Le Tre Corone


Il gioviale barbiere scortò la comitiva per le strade di Shadows Hill, raccontando con sorprendente dovizia di dettagli gli aneddoti più succulenti e curiosi accaduti di recente nel quartiere.

Vennero, così, a sapere che l'apprendista mago Emerald Tippot, residente in via della Buonanotte numero 48, solo qualche ora prima si era ritrovato a dormire con lume, pantofole e pigiama sulla Fontana dei Sogni Rattoppati nella Piazza dei Due Miserini, che la signora Melma Proddle, proprietaria del negozio di girandole magiche in Via delle Scope Rottamate 7, aveva camminato per una settimana intera con orecchie grosse quanto due padelle dopo aver, accidentalmente, ingerito semi di origlia-sbriglia e, infine, che la "Taverna degli Incanti Invitanti" nel Vicolo Troppo Stretto aveva ricevuto, solo un paio di settimane addietro, la sfortunata visita di una congregazione di folletti degli angoli noti per il loro equivoco senso dello humor e la loro irriverenza; Ismael il povero diavolo del cuoco, spiegò loro Ernesto, non riuscì a preparare una pietanza che potesse chiamarsi tale, poiché tutto gli spariva da sotto il naso, cambiava all'improvviso di posto o si tramutava in qualcos'altro.
Insomma, proprio una gran brutta giornata quella.

Il simpatico barbiere fu sul punto di iniziare una nuova storia, ma cambiò subito idea quando si accorse di trovarsi in via delle Bacchette Storte numero 111.

«Per tutte le forbici spuntate... Siamo già arrivati!» disse, mentre si dirigeva verso la terza abitazione alla loro sinistra. «Credo proprio che la vicenda del lavandino della discordia debba attendere».

Incastonata tra una casa a forma di teiera e una a forma di ghianda c'era l'abitazione più alta e stravagante di quella via.
Aveva tre alti pinnacoli gugliati in pietra, leggermente inclinati, ricoperti di graziose tegole colorate, una porta ad arco sormontata dalle teste in legno dei suoi proprietari e finestre a stella incorniciate in telai fatti con fusti di piante intrecciate e ghirlande di fiori.

«Ehi! Ma questa è la casa dei signori Puddleclock!» esclamarono i ragazzini, guardando le teste sulla porta.

«Voi conoscete questi tizi?» chiese Theodora, osservando la strana abitazione.

«Ci può giurare!» la loro risposta entusiasta arrivò in coro.

«Bene!» disse Ernesto arricciandosi i folti baffi. «Ora che siamo qui non ci resta che suonare!» Premette il campanello e le teste iniziarono a intonare una simpatica rima musicata:


Dunque volete entrare

Avete qualcosa di urgente da comunicare

O volete chiacchierare solamente,

di questo e quello brevemente

Qualunque sia la vostra ragione,

i Puddleclock son lieti di ospitarvi nella loro umile magione

Quindi strizzarono gli occhi ai visitatori e la porta si aprì, mostrando un ingresso cilindrico rivestito da un mosaico di specchi multiformi e una scala, addossata al muro circolare, che saliva fino al piano superiore.

Trovarono i fratelli Puddleclock lì, in piedi attorno a un lungo tavolo, illuminati dalle fiamme di alcune candele fluttuanti e da un pallido spicchio di luce lunare sfuggito ai drappi appesi alle alte finestre.
Sembravano parecchio allarmati.

«So-so-no... qui con i... Mo-Moffet!» ansimò Ernesto, cercando di tamponare il sudore che gli grondava dalla fronte dopo la faticosa salita.

«Una buonasera a tutti!» disse gioiosamente Kate mentre, mani in vita, cercava di tirarsi un po' su il costume da sirenetta.

«Oh, ma ben arrivati!» li salutò Archibald, mentre poggiava nervosamente una pergamena sul tavolo. «Avremmo preferito rivedervi in circostanze migliori, ma ahimè...» e lasciò la frase in penosa sospensione per terminare ciò che si affaccendava a fare.

«Proprio così!» disse Bagus, intento a cospargere di una misteriosa polvere brillante l'antico papiro sul grande tavolo. «Non sapevamo esattamente quando, ma dopo l'apparizione del grande calderone a Londra presagivamo che presto o tardi le nostre strade si sarebbero incrociate di nuovo» e iniziò a blaterare sottovoce una stringa di strane parole. «Ubiqus, Modicus et Ospricoloquium... Minima et maxima mostratem solopium...»

