Una Vecchia Conoscenza
Il nuovo ufficio dell'ispettore Horatio Anicet Biddle non era tra i più grandi della stazione di polizia in Bishopsgate dove, senza il suo consenso, era stato da poco trasferito.
Non era nemmeno l'ufficio più grande della nuova sezione crimini fuori dall'ordinario che gli era stata appena affidata. E non era neanche l'ufficio più grande del piano interrato dove era stato collocato.
Insomma, per farla breve, il suo ufficio non era grande per niente!
Era un loculo senza finestre di appena sei metri quadrati schiacciato tra l'ammuffita sala archivi e il caotico deposito di prove indiziarie. Una celletta rallegrata da una carta da parati grigia con pennellate di giallo buttate a casaccio qui e lì, un modesto divano, una libreria del periodo mesolitico stracarica di testi e raccoglitori, un piccolo televisore del dopoguerra la cui antenna fungeva anche da portacravatte, e una scrivania grande quanto un banco di scuola, che dava su una porta vetrata nascosta da una veneziana deformata dagli strati di polvere.
L'unico lato positivo di quel minuscolo ufficio era l'annesso bagnetto rivestito di ipnotiche mattonelle romboidali verdi; una piccola comodità che agli occhi dell'ispettore Biddle sembrava piuttosto un magro premio di consolazione.
Dopo anni di impeccabile servizio e numerose strette di mani importanti, Horatio, infatti, non si aspettava di finire i suoi ultimi anni di lavoro in un postaccio del genere.
Per questo motivo quella mattina di fine ottobre, senza pensarci due volte e senza essersi nemmeno rasato la barba, si era precipitato nell'ufficio del vice-commissario Nowell Biggot, al quarto piano dello stesso edificio (chiamato scherzosamente dagli impiegati l'attico di Zeus), per esprimere le sue rimostranze.
Purtroppo, né la vivida descrizione delle incrostazioni nel bagno né l'esibizione di una fedele mappatura delle macchie di umidità sul soffitto valsero a convincere il suo superiore ad approvare un nuovo trasferimento e il reclamo, anche se più che giustificato, venne respinto alla velocità di uno starnuto.
«Mio caro ispettore, sono tempi duri questi. La crisi, si sa, non discrimina nessuno. Ha colpito l'intero corpo di polizia. Anche noi! Ma non devo spiegarglielo io. Lei capisce. Non è vero?» così gli aveva detto il superiore con quell' irritante tono strascicato, mentre seduto sulla sua confortevole poltrona, con tanto di rullo per i massaggi alla testa, sorseggiava beatamente un caffè appena "munto" dalla sua nuova macchina per espresso.
«Da non crederci!» sbottò Biddle, rientrando nel suo bugigattolo. «Bisogna avere una gran faccia tosta per parlare di tagli e risparmi dietro una scrivania grande quanto il mio ufficio. Che gli vada di traverso il caffè che sta bevendo e tutti quelli che deciderà di bere dopo!» esclamò esasperato. Quindi si richiuse con forza la porta alle spalle e la veneziana impolverata cadde stecchita sul pavimento.
Rimase a guardare il cadavere ai piedi della porta per qualche istante. Poi, demoralizzato, si abbatté sul divano. Si allentò il nodo della cravatta, si infilò in bocca una stecca di liquirizia amara e provò a rilassarsi studiando le macchie di umido sul soffitto.
Poco dopo, e senza troppo sforzo, gli parve di intravedere qualcosa in quelle forme: un imbuto, una giraffa, uno stivale... sì, quell'esercizio lo stava calmando... una pecora, un fiore, un'ape... le palpebre gli si fecero d'un tratto pesanti... una scarpa, una chitarra e... BIGGOT?
«Oh, per l'amore del cielo, non anche qui!» esclamò furibondo, sollevandosi a sedere.
L'indisponente muso del vice-commissario fece capolino vicino alla griglia della ventilazione, facendo riaffiorare il suo malumore di colpo.
«Basta, Horatio! Non è da te lasciarti andare così» esclamò risoluto. «Vedrai! Le cose andranno decisamente meglio da questo momento in poi!»
Ma il povero ispettore non poteva sbagliarsi più di così.
