Capitolo 11

Chissà perché ero dell'idea che fosse rimasto a vivere al Manor, invece mi trovavo in una via parecchio trafficata di Myfair, davanti ad un palazzo di cinque piani in mattoncini rossi.

Citofonai al numero 5 dato che mi aveva detto che abitava all'ultimo piano, e quando nessuno rispose ma aprì il portone sperai di non aver sbagliato.

Mi feci cinque piani a piedi nonostante l'ascensore perché avevo bisogno di smaltire in qualche modo l'ansia. In quel momento avrei voluto essere lì per altri motivi, non per ascoltarlo dirmi cose che non volevo sentire.

C'è da dire che io le situazioni scomode le abbia sempre affrontate di petto, per cui mi misi l'anima in pace e mi preparai a subire l'ennesima sconfitta.

Lui mi stava aspettando sull'uscio della porta, braccia incrociate, un fianco appoggiato allo stipite ed un sorriso che gli bucava la faccia.

"L'ascensore non era di tuo gradimento Potter?"

"Volevo fare un po' di movimento."

Lui sollevò le sopracciglia ammiccando e prima di entrare in casa gli rifilai una gomitata nello stomaco perché non era proprio il momento di fare battutine.

L'appartamento di Draco era una meraviglia, un open space mansardato, arredato in stile shabby sulle tonalità del bianco e del panna.

"Bel posto" dissi continuando a guardarmi intorno stupefatto.

"Grazie. Ti va della pizza? L'ho ordinata poco fa ed il fattorino me l'ha appena consegnata, potremmo anche vederci un film se vuoi."

Non capivo dove volesse arrivare, se preferiva indorare la pillola prima di farmela cacciare giù oppure se voleva essere solo gentile, sta di fatto che non avrei mai rinunciato alla pizza, per cui accettai.

Ci accomodammo sul divano mangiando direttamente dai cartoni mentre cominciava la scena iniziale di Dunkirk.

Mangiammo in silenzio, Draco sembrava preso totalmente dalla trama del film mentre io mi chiedevo ancora cosa ci facessi li, così decisi di parlare.

"Senti Draco..."

"Harry io..."

Quasi scoppiai a ridere per l'ilarità della situazione, da quel silenzio opprimente eravamo finiti per parlare insieme.

"Prima tu" lo incitai, ora che si era deciso a parlare volevo ascoltarlo.

Si passò una mano fra i capelli, poi abbassò lo sguardo, iniziando a giocare col bordo del maglioncino che indossava. Il fatto che non avesse il coraggio di guardarmi in faccia mi fece sentire male.

"Ho lasciato il lavoro" buttò fuori così all'improvviso che rimasi fermo immobile sicuro di non aver capito.

"Tu...Cosa?"

Continuava a torturarsi le labbra ed in quel momento avrei voluto solo stringerlo fra le mie braccia ma volevo sapere, volevo capire se avevo sentito la cosa giusta.

"Ho riflettuto tanto in questi giorni, sicuramente avrai pensato che fossi scappato e mi dispiace, ma non è così. Ho pensato a quello che mi hai detto, che forse non lo merito più di stare cosi male, e poi sono stato così bene l'altra sera con te al luna park..."

Non potevo credere alle mie orecchie, ero passato dal temere di aver perso tutto ad essere euforico per le sue parole.

"Hai pagato anche fin troppo credimi, hai fatto la scelta giusta, ed io ti starò vicino qualsiasi scelta tu voglia prendere adesso."

Poggiai i cartoni delle pizza per terra e lo tirai a me, il suo volto nell'incavo del mio collo. Gli accarezzai i capelli mentre lo sentivo rilassarsi fra le mie braccia.

"Non lo so cosa farò adesso, non ci ho ancora pensato."

"Tempo al tempo, troveremo una soluzione" gli lasciai un bacio sulla nuca, mentre lo sentivo piano piano sfilarsi dalla mia presa e tornare a guardarmi.

