La Roccia di Alidoro

I tre fratellini, Theodora e Chester raggiunsero il Mondo Contrario utilizzando i biglietti trovati nel baule stregato di Julius Viceversa.
Per fortuna, questa volta non furono costretti a visitare cimiteri durante l'orario di chiusura o ad assistere a strambi rituali che implicavano fantasmi di buffe signore che facevano comparire strade dal nulla.
Per arrivare nel Regno Magico bastò loro obliterare il biglietto sotto il lume di un lampione acceso davanti a una vecchia libreria e passare sotto la scala lasciata aperta su uno dei marciapiedi in Craven Passage, nel centro di Londra, così come indicavano le istruzioni scritte sui loro talloncini.

«E così questo sarebbe il famoso Mondo Contrario!» esclamò sognante Theodora a traversata avvenuta. «È davvero sorprendente!» aggiunse guardando sempre più incantata lo strano paesaggio che la circondava.

«Lo dice adesso, ma mi gioco la mia armata di soldatini alieni che tra qualche miglio cambierà idea!» esclamò Michael, mentre ruotava la testa a destra e sinistra, picchiettandosi il mento perplesso; avrebbe scommesso le sue scarpe da basket migliori che le sculture in pietra ai lati della strada non fossero più dove erano prima, così come anche gli alberi dai tronchi a ghirigori e le casette dai tetti a campanula che pendevano dai rami.

«Ehi, ma sbaglio o queste zucche non erano qui poco fa?» disse Peter, avvicinandosi agli ortaggi al bordo della strada. «Che abbiano le gambe?»

«Anche la strada si muove!» aggiunse Kate proprio nel momento in cui una delle mattonelle che lastricavano il sentiero cambiava di posto con quella affianco. 

«Ah-Ah! Sapevo di non averlo immaginato!» Michael si sentì stranamente rincuorato quando anche una fila di cespugli a forma di piede si spostò sotto i suoi occhi. 

«Ftklmp lmportdf!» con uno dei suoi inarticolati versi, Chester attirò l'attenzione dei ragazzi verso un segnale posto poco più avanti.

«Uhm... Credo che in questo luogo non ci sia niente che rimanga dove dovrebbe, fragoline» li informò Theodora dopo aver consultato il cartello indicato dal maggiordomo. «A quanto pare siamo finiti sulle Terre Mobili di Pedum uno dei territori della regione di Kobol!» e tamburellò l'indice sulla mappa che vi era affissa sopra.

«E adesso cosa facciamo?» chiese Kate saltellando sui mattoncini in movimento. 

«Gftulmopch nughrds» Chester grugnì una nuova sfilza di consonanti.

«Non è una cattiva idea, mio utile collaboratore! Non è una cattiva idea» esclamò Theodora, rovesciando il copricapo e facendo scivolare per terra gli oggetti incantati. «Quel mago... ehm...  Norbertus...»

«Nobilius!» la corresse Kate.

«Nobilius, certo stella, certo... ehm... Quel Nobilius vi ha fatto recapitare questi aggeggi magici per aiutarvi a trovare il tesoro. Giusto? Beh, questo mi pare il momento azzeccato per usarli!»

«Chissà, forse possiamo provare a consultare la Mappa del Matto» suggerì Peter. Quindi raccolse la pergamena dal mucchio e iniziò a puntarla in ogni direzione. Con enorme disappunto, però, alle pieghe che ne rigavano la sbiadita superficie non si aggiunse nessun indizio. «Come non detto, ragazzi... La carta tace».

«Beh, almeno adesso sappiamo che la nostra meta non è paraggi» disse Michael, sollevando da terra l'Orientem e ruotando la testa sorridente dello gnomo fissata su uno dei dischi.
Dopo un paio di giri, così come era accaduto la volta precedente, la lancetta si fermò e lo gnomo annunciò il suo messaggio: 

Oh-Oh! La sorte non vi conduce in nessun luogo.
L'Orientem non può pronunciarsi riguardo al Tesoro di Goram.