Solo pochi istanti dopo, la pergamena iniziò ad accartocciarsi e trasformarsi in un vero e proprio mondo in miniatura con vette, boschi, fiumi, villaggi, sentieri, mura... Tutto riprodotto alla perfezione.

«Su, fatevi avanti. Non abbiate riserbo!» Gustaf li invogliò ad avvicinarsi con un accogliente abbraccio.

I fratellini non attendevano altro e corsero elettrizzati verso i tre maghi, mentre Theodora e Chester, visibilmente a disagio, preferirono rimanere all'ombra delle robuste spalle di Ernesto.

«Questo sarebbe il Mondo Contrario?» chiese Peter, osservando affascinato la trasformazione che aveva subito la pergamena.

Sul grande tavolo ovale erano ora adagiate due grandi masse di terra: una, la più grande, con una forma non ben definita su cui compariva la scritta Mortalia, congiunta da ponti, passerelle e atolli a un secondo blocco dalla forma di un grosso e frastagliato punto interrogativo collegato a sua volta a due isolotti.

«...e quello è il Ponte di Ora Sì Ora No. Vero?» chiese Michael.

«Proprio così! Quella che vedete è una fedele riproduzione del Mondo Contrario, dei luoghi di passaggio, come Shadows Hill, e dei suoi molteplici accessi alla terra di Mortalia, volgarmente chiamata anche "mondo mortale"» rispose Archibald posizionando varie pedine sulla mappa.

«Ragazzi, guardate! La Taverna nel Vicolo Troppo Stretto!» esclamò Kate, cercando di spiare all'interno della piccola costruzione da una delle sue finestrelle. «Ehi, ma io ci vedo gente mangiare qui dentro!»

I fratellini le corsero vicino per dare un'occhiata e anche loro si ritrovarono a fissare camerieri che servivano ai tavoli e gente che gozzovigliava.

«Portentoso!» esclamarono i due ragazzini.

«Ve l'avevo detto che si trattava di una rappresentazione piuttosto fedele!» disse Archibald strizzando gli occhi ai fratellini.

«E dove si trova il paese di Malapacchia?» chiese Kate, trotterellando da un lato all'altro lato del tavolo.

«Uhm... Vediamo un po'...» Bagus allungò il collo per localizzare il luogo. «Ah, eccolo qui! Tra la il Cammino di Semprevoglio e il Monte Ghiribizzo nella regione di Badaben» disse il mago additando una zona costellata di miniere e sentieri scoscesi.

«Si vede il pozzo del Grande Malapacchio!» esclamò la bambina raggiante.

«Ti prego, non farmi ricordare quello sciagurato soggiorno!» esclamò Michael, dandosi una manata sulla fronte.

«Quindi il Mondo Contrario si suddivide in regioni» disse Peter interessato.

«Esattamente!» rispose Archibald. «Questa lingua di terra che si estende a Nord-Est è la regione di Badaben, come dicevamo, ed è nota per le sue prolifiche miniere di Marlet, una radice da cui si ricava un famoso filo magico.
È popolata soprattutto da gnomi e folletti dall'animo burlone ma pacifico. Tuttavia, non di rado, per i suoi sentieri si possono incontrare anche personaggi meno affabili.

«Ah, mi creda, lo sappiamo benissimo!» disse Michael con una smorfia da "crampi alla pancia".

«Questa, invece, è la regione di Magir!» disse Bagus, indicando con una bacchetta la porzione di terra che si estendeva a Nord-Ovest. «Fatum ne è il villaggio più grande. Qui vivono in pace fate, maghi e numerose congreghe di streghe pentite e si organizza la famosa Fiera dei Giorni a Casaccio ovvero quei giorni non menzionati nei comuni calendari in cui è possibile esaudire eccezionalmente i desideri di alcuni mortali.»

«Oh, ma che carine. Guardate!» esclamò Kate, mentre ammirava alcune fatine svolazzare felicemente sopra le squisite abitazioni color pastello dal tetto a fungo.

«Questa porzione di terra a forma di ferro di cavallo, dominata dalla vetta di Kavendar e lambita da una profonda ansa del fiume Elixir, è la più importante regione del Mondo Contrario: Amblin...» spiegò Gustaf.