* * * * * * *
«Siamo fatti l'uno per l'altra!» esclamò Michael mentre, lottando contro le folate di vento, guardava con occhi innamorati la bacchetta che i signori Puddleclock gli avevano dato prima di ripartire assieme al libro d'incantesimi per maghi principianti.
«Michael, metti via la bacchetta!» lo sgridò Kate, percorrendo la Outwich Street, a pochi passi dal commissariato di polizia. «I Puddleclock sono stati chiari e Egot Dubbets ce lo aveva già detto: qui, nel mondo mortale, nessuno può venire a conoscenza della magia!»
«E cosa ancora più importante... Hai sentito cos'altro può accadere utilizzandola. Vero?» gli ricordò Peter. «Le bacchette magiche sono strettamente legate al loro possessore. Se ne fai uso, i maghi neri potrebbero individuare la nostra posizione.
Possiamo adoperarle solo in casi eccezionali e di estrema necessità».
«Non ti preoccupare, fratello! La mia nuova identità di mago ad interim è ben protetta e poi con questo tempaccio è difficile che qualcuno faccia caso a me» lo rassicurò il fratello proprio un attimo prima di "sparare", senza volerlo, un rumoroso colpo di bacchetta sul marciapiedi.
«MICHAEL!» urlarono Peter, Kate e Theodora nello stesso momento.
«Vukolmptr!» si unì Chester.
«Ops! Scusate!» disse ridendo nervosamente e riponendo subito l'arma nel suo astuccio. «Comunque...» continuò a dire per deviare l'attenzione. «Non ho ancora ben capito che posto sia questo Ad Interim. Secondo voi, sarà nel Mondo Contrario?»
«Oh, mio tenero, incolto panzerottino!» esclamò Theodora guardandolo con amorevole commiserazione.
«Cosa?» domandò Michael sollevando le spalle confuso.
«Oh, niente, niente...» gli rispose la cartomante proseguendo a camminare sballottata dalle raffiche di vento.
«Michael, cerchiamo di concentrarci sul compito che ci hanno assegnato, va bene?» disse Peter.
«Giusto! Preparare i mortali all'attacco dei maghi neri!» rispose il fratello ripetendo le esatte parole pronunciate poco prima dai tre maghi.
«Ma voi siete proprio sicuri che questo Biddle, possa aiutarci?» chiese Theodora tenendosi con una mano il copricapo che rischiava di perdere a ogni passo.
«Beh, è quello che ci auguriamo!» rispose Peter fermandosi davanti all'entrata di un grosso blocco di cemento. «Eccolo... Siamo arrivati!»
La targa esposta sulla facciata dell'edificio diceva: Polizia di Bishopsgate – Città di Londra.
«Cosa aspettiamo!» esultò Michael infilandosi dentro ben contento di lasciarsi il brutto tempo alle spalle. «Entriamo, no?»
L'ingresso della stazione di polizia, così come la restante parte dello spazio, non era stato di sicuro concepito con l'obiettivo di offrire una calorosa accoglienza ai suoi visitatori.
Le pareti erano per metà ricoperte di un triste rivestimento ondulato in plastica e l'altra metà mostrava strati di pittura scrostata in diverse tonalità di blu.
A entrambi i lati, una breve fila di sedie in legno, scomode solo a guardarsi, conduceva a un vecchio bancone della reception dove un'agente con un'uniforme spiegazzata era intenta ad annotare qualcosa su un registro, ignorando volutamente il telefono che, accanto a lei, non smetteva di squillare.
La sobrietà di quel posto e lo sguardo inappagato della poliziotta stonavano decisamente con la fierezza del grande stemma della città di Londra appeso sul muro dietro alle sue spalle.
«Beh, "ospitale" non è sicuramente la prima parola che viene in mente entrando qui dentro!» disse Michael spaventato dalle losche occhiate di un tipo in manette seduto su una delle sedie.
«Fate parlare me. Ok, fringuellini?» disse Theodora raddrizzandosi il variopinto copricapo e sistemandosi poi il reggipetto. «COFF-COFF!» e tossì per catturare l'attenzione della poliziotta.
La donna non rispose. Le offrì solo uno sguardo spento, mentre continuava a mettere firme e timbri sul registro.
«Ehm... Buondì, agente... Webber!» disse Theodora dopo aver letto il nome sulla targhetta dell'uniforme della donna. «Siamo qui per denunciare un crimine!» disse, incrociando poi le mani sul bancone.
