ridestai nel primo pomeriggio, svegliandomi per il vibrare del telefono. Mi strofinai le mani sul viso, cercando di riprendermi da quel torpore in cui ero caduto, poi, quando riuscii a mettere bene a fuoco il mondo intorno a me, allungai il braccio per recuperare il cellulare sul tavolino.
Sentii all'improvviso il cuore battere furioso nel petto quando mi resi conto chi fosse il mittente del messaggio.
Mi tornò alla mente il suo sguardo vuoto, quando con noncuranza mi sorpassò nel bagno facendo finta di non conoscermi. Come primo istinto mi venne voglia di scaraventare il telefono contro la prima superficie dura disponibile.
Quell'oggetto infernale me lo ero comprato per poter vivere civilmente in mezzo ai babbani. Ne avevo regalato uno anche a Ron ed Hermione successivamente, anche se loro non ne facevano poi questo grande uso.
Mi imposi la calma, e dopo aver preso un bel respiro aprii il messaggio.
Ho bisogno di parlarti, posso chiamarti?
Lanciai il cellulare sul divano ancora più in collera di prima, Malfoy aveva proprio una bella faccia tosta. Non solo mi aveva trattato come uno scemo, adesso pretendeva anche parlarmi.
Mi alzai per andare in bagno, e quando ritornai a sedermi sul divano, lo schermo lampeggiò segnalando l'arrivo di un altro messaggio.
Per favore.
Lanciai un urlo frustrante, scompigliando i capelli che già da soli non avevano un senso. Presi il telefono decidendo di rispondere, ma non appena lo afferrai prese a suonare. Mi stava chiamando.
Rimasi ad osservare lo schermo fino a quando la chiamata terminò per poi riprendere a suonare subito dopo.
Avevo capito che non mi avrebbe mai dato tregua, per cui risposi.
"Hey..."
La sua voce mi sembrava titubante ed io non avevo nessuna intenzione di rendergli le cose cose facili.
"Non ti ho detto che potevi chiamarmi."
"Però hai risposto."
Che razza di stronzo impertinente! Lo sentii ridacchiare sottovoce e la cosa mi indispettì ancora di più.
"Cosa vuoi Malfoy?"
Rimase in silenzio per qualche secondo, forse per soppesare bene le cose da dire.
"Ti sto chiamando per chiederti scusa, non mi sono comportato bene con te ieri sera."
"No affatto."
"Lo so" sospirò "Stavo lavorando. Ero in comognja con un pezzo grosso della politica inglese, un babbano, mai sentito nominare in realtà. Non potevo fargli capire che ti conoscevo, che ero felice di vederti..."
Il mio cuore perse un battito a quelle parole, ma mi imposi di non fare la ragazzina perché non era quello il punto, lo sapevo benissimo che stava lavorando.
"Te ne sei andato, non una parola, non un ultimo saluto, solo un post it lasciato sul tavolo...Sei sparito cazzo! E poi ti ritrovo in un locale, a fare il coglione con un vecchio come se io non fossi mai esistito, come avrei dovuto sentirmi secondo te?"
"Mi dispiace...Mi dispiace tanto credimi, ma fare il coglione e rendermi disponibile per la gente è il mio lavoro...È l'unica cosa che so fare."
Mi si strinse lo stomaco, quelle parole così vere, e dette con quella sentita sincerità mi fecero sentire quasi in colpa.
"Io sono stato bene con te Harry, lo sono stato davvero, sono stati i giorni più felici della mia vita ma...Non posso...Devi cercare di dimenticare, dobbiamo cercare di dimenticare..."
"Perché?" riuscii a chiedere, un gemito strozzato mi si fermò' in gola.
"Perché io sono sbagliato. Vengo usato, pagato e poi buttato via. Non sono meritevole di niente, questo è il mio pegno, il macigno che mi porterò appresso per il resto della mia vita, per redimermi per quello che sono stato. Non posso trascinare nessuno nel baratro, soprattutto te."
E allora capii. Ero stato talmente ingenuo da credergli quando mi aveva spiegato che faceva tutto ciò per soldi. Draco Malfoy si sentiva in colpa per essere stato un burattino nelle mani di una forza molto più grande di lui, e quindi si doveva punire. Regalava il suo tempo, il suo corpo, si faceva consumare come un chewing-gum, poi, come quando esso perdeva sapore, veniva buttato via.
"Tu...Tu non devi farlo...Non sei cattivo Draco, non lo sei mai stato. Se è il mio perdono che stai cercando ti ho già perdonato da tempo, ma ti prego, non farti questo, fatti aiutare...Io voglio aiutarti..."
Lo sentii singhiozzare dietro quel maledetto telefono, e quanto avrei voluto essere lì con lui, stringerlo forte fra le mie braccia per ricongiungere ogni pezzo rotto.
"Mi dispiace Harry..." lo sentii sussurrare un'ultima volta, prima di attaccare.
Vi chiedo ancora una volta dalla parte di chi vi schierate, curiosa 👀
TPWK
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