«Sul serio?» sbraitò Michael frustrato, sbatacchiando l'arnese come un sonaglio.

«...e possiamo scartare anche questo» concluse Theodora, infilando l'oggetto incantato nel suo copricapo.

«Proviamo a chiedere aiuto a Melidir, allora!» propose Kate, prendendo lo specchio e strofinandone il manico. Quindi ripeté le parole magiche pronunciate dai signori Puddleclock:

Melidir, Melidir, spirito dello specchio, rizza l'orecchio e appari ché di te c'è bisogno parecchio...

Melidir, Melidir, spirito dello specchio, rizza l'orecchio e appari ché di te c'è bisogno parecchio...

Melidir, Melidir, spirito dello specchio, rizza l'orecchio e appari, per favore, ché di te c'è bisogno parecchio...

D'un tratto, l'immagine di Kate scomparve dalla faccia riflettente del portentus e da una nube cerulea al suo interno spuntò un viso allegro con naso e gote tondi come prugne.

«Sono Melidir signore dello specchio, qualcuno lo soccorso mio ha invocato o m'incomodate per lo solo dispetto?» disse lo spirito con una voce squillante.

«Sì, caro Melidir! Ti abbiamo chiamato noi» rispose gentile la bambina. «Avremmo tanto bisogno del tuo aiuto».

«Remora niuna, alloraRivelate quel che lo cerebro arrovella e io vi aiuterò di certo, mia dolce pulzella!» rispose lo spirito disponibile.

«Siamo alla ricerca del magico Tesoro di Goram, ma non sappiamo davvero da dove iniziare. Tu puoi darci qualche indicazione?» chiese Kate accarezzandogli delicatamente la cornice.

«Oh, quel che chiedete è puro mistero e delli pericoli, son scevro di dubbio, è anco foriero.
In assai l'han cercato, ma sempre invano; persi longo lo cammino o rincasati con niuna cosa in mano. 
Con lo dispiacere in petto ammetto la mia ignoranza, ma timore non abbiate, non vi abbandono con noncuranza.
Qualcuno che briciole di sapere ha esiste e quel qualcuno è lo gobbo dotto con lo nome Mefister».

«Mefister?» ripeterono Peter e Michael contemporaneamente.

«E dove lo possiamo trovare?» chiese ancora Kate.

«Oh, non distante, mia bella damigella! È da qui a meno del tramontar dello sole» spiegò Melidir. «Prendete di Morfos lo sentiero e percorretelo financo all'incrocio del Buonsenso, che ravvisar potrete dalla Fontana delle Scelte collocata allo suo centro. Da lì, proseguite per la retta via verso la grande Roccia di Alidoro che superare dovrete osservando le regole che reclama la buona creanza. Riconquistate quindi lo sentiero sul quale li piedi si movean e seguite fedeli le impronte delli sapienti; codeste vi condurranno senza errare alle porte di Vegentis».

«...al-le por-te di Ve-gen-tis... e punto» ripeté Theodora, annotando le ultime informazioni su un taccuino con la punta della lingua che le spuntava da un angolo della bocca.

«Grazie infinite Melidir, ci sei stato di enorme aiuto!» disse Kate facendo un inchino in segno di gratitudine.

«Nulla che non rientri nelli doveri di uno spirito dello specchio, mia gentil fanciulla!» quindi chinò il capo in segno di commiato e scomparve dentro una nuova nuvola di fumo.

«Bene truppa, gambe in spalla! Vegentis ci attende» esortò Theodora sempre più eccitata, ma il piede sollevato per compiere il primo passo, invece di toccare suolo come avrebbe dovuto, le rimase appeso a mezz'aria.

«Ehi-Ehi-Ehi!» si udì provenire da uno degli alberi. 

La comitiva, colta alla sprovvista, si guardò istintivamente attorno.

