Capitolo 4: Bianche Lacrime
Svegliandosi di colpo nel buio, gli occhi di Echo pieni di lacrime.
La ragazzina si affrettò a cercare il pulsante della lampadina.
Un'altro incubo, le lacrime le bagnavano il volto.
Tremava terrorizzata, da sola, nel nulla di quella stanza.
Sola, era di nuovo sola.
Echo si raggomitoló sotto le coperte, il cuore le batteva a mille.
L'aveva sognata di nuovo.
Con i suoi capelli biondi, e gli occhi chiari, con quel suo sorriso malizioso e quei baci volgari.
Scoppiò in lacrime stringendosi a sé, la solitudine la stava logorando dentro.
Non sarebbe mai piaciuta a nessuno, per questo Taylor l'aveva usata ed abbandonata.
Se n'era andata prendendosi gioco di lei, dopo averle fatto credere di tenerci, nascondendole di essersi rimessa col proprio ex.
E ora era rimasto solo un vuoto enorme. Amava troppo forte e quello era il premio: tutti quei sogni, incubi. A decine e centinaia, notte dopo notte. Come fantasmi che la aspettava sul cuscino.
E poi di giorno a sforzarsi di sorridere e fingere fosse niente, quando dentro una solitudine così grande la stava divorando.
La ragazzina bianca abbracciò il cuscino asciugandosi le lacrime, tremava di freddo. Non voleva spegnere la luce, il buio le faceva paura, nonostante fosse cresciuta non aveva mai smesso di farle paura.
Non sopportava tutte quelle cose che facevano paura. Era debole e sapeva di esserlo.
Guardando nel vuoto i ricordi tornarono a rotolarle in mente; come l'aveva conquistata Taylor, come le aveva rubato il primo bacio, la prima volta... come l'aveva schiacciata, umiliata, nello stesso momento in cui l'aveva resa schiava delle proprie perversioni, quando le aveva regalato quel collarino e glielo aveva messo al collo come fosse una collana d'argento.
No, ricordare faceva troppo male.
Non era mai stata amata, nessuno voleva una stupida ragazzina bianca, baciata dall'inverno, una bambina.
Nessuno l'avrebbe mai amata, perché era un errore, nel suo stesso DNA quel colore era solo un errore.
Nessuno avrebbe mai amato qualcuno di così fragile, di così innocente, la gente odiava l'ingenuità, la gente era attratta solo dal trasgressivo, dalla sicurezza, dai giochi.
Nessuno credeva più nell'amore, una come lei sarebbe solo stata derisa.
Perché non era abbastanza, era semplicemente troppo poco. Così le aveva detto Taylor; che non era abbastanza. O meglio, così l'aveva fatta sentire; non abbastanza.
Di certo non abbastanza per una ragazza più grande, per una ragazza così forte, così sicura, così talentuosa, cosí bella.
Cosa si aspettava? Forse era un miracolo avesse scelto una come lei anche solo per divertimento.
Gli occhi stanchi di Echo si chiusero trascinandola in un altro incubo.
•••
"Mi assicuri di poter guadagnare i voti anche quest'anno?" chiese autoritaria la preside, il suo sguardo impassibile si trovava perfettamente con quello sociopatico della ragazza.
"Non credo avrò alcun problema.
Mi conoscono tutti, so come farmi piacere e nessuno sospetta di me, e soprattutto anche se così fosse sarebbero terrorizzati, non cambierebbe molto." alzando appena un sopracciglio la ragazza sorrise orgogliosa.
"Il patto è sempre quello, no?" chiese per sicurezza con un sorriso malizioso sul volto.
"Esatto." l'apatia nella voce di Saphira.
"Ah ah." accennó Chara guardando fissa la preside, quel sorriso malato cresceva sul suo volto, eppure l'adulta non sembrava esserne spaventata, a quanto pare doveva conoscerlo bene.
Saphira osservò gli occhi chiari della ragazza, erano privi di qualsiasi umanità. Quella ragazza le ricordava se stessa.
"Crede si potrà rifare... un giorno?" un sorriso perverso tagliò il volto dell'alunna, si morse il labbro affondando il proprio sguardo negli occhi freddi della preside.
Quella donna la faceva impazzire, era così fredda ed autoritaria, non poteva fare a meno di stimarla ed esserne terribilmente attratta.
Chara credeva di essere meglio di chiunque sulla faccia della terra, ma non più intelligente di Saphira, non di quella donna maledettamente scaltra.
Per quanto ci avesse provato non era mai riuscita a fotterla o manipolarla come con chiunque.
Aveva molto da imparare da quella donna, solo era un peccato che fosse così eticamente equilibrata.
Con tutto quel potere avrebbe potuto fare così tanto male.
Chara non capiva perché Saph non sfruttasse appieno il proprio ruolo. Se lei fosse stata al suo posto, di certo quella scuola sarebbe diventata un inferno.
"Si possa rifare." la corresse con freddezza. Spostando lievemente la testa di lato fece passare il proprio sguardo sulla figura della ragazza.
"Crede si possa rifare un giorno?" ripeté Chara svagando gli occhi al cielo ed alzandosi, appoggiandosi alla cattedra che la divideva dalla preside.
"Forse." rispose tagliando netto, senza alcun emozione nella voce.
Con malizia Chara si sporse abbastanza da mostrare la scollatura, i suoi occhi furbi giocarono a quel gioco, sapeva come essere sensuale.
"Non siamo così diverse. Lei è un genio, ma è malata quanto me, vero?
Non sopporta la debolezza, vuole solo il controllo. Le piace controllare tutti.
Lei, Preside, non prova assolutamente niente." un luccichio divertito bruciò negli occhi della ragazza.
Nello sguardo dell'adulta l'apatia, sul suo volto solo un leggero sorriso, lievemente divertito.
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