«Uh-uh!» si limitò a bofonchiare l'agente, continuando a timbrare e squadrare Theodora.
«Immagino voglia sapere di quale crimine stia parlando. Giusto?» continuò la cartomante.
«Muoio dalla voglia. Non si vede, forse?» l'agente inarcò un sopracciglio e iniziò annoiata a leccare e appiccicare francobolli su un grosso involucro.
«Forse è meglio che...» provò a dire Theodora, ma la poliziotta la bloccò con la mano per sollevare il ricevitore del telefono.
«Stazione di polizia di Bishopsgate. Agente Webber al telefono. Come possiamo esservi utili? Uh-uh... uh-uh...uh-uh...» la donna trascriveva su un block-notes le parole della persona all'altro capo del telefono. «E quando sarebbe apparso il fantasma del suo gatto? Prima, durante o dopo la colazione? Uh-uh... Certo signora. Ho segnato tutto. Vedremo cosa possiamo fare!» quindi riattaccò il telefono che riprese quasi subito a suonare. «Ehi, Cobb! L'anno prossimo ricordami di mettermi in congedo durante il week-end di Halloween oppure di sedarmi con un calmante per cavalli» disse rivolgendosi al collega che, seduto alla scrivania, batteva con lentezza snervante sulla tastiera del suo computer senza sollevare mai lo sguardo. «Dunque... Dove eravamo rimasti?» disse poi a Theodora riprendendo a leccare francobolli.
«Sì, dunque... Dicevo che forse è meglio che io parli direttamente con l'ispettore Biddle» continuò Theodora. «Sa, non abbiamo più molto tempo e lui è già in parte al corrente di questa situazione» disse, tamburellando nervosamente sul bancone.
L'agente smise di incollare francobolli e spostò lo sguardo sull'inquietante individuo in tenuta da maggiordomo e sui tre ragazzini dall'aria sciatta alle spalle della donna. Sembrava stesse cercando di analizzare la pericolosità della situazione.
«L'ispettore Biddle? Horatio Anicet Biddle?» chiese l'agente, iniziando a spillare la decina di dossiers che ingolfavano parte del bancone.
«Sì. Proprio lui!» Kate si sollevò sulle punte e i suoi occhietti vispi spuntarono al di sopra del bancone. «Lui ci conosce!»
«Beh, che lo conosciate o meno la nostra procedura non cambia, signorina» le spiegò l'agente Webber con voce dura. «Prima di lasciarvi passare, ho bisogno di sapere per quale motivo volete parlargli».
Sarà stato l'abbigliamento un po' troppo casual di Theodora, l'aspetto emaciato di Chester, il costume da sirenetta indossato da Kate o forse la telefonata di poco prima, ma l'agente Webber non sembrava prenderli molto sul serio.
«Vede, agente, è un caso molto, molto complicato...» provò a insistere Theodora.
«Mi metta alla prova!» rispose la donna, esibendo sempre lo stesso sguardo vacuo e disinteressato.
«...E ADESSO TU SEI IPNOTIZZATA E CHIAMERAI L'ISPETTORE BIDDLE SENZA FARE TROPPE DOMANDE!» declamò all'improvviso Michael ondulando la bacchetta come un pendolo davanti agli occhi della poliziotta.
Ma lo pseudo-incantesimo non sembrò avere alcun effetto.
«E tu chi dovresti essere? Una brutta copia di Mandrake?» gli domandò l'agente per niente divertita.
«Michael, hai sempre voglia di SCHERZARE tu!» intervenne prontamente Peter disarmando il fratello. «Sa, non vede l'ora di festeggiare Halloween!»
«Uhm» mugolò contrariata la donna. «Allora, posso fare qualcos'altro per voi?» disse, suggerendo con il suo tono che era tempo di sloggiare.
Theodora e i ragazzi, ormai scoraggiati, erano sul punto di girare i tacchi, quando il tizio in manette seduto sulla sedia regalò loro un inaspettato diversivo.
«VEDETE? IO NON SONO UBRIACO!» urlò l'uomo con la voce indiscutibilmente impastata dall'alcol. Quindi iniziò a cantare a squarciagola ed esibirsi in un malfermo balletto sulle sedie con le brache abbassate fino alle caviglie.