«Chi ha parlato?» chiese Michael spiando tra le fronde degli alberi color rosa fenicottero

«Un po' più su... un po' più a destra...» lo istruì la voce sentita poco prima, «adesso un po' più giù... a sinistra... A SINISTRA HO DETTO... eeeee voilà, eccomi qui in tutto il mio splendore!» la testa di un folletto dall'aria furbetta fece capolino dalla finestra di una delle casette appese ai rami. Sul suo minuscolo porticato c'era un cartello con su scritto: Baratto guardia dei confini magici di Kobol.

«Ah... sei stato tu!» disse Michael poco colpito dalle sembianze della piccola creatura.

«Ho avuto pubblici più calorosi, ma... sorvoliamo» disse il folletto risentito. «Potreste dirmi dove andate con così tanta premura?»

«E perché t'interessa saperlo?» chiese Michael diffidente.

«Perché in base alla vostra destinazione c'è un gabello da pagare, caro abitante di Mortalia» gli rispose il folletto.

«Se è solo per questo, non c'è alcun problema!» intervenne subito Peter, facendo segno alla signora Horrocks di passargli il sacco con il denaro. «Ci dica pure quanto le dobbiamo e salderemo subito il nostro debito».

«Se ho sentito bene, dovete recarvi a Vegentis. Giusto?» disse il folletto.

«Sì, è proprio così» confermò Kate.

«Oh, ma questa è davvero una bella tratta!» esclamò sfregandosi le mani esultante. «Dunque... due per due, più sei per sei, meno otto, più questo, diviso quello, per la radice quadrata di rapa druida...uhm... fanno cinquemilacentroventitré draloni, centoventi lunari e ventotto stellini. Il servizio stradale di Kobol vi ringrazia calorosamente e vi augura un viaggio sereno e sicuro!» quindi ruotò una manovella e ammainò un cestino dove riporre la somma annunciata.

«Ha forse perso qualche bullone?» sbottò Michael. «Quella che chiede è una montagna di soldi».

«Già, è quasi tutto ciò che abbiamo» protestò anche Peter.

«Beh, mi spiace, ma non sono mica io che faccio le regole. È tutto scritto qui! Vedete?» e mostrò il foglio che aveva nelle mani, ma così velocemente che nessuno di loro riuscì a leggere cosa c'era scritto sopra. «Io non faccio altro che attenermi alla legge. Solo ed esclusivamente, perché io sono uno che si attiene, quando c'è bisogno d'attenersi. Attenersi è buono, giusto e onesto».

«Roba da matti!» continuò a lamentarsi Michael, abbandonando di malavoglia il denaro nel cestino. «Evidentemente l'avidità non è un tratto di noi soli mortali».

«Ehm... Prima che partiate per il vostro peregrinaggio, potrei darvi un consiglio?» chiese il folletto dondolandosi ora sulla corda a cui era legato il cestino.

«E in cambio di questa informazione cosa vuole? Una coppia di molari?» rispose Michael tagliente.

«No, no! Questo avviso lo offro gratuitamente» lo rassicurò il folletto mentre infilava anche l'ultima banconota magica nella sua piccola abitazione. «Concentratevi solo sulla vostra destinazione e non fatevi distrarre da nulla durante il viaggio. Il sentiero di Morfos è un po' ballerino. Potrebbe cambiarvi sotto i piedi e condurvi chissà dove».

«Lo terremo presente. Grazie tante, signor Baratto» rispose Kate con la sua inconfondibile dolcezza.

La comitiva riprese, dunque, il cammino verso la nuova tappa seguendo scrupolosamente le indicazioni fornite da Melidir e dopo una lunga marcia si ritrovò a un incrocio e una grande fontana il cui fondale era ricoperto da strati di miserini.

«Bene, questa deve essere la Fontana delle Scelte» disse Theodora rileggendo le sue annotazioni.

«Ehi, date un po' un'occhiata a questa targa!» disse Michael esaltato.

Sei confuso o indeciso? 
Lancia un miserino di spalle nella fontana e ricevi un avviso.