«Mi ricordo di questa montagna!» esclamò eccitato Peter, sfiorando con un dito il casello dell'elfo Bertoldo ai suoi piedi.

«Anche io!» si accodò Michael.

«Ma certo, è la Montagna delle 1001 Porte!» esclamò Kate. «E questa sulla sua punta deve essere la città di Dralon. Giusto?»

«Corretto!» Archibald confermò sorridendole.

«...e questo al suo centro è il glorioso Castello di Hamelot, per secoli residenza del grande mago bianco Nobilius Alagastor Kroon e, dopo la sua scomparsa, sede del comitato dei maghi esiliati» spiegò Gustaf. «È tra le mura di questo luogo che vengono ratificate e abrogate le leggi che regolano il vivere dell'intero Mondo Contrario.
Qui, nella città di Dralon, la città più gremita dell'intero regno, vivono serenamente centinaia di differenti popolazioni magiche oltre ai migliori maghi, ai più grandi maestri di arti magiche e ai più capaci alchimisti del Regno».

«Figo!» esclamò Michael.

«E gli elfi, invece?» chiese Kate continuando a danzare attorno al tavolo. «Dove vivono loro?»

«Ah, gli elfi!» esclamò Archibald illuminandosi. Sollevò di qualche centimetro la sua tunica turchese e si portò con passi piccoli ma lesti al capo opposto del tavolo. Quindi indicò con la punta della sua bacchetta l'area a sud che si affacciava sulle due isole del Mondo Contrario. «Vi presento la favolosa regione di Eldor

Gli occhi dei ragazzini si soffermarono su una ridente zona con laghetti e boschi illuminati da minuscole sfere luccicanti e costellato da alte abitazioni di cristallo con tetti ricoperti di diamanti. Alcune sbucavano come germogli dal sottobosco, altre si inerpicavano armoniosamente come fili di edera attorno ai fianchi delle montagne e altre ancora pendevano come grappoli d'uva dai rami di giganteschi alberi.»

«È davvero un incanto!» esclamò Kate con occhi sognanti.

«Il villaggio più famoso di questa regione è Heden ed è proprio qui che la straordinaria Corona di Edenal è stata forgiata e custodita per lungo tempo» Archibald estese il braccio indicando il simbolo della corona impresso sul terreno all'entrata del villaggio.

«Una corona, dice...» disse Michael strofinandosi le mani con una luce bramosa negli occhi. «Molto interessante».

«Ehm... Cos'è questo luogo, invece?» chiese Peter, cercando di distogliere il fratello da un altro dei suoi criminali propositi.

Il suo indice indicava un punto su di un'isola collegata al resto del mondo magico tramite un sinistro cunicolo di pietra. Era una vasta zona immersa in una nebbia oscura, circondato da caverne tenebrose e paludi spettrali.

«Oh, quella...» il viso di Bagus si rabbuiò come il cielo poco prima di un temporale. «Questa massa di terra circondata dalle correnti mortali del fiume Tormentor è l'Isola di Ork e il punto che indichi è una delle sue spaventose regioni: Mysteris» disse quasi sussurrando. «Chi capita incautamente in questo posto ha ben poche speranze di uscirne indenne.
Questo è il luogo dove albergano trolls, goblins, demoni, orchi e grimiri, creature mostruose e deviate che adorano terrorizzare soprattutto gli ingenui passanti e i turisti sprovveduti.
Non sapete quanti di questi poveri malcapitati stiano ancora girovagando nella Gola della Fatuità o sguazzando disperatamente nella torbida Palude di Gullit, la palude dei rimorsi.»

«E quell'agglomerato di caverne lì in fondo cos'è, invece?» domandò ancora il ragazzino.

«Quella è la Caverna delle Ombre e si trova nella regione di Estrania» rispose Archibald rabbrividendo. «Questa zona dell'isola appartiene all'esercito dei demoni, gli Akeron, spiriti diabolici che sorvegliano le ombre smarrite, rubate o pignorate.
Io, grazie al cielo, non sono mai stato costretto a visitare quei luoghi infelici, ma ho sentito dire da quei pochi che son tornati vivi da quell'infausto viaggio, che per riottenere la propria ombra gli Akeron sottopongano a prove terrificanti e che coloro che falliscono sono poi costretti ad abbandonare nella valle, oltre che l'ombra, anche la propria ragione».