"Cosa volevi dirmi tu?"

"Niente, niente di importante."

Decisi che le mie paranoie me le sarei tenute per me, non volevo rovinare il momento facendogli capire che non avevo avuto fiducia in lui e che lo davo per disperso.

Sollevò di nuovo il volto verso il mio, mi persi nei suoi occhi dal colore così freddo ma che in quel momento mi stavano riscaldando anche l'anima, adoravo guardarli, scoprire nuove sfumature, vedere come cambiavano adattandosi alla luce e al buio.

Ora erano lì, che si specchiavano coi miei, a scambiarsi i colori, fino a quando li chiuse, e con un movimento delicato sfiorò con la punta del naso la mia guancia destra, per poi arrivare a toccare il mio di naso. Li fece scontrare lentamente, come una carezza, la sua mano ora persa fra i miei capelli per tenermi più vicino.

Lo volevo disperatamente, ed ero pronto ad avventarmi su quelle labbra che mi stavano chiamando se non avesse suonato il campanello.

Draco si riscosse, come se si fosse reso conto di essersi addormentato, e si precipitò alla porta.

"Aspettavi qualcuno?"

"A dire il vero no" mi rispose, mentre abbassava la maniglia ed apriva.

Un ragazzo, altezza nella media, capelli castani scompigliati, occhi azzurri, un filo di barba incolta, e vestito come se fosse appena uscito dalla rivista di Vogue, era lì sull'uscio, che sorrideva raggiante.

"Ciao Draco, spero di non disturbarti" disse lanciandomi un'occhiata.

Iniziai a sentirmi scomodo su quel divano ed anche piuttosto irritato perché era ovvio che ci stesse disturbando.

"Ciao Thomas! Tranquillo non ti preoccupare, hai bisogno di qualcosa?"

Stentavo a credere alle mie orecchie, non avevo mai sentito Draco rivolgersi in maniera così gentile verso qualcuno, e il modo in cui quel Thomas lo guardava iniziava ad irritarmi.

"No in realtà no, volevo solo darti questo" solo ora mi accorsi che gli stava porgendo un vassoietto di paste di Peggy Porschen "Per ringraziarti dell'altra sera."

A quel punto Draco sorrise e a me si rivoltò completamente lo stomaco.

"Ma figurati per così poco, e ti ringrazio ma non dovevi disturbarti."

Sembravano due piccioncini che stavano tubando, irritanti e ridicoli, ma forse il ridicolo ero io che rimanevo a guardarli come uno scemo nella speranza che quel modello arrivato da chissà dove se ne andasse al più presto.

"Ma sei stato così gentile con me, volevo davvero sdebitarmi, e se ti va domani possiamo mangiare fuori qualcosa insieme, pranzo o cena decidi tu."

Vidi Draco leggermente in imbarazzo prima di rispondere un "va bene ci sentiamo" affrettato e richiudere di nuovo la porta.

Una volta sul divano lascio' il vassoio di dolci sul tavolino di fronte a noi prima di buttarsi di nuovo fra le mie braccia.

"Dove eravamo rimasti?"

Me lo scrollai di dosso, ormai innervosito dalla situazione.

"Chi era quello?"

Draco aggrottò le sopracciglia come se non avesse parlato con nessun altro fino a cinque minuti fa, poi sollevò le spalle incurante.

"Oh...Il mio vicino di casa" rispose cercando di baciarmi sul collo ma io lo scostai di nuovo.

"E come mai il tuo vicino di casa si sente in debito con te?"

A quel punto mi accorsi che iniziava a scocciarsi ed infatti incrociò le braccia, scrutandomi con un sopracciglio sollevato.

"Non sarai geloso vero?"