Gli agenti Webber e Cobb si scambiarono uno sguardo scocciato e senza dirsi una parola lasciarono le loro postazioni per tentare di riportare l'ammanettato alla ragione.
«Voi rimanete qui!» si raccomandò la poliziotta.
«Come no, agente! E chi si muove!» rispose Theodora, attendendo al bancone fino a quando i poliziotti non furono alle prese con il loro benefattore. «Questo è il nostro momento. Seguitemi!» esclamò poi oltrepassando rapidissima la reception.
Grazie a quell'insperato colpo di fortuna, la stramba comitiva si ritrovò in men che non si dica e a peregrinare furtivamente per i corridoi del commissariato.
Cercarono a lungo, ma quel benedetto ufficio non sembrava aver voglia di saltar fuori.
«Dove sarà mai?» si chiese Peter avvilito dopo aver setacciato anche il terzo piano.
«Ragazzi! È qui!» disse finalmente Kate indicando un tabellone appeso al muro con segnalato l'elenco degli uffici.
Theodora, Chester e i ragazzini raggiunsero la bambina e rivolsero lo sguardo verso una targhetta in metallo:
ISP. H.A. BIDDLE, uff. CFDO -Crimini Fuori dall'Ordinario - piano interrato
«Ben fatto, Kate!» si congratulò Theodora «Non perdiamo altro tempo, passerotti. Agli ascensori!»
* * * * * * *
Biddle era di fronte allo specchio del bagnetto e si radeva con prudenza l'alone di barba rimastogli sul mento, gettando di tanto in tanto un occhio alla tv nella stanza attigua.
Il vecchio televisore analogico Majestic da sette pollici poggiato sulla libreria era sintonizzato su uno dei canali nazionali, uno dei pochi che quell'antico fossile riusciva ancora miracolosamente a captare, e trasmetteva un documentario sui volatili endemici della Papua Guinea.
Le immagini sul microscopico schermo erano ovviamente torbide e confuse e si sentiva un costante fruscio di sottofondo, ma a Biddle non importava, anzi, era quasi certo di aver fatto un ottimo affare comprandolo qualche mese prima all'asta organizzata dalla federazione regionale dei pastori del Norfolk.
Quando i ragazzi, Chester e Theodora irruppero nell'ufficio, si trovava ancora lì, nel bagnetto; era in una ridicola canotta a costine di fronte allo specchio con grumi rappresi di spuma bianca sul viso che imitava, non proprio fedelmente, un'astrapia dalla coda a fiocco durante il rituale della pulitura.
Una performance che nessuno avrebbe facilmente dimenticato.
«Ka-ka...ka...» l'ispettore cinguettò un'ultima volta prima di coprirsi il torso con un mini-asciugamano. «Ehi! E voi... E voi chi sareste? E chi vi ha dato il permesso di entrare?»
«Perdoni l'intrusione, ispettore!» si affrettò a scusarsi Theodora sporgendo la testa nel corridoio per assicurarsi che nessuno li avesse pedinati fin lì. Quindi pigiò il resto della combriccola nel piccolo ufficio e richiuse la porta alle spalle. «Abbiamo urgente bisogno di parlare con lei!»
«Ah, ma questo è inammissibile!» esplose Biddle, infilandosi la camicia nei pantaloni. «Adesso quei due sfaccendati all'ingresso mi sentiranno!» e iniziò a schiacciare senza un preciso ordine la serie di pulsanti sulla sua scrivania nana.
«Ma ispettore, siamo noi!» esclamò Kate, sfilandosi i ferrettini e il cerchietto con stelle marine di spugna sulla testa, pensando di rendersi così più riconoscibile. «Non si ricorda?»
«Dovrei?» chiese Biddle confuso.
«La pendola? La lampada sul tappeto?» lo testò Michael.
«Siete forse venditori ambulanti?» chiese Biddle. «No, perché in quel caso un paio di tronchesine potrebbero essermi utili» e infilò una mano nella tasca interna della giacca, adagiata sul divano, per prendere il portafogli.
«La prego, cerchi di collaborare con noi!» disse Michael con voce supplicante.
«Non siamo venditori. Siamo i fratellini Moffet, ispettore!» gli rispose Peter sconsolato.
«Tartufini, siete proprio sicuri che questo sia il tizio giusto?» richiese Theodora mettendosi le mani sui fianchi. «A me sembra che brancoli nel buio più totale!»