P.S. Le monete lanciate sono proprietà imprescindibile del demanio di Kobol.
Per eventuali reclami rivolgersi al folletto Baratto all'inizio del sentiero.

«Che ne dite di provare?» propose Michael, frugandosi nelle tasche in cerca di una delle ultime monete rimaste.

«Uhm... Io dico di proseguire» disse Theodora dubbiosa. «Non abbiamo molto tempo e in più Melidir non ha fatto alcun accenno al fatto di fermarsi a tirare monete».

«Beh, lanciare una moneta non porta via tanto tempo e Melidir non ha nemmeno proibito di farlo, se vogliamo essere precisi» replicò Michael.

«Inoltre l'avviso potrebbe aiutarci» si unì Kate.

«Non è un'idea così malvagia, in fin dei conti» aggiunse Peter.

«Bntgklim opght uyikl bli» concordò Chester.

«E va bene, se proprio ci tenete... ma fate alla svelta e se qualcosa va storto state pur certi che non vi risparmierò vagonate di "ve l'avevo detto io". Ok?» disse la cartomante alzando le mani in segno di resa.

Michael si dispose di spalle alla fontana con al centro una fata attempata in marmo con un copricapo che spruzzava un liquido verdastro scoppiettante; la fata, dalla folta criniera bianca, aveva il viso contratto e teneva stretta nella mano destra un salvadanaio con scritta sopra la parola QUESTO e nell'altra uno con sopra la scritta QUELLO.

«Uno, due e... tre!» esclamò Michael quindi gettò la moneta alle sue spalle.

Quando il miserino toccò il fondo della fontana, il liquido nella vasca s'increspò per un attimo e poi sulla sua superficie si materializzò un messaggio.

«Le scelte son spesso ardue e inevitabili. Scegliere sì, ma cosa? Ciò che si vuol più ardentemente o l'alternativa più coraggiosa? Questo dice la fontana: prendete sempre la decisione che riflette la parte di voi più vera, nobile e generosa» lesse ad alta voce Peter. «A cosa si riferirà secondo voi?»

«Difficile dirlo» rispose Michael facendo spallucce.

«Non saprei proprio!» esclamò Kate scuotendo la testa.

«Visto? Cosa vi avevo detto? Questa storia della fontana è solo una gran perdita di tempo. Questo messaggio non ci avvicina di un solo passo al tesoro» disse Theodora. Quindi smosse l'acqua verdastra, facendo scomparire la scritta. «Su, fringuellini! Rimettiamoci in marcia».

Senza polemiche i ragazzini e Chester ripresero a seguire Theodora sul sentiero di Morfos e dopo qualche dosso e qualche curva la strada, così come predetto dal signore dello specchio, s'interruppe davanti a una grande roccia a forma di ippogrifo addormentato chiusa sui due lati da un'interminabile muraglia.

«Ed ecco la grande Roccia di Alidoro!» esclamò Pieter. 

«Uhm» mugolò Theodora, riflettendo sulla situazione. «La strada s'interrompe ai piedi di questa roccia, ciò significa che per proseguire dobbiamo aggirarla o spostarla in qualche modo. Non vedo altre opzioni...»

«FLAUTI MAGICI, TROTTOLE DELLE ORE FASULLE, OCARINE INCANTATE, COPPE DELL'ABBONDANZA, MONILI DEL BUON AUSPICIO, TAMBURI DI JAFAR... TUTTO, DICO TUTTO, A PREZZO STRACCIATO!» urlò d'un tratto un sorridente ed emaciato vecchietto, avvolto in un lungo mantello sbrindellato, che trainava un carretto strapieno di carabattole.

«E questo qui da dove salta fuori adesso?» si chiese Michael guardandolo sorpreso.

«Toh! Ma quanta bella gente vedo qui radunata. Questo deve essere il mio giorno fortunato» disse esultante l'anziano venditore, mentre si approssimava alla comitiva. «Interessa per caso un carillon di narciso o un paio di nacchere delle chiacchiere? Si dà il caso che ne abbia alcune di squisite fattezze a un prezzo as-so-lu-ta-men-te ridicolo».

