Capitolo 26: incomprensioni fisiche
Lilithy: «Come puoi stare sempre in disparte a guardare e basta?»
Inviò il messaggio a Sheila, carica di frustrazione, rabbia e paura.
Le mani le tremavano per le troppe emozioni. Agitata cercò la boccetta di Rivotril sulla scrivania facendo cadere delle matite nella foga.
Lasciò cadere qualche goccia sulla lingua, godendosi il forte sapore d'alcol dell'ansiolitco. Le avrebbe dato sollievo istantaneo entro qualche minuto, togliendole quel terribile dolore allo stomaco e la voglia di rigettarlo fuori.
Il telefono squilló la notifica.
Sheila:«Senti intanto ti calmi e non mi rompi il cazzo. Io faccio il cazzo che voglio, non sono così stupida da mettermi nei casini per gli altri come te.
E poi dovresti ringraziarmi, è già tanto che ho detto qualcosa per calmarla. Quindi prego.»
Sheila le rispose scocciata gettandosi pancia all'aria sul letto matrimoniale che condivideva, in assenza di Echo e di giornate particolari.
Qualche volta le era capitato di dover dormire sul pavimento per assecondare i sadici desideri della sua aguzzina.
Un fastidio allo stomaco la fece infuriare.
Non capiva le proprie emozioni, sentiva solo quel fastidio pungente spingerla ad infuriarsi. Non era un suo problema.
Per quanto potesse apprezzare le attenzioni della sordomuta, non gliene fregava un cazzo. Non doveva fregarle un cazzo di nessuno. Doveva solo pensare a se stessa.
Lilithy: «Hai ragione... Scusa... E grazie.
Non volevo essere cattiva.» si scusó immediatamente.
Conosceva Sheila e la sua complessità e sapeva bene che quel modo era il peggiore per entrare in contatto con lei.
Sheila:«Ecco, brava! Non farmi incazzare.» rispose sentendo il fastidio diminuire e riportarle la sua quieta cinica pace.
Lilithy:«Ho paura che Chara faccia del male ad Echo.
Ho paure gliene abbia già fatto...
Ti prego Sheila, tu che la conosci bene...» non concluse la frase, asciugandosi le lacrime dagli occhi e sdraiandosi a terra a guardare l'universo dipinto sul suo soffitto. Si sdraiava spesso sul pavimento, non sapeva bene il perché, ma a volte, farlo la calmava.
Sheila:«In ogni caso dipende...
Se credi che Chara sia una brava persona devi essere un'idiota come fiocco di neve.
Lei fa male a qualsiasi cosa tocchi ahahah è inevitabile. Vive per il male.» inviò senza pensarci.
Poi però si sentì dispiaciuta. Era consapevole di non avere molto tatto, od essere capace di rassicurare, o di essere semplicemente carina.
Lilithy:«Sí, ma sto dicendo...
Se non fossi arrivata io... Chara avrebbe fatto a Echo... l'avrebbe...» non riusciva manco a scriverlo. Le lacrime le scesero solo a pensarlo.
L'altra lesse infastidita quel messaggio, non capendo perché tanto mistero, non comprendendo cosa fosse il tatto per certi argomenti.
Sheila:« Stuprata?» scrisse con un pizzico di sadismo. Provando soddisfazione per quell'attimo di dolore e fastidio che stava creando nell'amica. Detestava le persone deboli, detestava quando le cose non erano dirette, crude, dolorose, vere.
Non ricevendo risposta subito, continuò a scrivere.
«No. Non l'avrebbe fatto. Non l'ha mai fatto che io sappia.
Chara non costringerebbe mai una ragazza a scopare, non la eccita, non ne ha bisogno. Insomma cazzo, non è un patetico uomo. Sarebbe degradante finire al lv di un inutile coglione incapace di far godere una donna.»
Lilithy tirò un sospiro. Non si fidava completamente delle parole di Sheila. Quel che aveva visto in bagno era comunque una molestia sessuale, era comunque troppo nel momento in cui non si era fermata subito al no, ma sapere che non avrebbe fatto di più e soprattutto che non aveva fatto di più, la calmò un minimo.
Sheila:«Lei ha bisogno di essere supplicata e desiderata.
È un sadismo raffinato e mentale il suo.
È una mistress, ha bisogno di soggiogare.
Tutte le volte che si sbatte per bene la tua amichetta, è perché lei la prega di farlo. Se non la implori facendola sentire il tuo Dio è molto improbabile ti sfiori, devi provarle la tua devozione, il tuo bisogno e quando lo fai è molto brava a premiarti.»
Sheila si eccitó solo nell'immaginarlo. Solo in quel momento realizzò di starsi già toccando. Continuò a farlo. Passando l'unghia dell'indice sul tessuto dei suoi slip, su e giù provocando la punta del clitoride. Inaspettatamente le venne un pensiero intrusivo. L'immagine di alcuni uomini che volevano farle del male, che si accingevano a farlo le sembrò così reale dal contrarre i nervi.
Quando se ne rese conto sforzó la propria immaginazione: gli uomini erano Chara e il male che provava era solo un tramite della lussuria.
La goduria fisica le portò sollievo, cancellando il negativo del mondo, cancellando le insicurezze.
Prese il piccolo vibratore dal comodino e accendendolo decise di soddisfarsi così.
Lil:«Ti ha mai fatto o fatto fare delle cose che non volevi?»
Con la mano libera alzò il cellulare osservandi quella notifiche, trovandola abbastanza interessante per rispondere.
Per lei il suo corpo e la sua mente avevano due vite distinte. Poteva masturbarsi, e nel frattempo avere una conversazione. Non le sembrava strano o difficile. D'altronde si diceva le donne fossero multitasking.
Sheila:«No. Mi ha portata sempre a desiderare e a voler fare cose che non pensavo di volere.»
Socchiuse gli occhi lasciandosi andare un gemito, sentendo vibrare proprio sul nervetto a lato del clitoride. Contrasse i muscoli. Immaginò Chara che la prendeva violentemente da dietro, che glielo spingeva in culo. Lo immaginava dal punto di vista di Chara, perché amava l'idea del suo culo e della sua schiena. Perché la eccitava il proprio corpo da quella prospettiva e la eccitava mettersi nei panni dell'altra e immaginare a tutto il potere e l'eccitazione che provava in quei momenti, vedendola da dietro.
Non ci mise molto a venire. Le bastava un attimo quando lo faceva da sola. Sapeva concentrarsi sul proprio corpo, sui pensieri giusti, arrivava al picco quando nella sua mente l'aggressività diventava violenza e chi la fotteva le dava della lurida cagna.
Nella realtà era molto più complicato invece, con gli altri invece non veniva mai, o raramente, sentiva molto meno.
Col fiatone spense il vibratore lasciandolo cadere tra le gambe. Era piccolo, lungo 7cm, ma la punta era perfetta per il clitoride. Per la penetrazione sarebbe stato fin troppo duro e fastidioso.
Lilithy non le rispose più.
E non aveva nemmeno la doppia spunta attiva per sapere se avesse visualizzato.
Guardò le altre notifiche.
Daddy le aveva scritto.
«Vengo a prenderti, cena con me?»
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top