«Più che positivo!» le rispose Peter. «È solo che non riesce a ricordare.»
«Ricordare?» chiese l'ispettore sempre più spiazzato. «Ricordare cosa?»
«E allora come pensate possa darci una mano?» disse Theodora ignorando le sue domande. «Questo povero diavolo riesce a rammentare a malapena il numero di dita che ha ai piedi».
«Io non so davvero cosa stiate blaterando, ma per il vostro bene vi consiglio di iniziare a spiegare prima che perda la pazienza e vi faccia arrestare tutti quanti» disse Horatio sentendo il bisogno di sedersi alla scrivania.
La sua pressione era schizzata alle stelle.
«Secondo me, dobbiamo dargli soltanto una piccola spinta» diagnosticò Michael, mettendo la mano sull'astuccio appeso alla cintura dei suoi pantaloni.
«Michael Moffet! Non ci pensare nemmeno!» lo ammonì Peter.
«Hel-lo-ooo?» disse l'ispettore riportando l'attenzione su di lui. «Allora? Chi si decide a parlare?»
«Vede, ispettore, lo so che quello che sto per dirle può suonare incredibile, maaa... Sta per scoppiare una terribile guerra tra il mondo mortale e un mondo di cui pochi conoscono l'esistenza» sintetizzò al meglio Theodora parandosi con le mani sulla scrivania proprio davanti a lui.
«...si chiama il Mondo Contrario» aggiunse Kate, sbucando da dietro la cartomante, «un mondo magico dove vivono maghi, folletti, elfi, fate, ponti che appaiono e scompaiono e...»
«Uo-Uo-Uo, Kate, un cucchiaio alla volta!» la fermò Michael, osservando lo sguardo allibito di Horatio.
«Vede...» continuò Theodora, «alcuni abitanti di questo Mondo Contrario hanno intenzione di sovvertire il potere del loro Regno e sottomettere chiunque si opponga ai loro piani, e questo include anche noi mortali. Per questo siamo qui. Per evitare che ciò avvenga!»
Biddle ascoltava il loro racconto impalato come uno stoccafisso.
«Lei sa, in cuor suo, che quello che le stiamo raccontando è vero, perché ha già visto questi maghi di persona, solo che non riesce a ricordarlo» continuò Peter, «...Ispettore? Ispettore mi sta ascoltando?» chiese poi non vedendo alcuna reazione.
Ma Horatio era paralizzato. Sembrava essersi trasformato in una statua di marmo.
«Ispettore?» lo chiamò anche Michael, schioccandogli le dita davanti agli occhi. «Nope... è proprio andato!»
Poi, all'improvviso il prominente pomo d'Adamo di Horatio fece su e giù e dalla sua bocca uscirono finalmente dei suoni.
«Ho... ho bisogno... ho bisogno di un bicchiere d'acqua!» disse umettandosi le labbra secche.
«Certo! Arriva!» rispose Peter, prendendo una tazza pulita dalla libreria e porgendogliela, subito dopo, colma d'acqua.
«Come si sente?» chiese Kate dopo che ebbe bevuto.
«Perfettamente bene! Non dovrei forse?» rispose l'uomo con un sorriso artificioso. «Ora se volete scusarmi un attimo...» e si diresse a passo veloce ma nonchalant verso la porta.
«Chester!» esclamò Theodora, ordinandogli tacitamente di agire.
Il maggiordomo trattenne l'ispettore per il colletto della camicia e lo costrinse a sedersi.
«MI LASCI SUBITO ANDARE!» gli ordinò Biddle. «Forse non lo sapete, ma questo è un sequestro di persona bell'e buono! Rischiate di finire tutti dietro le sbarre. Ve ne rendete conto?»
«Ispettore, lei ci deve ascoltare!» disse Peter supplicante.
«Ascoltare? Cosa dovrei ascoltare, esattamente?» disse Biddle, sbattendo le mani sulla scrivania. «Voi mi state dicendo che una banda di illusionisti svitati sta pianificando un attacco a sorpresa e suggerendo di mobilitare il mio dipartimento per fermarli!»
«Lo so che sembra incredibile...» disse Theodora.