«Grazie tante buon uomo, ma siamo a posto così!» rispose sbrigativa Theodora.

«Allora, forse, potrebbe interessare questa...» disse il commerciante senza scoraggiarsi e prese una gruccia di legno da una scatola decorata. «È davvero utile, sapete, e costa solo cinque draloni».

«No, davvero, non siamo interessati!» rispose Theodora, cercando di mantenere la calma.

«Aspetti, mi voglio rovinare! Per lei, e solo per lei bella signora, faccio oggi un prezzo senza precedenti: due draloni e la gruccia appendi-scaramuccia è tutta sua!» propose nuovamente il vecchietto.

«Siamo spiacenti signore, ma nelle tasche non ci rimangono altro che un paio di hogors!» gli spiegò gentilmente Peter. «Non possiamo permetterci nessuno dei suoi articoli, purtroppo».

«Ah, disdetta delle disdette! A quanto pare, mi attende un altro giorno di magra... beh, almeno non perderò la mia linea» esclamò l'uomo riponendo la strana mercanzia sul carretto senza perdere il suo buon umore. «Perdonatemi se vi ho importunato e vi auguro comunque una lieta giornata» disse sospirando. Quindi tirò su il moccio che gli colava dal naso arrossato, ruotò il pesante carretto e riprese lentamente il suo viaggio cantilenando a squarciagola l'elenco delle cianfrusaglie in vendita.

«Che tristezza!» esclamò dispiaciuta Kate. «Non possiamo lasciarlo andare via così, a mani vuote. Lo avete sentito anche voi, quel poveretto non mangia da giorni!» 

«Kate, purtroppo, non abbiamo niente da offrirgli» le rispose Peter. 

«Già! E se non raggiungiamo in fretta Vegentis, presto saremo noi a dover mendicare cibo per strada» le rispose pratico Michael.

«Ma è così ingiusto!» la bimba aveva le lacrime agli occhi.

«Lo so, nocciolina! Ma in questo momento abbiamo tra le mani problemi ancora più grossi di questo da affrontare» le disse Theodora carezzandole amorevolmente la testa.

«Un attimo!» s'illuminò d'un tratto Peter. «Possiamo chiedere aiuto a un postino magico!»

«Buona idea, ma come intendi pagarlo? Con banconote della simpatia e spiccioli di gratitudine?» gli fece notare Michael, mentre mostrava le ultime quattro monete raggruppate nel palmo della sua mano. «Con queste, stai pur certo che nessun postino magico si scomoderà mai per noi».

«Però, possiamo usare le nostre bacchette magiche!» propose Kate. «Tra gli incantesimi di base ci sarà pure qualcosa che può aiutarci».

«Usare la magia è troppo rischioso!» le ricordò Peter. «Se i maghi neri si accorgono che siamo sul suolo magico, siamo in un vero mare di guai!»

«Allora, regaleremo al vecchio commerciante uno degli oggetti incantati di Nobilius» propose la bimba senza darsi per vinta. «Sono pezzi rari e valgono di sicuro una fortuna. Non gli sarà difficile piazzarli a qualcuno e racimolare un po' di denaro per una zuppa e un tozzo di pane».

«Kate, non puoi essere seria! Quegli oggetti sono l'unica cosa che ci può aiutare a trovare il tesoro. Non possiamo regalarli a un perfetto sconosciuto, per quanto ne abbia bisogno» Michael provò a mostrarle le cose in prospettiva.

«Beh, troveremo il tesoro anche con un oggetto in meno!» replicò la sorellina. «Non possiamo lasciar morire di fame quel povero vecchietto» e guardò tutti con occhi pieni di compassione.

«Ah, accidenti! Gli occhi da cerbiatto orfano no» esclamò Michael, non riuscendo a resistere al suo sguardo addolorato.

«Ce la siamo cavata in situazioni peggiori di questa. Immagino che ce la caveremo anche con un aiuto in meno!» disse Peter strizzando un occhio alla sorellina.

