Capitolo 8: Intenzioni nascoste
La preside finí di compilare qualche pratica, appoggiandosi alla scrivania.
Due leggeri ed insicuri colpi batterono alla porta.
"Avanti." rispose senza alzare lo sguardo dalle proprie faccende.
"Siediti pure." fece un cenno con la testa.
Echo tremava terrorizzata, quella donna le aveva sempre fatto paura, parlava come un robot, senza emozioni. Ed il suo sguardo apatico non le piaceva, e poi non sorrideva mai. Le facevano troppa ansia le persone che le parlavano in tono cattivo, senza nessuna emozione.
Senza fiatare andò a sedersi, si strofinò nervosamente la manica della felpa sulle labbra, mordicchiandola di tanto in tanto.
"Mi hanno detto di venire qui…" bisbiglió osservando la preside che non la degnava di uno sguardo.
"Come? Non sento se parli con le mani davanti alla bocca. " la rimproverò alzando appena la testa.
Echo sussultò diventando rossa dall'imbarazzo.
"S-sí." prese le mani in grembo.
"Mi hanno detto di venire qui…" ripeté inumidendo le labbra, nervosa.
"Esatto." affermato Saph posando il proprio sguardo su di lei.
"La signorina Chara Hinsa, rappresentante d'istituto dell'anno scorso, mi ha segnalato di averla vista bighellonare per la scuola durante l'orario di lezione. È vero?"
Echo si sentì sprofondare. Il senso di colpa la attanagliò.
Gli adulti le facevano paura, non voleva sbagliare, non voleva farli arrabbiare.
Sapere di aver fatto qualcosa di sbagliato la fece sentire terribilmente male.
Lei nemmeno prendeva l'autobus senza biglietto, anche solo per fare due fermate!
Non rispettare le regole le dava troppa ansia. Voleva essere una brava persona, ed ora si trovava in presidenza!
Non avrebbe dovuto seguire la folle idea di Daisy di riconquistare il bagno. Perché era stata così stupida da farsi trascinare?
"Sì, è vero… ma dovevo andare in bagno... e c'erano i piccioni...
Mi dispiace molto! Non succederà mai più!" ammise la piccola abbassando la testa mortificata.
Saph torno a guardare i propri fogli.
"Allora è vero. Mi fa piacere sentirglielo dire.
Ho saputo dei piccioni. È inaccettabile.
Presto farò in modo di sterminarli tutti.
Non si preoccupi."
Saphira scrisse su un post-it, ‹richiamare disinfestatori› come promemoria.
"Comunque data la sua insubordinazione mi trovo costretta a farla partecipare ad un doposcuola punitivo.
Sarà solo un pomeriggio, ciò che ha fatto non è così grave. Ora puoi andare. " la liquidó.
Echo annuì sollevata, se si trattava di così poco andava bene. Era giusto così.
"Grazie. Arrivederci!" salutó veloce prima di fuggire da lì.
"Mannaggia a Daisy e ai piccioni! Ufff!" sbuffò trotterellando tutta rossa verso la classe.
•••
Daisy fischiettava dirigendosi verso il bagno. Non ne poteva più di stare seduta! Quindi avevo optato per andare nel bagno più distante dalla sua classe, almeno in quello non avrebbe combattuto contro i pigey per pisciare.
Fischiettava distrattamente camminando, curiosa di qualsiasi cosa accadesse intorno a lei.
"Dai, la prossima volta... vengo a scuola con baffi e cilindro!" pensó ad alta voce.
Daisy pensava sempre ad alta voce, in realtà parlava sempre da sola, la maggior parte delle volte per sfotteresi e prendersi per il culo, anche per questo faceva ridere molto i suoi amici
Lei non si definiva molto capace, o brava.
Si presentava subito così com'era, una svitata, rincoglionita ed imprevedibile. Le persone non l'avrebbero criticata per i suoi errori o i suoi modi, se fosse stata lei per prima a farlo.
Daisy aveva capito che la sua apparente stupidità metteva a proprio agio le persone, forse perché la sentivano più vicino ai loro difetti, oppure perché non si sentivano minacciati o in rivalità.
Beh, questo valeva per tutti, ma non per il suo gruppo, non per Echo, Lil ed Alex. Tra loro era lei ad essere la più vanitosa.
Rise al pensiero.
"Ora entro e mi aggrediscono i piccioni,
magico!" previde la propria morte, immaginandosi già la scagazzata che l'avrebbe colpita in testa.
Ed invece quando entrò, l'unica cosa che la colpì fu il forte odore di sigaretta.
Qualcuno stava fumando.
Appoggiata al davanzale della finestra c'era la stessa ragazza che aveva visto con Chara, e la riconose proprio per le calze a rete e la canottiera che a malapena le copriva il culo.
"Oh santo... Grazie Gesù!" alzò gli occhi al cielo ringraziando lo Spirito Santo per quella vista divina.
La ragazza sentendola si girò allarmata, ma nel vederla, un sorriso divertito comparve sul suo volto.
"Guarda chi si rivede." fece un tiro lasciando che il fumo invadesse la stanza.
"La sfigata." alzò un sopracciglio studiandola.
Era il suo momento.
Il momento del rimorchiaggio!
Daisy si divertiva troppo a rimorchiare lelle.
Anche perché di solito semplicemente, le trovava, le osservava maniacalmente, ci andavo a parlare (totalmente a caso e senza una valida ragione) e poi chiedeva loro il numero, e loro glielo davano!