«Sono loro che con Gobler hanno segnato la fine di Nobilius e l'inizio del terribile esilio» aggiunse Bagus.

«Oh, ma è terribile!» esclamò Kate coprendosi la bocca impressionata.

«E ora, intuendo la vostra prossima domanda...» disse Gustaf spostandosi lungo il tavolo, «vi rispondo che questa è Gozer, l'area più estesa e a sud dell'Isola di Ork e anche la regione più pericolosa del Mondo Contrario.
In questo luogo marcio, buio, pieno di tormento e oppressione dimorano i peggiori reietti del regno magico; hypnos, deliriae, ademors e ovviamente i temibili maghi neri... Creature magiche tanto infide quanto spaventose a cui è completamente sconosciuto il significato di pentimento e pietà. Sono esseri terrificanti animati da due unici scopi, quello di seminare e diffondere sofferenza e servire fino alla fine del tempo il loro perverso leader».

«Gobler vive qui, quindi?» chiese Kate con gli occhi pieni di preoccupazione.

«Vedete quel castello che sembra scrutare l'isola come l'occhio minaccioso di un ciclope?» domandò Gustaf.

I bambini guardarono con ansia il complesso di alte e cupe torri che svettava al centro di Ork e annuirono timidamente.

«Ebbene ragazzi, proprio qui, in uno degli specchi del castello di Abedhaar, nella spettrale città di Wijar, dimora il nostro acerrimo nemico» rispose Gustaf lanciando all'isola un'occhiata di disprezzo.

«Perché anche qui a Wijar c'è il simbolo della corona?» chiese Michael, indicando la sua forma impressa sulle mura di cinta del castello.

«Perché è qui, nella sue antiche fucine incantate, che è stata creata la seconda corona del Mondo Contrario: la potente Corona di Gozer per l'appunto.» gli rispose Archibald.

«Un'altra?» disse Michael sorpreso.

«Quindi esistono due corone!» concluse Peter.

«Tre, per la precisione» rispose Bagus. «La Corona di Edenal, di cui vi abbiamo già accennato, appartenente alle popolazioni di maghi bianchi e a tutte le creature che utilizzano la magia a fin di bene. La Corona di Gozer, appartenente ai maghi neri e a tutte le creature malefiche di Ork. E infine la Corona di Aragor, simbolo dell'unione tra il mondo mortale e quello magico, forgiata a Mortalia, ma custodita un tempo dai coboldi nella città di Obet nella regione di Eschibò, questa confinante a Nord con la Foresta incantata di Labyrium, a Sud con Eldor, e ai suoi lati dai fiumi Elixir ed Encantom.» quindi terminò picchierellando il gigantesco orologio nella piazza centrale della città.

«E queste tre corone...» chiese Michael incapace di contenere la sua eccitazione, «sono... ehm, come dire...corone speciali?»

«Oh, molto... molto speciali, mio caro ragazzo!» gli rispose con enfasi Bagus. «Fanno parte del leggendario Tesoro di Goram

«Oooh!» esclamarono affascinati i ragazzini.

«Il tesoro di Goram...» ripeté in un sussurro anche Theodora, scambiandosi occhiate d'interesse e complicità con Chester.

«Quali poteri hanno esattamente?» chiese Michael affamato di notizie.

«La corona di Edenal offre preveggenza, la corona di Gozer onnipotenza e la corona di Aragor l'immortalità.» rispose Bagus. «Ma questi doni possono essere ottenuti solo unendo i monili stregati incastonati nei tre diademi.»

«Questo significa che bisogna necessariamente avere tutte e tre le corone per ottenerne i poteri» disse Peter.

«Esattamente!» confermò Bagus.

«Non sorprende che Gobler voglia impossessarsene» disse Michael mentre scrutava una combriccola di trolls in miniatura divertirsi a trasformare in pietra tutti i viandanti che finivano sul loro sentiero.

«E dove si trovano adesso?» chiese Kate, continuando a sbirciare ovunque senza sosta.

«Come dicevo, sono assieme al resto del tesoro» rispose il mago adombrandosi nuovamente. «In un posto segreto che, purtroppo, nessuno è mai riuscito a trovare.»