«Bvqsd fghujkl montdfgh!» condivise Chester.

«Allora, zuccherini... Se siete tutti d'accordo, daremo al venditore ambulante uno degli oggetti magici di Norbertus» disse la cartomante, capovolgendo nuovamente il suo copricapo.

Kate studiò gli oggetti per un attimo, ne scelse uno e poi scodinzolò veloce e contenta verso il commerciante.

«Signore, aspetti!» gli gridò sbracciandosi a più non posso.

«Oh, bella sirenetta. È successo forse qualcosa?» disse l'uomo preoccupato, mentre arrestava il carretto.

«No, no, va tutto bene!» lo rassicurò la bimba. «Volevamo solo offrirle questo» disse mostrandogli l'Orientem che stringeva nella mano.

«Oh, per tutte le rarità!» esclamò l'uomo sgranando gli occhi. «Ma questo... questo è un vero Orientem» disse mentre si rigirava l'oggetto in mano incredulo.

«Forse può riuscire a venderlo nel prossimo villaggio che incontra» gli disse Kate.

«Nessun forse, mia generosa signorina! Sono certo che ci sono dozzine di estimatori interessati ad acquistare un oggetto eccezionale come questo, ma...» l'uomo s'interruppe e le restituì il portentus.

«Ma cosa?» chiese Kate confusa.

«Io-io... non posso davvero accettare. Sul mio carretto non ho nessun articolo da poter offrire in cambio che valga così tanto!» disse l'uomo imbarazzato. «I miei sono solo souvenirs di poco valore... Non possiedo altro».

«Oh, ma non importa!» lo tranquillizzò la bambina. «Non abbiamo bisogno di nulla, davvero. Se il nostro dono può aiutarla, saremo già felici e soddisfatti» e gli rimise l'oggetto incantato nelle mani. «Lo tenga, la prego!»

Sul viso rugoso e scarno del vecchietto scivolò una lacrima e il suo grosso naso divenne ancor più rosso di quel che era prima.

«Nessuno... nessuno mai è stato tanto caro con me» disse l'uomo interrompendosi di nuovo per tirare su con il naso e liberarsi del groppo che aveva in gola. «Non sono sicuro di meritare tanta gentilezza e benevolenza...» disse stringendole una mano grato.

«Non dica così! Nessuno dovrebbe soffrire fame e freddo, nemmeno chi crede di non meritare alcun aiuto o alcun favore» gli rispose Kate.

Il vecchietto strinse al petto il portentus e la guardò con uno sguardo pieno di amore e riconoscenza.

«Va bene, allora! Accetto volentieri il suo generoso dono, però, mi consenta di lasciarle qualcosa in mio ricordo» e iniziò a frugare animatamente tra tutte le bagatelle che affollavano il suo carretto. «Questo non è... Questo non serve a niente... Questo occupa solo spazio... Questo è meglio perderlo che trovarlo... Ah-Ah, eccoti qui!» esclamò il nonnetto, impugnando nelle sue scarne mani una tromba di ottone luccicante e un vecchio spartito. «La Tromba di Eustaffio! Questo è l'unico pezzo di pregio del mio assortimento e voglio che l'abbia lei» e le porse fiero lo strumento e il pezzo di carta. «Son certo che prima o poi le potranno essere utili!»

«Oh, grazie, grazie davvero!» disse Kate entusiasta, quindi gli tirò una manica per farlo chinare, si sollevò sulle punte e gli scoccò un bacio sulla guancia. «Stia pur certo che li conserverò gelosamente!» quindi corse via salutandolo con la manina.

«Che la sorte vi arrida, cari ragazzi!» disse il vecchio venditore sorridente. «E che possiate trovare durante il vostro viaggio ciò che anelate!» quindi si voltò e riprese a trainare il suo pesante carretto, elencando a tutta voce la sua misera mercanzia.