Mi strozzai con la mia stessa saliva, battendo più volte con la mano sul petto per cercare di riprendermi. Non ero geloso, mi aveva dato fastidio la confidenza che avevano, e poi quel Thomas se lo stava mangiando con gli occhi, era palese che ci stesse provando...E Dio mio ero geloso. Sì, ero fottutamente geloso.

"Farei bene ad esserlo?" decisi di non rispondere.

A quel punto Draco sospirò nascondendo a malapena un sorriso "Qualche giorno fa ha spezzato la chiave nella sua serratura, pioveva ed era bagnato fradicio, mi ha chiesto una mano. Io l'ho semplicemente fatto entrare, gli ho prestato qualche vestito asciutto, ed offerto la mia doccia. E mentre lui era in bagno gli ho sistemato la porta con due semplici movimenti della bacchetta, tutto qui."

Mi sentii sollevato, e se ne accorse anche lui visto che mi afferrò per la felpa e mi avvicinò a se.

"Mi piace quando sei geloso" mi disse a fior di labbra, il suo respiro contro la mia bocca.

"Sta zitto e baciami Malfoy."

E poi la vidi, vidi perfettamente quella scintilla che fece cambiare espressione al suo volto, da prima sereno e tranquillo ad ora malizioso pronto a mangiarmi.

Infatti non feci nemmeno in tempo a realizzare che le sue labbra furono sulle mie. Mi sfiorarono leggere come piume, tastando ogni profilo, prima di avventarsi aggressive risucchiandomi dentro.

Le nostre lingue si incontrarono in fretta, mentre continuava a mordermi il labbro inferiore. Aveva ancora le mani avvinghiate alla mia felpa, mentre le mie gli stavano scompigliando i capelli.

"Non uscire con lui."

Lo dissi all'improvviso, non rendendomi conto che quella frase non l'avessi solo pensata. Era troppo tardi per rimangiarmela, e poi era la verità, non volevo uscisse col suo vicino.

"Perché?"

Le sue labbra erano ora sul mio collo, piegai un po' la testa di lato per godere di quella sensazione, l'umido ed il risucchio delle sue labbra su quella porzione di pelle così sensibile mi stavano mandando al manicomio.

"Perché sei uscito con me, non puoi uscire anche con lui."

Intrufolai una mano sotto il suo maglione, aggrappandomi al suo fianco morbido. Lo sentii rabbrividire a quel contatto, la pelle sembrava seta da quanto era liscia e scottava sotto i miei polpastrelli ovunque lo toccassi.

"Mi stai dicendo che vuoi l'esclusiva?"

Fu quasi un lamento, perché quando me lo chiese la mia mano era scivolata verso l'alto andando a stimolargli un capezzolo. Lo stuzzicai un po' con l'indice fino a quando lo sentii diventare duro, e Malfoy divenne impaziente su quel divano.

Continuava a muoversi, insofferente alle mie attenzioni, perché voleva di più, e lo capii da come continuava a chiudere le gambe per cercare un po' di sollievo.

"Ti sto dicendo che sei mio Draco, e non ti condivido con nessuno."

Assaltò di nuovo le mie labbra, contento di quella risposta, e mentre la sua lingua riempiva la mia bocca, spostò le sue mani per far saltare il bottone dei jeans e successivamente abbassarsi la cerniera.

Con la patta aperta e la bocca che stava risucchiando la mia lingua, mi prese una mano e se la infilò nei pantaloni. Era duro, lo sentivo perfettamente sotto la stoffa dei boxer che indossava. Muoveva la mano sopra la mia per farmi vedere come voleva essere toccato ed io lo accontentai.

Quando sposto' la bocca dalla mia, e si avvicinò al mio orecchio, sentirlo ansimare mi provocò una eccitazione non indifferente. Spostai l'elastico dei boxer e portai la mano all'interno, afferrando finalmente il suo membro per potergli dare le attenzioni che meritava.

Si abbassò poi i jeans fino a metà coscia facendo scivolare anche l'intimo, così da potermi dedicare a lui senza intoppi.