«Non è incredibile, signora cara» disse l'uomo con un tono stranamente calmo. «L'allunaggio è incredibile. Il primo volo transoceanico è incredibile. Il trapianto di capelli è incredibile. Questa storia è semplicemente ASSURDA!» e terminò la frase con tre toni più alti.
«Lei non vuole proprio capire» disse Peter demoralizzato.
«ACCORRETE! CODICE ROSSO!» iniziò a urlare Biddle, sperando di farsi sentire da qualche agente. «CODICE ROSSO!»
«OK! Lo ha voluto lei!» disse Theodora, mentre con l'aiuto di Chester gli ammanettava le mani dietro la schiena. «Adesso starà un attimo qui buono e calmo!» e gli coprì la bocca con un fazzoletto per zittirlo.
«GUAH-GUH-AGH» cercò di blaterare l'uomo dimenandosi sulla sedia come un ossesso.
«Che facciamo adesso?» chiese Kate.
«Dobbiamo mostrargli delle prove!» esclamò Peter risoluto.
«Bacchetta?» chiese Michael speranzoso.
«Uhm... abbiamo bisogno di qualcosa di meno rischioso ma altrettanto convincente. Qualcosa che non possa essere scambiato per un gioco di prestigio. Qualcosa di inequivocabilmente magico...» gli rispose Peter deponendo lentamente lo sguardo sul copricapo di Theodora.
* * * * * * *
«Allora, cosa gli scriviamo?» chiese Kate, mentre sistemava la carta da lettera e la penna piumata incantate sulla scrivania, inseguita dallo sguardo disperato di Biddle.
«Chiedigli di portare qualcosa che aiuti a ricordare!» gli consigliò Theodora.
«...e visto che ci siamo, anche qualcosa da sgranocchiare. Il mio livello di zuccheri è in pericolosa caduta libera» aggiunse Michael.
Peter annotò anche quella richiesta e poi rilesse ad alta voce la lettera.
Destinatario : Uno dei sette postini del Mondo Contrario
Mittente: Peter, Michael e Kate Moffet
Stazione di Polizia in Bishopsgate 182,
Londra
Caro postino del Mondo Contrario,
Siamo Peter, Michael e Kate Moffet.
Ti scriviamo perché avremmo bisogno di queste cose:
1) Qualcosa da mangiare
2) Qualcosa che aiuti a recuperare la memoria persa a causa di un incanto Obliteus.
Potresti portarcele quanto prima, per favore?
Ti pagheremo alla consegna.
Tanti saluti,
Peter, Michael e Kate Moffet
«Direi che va bene!» disse, riponendo la lettera nella sua busta. «Ora ci serve solo una calza».
Lo sguardo di Theodora, Chester e i ragazzini ricadde contemporaneamente sull'ispettore che iniziò a mugolare e dimenarsi come un ossesso sulla sedia.
«Suvvia, non si agiti così. Non le stiamo mica strappando i peli del naso con il nastro adesivo!» disse Theodora, sfilandogli un calzino. «Sul serio? Pois rossi?» disse poi la cartomante divertita dai gusti dell'ispettore.
«GUL GHEGHIO? GA GHI È GHIGGA?» l'ispettore guardò l'abbigliamento della donna e ricambiò biascicando un commento di disapprovazione.
Peter prese l'indumento dalle mani della cartomante, ci mise dentro la lettera e una moneta magica da un lunare e poi l'appese alla maniglia della porta dell'ufficio.
«Ispettore, tra poco le dimostreremo che quelle che le abbiamo raccontato non sono sciocchezze. Abbia solo un po' di pazienza!» lo confortò Peter.
Biddle alzò gli occhi al cielo e poi ricominciò a lamentarsi e scalciare.
«Secondo voi, quanto dovremo aspettare?» chiese Michael.
«Perché, stella, hai un appuntamento da qualche parte?» gli chiese Theodora.
«No, è che forse avremmo fatto meglio a usare il campanello per le questioni prioritarie» disse il ragazzino lanciandosi stanco sul divano.
Ma proprio in quel mentre, la maniglia dove era appesa la calza ruotò lentamente e qualcosa scosse la porta. Quindi dal bagno iniziarono a sentirsi una serie di strani rombi e gorgoglii.
«Che cosa è stato?» chiese Kate.
«Che sia fulminata se lo so, farfallina!» rispose Theodora guardandosi in giro.