«Nessuno... tranne Nobilius, che, però per ovvie ragioni, non può più aiutarci!» disse Archibald, mentre versava un liquido fumoso, azzurro e dall'odore pungente in alcuni calici su un tavolino. «Qualcuno gradisce scaldarsi la gola con un po' di Succo Bacucco?» disse quindi sollevando l'ampolla nelle sue mani.

Ma nessuno sembrò aver voglia di bere lo strano intruglio.

«Ehm, n-no grazie. Sto bene così!» si affrettò a rispondere Peter, osservando quella bevanda così poco attraente.

«L'azzurro non è il mio colore. Ma grazie comunque per l'offerta» rispose Michael, agitando le mani in segno di rifiuto.

«Magari un'altra volta» rispose gentile Kate.

«Tornando al nostro viaggio...» Gustaf riprese il suo racconto. «Non ci resta che parlare dell'ultima regione del Mondo Contrario: l'Isola di Enigmor» e con un ampio gesto della mano mostrò la zona più a est del continente magico.

I ragazzi, Theodora, Chester ed Ernesto volsero lo sguardo su di un'isola collegata alla Foresta di Labyrium attraverso un ponte faraonico.

Il panorama era tutt'altro che seducente; l'isola, circondata dalle acque violacee del fiume Encantom, era attraversata da un intrico di sentieri. Alcuni di questi si sbrogliavano come fili di una matassa lungo gli aspri promontori disseminati di abitazioni lugubri e deformi, altri si avvinghiavano, come artigli su una preda, lungo i fianchi accidentati di strane montagne dalle punte arricciate e altri ancora si muovevano sinuosi come serpenti fino a una vasta gora abbruttita da una stravagante vegetazione dalle tinte luttuose.

«Un posto davvero inquietante!» commentò Peter.

«Condivido!» convenne Michael. «Decisamente poco adatto per una vacanza familiare!»

«Chi ci vive qui?» chiese incuriosita Kate.

«Beh, di sicuro qualcuno con uno spirito allegro e ottimista!» rispose sarcastico Michael.

«Enigmor è un posto davvero peculiare, cari ragazzi, dove nulla è realmente come sembra...» disse Bagus. «L'accesso ai suoi luoghi magici è possibile solo attraverso compromessi, prove e baratti e l'ottenimento del sapere qui custodito richiede sacrificio, tenacia e umiltà»

«Come dicevo, appunto... un posto per "allegroni"» ribadì Michael.

«La città più famosa si chiama Draken» continuò il mago. «Qui s'incontrano soprattutto streghe, fantasmi, ghul, conosciuti anche come gli spiriti-indovini e le fobiae che sono invece i leggendari mostri-guardiani dell'isola» disse mentre con la mano cercava di disperdere la tetra nebbia che avvolgeva gran parte del luogo.

«Ma come dicevamo all'inizio, non fatevi ingannare dall'apparenza» intervenne Archibald. «Nonostante il paesaggio spoglio e scialbo, l'isola cela anche posti piuttosto gradevoli da visitare come la città di GranBazar dove si svolge l'annuale Mercato delle Occasioni Perse. Il Villaggio di Baruffa con l'ameno quartiere di Sottosopra. Il Paese di Cartafesta. L'Angolo delle Ciance. Il Lago delle decisioni rimandate, la Valle dei Favori Mai Ricambiati, il Regno di Astrusia, il Passo dei... »

«Sì, grazie tante, Archibald! Credo che possa bastare così!» lo interruppe indelicatamente Gustaf.

«Ehm... certo, certo!» rispose il fratello, abbassando lo sguardo e fingendo di stirare le pieghe della sua veste.

«Bene, credo proprio che la nostra guida attraverso le terre del Mondo Contrario possa ritenersi conclusa. Ora è tempo di pianificare le nostre prossime mosse» disse Gustaf, congiungendo le mani in preghiera.

«Coff... Coff!» Theodora finse un colpo di tosse per sottolineare finalmente la sua presenza.

Solo allora i tre maghi si accorsero delle due figure che campeggiavano con Ernesto vicino alla scala.

«Non credo di avere il piacere di conoscere le persone alle vostre spalle» disse Gustaf, guardando diffidente i due sconosciuti.

