CAPITOLO 16

"Sveglia, sveglia" Canticchiò Jacob.

Aprii gli occhi e mi ritrovai distesa in una stanza buia; ero talmente confusa che quasi non lo riconobbi. Mi sembrava di essermi svegliata da un brutto sogno, quando invece il brutto sogno in questione mi stava davanti e sorrideva malefico.

"Dove mi hai portato?" Ringhiai rialzandomi con un leggero capogiro. Dalla finestra poco lontana, nonostante la tenda tirata, potevo udire il chiasso pomeridiano di una grande città rumorosa.

"Parigi, bambolina" Si limitò a dire con nonchalance.

Parigi? Spalancai gli occhi incredula per il fatto di essere così lontano dai miei amici, da Malfoy, dalla sera precedente. Feci per prendere la mia bacchetta nella tasca dei jeans senza però trovarla.

"Credi davvero che te l'avrei lasciata? Non sono stupido, so che sei molto brava con la bacchetta"

"Ma che diavolo vuoi da me?" Esclamai spazientita. Il suo comportamento così tranquilo, il suo modo di pronunciare le parole in modo lento e quel tono divertito non facevano che innervosirmi. Mi venne incontro facedomi indietreggiare verso il muro della stanza.

"Semplice, portarti via da Draco" Mormorò con voce penetrante. "Ho visto come sei importante per lui e a quanto pare la cosa è ricambiata" Esclamò stupito. "Non voglio che sia felice! Voglio che tu sia mia..." Si attorcigliò attorno a un dito, una mia ciocca di capelli così mi allontanai.

Senza aggiungere altro uscì da lì lasciandomi sola con i miei pensieri. Cosa voleva dire tutto quello? Mi voleva sua per ferire Malfoy? Cosa c'era tra quei due da portarlo a questo?

Decisi di non scervellarmi tanto per cercare una risposta a quelle domande, infondo era solo un pazzo che seminava caos ovunque andasse. Optai invece per cercare una via di fuga: mi trovavo in una stanza dalle pareti spoglie e dal pavimento polveroso, senza mobili e con un solo filo di luce proveniente dalla finestra semi chiusa.

Ben presto capii che Jacob aveva fatto in modo che non trovassi modo di uscire da lì e mi lasciai andare contro il muro, frustrata e delusa.

Passarono due giorni durante i quali passai il tempo guardando fuori dalla finestra, le persone che passavano senza potermi ne sentire ne vdere, e valutando piani e modi di prendere il ragazzo di sorpresa per poter scappare via.

Lui sembrava sempre sapere tutto, le cose a cui pensavo, cosa facevano gli altri -che ci stavano cercando da tutt'altra parte- e anticipava ogni mia mossa. La Mcgranitt aveva più che ragione: non era da sottovalutare.

Bellatrix non fu sicuramente una donna dai sani princìpi ne tantomento una brava mamma ma di una cosa fui certa: è stata per Jacob un'impeccabile insegnante e l'allievo spesso supera il maestro.

Un mattino mi sentii svegliare da un tocco sulla mia guancia e il respiro di Jacob sul collo.

"Cosa stai facendo?!" Scansai malamente la sua mano e mi allontanai.

"Quando dormi a volte arricci il naso, è buffo"

"Tu sei malato! Sei stato lì a guardarmi dormire" Fu l'unica cosa che riuscii a dire e ottenni in risposta un'alzata di spalle.

"Alzati, ce ne andiamo. Questo posto era solo di passaggio" Mi diede le spalle dirigendosi verso l'uscita, lo seguii uscendo con lui da quel posto.

Sentire per la prima volta dopo giorni aria fresca e il sole sulla mia pelle mi fece sentire subito più in forma. Mi stupii con quanta tranquillità mi avesse portato all'esterno, con le strade gremite di persone così cominciai a correre cercando di allontanarmi il più possibile da lui sentendolo dire 'prevedibile'

Non puoi scappare da me bambolina

Sentivo la sua voce rimbombare nella mia testa: Ovunque andrai io troverò un modo per raggiungerti, è inutile scappare.

Lontana metri da lui mi rigirai intorno alla folla e notai che nessuno mi guardava, nessuno mi vedeva!

Non ti vedono e non ti sentono , sei sola

Decisi di non dargliela vinta e ricominciare a correre ma con lo stesso trucco usato alla Tana bloccò il tempo; successivamente mi raggiunse tranquillo, schivando le persone bloccate dall'incantesimo.

"Cosa vuoi?!" Gli urlai in faccia. "Non ti ho fatto niente!"

"Ma non capisci?" Rise freddamente. "Sei solo una pedina per far soffrire mio cugino!" Disse accarezzandomi il labbro inferiore col pollice ruvido e poi osservò la cicatrice sul braccio. "Piccola Mezzosangue" Sputò poi con acidità.

Sentii come un dolore lancinante al petto e fu come rivivere quella tortura con Bellatrix, sentivo la mia pelle bruciare incisa a vivo.

Lanciai un'occhiata al mio avanbraccio, eppure su di esso non vi era assolutamente nulla.



{CORRETTO IL 24/01/16}

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