«Dovremmo... ehm... dovremmo andare a controllare. No?» disse Peter avanzando prudente.
«Uh-Uh! No-No! Negativo!» rispose Michael alzandosi in piedi e scuotendo la testa deciso. «Questa è una pessima, PESSIMA idea».
Ma Peter si avvicinò, comunque, al bagnetto ed esitante ci infilò la testa per dare un'occhiata.
Il rumore proveniva decisamente dalle tubazioni e aumentava d'intensità di secondo in secondo.
«A parte il brontolio dei tubi, qui sembra tutto in ordine» disse Peter, poco prima che la tavoletta del water iniziasse a vibrare. «Ops! Come non detto!»
All'improvviso il coperchio imballato in un antiquato copri-wc di lana rosa, si aprì violentemente e qualcosa uscì dal gabinetto come un uragano, sorvolando prima la testa di Peter e poi quelle degli altri presenti.
L'ispettore Biddle osservò basito la grande macchia indistinta svolazzare nel suo ufficio e poi, in preda al panico, iniziò a saltellare sulla sedia cercando di raggiungere la porta.
«Scopini e sciacquoni! Questo sì che è stato un viaggio turbolento» esclamò un eccentrico sconosciuto a galoppo di un tappeto volante.
«Tu sei uno dei postini del Mondo Contrario?» chiese Kate, guardando strabiliata il tizio che, con una buffa barba a raggiera, un caratteristico cappello e un'ampia tunica arancione, fluttuava a mezz'aria.
«In pelle, ossa e turbante!» rispose gentilmente l'uomo. «Il mio nome è Mustafà e consegno posta e affini un po' lì e un po' là!» e sbottò in una fragorosa risata.
«Ma il ritiro della posta magica non dovrebbe avvenire in modo silenzioso e invisibile?» chiese Michael irritato.
«Ragazzo, hai mai provato a viaggiare per le tubature di Londra a bordo di un tappeto e saltar fuori da un gabinetto?» gli chiese il postino per nulla offeso da quella domanda.
«Beh, no. Però una volta mi è rimasto un piede incastrato in un tombino aperto. Conta?».
«Non è la stessa cosa, caro. Non è la stessa cosa» disse il postino, mentre parcheggiava finalmente il mezzo sul pavimento.
«Allora ispettore, cosa ne dice dell'apparizione di Mustafà?» gli chiese Peter. «L'ha aiutata per caso a ricordare?»
Ma per tutta risposta Horatio iniziò a urlare e picchiare la testa contro la porta.
«VAVEMI UVIRE! VAVEMI UVIREEEEE!»
«Non credo lo abbia aiutato. Anzi, la situazione sembra essere peggiorata» disse Michael.
«Signor Mustafà, ha portato le cose che abbiamo chiesto?» chiese Peter.
«Certamente!» disse il postino. Quindi schioccò le dita e un grosso pacco comparve d'istante sulla scrivania. «Fanno quattro draloni e due gragols».
«Ecco a lei, brav'uomo» disse Michael, allungando le monete incantate con fare da uomo vissuto. «Spero abbia abbondato con le vivande» quindi, con Kate al suo fianco, aprì il pacco e ne esaminò il contenuto. «Una boccetta con un fogliettino allegato e... cosa vedono le mie pupille: caramelle, cioccolatini e merendine a volontà. Dimentichi pure quello che le ho detto prima Mustafà. Lei è proprio un postino capace!»
«Bravo, Mustafà!» ripeté Kate.
«Al vostro servizio!» disse l'uomo chinando il capo compiaciuto.
«Credo che non ci sia rimasta che un'ultima opzione» disse Peter, guardando sconsolato l'ispettore, mentre continuava a dare testate alla porta.
«La pozione per ricordare» disse Kate, porgendo la boccetta e il foglietto al fratello.
«Non sarà mica pericoloso, vero?» chiese Theodora al postino, ora seduto sul tappeto con le gambe incrociate.
«Ridil Copperfield, il proprietario del Crogiolo Incantato il negozio di infusi, erbe e filtri magici nei pressi di Erbazimbella, mi ha assicurato che, a parte il rischio di una crescita abnorme di peli sulla lingua e una lieve colorazione verdastra della pelle, non ci sono altri effetti collaterali consistenti» la rassicurò l'uomo. «E comunque, non avevo molte alternative. La pozione di Amaricord, era l'unica pozione che potevo acquistare senza prescrizione magica».