Portai la mano sotto i suoi testicoli sentendoli pieni, facendolo gemere quando li strinsi appena. Ma quando ripresi a dedicarmi alla sua erezione mi fermò.

"Aspetta, vado a prendere una cosa."

Si alzò dal divano, levandosi del tutto gli indumenti, per poi allontanarsi verso la camera da letto. Lo vidi trafficare nel primo cassetto del suo comodino, per poi tornare indietro con una bottiglietta di lubrificante ed un altro oggetto nella sua mano che mi lasciò a bocca aperta.

Mi porse il plug anale, in argento con la base fatta di uno bellissimo smeraldo verde, con sguardo supplichevole e per poco non venni direttamente nelle mutande.

Le sue intenzioni mi furono subito chiare quando si sedette sul divano, la schiena appoggiata ad un bracciolo, ed apri le gambe portandosele verso il petto aiutandosi con le mani.

Io non mi feci nemmeno pregare, perché vederlo così, con la sua erezione dura contro l'addome, il maglione sollevato, e quel buchetto meraviglioso davanti ai miei occhi, mi fece sconnettere con la realtà.

Così misi un po' di lubrificante sulle dita e mi avvicinai a lui, cospargendolo per bene sulla sua apertura. Draco rabbrividì a quel contatto, mordendosi le labbra.

Poi, senza aspettare oltre, gli feci aprire la bocca per fargli leccare la punta del plug. Chiuse le labbra intorno ad esso, simulando un vero e proprio pompino, e quanto avrei voluto infilarci davvero il mio cazzo lì dentro, ma al mio piacere ci avrei pensato dopo, ora volevo dedicarmi a lui.

Così presi l'oggetto dei suoi desideri e posizionai l'estremità davanti la sua entrata, e percorrendo piccoli cerchi, iniziai a spingere piano, finché la punta fu dentro.

"Oh sì...." Draco era in estasi, quando, con un ultimo movimento introdussi tutto il plug dentro, la pietra che brillava all'esterno.

Lo guardai, bellissimo com'era in quel momento sembrava lui la pietra preziosa.

"Sempre molto egocentrico tu" dissi, ritraendo un po' il plug per poi rimetterlo dentro con una spinta. Draco mugugnò dal piacere, i suoi occhi che mi scrutavano attentamente.

"Ti sei comprato un dilatatore anale coi colori di Serpeverde."

Lui mi guardò estasiato, mentre con la mano continuavo a muovere quell'oggetto dentro e fuori da lui.

"In realtà l'ho comprato perché il verde della pietra mi ricorda i tuoi occhi."

Forse quella era l'ultima cosa che avrebbe dovuto dire, perché persi totalmente il controllo delle mie azioni, e dopo l'ennesima spinta del plug sua apertura, pronunciai un "Engorgio" molto chiaramente.

"Oh porca merda!"

Draco strinse le mani lungo i cuscini dei divani, mentre con le gambe ancora aperte rimase palesemente senza fiato.

"Che cazzo Potter, hai appena ingrandito il mio plug senza bacchetta, come diavolo fai?!"

Sorrisi soddisfatto, mentre quell'oggetto del piacere prese a riempirlo totalmente.

"Sono bravo a pronunciare incantesimi solo con le parole, non lo avevi ancora capito?"

"Avevo un vago sospetto...Cazzo!" si interruppe bruscamente quando cominciai a muovere con insistenza il plug dentro e fuori di lui. "Sei un pervertito Potter, se volevi scoparmi in questo modo ti avrei dato un dildo."

"Così è più divertente, e poi il fatto che la pietra abbia il colore dei miei occhi mi eccita di più."

E Draco mi assecondò, lasciandosi travolgere da quel piacere immenso mentre il giocattolo continuava a picchiare sulla sua prostata con insistenza. Si morse il labbro inferiore trattenendo un gemito, mentre una mano lasciava la presa sulla coscia per avvolgerla intorno all'erezione bisognosa di attenzioni.