* * * * * * * * * * * * * 


«Non capisco davvero cosa bisogna fare per oltrepassare questo ammasso di pietra!» esclamò Michael, spingendo la roccia con tutte le sue forze. «Eeee... Pfff! Niente, questo accidentaccio non vuole proprio saperne di spostarsi dal suolo!» e si buttò a terra vicino ai due fratelli.

«Abbiamo provato di tutto, ma niente sembra funzionare!» esclamò Peter sconfortato. «Questa sta per trasformarsi nella caccia al tesoro più breve della storia!»

«Ehi, cosa sono quei musi lunghi? Non vi starete mica già arrendendo?» disse Theodora guardando il gruppo demoralizzato. «Questo è solo un piccolo contrattempo. Ne verremo fuori, vedrete pargoletti!»

«Signora Horrocks, lo ammetta anche lei! L'inizio di questo viaggio non è di certo dei più promettenti» disse Michael, mentre seduto per terra tirava con aria sconfitta sassolini oltre i cespugli ai lati del sentiero. «Siamo in marcia da meno di un giorno e siamo già squattrinati, affamati, con un oggetto magico in meno e davanti un sentiero bloccato... Insomma, una vittoria schiacciante su tutti i fronti».

«È vero, però, abbiamo questa splendida tromba!» esclamò Kate, cullando delicatamente lo strumento nelle sue braccia.

«Oh, certo dimenticavo la famigerata Tromba di Eustaffio! Adesso, mi sento un pizzichicchio più ottimista» rispose il fratello, continuando a lanciare sassolini colorati.

«No... un attimo... non può essere così semplice!» esplose Peter, saltando in piedi come se il suo posteriore fosse su una griglia incandescente.

«Che cosa c'è?» gli chiese Theodora.

«Cosa non può essere così semplice?» gli domandò Michael.

«Yrzerdfvbnhjk?» chiese nella sua incomprensibile lingua Chester.

Ma invece di rispondere alle loro domande Peter ne pose in fretta una alla sorellina.

«Kate, come s'intitola la melodia scritta sullo spartito che ti ha dato il vecchio venditore?»

«Uhm... La Canzone del Gallo. Perché?» domandò la bimba.

«Già, perché?» chiesero Theodora e Michael contemporaneamente.

«Davvero? Ve lo devo davvero spiegare?» chiese Peter, facendo intendere che la soluzione era praticamente già sotto i loro nasi.

«Ehm... Ti è forse venuta voglia di ballare, biscottino?» chiese Theodora increspando un sopracciglio. «Non mi sembra il momento più adatto, ma quando vien voglia, vien voglia...»

«Signora Horrocks, la prego, non gli metta strane idee in testa!» si affrettò a dire Michael. «Sentirlo cantare è spaventoso, ma vederlo ballare è un'esperienza a dir poco traumatizzante!» e storse le labbra inorridito al ricordo della sua precedente festa di compleanno.

«Oh, santa pazienza... No, che non voglio ballare!» rispose Peter stremato. «Il messaggio nella fontana, la Tromba di Eustaffio, la Canzone del Gallo, l'ippogrifo addormentato... È tutto collegato. Capite, adesso?»

«Vuoi forse dire che è una sorta di prova?» chiese il fratello.

«Proprio così!» rispose Peter.

«Se è come dici tu, quindi...» disse la cartomante, lasciando la frase in sospeso.

«...la melodia suonata con la tromba magica può svegliare l'ippogrifo!» terminò per lei Kate.

Peter fece un lieve segno di assenso con la testa.

«Penso che sia arrivata l'ora di rispolverare le tue nozioni di solfeggio e metter a frutto le tue lezioni di bassotuba, cara sorellina!» disse poi dando a Kate un paio di amichevoli pacche sulla spalla.

«Quando si dice che lo studio di uno strumento musicale potrebbe esserti utile in un futuro, non immaginavo ci si riferisse al fatto di svegliare ippogrifi addormentati nel bel mezzo di un sentiero stregato» disse Michael incredulo. «Mai mettere limite al possibile, a quanto pare».