«Eccellente notizia!» rispose Theodora ironica. «L'ispettore Biddle sarà senz'altro sollevato di sentirselo dire».
«...per il recupero totale della memoria, ingerire un cucchiaio di pozione» lesse nel frattempo Peter sul bugiardino. «Bene, non ci resta che procedere con la somministrazione!»
«Lasciate fare a noi!» disse Theodora, lanciando un'occhiata al maggiordomo.
Biddle li guardò terrorizzato e iniziò a indietreggiare con la sedia fino a quando non si ritrovò con le spalle in un angolo della stanza.
«VOV VI VOVVAVE!» urlò contro la coppia che avanzava verso di lui. «VOV VI VOVVAVE!»
«Ora abbiamo bisogno di un "pochetto" di cooperazione da parte sua, orsacchiotto!» disse Theodora il più delicatamente possibile. «Le toglieremo il bavaglio e lei da bravo ispettore prenderà questa squisita crema. Va bene? Me lo promette?» e gli mostrò il cucchiaio colmo di una sostanza rosastra.
Biddle non vide altra via d'uscita. Annuì docilmente e consentì alla donna di avvicinarsi per sfilargli il fazzoletto.
«AIUTOOOOOO! SONO PRIGIONIERO NEL MIO UFFICIOOOO!» urlò poi non curante della promessa appena fatta.
«Ehi, non erano questi i patti! Lei è proprio un cattivo ispettore, lo sa?» lo rimproverò Theodora coprendogli immediatamente la bocca con la mano. «Chester, passiamo al piano B!» ordinò la cartomante.
Il maggiordomo grugnì una conferma e tappò il naso dell'ispettore. Dopo solo qualche secondo di apnea, Biddle fu costretto a riprendere fiato e Theodora ne approfittò per infilargli in bocca il cucchiaio con l'infuso magico. «Et voilà!»
«Bleah! È rivoltante!» si lamentò l'ispettore, cercando di frenare i conati di vomito.
«Ah, quante storie!» esclamò Theodora roteando gli occhi al cielo. «Neanche i bambini fanno così tante scenate» quindi intinse la punta del mignolo nella boccetta e assaggiò la mistura con la punta della lingua. «OH, INVENTORE DI TUTTE LE COSE NAUSABONDE E STOMACHEVOLI! Ma questa roba è immangiabile!» e iniziò a sputare quel poco che aveva ancora in bocca e pulirsi freneticamente la lingua con un lembo del suo mantello sperando di riuscire a strofinarsi via quel sapore terribile.
«OK... Sorvoliamo su questa immagine penosa» disse Michael, scartando una caramella a forma di pipistrello. «Cosa bisogna fare, adesso?»
«Qui è scritto solo di attendere che la pozione faccia effetto. Le tempistiche variano da soggetto a soggetto» gli rispose Peter, addentando un cioccolatino a forma di zucca arrabbiata.
«Ehi, ragazzi. Guardate!» disse Kate, indicando le immagini sfuocate sullo schermo del piccolo televisore.
«Ma che cosa...» disse Peter allibito.
«Questo non è buono! Non è buono per niente!» commentò Michael spaventato.
Trafalgar Square era gremita di gente che guardava incredula l'enorme calderone collocato davanti all'obelisco; il grosso coperchio borbottava convulsamente come pronto a saltar via da un momento all'altro, dalla sua pancia proveniva un rumore di liquido ribollente e i vapori, che qualche giorno prima fuoriuscivano radi, erano diventati densi fiumi di fumo nero che colavano lungo le pareti esterne diffondendosi per le strade della città.
«Oh-Oh! Siamo fritti!» esclamò Michael.
«Daddadione, da ber duddere daldosa!» disse Theodora ancora intenta a strofinarsi la lingua.
«Se solo Biddle ricordasse!» disse Peter frustrato.
E, proprio in quell'istante, qualcosa finalmente accadde.
«Moffet... Pendola... Lampada... Maghi... Moffet» iniziò a blaterare febbrilmente Horatio, «...Pendola... Lampada... Maghi... Moffet... Pendola... Io-Io... Io ricordo!» disse sollevandosi di scatto in piedi con la faccia di un insano verde fluorescente. «IO RICORDO!»
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