"Togli quella mano Malfoy."

La richiesta uscì così decisa dalle mie labbra che sembrò quasi un ordine, ed infatti, senza farselo ripetere una seconda volta, lasciò andare il suo membro che si posò di nuovo sul suo stomaco.

Era sofferente lo vedevo, i suoi gemiti stavano riempiendo la stanza perché adesso non si tratteneva più mentre continuavo a fotterlo con il plug ingrandito. Si muoveva sul divano irrequieto, con una immensa voglia di toccarsi, il cazzo che diventava visivamente più duro e che iniziava a gocciolare sul suo addome.

"Fammi venire...Ti prego..."

Amavo essere supplicato da lui, e mi piaceva infliggergli quella tortura, vederlo così dipendente da me, succube di ogni mia mossa. Era così bello, con la fronte imperlata di sudore, i capelli un po' appiccicati sul davanti, le guance arrossate e quelle labbra sempre umide e luccicanti dalle tante volte che se le mordeva.

Ero rammaricato per il passato, per le tante cose che ci eravamo persi, per l'odio che avevamo provato l'uno con l'altro inutilmente, perché se solo ci fossimo fermati un momento, avremmo capito di più, ci saremmo aiutati, e magari tutto sarebbe stato diverso.

Ma lui adesso era qui, e lo sentivo mio come non lo era mai stato, e per niente al mondo ci avrei rinunciato.

Così, conscio di averlo davvero portato davvero al limite, mi abbassai col volto, esattamente in mezzo alle sue gambe.

Sgranò gli occhi quando percepì le mie intenzioni, e alla prima lappata sulla sua erezione dura cacciò un urlo che non riuscì a trattenere. Ed io ero troppo su di giri adesso per potermi fermare, così presi a succhiare la sua punta, inglobando poi tutto il membro fino in fondo, e, mentre la mia mano continuava a lavorare spingendo in modo prepotente il plug al suo interno, il suo apice toccò il retro della mia gola. Fu lì che chiudendo gli occhi, arricciando le dita dei piedi ed inarcandosi con la schiena, sentii dei fiotti bollenti riversarsi nella mia bocca.

Lo ripulii da ogni goccia, perché il suo sapore era così buono, poi, quando mi accorsi che era diventato troppo sensibile al tocco, lo lasciai andare.

Draco rimase steso sul divano, il respiro ancora affannato mentre facevo ritornare il plug delle dimensioni normali e lo sfilavo piano dalla sua entrata.

Quando aprí gli occhi, il suo viso mi parve così appagato che giurai si stesse per addormentare, per questo non mi aspettai di ritrovarmelo addosso dopo due secondi.

"Non scappare Potter, ho bisogno di ricambiare il favore, è da quando sei entrato in casa che non vedevo l'ora di mettere mano sul tuo cazzo."

La sua sfacciataggine mi stupiva sempre, ma fui ben contento di abbassarmi di tutta fretta jeans e boxer fino a metà coscia.

"È tutto tuo allora, divertiti."

Si leccò' le labbra, come se davanti a lui ci fosse un piatto appetitoso pronto per essere mangiato, ed io non vedevo l'ora di essere divorato da lui visto che stavo esplodendo.

Si appoggiò di nuovo sul bracciolo del divano, e divaricando le gambe mi fece segno di raggiungerlo. Mi posizionai tra di lui, con la schiena appoggiata al suo petto, ed i suoi piedi incastrati fra le mie caviglie per non farmi chiudere le cosce.

"Mi piace il tuo profumo" sussurrò nel mio orecchio, mentre con sollevava la mia felpa fino a sfilarmela del tutto.