Perché Daisy non era niente male, e forse la sua forza d'animo veniva premiata.
Anche perché non è che ci siano tante lelle in giro, quindi se una trova le palle di fare la prima mossa a caso, ed è pure carina, perché no?
"Modestamente." ammicó prendendolo come un complimento, avvicinandosi alla ragazza.
"Ma puoi chiamarmi anche Daisy." si appoggiò al muro cercando tutta la propria sfacciataggine.
"Tu sei?" le chiese cercando di apparire sicura di sé.
"Troppo figa?" rispose Sheila stronza.
"Mado', quello è certo." pensó ad alta voce per l'ennesima volta, facendo una smorfia imbarazzata subito dopo.
La mora rise divertita.
"Sheila. Pensavo lo sapessi, di sicuro avrai sentito parlare di me." si vantò della propria fama.
"Sì, ho una pessima memoria, sai…
Oh beh, sí. Ho sentito delle voci…" represse un ghigno al pensiero.
"Ah sì? E che dicono queste voci?" buttò il mozzicone a terra, schiacciandolo appena. Un'ultima scia di fumo sfumò verso il soffitto.
"Emh beh, dicono che… che sei gay.
Cioè, tipo… molto gay. Molto." Daisy parlava alzando lo sguardo di tanto in tanto, annuendo ad ogni minchiata che pensava di star dicendo, rendendosi ancor più espressiva.
"Pensavo quello lo avessi capito quando Chara ha iniziato a fottermi davanti ai tuoi occhi.
Sai avevi la bavetta…" fece segno a lato della bocca.
Daisy si morse il labbro, scaldandosi appena.
'Ommioddio, ma questa dice le cose così, senza pudore, ma che cazz…' deglutì rimanendo senza parole.
"Beh beh, sì. Lì sei stata molto molto gay, ecco…"
"Mh sì? Molto molto gay?" ripetè le sue parole avvicinandosi a lei, rendendo l'aria elettrica.
Sheila si era accorta di quanto la ragazza fosse nervosa, ed ancor di più si rese conto di quanto fosse attratta da lei.
Continuava a far cadere gli occhi sul suo corpo, e lei adorava sentirsi osservata, desiderata. Quella di piacere era la sua sensazione preferita.
"Anche tu mi sembri molto molto gay in questo momento.
Dimmi ti stai già bagnando a mangiarmi con gli occhi?" appoggiò una mano al muro cercando il suo sguardo.
Daisy deglutì, i loro nasi erano ad un soffio l'uno dall'altro.
"Eeeh beh.
Potrebbe… potrebbe essere… c'è!
Chissà! Le variabili sono infinite e…" perché in quelle situazioni finiva sempre a sparare stronzate in modo logorroico?
"Ah, ah…" annuì Sheila fingendosi interessata e prendendole una mano.
"C'è, nel senso, tu sei molto molto gay, e io sono molto molto molto gay, e se le nostre gayaggini si amplificano tra loro, ecco…". Sheila appoggiò il dito medio della ragazza alle proprio labbra carnose. Osservandola dritta negli occhi lo prese in bocca, e lentamente prese a succhiarlo, accarezzandolo appena con la lingua, sospirando e mugulando di tanto in tanto.
Il cervello di Daisy andò a puttane mentre le si apriva la cascata.
'Ommioddio, OMMIODDIO. Oddio!" gli occhi verdi, ammalianti di Sheila, scavavano nei suoi.
Il dito nella sua bocca, la passione con cui compiva quel gesto, la stava facendo bruciare.
"Oddio…" gemette strozzata Daisy, trattenendo il respiro.
Sheila lo tolse di bocca, sporgendosi all'orecchio della ragazza.
"Ora che è così sporco della mia saliva, potresti affondarlo tra le mie labbra e sentire quanto sono calda e bagnata.
Potresti sfregarlo nella mia eccitazione, sentendomi gemere come una puttana, affondarlo in me e farti pregare di fottermi Da-i-sy." gemette il suo nome tra i sospiri.
La ragazza rossa come un pomodoro sgranò gli occhi eccitata, sentendo il calore soffocarla. Il suo cuore batteva a mille, fischiandole nelle orecchie.
Si poteva morire di gayaggine? Era certa di sì, perché sentiva che sarebbe potuta svenire da un momento all'altro e la cosa sarebbe potuta essere più imbarazzante del previsto.
Appena Sheila vide la sua espressione imbarazzata ed eccitata scoppiò a riderle in faccia.
"Potresti, oppure no." sorrise stronza girando sui tacchi, ed andandosene come nulla fosse.
"Ma… ma…" rimase spaesata guardando il vuoto.
"OH PORCA PUTTANA!
SANTISSIMO DIO. QUANTO…
COSA… CHE… MA…
QUELLA È, QUELLA… ODDIO.
PORCA… AAAAAHHH! MUOIO.
MA COS'È? AAAAH SHEILA! MADO'!
SIEDITI SULLA MIA FACCIA TI PREGO, ODDIOOOOHH!!" scoppiò ad urlare con voce stridula, respirando profondamente e con le lacrime agli occhi dall'emozione.
Daisy era imbarazzante, ed anche esageratamente sensibile alle lesbiche. Le ragazze troppo fighe la portavano spesso a sclerare fino alle lacrime.
Sheila fuori dalla porta, appena sentì urlare, sorrise. Sentendo l'orgoglio bruciarle in petto.
Leccandosi il labbro inferiore, si sentì profondamente compiaciuta del proprio essere.
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