«Allora, sei pronta?» chiese Peter alla sorellina, mentre le manteneva lo spartito davanti agli occhi.

«Fratello, io sono nata pronta!» disse la bambina. Quindi si posizionò davanti alla roccia e poi, senza indugiare, iniziò a soffiare e premere sui pistoncini dello strumento; immediatamente, tutt'intorno, andò diffondendosi una vispa e cadenzata melodia. I fiori, i cespugli e le fronde degli alberi iniziarono a ondeggiare a tempo, le statue ai bordi del sentiero iniziarono a dondolare a suon di musica e le mattonelle del sentiero a spostarsi ritmicamente. Tutto attorno a loro era un gioioso fermento e lo rimase fino a quando l'effervescente melodia non terminò.

Quando Kate, infatti, suonò le ultime note della canzone ogni cosa  si arrestò e dalla campana della tromba incantata fuoriuscì una scia di polvere brillante che frullò sopra le loro teste e si depositò delicatamente sul sentiero. Dopo qualche attimo, il cumulo di polvere prese la forma di un grosso gallo dorato che, dopo aver zampettato simpaticamente qui e lì, si piazzò davanti all'ippogrifo e iniziò a "cantargliele" di santa ragione.

CHICCHIRICHÌ razza di pigrone, è ora di svegliarsi! È quasi mezzodì!
CHICCHIRICHÌ non fare il perdigiorno e apri quelle orecchie,
tempo di sonnecchiare non è di certo altresì! 
CHICCHIRICHÌ, CHICCHIRICHÌ, CHICCHIRICCHÌ!

All'aggressivo acuto finale gli occhi dell'ippogrifo si aprirono di scatto come il cassettino di un registratore di cassa e le sue grandi e possenti ali si schiusero, mentre il gallo andò a beccare cibo nei praticelli circostanti, fiero e soddisfatto del lavoro svolto.

«Per tutti i volatili soprani! Non vorrei averlo come sveglia mattutina per nessuna ragione al mondo!» esclamò Michael stordito da tutto quello strillare.

«Guardate, Alidoro si sta muovendo!» esclamò affascinata Kate.

L'enorme creatura rannicchiata davanti a loro si stiracchiò le muscolose zampe equine, si sollevò gradualmente per aria emettendo grida di disappunto e poi volò via lasciando il passaggio nuovamente libero.

«Ragazzi, siamo ancora in partita!» esultò la signora Horrocks, battendo le mani euforica. «Vegentis è ormai a solo un tiro di schioppo!» disse, incitando il gruppetto a oltrepassare la muraglia attraverso lo spazio lasciato vuoto da Alidoro.

«Ora, stando alle indicazioni di Melidir, dobbiamo soltanto seguire le impronte dei sapienti» disse Peter scrutando attentamente intorno.

«E io penso di averne appena trovata una!» gridò Michael con aria trionfante.

Su una diramazione del sentiero di Morfos era apparsa proprio in quel momento un'orma con all'interno una frase.

«È un uomo saggio chi non si affligge per le cose che non ha, ma si rallegra per quelle che ha» lesse ad alta voce il ragazzino.

«Qui, ne è apparsa un'altra!» urlò Kate a qualche mattonella di distanza dal fratello. «Su questa c'è scritto: la direzione è molto più importante della velocità. Molti camminano spediti, ma non sanno dove andare».

«Anche io ne ho trovata una» gridò la Horrocks dopo aver raggiunto il punto più alto del nuovo sentiero. «Questa dice: quando si cambia il modo di guardare le cose, le cose offrono magicamente nuovi significati».

«Ehi ragazzi, venite qui!» disse poi Peter ancora più avanti.

«Hai trovato un'altra impronta?» chiese Kate raggiungendolo.

«No, ma...» rispose il fratello indicando un punto a valle. «Abbiamo trovato Vegentis!» e insieme ai fratellini, a Theodora e a Chester, iniziò a saltare e a esultare di gioia.

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