Le sue mani presero a toccarmi ovunque, dai pettorali scesero fino al basso addome, il mio respiro sincrono con i suoi movimenti le faceva ondeggiare sulla mia pelle. Quando arrivò agli inguini, prese a tastarmi l'interno coscia, stando bene attento a non sfiorarmi dove in realtà volevo essere toccato.

"Smettila di giocare Draco..."

Non ce la facevo più, mi stava portando al limite, e se avesse continuato così sarei venuto senza essere toccato.

"Non essere impaziente Potter" mi ammonì, ma poi le sue mani tornarono indietro e finalmente impugnarono la mia erezione.

"Sei così duro...Solo per me..." le sue labbra si posarono sul mio collo, iniziando a tirare e lambire la pelle, mentre la mano si muoveva su e giù lungo il mio membro.

Quando col pollice prese a sfregare la punta ormai umida, arpionai le mani sul tessuto del divano. Avevo bisogno di aggrapparmi a qualcosa, mi sembrava di star precipitando nel vuoto quando avvertii la familiare sensazione di calore partire dal basso ventre.

Andai incontro ai gesti della sua mano cominciando a muovere il bacino, e quando mi strinse più forte ed aumentò il ritmo con il quale mi masturbava, mi riversai completamente fra le su dita.

•••

Mi chiese di restare per la notte e non mi rifiutai, mi piaceva l'idea di addormentarmi stretto a lui nelle sue lenzuola.

Mi presto' un suo pigiama, e quando ci fummo lavati e sistemati, ci sdraiammo sotto il calore delle coperte.

Draco si aggrappò subito a me, appoggiando la testa sul mio petto e incastrando una gamba fra le mie. Non riuscivo ancora a capacitarmi di come eravamo arrivati fin li, di cosa stesse realmente succedendo.

Il mio essere razionale mi imponeva di dare sempre una risposta a tutto, ma alla domanda cosa fossimo io e Draco non sapevo dare una risposta. Forse fu per questo, oppure per quello che avevamo appena concluso, che sentii il bisogno di fare chiarezza.

"Che cosa stiamo facendo?"

Vidi l'espressione confusa sul suo volto prima di tornare a rilassarsi e appoggiarsi di nuovo a me.

"Coccole post sesso?"

Per quanto la parola coccole mi facesse ridere nel suo vocabolario, al momento non avevo molta voglia di scherzare.

"Avanti hai capito cosa intendo."

Si alzò mettendosi sul fianco, una mano a sorreggere il volto, in modo da poterci guardare negli occhi. Ora che avevo posto la domanda non ero così sicuro di voler sapere la risposta, soprattutto se quella fosse stata diversa da quello che mi aspettavo.

"Mi sembra che stiamo bene io e te, nonostante i miei timori sono qui, siamo qui, viviamoci il momento..."

"Non mi stai rispondendo."

Iniziai a sentire il peso sullo stomaco della delusione, ma volevo andare fino in fondo, non mi sembrava di chiedere molto, solo un po' di chiarezza.

"Cosa vuoi sentirti dire Harry?"

Il solo fatto di sentirmi chiamare per nome da lui mi tramutò il peso in farfalle che si libravano nel mio corpo.

"Tu hai paura di dare un nome alle cose Draco."

La lessi perfettamente l'indecisione nel suo sguardo, per poi scivolare via e diventare rassegnazione. Mi prese il volto fra le mani, i suoi occhi non erano mai stati più luminosi di così.

"Per me ci sei solo tu Harry, non pensavo di doverlo specificare, ma se ti fa stare tranquillo non ho problemi a dirlo. Non mi importa di nient'altro al momento, mi stai chiedendo se siamo una coppia? Per me lo siamo, se lo vuoi anche tu."

Non ci fu bisogno di altre risposte, suggellai quel momento baciandolo fino a farmi mancare il fiato, e continuammo così per tutta notte, fino a quando il sonno non ci colse fra le sue braccia, complice di un qualcosa di nuovo che stava nascendo.

Amorini belli loro.
TPWK

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