«Oh, ma siamo proprio degli sbadati! Presi com'eravamo dalle storie sul Mondo Contrario ci siamo completamente dimenticati di fare le presentazioni» si affrettò a dire Peter. «Questa è la signora Theodora Horrocks e quello che vede al suo fianco è Chester, il suo fedele, ma poco loquace, maggiordomo».

«Dobbiamo ringraziare loro se adesso siamo qui a Shadows Hill a parlare con voi, invece che nelle grinfie di una perfida signora-gufo!» aggiunse Kate.

«Be', in questo caso... Piacere di fare la vostra conoscenza!» rispose Archibald, sollevando il calice e bevendone per la seconda volta il suo contenuto maleodorante.

«Se siete amici dei Moffet, allora siete anche nostri alleati!» disse amichevolmente Bagus invitandoli ad avvicinarsi al tavolo.

«Davvero molto, molto, MOLTO grata e onorata» disse Theodora stringendo calorosamente la mano di Bagus. «Grande fan!» disse shakerando, poi, quella libera di Archibald. «Al suo umile servizio» disse, strizzando infine la mano di Gustaf e abbozzando un rispettoso inchino.

«lmznuo» si limitò a mugolare Chester.

«Bene... ehm... sì, grazie davvero...» riprese a parlare Gustaf, mentre tentava di liberarsi dall'energica stretta. «Quindi, dicevamo sul da farsi...» 

«Comandatemi, grande mago» debuttò Ernesto, che nel frattempo aveva ripreso oltre che al fiato anche il suo normale, roseo colorito.

«Uhm...» Gustaf era pensieroso. «La situazione è estremamente delicata. Dobbiamo agire con cautela. Vedete...» disse il vecchio mago, poggiando il suo indice tremante sulla porzione della mappa che riproduceva il centro di Londra, «l'enorme calderone comparso qui, in Trafalgar Square, è chiamato nel Mondo Contrario la Pignatta del Malaugurio e credetemi sulla parola... nessuno vuole vedere ciò che può uscirne».

«Cosa possiamo fare?» chiesero i ragazzi.

«Temo che a questo punto lo scontro sebbene sgradito sia dolorosamente inevitabile» il mago rispose mostrando un'espressione addolorata.

«Cosa volete che faccia?» chiese ancora una volta Ernesto.

Gustaf rimase qualche attimo in silenzio con lo sguardo fisso su Wijar. Poi lo guardò dritto negli occhi e rispose deciso.

«Raduna tutti i maghi adulti e tutte le creature magiche nostre alleate in possesso di bacchetta e licenza magica certificata. Ci divideremo in due gruppi: una parte andrà a Londra per difendere i mortali e una parte resterà a proteggere tutte le zone di passaggio».

«Parto immediatamente!» disse Ernesto dirigendosi veloce verso le scale.

«Manda anche un postino magico al castello di Hamelot» aggiunse poi. «Bisogna avvisarli del nostro imminente arrivo e informarli di tenersi pronti per lo scontro.»

«Sarà fatto!» rispose solerte il barbiere, scomparendo subito dopo nella tromba delle scale.

«Non sarà una guerra facile da vincere, questa!» disse Gustaf continuando a guardare preoccupato il mondo in miniatura davanti a sé. «Abbiamo di fronte un nemico senza coscienza. E si sa, chi non ha coscienza ha il vantaggio di non provare rimorso o rimpianto nemmeno per la più vile e ripugnante delle azioni.
Gobler farà qualunque cosa pur di appropriarsi del tesoro e conquistare Mortalia e il Mondo Contrario. Perfino devastare l'intero regno e sterminare le sue popolazioni!»

«Eppure ci deve essere qualcosa che possa arrestare o indebolire i maghi neri» disse Bagus furente. «Un modo per metterci in vantaggio!»

«Toc-Toc... scusate se mi permetto, esimi e illustri stregoni...» disse Theodora sfoggiando goffamente un altro inchino, «la situazione è oggettivamente e paurosamente ingarbugliata... non c'è molto da discutere su questo punto... ma... be', ecco... forse, noi abbiamo qualcosa che potrebbe facilitare questa impresa!»

«Voi?» chiese Gustaf guardando i ragazzini con la fronte aggrottata. «Di cosa state parlando?»

«Di un asso nella manica, mio caro signor Puddleclock!» rispose Theodora con un sorriso ammiccante. «Di un bel, paffuto asso nella manica!» 

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